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3.5 Il Trattato di amicizia e cooperazione tra Unione Sovietica e Siria

3.5.1 La lunga strada verso il trattato

Il primo tentativo sovietico di convincere la Siria a siglare un Trattato di amicizia e cooperazione risale al maggio 197278. L‟intenzione di confermare a livello giuridico il rapporto (quasi) ventennale con l‟alleato mediorientale fece subito i conti con il rifiuto di Damasco: stando ad al-Asad la conclusione di un simile accordo avrebbe comportato la perdita di una parte della sua sovranità a vantaggio del Cremlino. Due mesi più tardi, in occasione della visita del leader ba‟thista a Mosca (luglio 1972), questi respinse ancora una volta l‟offerta:

Syria and the USSR are friends and real friendship does not require any treaties. The joint experiences and intensive interaction are as meaningful as a treaty and there is no need to formalize them by signed documents79.

Neppure la firma del Sinai II tra Egitto e Israele (settembre 1975) indusse al-Asad a ritornare sui suoi passi. Come spiegò lo stesso leader di Damasco nell‟ottobre 1975, il rapporto privilegiato tra il proprio Paese e il Cremlino non necessitava di una conferma scritta80.

Lo scenario mutò completamente nel novembre 1977, all‟indomani della visita di Sadat al Knesset. Il percorso intrapreso dal leader egiziano confermò quello che da anni sembrava ormai un dato di fatto: l‟Egitto non era più intenzionato a portare avanti la causa araba. A questo punto, il nuovo contesto mediorientale e la schiacciante superiorità politico-militare di Israele convinsero il leader siriano a rilanciare il rapporto con l‟Unione Sovietica. Nel febbraio 1978, al-Asad si recò in visita ufficiale a Mosca. Oltre a condannare le recenti scelte di Sadat, l‟URSS garantì alla Siria il suo sostegno

77

Cfr. E. KARSH, Soviet Policy towards Syria since 1970, cit., pp. 28-30.

78 Si ricordi che l‟Egitto aveva siglato un trattato analogo nel 1971, seguito dall‟Iraq nel 1972; cfr.

P. RAMET, op.cit., p. 91.

79 E. KARSH, The Soviet Union and Syria – The Asad Years, cit., p. 47. 80

105 militare contro Israele; ma soprattutto le due delegazioni manifestarono l‟intenzione di sviluppare solide relazioni politiche bilaterali. Al di là della retorica che da sempre aveva contraddistinto le cerimonie ufficiali tra i due Paesi, dietro questa volontà si può identificare una prima, significativa, apertura siriana alla firma di un trattato.

In almeno altre due occasioni la Siria sembrò confermare il proprio interesse per la conclusione di un accordo con l‟Unione Sovietica. Nel settembre 1978, il Ministro degli Esteri Khaddam invitò gli altri membri del Fronte della fermezza e del confronto81 a siglare trattati di mutua difesa con l‟URSS. Al termine del terzo incontro dello stesso Fronte (che ebbe luogo a Damasco nel settembre 1978, ovvero all‟indomani della firma degli accordi di Camp David tra Egitto e Israele) il Presidente al-Asad ricevette l‟incarico di consolidare i rapporti tra il blocco progressista arabo e l‟URSS. Un altro segnale del nuovo atteggiamento siriano fu la dichiarazione dell‟ottobre 1978 in cui il leader alawita sottolineava il desiderio di rafforzare i legami di amicizia e cooperazione tra i due Paesi: “[…] we also want – and we intend – to show such interest in the issues of consolidating the ties of friendship and cooperation with the USSR on a bilateral basis […]”82

.

Tuttavia, proprio mentre la Siria si convinceva dell‟utilità di un trattato, il Cremlino decideva di congelare i rapporti con Damasco: l‟aggressività siriana nei confronti di Israele preoccupava sempre più Mosca. In tal senso, i sovietici non poterono che giudicare negativamente il riavvicinamento tra Siria e Iraq nell‟ottobre 197883: l‟ostilità

81 La creazione del Fronte della fermezza e del confronto fu la risposta araba alla visita di Sadat al

Parlamento israeliano nel 1977 (e più in generale all‟apertura egiziana nei confronti di Tel Aviv). Costituito tra il dicembre 1977 e il febbraio 1978, i suoi membri fondatori furono l‟OLP, la Siria, la Libia, l‟Algeria e lo Yemen del Sud. Cfr. E. KARSH, Soviet Policy towards Syria since 1970, cit., p. 116.

