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L’attuazione della politica di coesione europea per le “Regioni-

Come si diceva, la grande innovazione alle esigenze di strut- turazione della politica di coesione è avvenuta in concomitanza dell’ingresso nell’Unione dei nuovi Paesi dell’est, rispetto ai quindici che avevano già aderito ai Trattati istitutivi; epoca che ha coinciso, dopo il Trattato di Maastricht, con la programma- zione del periodo di interventi 2000-2006.

Con il periodo di programmazione 2007/2013, attesi i buoni risultati raggiunti con la strutturazione degli interventi, si è nuovamente proceduto all’individuazione di determinati obiet-

24 In particolare, essa intende raggruppare il Fondo europeo di sviluppo regio-

nale (FESR), il Fondo sociale europeo (FSE) e il Fondo di coesione in un Quadro strategico comune (QSC), nel quale rientreranno anche il Fondo euro- peo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) e il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP), con l’introduzione del "Meccanismo per colle- gare l'Europa” (Connecting Europe Facility), uno strumento finanziario che sarà gestito in maniera centralizzata dalla Commissione per supportare la rea- lizzazione delle infrastrutture europee nel settore dei trasporti, dell'energia e delle telecomunicazioni.

tivi correlati all’individuazione di peculiari settori ed aree di in- tervento.

Anche per il periodo 2007/2013 si registrano una serie di in- novazioni nella programmazione delle risorse e delle priorità da raggiungere, prima tra tutte, la riduzione delle cd. Regioni- obiettivo, portate da sei a tre, per concentrare al meglio gli sfor- zi economici ed evitare un’eccessiva frammentazione territoria- le degli interventi25. I tre obiettivi sono stati poi confermati an-

che per il periodo di programmazione 2014/2020 nell’ambito del già cit. progetto Europa 2020, su cui si ritornerà nel prosie- guo. Si tratta, in particolare, degli obiettivi: “Convergenza e

competitività”, “Competitività regionale ed occupazionale” e “Cooperazione territoriale europea”.

L’obiettivo “Convergenza e competitività” si propone, in particolare, la finalità di ridurre il divario tra i livelli di sviluppo delle varie regioni, favorendo la convergenza economica di quelle meno avanzate (art. 174 TFUE26).

In particolare, per l’Unione tale obiettivo si concretizza nel raggiungimento di condizioni favorevoli per la crescita e l’occupazione, nel favorire l’investimento nelle risorse umane nei settori dell’innovazione e della conoscenza, nel potenzia- mento delle infrastrutture, dei trasporti, e nel rafforzamento del- la pubblica amministrazione. Particolare attenzione viene riser- vata all’attuazione di politiche di protezione dell’ambiente.

25 Il risultato più evidente della riforma avvenuta nella programmazione 2000-

2006 è stata la riduzione degli obiettivi prioritari, che passano da sei della programmazione 1994-1999 a tre, ovvero: obiettivo 1: promuovere uno svi- luppo armonioso e un adeguamento strutturale volti a ridurre lo scarto tra i livelli di crescita delle diverse regioni; obiettivo 2: stimolare le zone in diffi- coltà strutturale, siano esse industriali, rurali, urbane o dipendenti dalla pesca. Queste zone appartengono a regioni il cui livello di sviluppo si colloca attorno alla media comunitaria ma che, dal canto loro, si trovano di fronte a vari tipi di difficoltà socio economiche, spesso all'origine di alti tassi di disoccupazio- ne; obiettivo 3: adeguare e ammodernare le politiche nazionali ed europee in materia di occupazione, istruzione e formazione. Per approfondimenti, http://www.rgs.mef.gov.it/VERSIONE-I/eGOVERNME1/RGS EUROPA/Le- politic/.

26 Ai sensi del quale, per promuovere uno sviluppo armonioso la Comunità

“prosegue la propria azione intesa a realizzare il rafforzamento della sua coe- sione economica e sociale. In particolare la Comunità mira a ridurre il divario tra i livelli di sviluppo delle varie regioni ed il ritardo delle regioni meno favo- rite o insulari comprese le zone rurali”.

