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Dall‟immobilismo alle prime riforme: gli anni del post-indipendenza

1.2 La costruzione della Siria: dall’indipendenza al colpo di Stato di Hafiz al-Asad

1.2.1 Dall‟immobilismo alle prime riforme: gli anni del post-indipendenza

Il periodo tra il 1946 e il 1949 fu per la Siria una fase di calma apparente: l‟indipendenza non cancellò di colpo il sistema istituzionale e i rapporti di potere creati dalla potenza mandataria; è innegabile, tuttavia, che il Paese fosse attraversato da un desiderio trasversale di cambiamento, come testimoniarono i tre colpi di Stato messi a segno da altrettanti generali dell‟esercito nel 1949.

La struttura sociale lasciata in eredità dai francesi continuò a resistere anche dopo la loro partenza: i grandi proprietari terrieri e i ricchi mercanti, che a partire dagli anni „20 erano riusciti ad aumentare i loro patrimoni (grazie ai privilegi accordati dai francesi), rimanevano il gruppo sociale di maggior rilevanza; al fianco di questa casta si collocava la tradizionale classe urbana, la quale seguitava ad arricchirsi per mezzo delle attività di mercato connesse all‟agricoltura. Sul fronte opposto, vi erano i contadini senza terra, che rappresentavano la maggior parte della popolazione e che continuavano a dipendere dai proprietari terrieri. Nel complesso, la società siriana appariva profondamente divisa: da un lato una facoltosa élite cittadina, dall‟altro una sempre più povera società agricola ammassata nelle campagne105.

Questa contrapposizione si rifletteva anche sul sistema politico: malgrado il nuovo Stato siriano fosse formalmente un sistema liberale, il potere restava largamente nelle mani dei più ricchi. Il binomio costituito da proprietari terrieri e mercanti dominò per anni la scena, sfruttando anche l‟alleanza con i notabili delle grandi città (su tutte Damasco, Aleppo, Hama, Homs e Latakia) ai quali furono offerti importanti incarichi di governo. Alla luce di questa forma di clientelismo e dell‟assenza di partiti politici realmente intenzionati ad avviare processi di riforma, le tanto agognate elezioni del 1947 stentarono a portare un vero cambiamento. I partiti erano infatti blocchi monolitici composti dalle classi sociali più avvantaggiate, le quali erano poco interessate a fornire risposte concrete alle masse o ad attirare le loro attenzioni. La principale rivalità politica gravitava attorno allo scontro tra due partiti nati entrambi dal Blocco Nazionale (il

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37 partito che aveva dominato la vita politica tra la metà degli anni „20 e i primi anni dell‟indipendenza), privi di una vera ideologia e divisi da un mero fattore geografico- regionale: da un lato il Partito Nazionale, hizb al-watani, con sede a Damasco e il cui leader Shukri al-Quwatli fu eletto Presidente della Repubblica alle elezioni del 1943 (il mandato fu poi riconfermato nel 1948); dall‟altro il Partito del Popolo, hizb al-sha’b, con sede ad Aleppo e Homs e presieduto da Hashim al-Atasi e Nazim al-Qudsi.

Nel frattempo, l‟incapacità politica nel favorire la mobilità sociale cominciò a spingere i ceti più indigenti e le minoranze ad entrare nell‟esercito. Sin dal 1946, anno in cui le iscrizioni presso l‟Accademia militare di Homs furono rese gratuite, numerosi giovani impossibilitati a frequentare le università per ragioni economiche decisero infatti di intraprendere una carriera nelle forze armate. Allo stesso modo, la scelta del governo di aprire le porte dell‟esercito ai volontari attirò le categorie più disagiate (e non i giovani delle città, i quali ritenevano molto più redditizio il commercio o le altre attività urbane). La definitiva introduzione del servizio di leva obbligatoria nel 1950 non fece altro che incrementare il fenomeno. Nel complesso, la decisione di lasciare l‟esercito nelle mani dei ceti sociali più emarginati, fu un errore che le élite urbane avrebbero pagato a caro prezzo: “[…] scorning the army as a profession, they allowed it to be captured by their class enemies who then went on to capture the state itself”106

. Tra quei giovani che decisero di sfruttare la carriera militare come uno strumento di ascesa sociale vi fu Hafiz al-Asad, il figlio di due abitanti della montagna alawita che, grazie anche alla posizione conquistata tra le fila dell‟esercito, sarebbe diventato l‟indiscusso leader della Siria.