82 Ivi, p. 119. 83

Da sempre, le relazioni tra Damasco e Baghdad furono caratterizzate da vari alti e bassi. Dopo la frattura definitiva tra l‟ala siriana e quella irachena del Ba‟th nel 1966, i rapporti tra i due Paesi divennero molto complicati. Il colpo di Stato di Hasan al-Bakr in Iraq nel luglio 1968 gettò altra benzina sul fuoco: il nuovo Presidente iracheno era infatti in buoni rapporti con Michel Aflaq (un nemico giurato dell‟ala radicale di al-Jadid). Per assistere a un riavvicinamento parziale tra i due Paesi si dovette attendere l‟ascesa di Hafiz al-Asad in Siria. Tra il 1970 e il 1973, come scrive Patrick Seale “[...] correct if not wholly amicable relations were restored [...]”. A complicare nuovamente la situazione fu la decisione di al-Asad di accettare il cessate il fuoco imposto dalle Risoluzioni 338 e 339 del Consiglio di Sicurezza dell‟ONU nella Guerra d‟ottobre. Damasco e Baghdad ritrovarono un terreno d‟intesa comune solo nel 1978, quando, in previsione della firma degli Accordi di Camp David tra Egitto e Israele, Tariq „Aziz (futuro Ministro degli Esteri dell‟Iraq) si recò in visita presso la capitale siriana. Pochi mesi dopo il leader di Damasco ricambiò la cortesia; il 24 ottobre 1978 al-Asad e al-Bakr siglarono un accordo in cui entrambi manifestavano l‟intenzione di dar vita a un progetto di unione tra i due Paesi. Il piano non andò però in porto, in quanto ben presto l‟uomo nuovo di Baghdad, Saddam Hussein, accusò la Siria di tramare contro di lui. Le relazioni sarebbero tornate a livelli di tensione estrema sia in seguito alla decisione di al- Asad di appoggiare l‟Iran nel conflitto con l‟Iraq (1980-1988), sia in occasione della Guerra del Golfo del 1990-1991 (quando la Siria si schierò al fianco della coalizione occidentale). Cfr. R. HINNEBUSCH,

106 dei due Paesi arabi verso Tel Aviv mise ansia al Cremlino, al punto che Brežnev decise, temporaneamente, di ridurre le forniture di armi sovietiche a Damasco. La reazione del leader siriano non si fece attendere84, ma non portò ai risultati auspicati.

A riavvicinare i due alleati fu la difficile situazione interna ed esterna vissuta da al- Asad nel 1979. I negoziati tra Egitto e Israele erano infatti culminati nella firma di un Trattato di pace nel marzo di quell‟anno; nello stesso periodo, inoltre, il preoccupante idillio tra Damasco e Baghdad era giunto a conclusione. A questa complessa situazione esterna si aggiungeva il tremendo scontro interno tra le forze governative e i gruppi legati ai Fratelli Musulmani. Deciso a rilanciare il proprio sostegno all‟alleato siriano, il Cremlino inviò Gromyko a Damasco il 24 marzo 1979 (ovvero il giorno successivo alla conclusione dell‟accordo di pace tra Egitto e Israele). Oltre a discutere dei benefici della cooperazione tra i due Paesi, il Ministro degli Esteri affrontò la questione dell‟invio di armi sovietiche alla Siria.

Il momento determinante per la conclusione del Trattato di amicizia e cooperazione si ebbe tuttavia nell‟ottobre 1979, quando al-Asad si recò in visita ufficiale a Mosca. Sebbene i colloqui non portarono concretamente alla firma del trattato, il Presidente siriano definì tale incontro come il più importante di sempre: oltre a siglare alcune intese commerciali ed economiche, il leader alawita riuscì a strappare un fondamentale accordo sulla collaborazione militare. A conferma del ritrovato rapporto, la Siria appoggiò l‟invasione sovietica in Afghanistan del dicembre 197985. Non solo Damasco si astenne dal condannare la scelta del Cremlino in occasione di una votazione dell‟Assemblea Generale dell‟ONU, ma sfruttò anche la propria posizione all‟interno del Fronte della fermezza e del confronto per difendere l‟URSS dalle accuse di imperialismo in Afghanistan. Non vanno inoltre trascurate le decisioni del gennaio 1980 di inserire due membri del Partito Comunista Siriano all‟interno del nuovo governo e di boicottare la sessione straordinaria dell‟Organizzazione della Conferenza Islamica (in cui 37 Stati islamici condannarono l‟invasione sovietica del Paese afghano)86.

Nel frattempo, la situazione in Medio Oriente sembrava ormai del tutto ostile alla Siria: il Libano era entrato in una pericolosa Guerra civile; l‟Egitto aveva deciso di

Syria – Revolution from Above, cit., pp. 153-155, E. KARSH, Soviet Policy towards Syria since 1970, cit., pp. 120-121 e P. SEALE, op.cit., pp. 261-264, 312-314, 354-357.

84 Al-Asad annullò la sua visita ufficiale a Mosca prevista per dicembre. 85 Cfr. E. KARSH, Soviet Policy towards Syria since 1970, cit., pp. 123-124. 86

107 schierarsi al fianco di Israele e degli Stati Uniti; l‟Iraq aveva ripreso la propria politica anti-siriana. Il trattato con l‟Unione Sovietica divenne a quel punto una grande ancora di salvezza per al-Asad.

Le dichiarazioni politiche dell‟epoca sembrarono confermare le intenzioni di Damasco. Nel marzo 1980 il Primo Ministro siriano, Abd al-Rauf Kasim, parlò apertamente delle possibilità di siglare un trattato bilaterale con l‟URSS. Gli fece eco lo stesso al-Asad, il quale il 23 aprile rivelò l‟intenzione di compiere una sorta di salto qualitativo nelle relazioni con il Cremlino87. Nel frattempo, il Ministro degli Esteri Khaddam descriveva così le intenzioni siriane:

We have no choice. […] Israel is 60 kms from Damascus. This distance is insignificant within the means of modern war. […] We are thinking of means that will develop our relations with the USSR on a qualitative level […]88

.

Il 13 agosto 1980 il Congresso Nazionale del Partito Ba‟thista approvò formalmente l‟intenzione siriana di migliorare i rapporti con l‟Unione Sovietica. L‟8 ottobre dello stesso anno, il Presidente al-Asad appose la sua firma sul tanto discusso Trattato di amicizia e cooperazione tra i due Paesi.

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