1.2 La costruzione della Siria: dall’indipendenza al colpo di Stato di Hafiz al-Asad
1.2.6 I primi anni di al-Jadid e la definitiva ascesa al potere di Hafiz al-Asad
La rivoluzione siriana dall’alto descritta da Hinnebusch assunse un ritmo vertiginoso nei tre anni successivi al colpo di Stato realizzato da al-Jadid.
Oltre a consolidare e ricostruire il partito, il nuovo governo presieduto da al- Zuayyin pose sotto stretto controllo i principali mezzi di informazione del Paese. Le trasformazioni più importanti riguardarono però la società: i proprietari terrieri persero gran parte dei loro terreni; la stessa sorte toccò ai grandi mercanti, i quali pagarono a caro prezzo la spietata nazionalizzazione del settore commerciale; al contrario le nuove politiche statali avvantaggiarono i meno abbienti e il ceto medio, dai contadini ai dipendenti statali; il tutto mentre la piccola borghesia migliorava la propria condizione (sfruttando la riduzione del potere economico della grande borghesia). Si trattò di un livellamento sociale che avrebbe favorito il regime ba‟thista negli anni a venire: “[…] the more fluid and levelled social terrain […] was congenial to the consolidation of a state autonomous of society and unconstrained by a dominant class”132.
Le attenzioni di al-Jadid non furono rivolte soltanto alle faccende economico- sociali: come qualsiasi altro governo siriano, anche il nuovo regime socialista dovette
131 P. SEALE, op.cit., p. 98. 132
51 affrontare la questione arabo-israeliana. L‟orientamento progressista e nazionalista della nuova leadership portò alla scelta di una linea radicale: determinato a difendere la causa palestinese, al-Jadid decise di sostenere la strategia di guerriglia adottata all‟epoca dai fedayn contro il nemico israeliano. Tra il 1965 e il 1967, la Siria fornì riparo, logistica e supporto politico ai guerriglieri palestinesi. Restio a trovare una soluzione politica al conflitto, al-Jadid avviò inoltre una campagna contro gli Stati arabi conservatori (che nell‟immaginario collettivo venivano associati alla causa israeliana). Il riavvicinamento con l‟Egitto nel 1966, con cui fu siglato un Trattato di mutua difesa, e la costruzione di una solida alleanza militare con l‟URSS, portarono a un aumento della conflittualità sul confine siriano-israeliano.
Il crescente impeto arabo indusse Israele a portare un attacco contro l‟Egitto, la Siria e la Giordania: il 5 giugno 1967 iniziava ufficialmente la Guerra dei 6 giorni. Si trattò della più cocente sconfitta mai subita dagli eserciti arabi; in poco meno di una settimana Israele conquistò la penisola del Sinai, invase la Cisgiordania, occupò Gerusalemme Est e si impadronì delle alture del Golan. Proprio la perdita del Golan avrebbe avuto un impatto devastante sulla politica interna della Siria.
Gli eventi della Guerra dei 6 giorni portarono infatti a una profonda spaccatura all‟interno del regime ba‟thista, una spaccatura incentrata sul quesito al Qunaytra aw al Furat?, ovvero recuperare il Golan (la provincia di Qunaytra) o finanziare il progetto di diga sull‟Eufrate così da favorire lo sviluppo economico?133 La questione portò alla nascita di una nuova frattura nel Ba‟th:
da un lato, l‟ala più estremista, capeggiata da al-Jadid, si opponeva a qualsiasi compromesso politico con Israele e perciò, intendeva continuare a dare il proprio sostegno alla causa palestinese. L‟ala più radicale era inoltre contraria in toto alla Risoluzione 242 del Consiglio di Sicurezza dell‟ONU con la quale si imponeva a Israele il ritiro dai territori occupati e si auspicava il reciproco riconoscimento tra le parti coinvolte nel conflitto;
dall‟altro, l‟ala più moderata e realista, guidata dal Ministro della Difesa al- Asad, era favorevole a una sospensione della guerra contro Israele nell‟interesse della Siria e dell‟unità pan-araba: solo ricostruendo l‟esercito e facendo ripartire l‟economia sarebbe stato possibile sfidare il nemico da una condizione di superiorità e quindi sconfiggerlo.
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52 La rottura fra i due gruppi si concretizzò nel 1968. Oltre a proporre il riavvicinamento con le monarchie conservatrici del Golfo, al-Asad riteneva opportuno avviare un processo di liberalizzazione economica in grado di rilanciare il settore privato e stimolare gli investimenti sul territorio134; era evidentemente un rifiuto del socialismo di Stato messo in atto da al-Jadid.
