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Il nuovo corso russo-siriano: un dialogo tra alti e bassi

Il collasso dell‟Unione Sovietica indusse presto Mosca a voltare pagina in Medio Oriente. Nel nuovo ordine russo non sembrava esserci più spazio per i tradizionali alleati arabi radicali che per anni avevano attirato le attenzioni del Cremlino. In cima alla lista dei desideri finirono infatti tre Paesi molto differenti: Iran, Turchia e Israele. I primi due erano ormai da tempo in forte ascesa e nutrivano l‟ambizione di imporre la loro egemonia nelle ex-aree sovietiche del Caucaso e dell‟Eurasia centrale25. Per quanto riguarda invece Israele, i nuovi dirigenti russi decisero di puntare sull‟incremento dei commerci con lo Stato sionista. Dal canto suo la Siria, come si è visto in precedenza, tentò di effettuare una svolta a Occidente: non soltanto al-Asad si convinse della necessità di dialogare con Tel Aviv e con Washington, ma puntò anche sullo sviluppo di una solida relazione con le monarchie (moderate) del Golfo.

Lo scenario descritto non comportò tuttavia la fine delle relazioni tra Russia e Siria. Seppur con modalità e intenzioni differenti, i due Paesi cercarono infatti di preservare quel rapporto speciale che da anni contraddistingueva la politica estera di entrambi. Il più interessato a portare avanti la partnership fu indubbiamente al-Asad, preoccupato dalla vicinanza del nemico israeliano (e alla perenne ricerca di armi e protezione). Al contrario, El‟cin sembrò meno attratto dalla prospettiva di creare solidi legami con

24 Alla base delle aperture siriane vi furono certamente le posizioni meno oltranziste del governo laburista

israeliano di Ytzhak Rabin. Nel 1993, per la prima volta, Tel Aviv ammise infatti che le alture del Golan erano parte del territorio siriano. Cfr. R. HINNEBUSCH, The Foreign Policy of Syria, in, R. HINNEBUSCH, A. EHTESHAMI, The Foreign Policies of Middle East States, cit., pp. 160-161.

25 Cfr. F.H. LAWSON, Global Security Watch – Syria, Santa Barbara, California, ABC-CLIO – Praeger

135 Damasco: prima di tutto occorreva affrontare la preoccupante situazione interna e internazionale della Russia.

Già nel dicembre 1991 la Siria riconobbe ufficialmente la Federazione Russa come il naturale successore dell‟Unione Sovietica. La prima visita di una delegazione russa a Damasco avvenne nel maggio 1992. Tale vertice fu succeduto da quello del settembre 1992, quando il Ministro degli Esteri siriano, Faruq al-Shara, si recò a Mosca per discutere il nuovo corso delle relazioni bilaterali tra i due Paesi. In quell‟occasione il Ministro degli Esteri russo, Kozyrev, spiegò al suo omologo siriano che il Cremlino intendeva portare avanti la partnership con al-Asad, ma che la dimensione anti- occidentale (aspetto centrale del rapporto tra Siria e URSS) avrebbe perso qualsiasi rilevanza. Lo stesso Kozyrev chiese inoltre ad al-Shara un ruolo più attivo del suo Paese nel processo di pace con Israele26.

A ostacolare la rinascita del rapporto fu indubbiamente la questione del debito accumulato dalla Siria. Intorno alla fine del 1992 al-Asad chiarì una volta per tutte che Damasco non era intenzionata a restituire la cifra dovuta a Mosca27; il Cremlino non prese molto bene tale rifiuto.

La relazione proseguì con due incontri fondamentali: la visita del primo vice- Ministro degli Esteri russo, Anatoly Adamishin, nel settembre 1993 e, soprattutto, il vertice di Damasco tra al-Asad e Kozyrev nel novembre 1994. Al termine di tale incontro il Presidente siriano dichiarò che la presenza russa in Medio Oriente equilibrava e compensava l‟egemonia americana. Il Ministro degli Esteri del Cremlino, dal canto suo, espresse la volontà di rendere la Siria il principale alleato russo nell‟area (dato che le sanzioni internazionali rendevano impossibile una cooperazione con Libia e Iraq). A pochi giorni dal vertice, Victor Posuvalyuk, inviato speciale in Medio Oriente, invitò inoltre la Siria a concludere la pace con Israele28; in cambio la Russia offrì ad al- Asad la cancellazione di una tranche di debito pari a 2 miliardi di dollari29.

Il 1995 fu un anno di stallo nella partnership tra i due alleati. Gli eventi interni al Cremlino e il crescente orientamento della classe dirigente su posizioni anti-americane stavano ormai trasformando la politica russa. Tale cambiamento fu chiaro a tutti nel 1996, anno in cui El‟cin nominò Yevgeny Primakov Ministro degli Esteri. Profondo

26

Cfr. A. KREUTZ, Russia in the Middle East: Friend or Foe?, cit., p. 18.

