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La Conferenza di Ginevra e i due accordi sul disimpegno

3.3 La Guerra d’ottobre e i suoi lunghi strascichi: la Conferenza di Ginevra e i compless

3.3.2 La Conferenza di Ginevra e i due accordi sul disimpegno

Al termine delle ostilità, al-Asad cercò di giustificare la decisione di accettare le Risoluzioni 338 e 339 (dato che a livello pratico esse non concedevano alcun vantaggio territoriale al Paese). In un messaggio alla nazione del 29 ottobre, il leader alawita spiegò che malgrado la Siria non fosse stata coinvolta nei negoziati sul cessate il fuoco, la determinatezza di Damasco aveva fatto sì che le potenze internazionali fossero più attente alle esigenze arabe; le due risoluzioni puntavano infatti sulla necessità di un accordo completo e onnicomprensivo in Medio Oriente (aspetto che per al-Asad implicava il ritiro di Israele dai territori arabi occupati e il riconoscimento dei diritti del popolo palestinese). La Siria decideva pertanto, per la prima volta, di non opporsi a una soluzione politica della crisi.

Malgrado i rapporti fra i due alleati non fossero più idilliaci33, l‟apertura di Damasco rassicurò molto l‟Unione Sovietica, ormai determinata a risolvere la questione arabo-israeliana attraverso una conferenza internazionale promossa dalle Nazioni Unite e co-presieduta da URSS e USA. Mosca aveva evidentemente interpretato la scelta siriana di accettare le due risoluzioni ONU come una garanzia della partecipazione di al-Asad all‟incontro (convocato per il mese di dicembre 1973 a Ginevra). La speranza sovietica di coinvolgere la Siria si scontrò tuttavia con la realtà dei fatti: il 18 dicembre, cioè tre giorni prima dell‟apertura della conferenza, Damasco annunciò ufficialmente il suo rifiuto.

Alla base di tale decisione vi furono due fattori principali: il mancato ritiro israeliano dai territori occupati e, soprattutto, l‟inefficace rimozione di tutti quegli ostacoli che avrebbero potuto far impantanare Ginevra. Secondo il Ministro degli Esteri siriano Khaddam, l‟assenza di una road map avrebbe infatti rischiato di far andare troppo per le lunghe la conferenza:

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A mero titolo informativo, il mancato rispetto del cessate il fuoco da parte di Israele indusse Sadat a chiedere l‟intervento delle due superpotenze; l‟URSS sembrò intenzionata a cogliere l‟invito, cosa che preoccupò molto gli USA. La breve crisi che seguì (conclusasi il 25 ottobre) fu l‟evento finale della Guerra d‟ottobre. Cfr. Ivi, pp. 118-126.

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[…] thus enabling Israel to „entrench its occupation by establishing new settlements and destroying the pro-Arab international solidarity which began evolving during the last war‟34.

L‟Unione Sovietica ritenne utile non esprimere il proprio dissenso verso Damasco: già preoccupata per la pericolosa deriva a Occidente dell‟Egitto, Mosca preferì non rischiare di perdere un altro alleato in Medio Oriente. La colpa dell‟assenza di al-Asad a Ginevra fu dunque attribuita alla politica aggressiva di Israele.

La conferenza durò di fatto due giorni, prima di essere rinviata a data da destinarsi. Che i sovietici fossero interessati a portare avanti il dialogo intrapreso a Ginevra fu subito chiaro: non solo valutarono in maniera positiva l‟accordo sul disimpegno delle truppe siglato il 18 gennaio 1974 da Egitto e Israele (sebbene tale intesa fosse stata il frutto delle azioni di Kissinger) ma cercarono anche, in più occasioni, di convincere al- Asad a consegnare a Israele una lista con i nomi dei prigionieri di guerra catturati durante l‟ultimo conflitto, un gesto che secondo il Cremlino avrebbe favorito i rapporti tra i due Paesi.

Preoccupati dall‟abilità americana nel far dialogare bilateralmente i Paesi mediorientali (merito di Kissinger e della sua shuttle diplomacy), i sovietici percepirono il rischio di poter essere estromessi dai futuri negoziati arabo-israeliani; decisero dunque di puntare tutto sul percorso multilaterale iniziato a Ginevra, dove ritenevano di poter colmare il distacco con gli USA. La convocazione di una nuova conferenza sulla pace in Medio Oriente passava tuttavia per il coinvolgimento della Siria. In tal senso, Mosca lanciò numerosi segnali a Damasco sia riducendo la fornitura di armi all‟alleato (decisione che provocò un parziale avvicinamento della Siria alla Cina35), sia incitando al-Asad a seguire l‟esempio di Sadat36.