La crescita politica del gruppo legato ad al-Asad balenò agli occhi di tutti in occasione del IV Congresso Regionale e del X Congresso Nazionale del partito del 1968. Il Ministro della Difesa riuscì infatti ad ottenere un duplice obbiettivo: l‟estromissione di al-Zuayyin e di Ibrahim Mahus dal Comando Regionale (oltre che da qualsiasi funzione governativa) e l‟elezione di uomini a lui vicini nelle posizioni chiave del nuovo governo radicale di al-Atasi: Mustafa Tlas fu nominato Capo di Stato maggiore, mentre Abd al-Halim Khaddam ottenne l‟incarico di Ministro dell‟Economia e del Commercio estero. Nei mesi successivi ai due Congressi, al-Asad inflisse due ulteriori colpi all‟avversario: assegnò incarichi di scarso valore ad alcuni seguaci di al- Jadid e mise le mani sul giornale nazionale (al-Thawra) e sulla radio di Damasco135. Indispettito dall‟atteggiamento del leader realista, al-Jadid reagì, nel febbraio 1969, destituendo un gran numero di politici ba‟thisti legati allo stesso al-Asad nella regione alawita. In risposta, il Ministro della Difesa schierò l‟esercito nelle principali città del Paese e pose in stato d‟arresto gran parte dei membri del partito e dei sindacati, compreso lo stesso al-Jadid; il leader alawita comprese tuttavia che i tempi non erano ancora maturi per dare la spallata definitiva al regime radicale e pertanto, attraverso la mediazione dell‟ambasciatore sovietico Nureddin Mukhidinov, decise di rilasciare gli ufficiali imprigionati.
Malgrado questa parziale battuta d‟arresto, risultava evidente come l‟ago della bilancia pendesse ormai in favore di al-Asad. Se al-Jadid e al-Atasi continuavano ad avere un certo appeal sul partito e sulle organizzazioni ad esso legate, il Ministro della Difesa poteva ormai contare sul sostegno di gran parte dell‟esercito, delle autorità religiose e del settore privato. Per trovare una soluzione alla conflittualità interna, il partito convocò un Congresso Regionale straordinario nel marzo 1969, il cui esito fu la nascita di un inutile governo di coalizione in cui entrambe le fazioni ottennero posizioni di rilievo.
134 Cfr. R. HINNEBUSCH, Syria – Revolution from Above, cit., pp. 55-56.
135 Cfr. P. RAMET, The Soviet-Syrian Relationship Since 1955 – A Troubled Alliance, Boulder-San
53 La questione palestinese, una costante nel dibattito politico, ritornò prepotentemente agli occhi dell‟opinione pubblica tra il 1969 e il 1970. Da anni i Paesi arabi davano asilo politico alle milizie create dai fedayn palestinesi, le quali godevano ormai di una certa indipendenza. Il moltiplicarsi delle azioni di guerriglia contro Israele veniva tuttavia percepito come un enorme rischio per la sicurezza nazionale, dato che le rappresaglie israeliane colpivano spesso i territori dei governi ospitanti. Nel caso siriano, una di queste milizie, al-Saiqa (un gruppo militare finanziato dal Ba‟th), divenne oggetto di attenzioni da parte del gruppo di al-Jadid, intenzionato ad arginare il potere di al-Asad all‟interno delle forze armate. Trasformata in una sorta di esercito alle dipendenze dell‟ala radicale, al-Saiqa era fortemente osteggiata dall‟ala moderata, la quale non approvava affatto le incursioni effettuate da tale milizia contro gli obiettivi israeliani.
Lo scontro finale tra i radicali di al-Jadid e i realisti di al-Asad fu l‟esito della vicenda che vide contrapporsi i fedayn al re Husayn di Giordania nel settembre 1970. Dopo aver tentato invano di deporre il re giordano, il gruppo palestinese denominato Settembre Nero subì una pesante controffensiva da parte del sovrano di Amman. Al fine di difendere la guerriglia da tale attacco, l‟ala radicale del Ba‟th decise di sostenere l‟alleato palestinese e di inviare i soldati siriani in Giordania. Fu tuttavia un tentativo inutile dato che al-Asad, in qualità di Ministro della Difesa, decise di non fornire il supporto dell‟aviazione. Dietro a questa decisione si celavano due ragioni fondamentali: la paura di una possibile escalation israeliana (la quale avrebbe inferto il colpo di grazia alle già precarie forze armate siriane); e il rischio che una vittoria dei fedayn in Giordania avesse potuto ridar vigore all‟ala radicale di al-Jadid.
Alla luce di questo rifiuto, il radicale al-Atasi rassegnò le proprie dimissioni dalla carica di Primo Ministro e convocò un Congresso Nazionale straordinario a fine ottobre 1970. Il risultato del Congresso fu scontato: sia al-Asad che il Capo di Stato maggiore Tlas furono costretti a dimettersi dai loro incarichi politici. Tuttavia la risposta dell‟ex- Ministro della Difesa non tardò ad arrivare: contrariamente a quanto era accaduto nei primi mesi del 1969, il leader alawita reputò maturi i tempi per un colpo di Stato. Nella notte del 13-14 novembre 1970 Hafiz al-Asad prese il controllo del Paese e fece arrestare sia al-Jadid che al-Atasi.
La rivoluzione ba‟thista avrebbe intrapreso una nuova direzione: il Movimento della Correzione con cui il nuovo leader siriano definì la propria ascesa al potere prevedeva l‟avvio di un programma di riforme, il consolidamento del partito,
54 l‟allargamento della coalizione di governo e una maggiore libertà economica per il settore privato136. Se confrontato con quanto proposto tra il 1966 e il 1969 dal regime di al-Jadid, il nuovo programma politico siriano appare indubbiamente meno ispirato dagli ideali del socialismo, ma non per questo il regime di al-Asad smise di attirare le attenzioni dell‟Unione Sovietica: come avrebbero dimostrato gli eventi, il rapporto tra i due Paesi sarebbe proseguito, tra alti e bassi, sulla base di un comune interesse strategico.
136 Cfr. R. HINNEBUSCH, Syria – Revolution from Above, cit., pp. 61-63 e M. TRENTIN, op.cit.,
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