Le regioni ammissibili all’obiettivo “Convergenza”27, in

quanto aree potenzialmente destinatarie degli interventi mirati, sono quelle con un PIL pro capite inferiore al 75% della media della UE e gli Stati membri, che avendo un reddito nazionale lordo inferiore al 90%, sempre rispetto alla media comunitaria, beneficiano anche del supporto del Fondo di Coesione28. Ne so-

no fuori, le Regioni che non hanno mantenuto un dato rapporto tra PIL nazionale e quello comunitario (Regioni Obiettivo 1-

bis). In ragione delle molteplici finalità che si propone di rag-

giungere, questo Obiettivo è destinatario della maggior parte delle risorse comunitarie (Fondo di coesione, FESR e FSE).

Il secondo obiettivo “Competitività regionale ed occupazio-

nale” (che, nel 2007, ricomprese le regioni che rientravano nei

previgenti Obiettivi 2 e 3) persegue la finalità, della riconver- sione industriale e della riqualificazione delle risorse umane.

Con esso si intende migliorare l’appeal delle Regioni, raf- forzandone la competitività ed attuando programmi di sviluppo per favorire l’adattamento dei lavoratori, contrastare i fenomeni dell’invecchiamento della popolazione e della carenza di mano- dopera con la pianificazione di nuove politiche per l’occu- pazione29.

27 Per l’Italia Puglia, Calabria, Sicilia e Campania, mentre risultano esser state

escluse rispetto al periodo di programmazione 2000/2006, la Basilicata e la Sardegna, per la sensibile riduzione che la media di riferimento del PIL dell’UE ha subito in ragione dell’ingresso dei Paesi dell’est.

28 Per l’invariabilità della soglia del 75% rispetto al precedente periodo di

programmazione ed i redditi nazionali dei nuovi Paesi membri dell’Europa dell’est subentrati solo nel nuovo periodo di programmazione 2007/2013, a- venti PIL di gran lunga inferiori rispetto a quelli degli Stati preesistenti, il li- vello della media del PIL comunitario è scesa incredibilmente rispetto al pas- sato, dando luogo al fenomeno dell’uscita statistica di alcune delle regioni che nel precedente periodo di programmazione risultavano esser ricomprese nel previgente obiettivo 1. Per queste ultime è stato, quindi, istituito l’Obiettivo 1- bis, al fine di garantire un regime di sostegno transitorio, che compensi, alme- no in parte, la perdita dei finanziamenti comunitari.

29 Le regioni ammissibili all’obiettivo “Competitività” sono tutte quelle non

rientranti nell’obiettivo precedentemente analizzato, mentre la relativa dota- zione è pari a circa il 18% dello stanziamento complessivo. Tali fondi sono ripartiti nella misura dell’ 84% alle regioni che continueranno a soddisfare i criteri di ammissibilità dell’obiettivo 1 e nella misura del 16% per le regioni che potranno godere dei benefici del sostegno transitorio, mentre i fondi strut- turali ad esso correlati sono il FESR e l’FSE.

Infine, l’obiettivo “Cooperazione territoriale europea” che si origina dalla iniziativa comunitaria denominata INTERREG, adottata nel precedente periodo di programmazione 2000/2006, è finalizzato alla promozione di uno “sviluppo equilibrato” tra le diverse aree del territorio europeo.

Attraverso questo Obiettivo, l’Unione si propone di pro- muovere un alto livello di integrazione armoniosa ed equilibrata degli Stati membri con l’adozione di programmi congiunti di cooperazione transfrontaliera e transnazionale, e di intensificare lo scambio di esperienze sull’intero territorio europeo. Per que- sti motivi, l’obiettivo prevede la stipula di apposite convenzioni tra Stati membri, Regioni ed Enti Locali, di Gruppi Europei di Cooperazione Transfrontaliera (GECT), destinate a controllare l’attuazione dei programmi concernenti tale priorità ed a supe- rare gli ostacoli che si frappongono a tale tipo di cooperazio- ne30.

2.4 I fondi strutturali europei: strumenti della politica di co-

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