La risposta siriana fu inizialmente positiva: al-Asad sembrò disposto a consegnare la lista dei prigionieri di guerra israeliani al fine di negoziare l‟accordo per il disimpegno delle truppe nemiche dal Golan. La buona notizia si trasformò tuttavia, molto presto, in un incubo. L‟intenzione del Presidente siriano era quella di agire in modo indipendente, ma soprattutto di sfruttare le capacità negoziali degli Stati Uniti: non solo la Siria decise di consegnare la lista dei prigionieri di guerra agli USA, riducendo il ruolo sovietico nel processo di pace mediorientale, ma il 5 febbraio 1974

34 E. KARSH, Soviet Policy towards Syria since 1970, cit., p. 79. 35 Cfr. P. RAMET, op.cit., p. 100.

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89 diede anche inizio a una guerra d‟attrito contro Israele sulle alture del Golan (al fine di migliorare la propria posizione in previsione degli imminenti negoziati sul disimpegno). Tra il febbraio e il marzo dello stesso anno, il Ministro degli Esteri sovietico Andrej Gromyko si recò in visita a Damasco con l‟intenzione di ricucire lo strappo; tuttavia, né le accuse rivolte agli USA, né l‟enfasi posta sulla necessità di riattivare il processo di Ginevra fecero cambiare idea ad al-Asad. A testimonianza di ciò, è sufficiente analizzare il comunicato finale dell‟incontro del 4-7 marzo: non si accennava ad alcuna conferenza di Ginevra, si riconosceva l‟importanza di una road map per il ritiro completo delle truppe israeliane e si giustificava la decisione siriana di iniziare una guerra d‟attrito contro il nemico (un aspetto che spaventava l‟URSS).

I propositi sovietici di porre fine al dialogo tra Siria e Stati Uniti proseguirono per tutta la prima metà del 1974: già durante la visita di Gromyko, Mosca offrì un consistente aiuto economico a Damasco nel tentativo di convincerla a rinunciare al rapporto con Washington. Il viaggio di al-Asad in Unione Sovietica (aprile 1974) portò inoltre alla conclusione di alcuni accordi di cooperazione commerciale e militare. In occasione dell‟incontro, Brežnev accusò velatamente le ultime scelte del leader siriano: oltre a spiegare che la diplomazia americana non aveva alcuna intenzione di favorire un accordo definitivo sul Medio Oriente, il Segretario Generale del Partito Comunista evitò di giustificare la guerra d‟attrito avviata da Damasco37

. Questo distacco non vietò comunque ai quotidiani sovietici di sottolineare i buoni rapporti esistenti tra i due alleati:

Le sommet soviéto-syrien […] a démontré la concordance des points de vue de nos pays sur les principales questions de la situation internationale, y compris la situation au Proche-Orient et les moyens d‟assurer une paix équitable dans cette région38.

Pur restando convinto delle proprie scelte, Al-Asad cercò di non scontentare in maniera eccessiva l‟URSS. Allo stesso modo, gli Stati Uniti tentarono di riavvicinarsi a Mosca riconoscendo il ruolo sovietico nell‟accordo sul disimpegno siglato da Siria e Israele il 31 maggio 1974 a Ginevra39. A dire il vero la partecipazione del Cremlino ai negoziati fu pressoché nulla, dato che l‟intesa fu quasi esclusivamente merito

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Cfr. E. KARSH, Soviet Policy towards Syria since 1970, cit., pp. 84-85.

38 A.G. SAMARBAKHSH, op.cit., p. 313.

39 L‟accordo prevedeva, tra le altre cose, l‟istituzione di una missione ONU incaricata di supervisionare il

disimpegno delle truppe su entrambi i fronti. Tale missione fu definita Forza di disimpegno degli osservatori delle Nazioni Unite (UNDOF). Cfr. P. RAMET, op.cit., p. 104.

90 dell‟operato di Kissinger; tuttavia bastò che gli USA riconoscessero un ruolo sovietico nel processo di pace perché l‟URSS accettasse la situazione: “[…] instead of trying to undermine Kissinger‟s mediation efforts […] the Soviets preferred to focus on being seen to be actively participating in all stages of the talk”40.

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