Se da un lato l‟esercito attraversava una fase di profonde trasformazioni, dall‟altro l‟immobilismo della politica e della società cominciava ormai a influenzare pesantemente la crescita del Paese. Lo scenario siriano era infatti contraddistinto da una stabilità che bloccava lo sviluppo delle classi sociali emergenti: i proprietari terrieri continuavano ad opporsi all‟apertura delle scuole nei villaggi per il timore che ciò potesse far crescere le aspettative degli agricoltori; allo stesso modo i latifondisti erano contrari a qualsiasi riforma agraria che rischiasse di ridurre l‟estensione dei loro possedimenti; dal canto suo il governo limitava ormai da anni la nascita delle cooperative agricole gestite dai piccoli contadini, per paura che la confisca dei territori

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38 ai grandi proprietari potesse indebolire il consenso di questi ultimi verso il governo stesso; infine, il sistema sanitario era del tutto inefficiente: basta dire che circa il 40% dei bambini siriani moriva prima di aver compiuto i cinque anni107.

A mutare in modo definitivo la situazione interna della Siria fu il disastro palestinese del 1948 (al-nakba). Il trionfo israeliano nei confronti dell‟esercito siriano (e degli altri eserciti arabi) cancellò di colpo la già precaria legittimità del Presidente al- Quwatli, ritenuto colpevole della sconfitta assieme agli altri politici del vecchio ordine. Il golpe messo a segno dal colonnello Husni al-Za‟im il 30 marzo 1949 fu il primo di una lunga serie di 20 colpi di Stato (alcuni di successo, altri falliti) che avrebbero contraddistinto la storia del Paese fino al 1970108. La politica filo-occidentale intrapresa da al-Za‟im (si ipotizza che dietro la sua scalata al potere vi fossero gli Stati Uniti) e il sistema autoritario da lui messo in atto provocarono tuttavia un nuovo golpe, guidato dal colonnello Sami al-Hinnawi, il 14 agosto dello stesso anno. Non interessato ad occupare la carica di Capo di Stato, al-Hinnawi lasciò la presidenza al leader del Partito del Popolo Hashim al-Atasi. La sua politica di stampo hascemita, volta a favorire un progetto di federazione tra Giordania, Iraq e Siria fu osteggiata da un cospicuo numero di militari; uno di questi decise pertanto di portare a termine l‟ennesimo colpo di Stato del 1949: il 2 dicembre nasceva il regime di Adib al-Shishakli che resistette, con alterne fortune, fino al 1954109.

L‟ingresso della componente militare nella vita politica siriana ebbe il merito di limitare il monopolio dei latifondisti e dei grandi mercanti e di avviare un processo di importanti riforme, tra le quali l‟istituzione di una banca centrale, la revisione dei codici giuridici, la rimozione delle indicazioni relative alla confessione religiosa dai documenti d‟identità e la concessione del voto alle donne istruite. Naturalmente la vecchia oligarchia continuò per anni a dettare la linea politico-economica del Paese, tuttavia non si può trascurare l‟importante ruolo ormai assunto dai militari:

The colonels‟ contribution to Syria from 1949 to 1954 was to let some fresh air into a system still slumbering in Ottoman stagnation and to preside over the country‟s first small steps towards modern statehood110.

107 Cfr. R. HINNEBUSCH, Syria – Revolution from Above, cit., p. 23. 108

Cfr. F. LEVERETT, Inheriting Syria – Bashar’s Trial by Fire, Washington, Brookings Institution Press, 2005, p. 23.

109 Cfr. M. GALLETTI, Storia della Siria contemporanea – Nuova edizione aggiornata alle rivolte della

primavera araba, Milano, Bompiani, 2013, pp. 79-80 e L. TROMBETTA, op.cit., pp. 87-90.

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39 Proprio mentre un primo, fondamentale, processo di trasformazione sociale cominciava a coinvolgere il Paese, si manifestava un forte avvicinamento tra i partiti radicali come il Ba‟th (sorti tra gli anni „30 e gli anni „40 e in costante ascesa) e le frange estremiste dell‟esercito. Fu un connubio, quello tra forze armate e forze politiche radicali, che negli anni a venire avrebbe cambiato per sempre la storia della Siria.

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