27 Cfr. A. GEORGE, op.cit., p. 25.

28 Con questa azione la Russia cercò evidentemente di conquistare un ruolo nel processo di pace in Medio

Oriente, più che mai controllato dalla potenza americana.

29

136 conoscitore delle dinamiche del regime di al-Asad, Primakov era convinto dell‟importanza di coinvolgere attivamente la Siria nel processo di pace, ma soprattutto non intendeva trascurare gli interessi vitali dell‟alleato.

Tra il 1996 e il 1997 il nuovo Ministro degli Esteri russo compì tre viaggi in Medio Oriente (ciascuno di essi comprese una tappa a Damasco). Nel corso della prima visita a Israele, nell‟autunno 1996, Primakov incontrò il nuovo Primo Ministro Benyamin Netanyahu, esponente del Partito Likud. In quell‟occasione egli tentò di rilanciare il dialogo di pace tra Tel Aviv e il mondo arabo, dialogo che con la morte improvvisa di Rabin si era arenato. La proposta del Ministro russo fu chiara: Israele avrebbe richiesto ad al-Asad di sottoscrivere alcuni accordi preventivi e alcune misure di sicurezza; in cambio lo Stato sionista avrebbe accettato di ritirarsi, anche in maniera graduale, dai territori siriani occupati (ovvero dal Golan). Tuttavia l‟accordo fallì rapidamente: come spiegò lo stesso Primakov, Netanyahu non riuscì a „superare se stesso‟30. Era del tutto evidente che Israele non intendeva affatto consentire alla Russia di acquisire un ruolo da mediatrice nel processo di pace in Medio Oriente (era preferibile continuare a puntare sulla carta americana).

Il 1999 fu l‟anno della storica visita di al-Asad a Mosca, la prima (e ultima) del leader siriano dai tempi del crollo dell‟URSS. L‟incontro, tenuto tra il 5 e il 7 luglio31, fu descritto come un evento storico dalla stampa araba: “a main turning point in the level of Syrian-Russian relations, and in regards to the general political and strategic situation in the Middle East”32

. L‟intesa tra le parti sembrò essere totale. Innanzitutto, El‟cin e al-Asad manifestarono il comune desiderio di creare un sistema internazionale multipolare governato dalle Nazioni Unite. In seconda analisi, la Russia dichiarò di essere pronta a potenziare l‟esercito siriano33; Mosca non sembrò farsi intimorire dal divieto (posto dagli americani) sulla vendita di armi agli Stati accusati di favorire il terrorismo34. In terzo luogo, il Cremlino propose il rilancio del dialogo di pace tra Israele e Siria, ricordando che Rabin si era dimostrato favorevole alla restituzione finale del Golan a Damasco. I due Presidenti chiesero inoltre a tutti i Paesi mediorientali di siglare il Trattato di non proliferazione e di consegnare il loro materiale nucleare

30 Cfr. Ivi, p. 21

31 In realtà il viaggio di al-Asad era previsto per il mese di aprile; tuttavia, la presenza a Mosca del

Ministro degli Esteri israeliano, Ariel Sharon, indusse il leader siriano a posporre la sua visita.

32

A. KREUTZ, Russia in the Middle East: Friend or Foe?, cit., p. 23.

33 Bisogna tuttavia ricordare che l‟annuncio non fu seguito dai fatti.

34 Un funzionario russo a Damasco dichiarò: “We condemn any pressure that aims to prevent trade with

our strategic partners”; cfr. Assad, Yeltsin Begin Talks, CNN, 06/07/1999, http://edition.cnn.com/ WORLD/meast/9907/06/syria.russia/index.html?_s=PM:WORLD.

137 all‟Agenzia Internazionale dell‟Energia Atomica. Infine, facendo un accenno alla situazione irachena, i due leader reclamarono la cancellazione delle sanzioni contro il regime di Saddam Hussein35.

La morte improvvisa di Hafiz al-Asad il 10 giugno 2000 fu accolta con clamore a Mosca. L‟ormai ex-Ministro degli Esteri ed ex-Premier russo, Primakov, descrisse così la figura del Presidente siriano:

He was a wise statesman who went through a labyrinth of trials and led his country in the inconceivable conditions of confrontations with Israel and the West36.

Il Ministro degli Esteri della prima era El‟cin, Kozyrev, si lasciò invece andare a una frase dal grande impatto emotivo: con la scomparsa di al-Asad „un‟intera epoca del Medio Oriente era giunta a conclusione‟37. I fatti gli avrebbero dato ragione.

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