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Il difficile rapporto con Gorbačëv e la dissoluzione dell’Unione Sovietica

Alla morte di Leonid Brežnev, le speranze siriane di consolidare il rapporto con l‟alleato sovietico furono incarnate da Jurij Andropov. Il nuovo leader del Cremlino non tradì le aspettative: molto attento alle questioni mediorientali, l‟ex-direttore generale del

90 Ad esempio, all‟indomani della firma dell‟accordo bilaterale sulla cooperazione strategica tra USA e

Israele (30 novembre 1981), la Siria avanzò l‟ipotesi di una sorta di „aggiornamento‟ del trattato siglato con l‟URSS l‟8 ottobre 1980; cfr. E. KARSH, Soviet Policy towards Syria since 1970, cit., p. 136.

91 E. KARSH, The Soviet Union and Syria – The Asad Years, cit., pp. 54-55.

92 Russia Not Obliged to Fight on Side of Syria - FM Spokesman, RIA Novosti, 02/03/2012, http://

110 KGB appoggiò e difese molte delle scelte politiche e strategiche compiute da al-Asad. La sua scomparsa nel febbraio 1984, a circa un anno dall‟assunzione dell‟incarico, preoccupò molto Damasco93. Il nuovo Segretario Generale del Partito Comunista dell‟Unione Sovietica, Konstantin Černenko, sembrò sin da subito meno intenzionato a tollerare i „capricci‟ del leader alawita. Durante una visita ufficiale di Rif‟at al-Asad94 a Mosca nel maggio 1984, l‟entourage del leader sovietico chiarì immediatamente che l‟URSS non avrebbe più sostenuto gli sforzi militari siriani, dato che „gli arabi possiedono tutti gli strumenti necessari per vanificare le mire imperialistiche americane e del suo partner israeliano‟95.

La notizia della morte di Černenko (marzo 1985) non poté che essere accolta con un velo di soddisfazione da Damasco. Tuttavia la musica non cambiò molto con l‟ascesa di Michail Gorbačëv ai vertici del Cremlino. Oltre a proporre il rinnovamento politico ed economico dell‟Unione Sovietica, il nuovo Segretario del PCUS dimostrò anche di essere un convinto sostenitore della pace in Medio Oriente: la soluzione politica allo scontro tra arabi e israeliani doveva infatti avere il sopravvento sulla soluzione militare. Questo proposito implicava, naturalmente, due conseguenze negative per la Siria: l‟impossibilità di continuare a puntare sulla parità strategica e militare con Israele e la necessità di porre un freno alle frizioni tra Damasco e Baghdad, ma soprattutto tra al-Asad e l‟OLP.

Le aperture sovietiche nei confronti delle monarchie conservatrici del Golfo e in particolare verso Israele furono due manifestazioni del nuovo corso intrapreso da Mosca nello scenario mediorientale. Uno scenario che sembrò sempre più ostile alla Siria. Oltre a vivere una tremenda crisi economica (iniziata nei primi anni „80 ed entrata nel vivo tra il 1984 e il 1987) Damasco fu intatti costretta ad affrontare una complessa situazione regionale e internazionale. Sul fronte libanese, al-Asad constatò la difficoltà di mettere ordine in un Paese devastato da più di dieci anni di Guerra civile; il crescente coinvolgimento dei gruppi sciiti, in particolare di Hizbollah, gettava ulteriore benzina sul fuoco. Nel frattempo, il sostegno siriano all‟Iran in occasione della Guerra tra Iraq e Iran (1980-1988) allontanò ulteriormente la Siria dal mondo arabo e soprattutto dai finanziamenti degli Stati del Golfo. Infine, la seconda crisi dei missili con Israele96 e

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Cfr. P. RAMET, op.cit., pp. 188-190.

94 Fratello di Hafiz al-Asad, nonché vice-Presidente siriano.

95 Cfr. E. KARSH, Soviet Policy towards Syria since 1970, cit., p. 159.

96 La causa scatenante della crisi (durata dal dicembre 1985 al gennaio 1986) fu l‟abbattimento di due

111 l‟attentato fallito a un aereo della compagnia di bandiera israeliana El-Al a Londra (aprile 1986) resero ancora più grave l‟isolamento di Damasco.

Il primo incontro tra Gorbačëv e al-Asad avvenne nel giugno 1985. In quell‟occasione, i sovietici non mancarono di criticare il leader siriano per il suo comportamento ostile nei confronti di Arafat e del movimento di resistenza palestinese; oggetto di critiche fu anche l‟atteggiamento di Damasco nei confronti dell‟Iraq. La cattiva impressione destata da al-Asad durante i colloqui, indusse il Cremlino a negare la fornitura di nuove apparecchiature militari all‟alleato. L‟atteggiamento negativo nei confronti della Siria proseguì durante tutto il 1986.

La parziale ripresa dei rapporti nel 1987 indusse Gorbačëv e al-Asad a incontrarsi nuovamente nell‟aprile dello stesso anno a Mosca. Al termine della visita le due parti sembrarono ritornare vicine, al punto da siglare alcuni accordi di cooperazione economica e da trovare un‟intesa sulla rinegoziazione del debito siriano. Il rinnovato feeling non fece tuttavia cambiare idea al Segretario Generale del PCUS in merito alla soluzione della questione mediorientale: “the reliance on military force in settling the Arab-Israeli conflict has completely lost its credibility”97. La Siria non si rassegnava ancora all‟idea di dover scendere a compromessi con il nemico israeliano.

Malgrado la riconciliazione con l‟URSS avesse in parte tranquillizzato al-Asad, l‟avvicinamento del 1988 tra Mosca e Tel Aviv fece crescere le inquietudini di Damasco. L‟aumento dei rapporti commerciali, culturali e turistici tra i due Paesi, il tentativo sovietico di convincere Shimon Peres a partecipare a una conferenza internazionale sul Medio Oriente, ma soprattutto la volontà di ristabilire le relazioni diplomatiche con Israele erano i segnali più evidenti dell‟inversione di tendenza in atto a Mosca. Un‟inversione che indusse il Cremlino ad abbandonare il suo sostegno incondizionato per la causa araba in favore di un atteggiamento più neutrale.

La situazione di stallo nell‟alleanza con l‟Unione Sovietica convinse al-Asad a compiere due importanti mosse. La prima, in ordine di tempo, fu l‟incremento dei privilegi sovietici nel porto di Tartus. La seconda fu la decisione di inviare Mustafa Tlas a Mosca (novembre 1988) nel tentativo di migliorare i rapporti bilaterali tra i due Paesi.

alcune batterie di SA-2 lungo il confine con il Libano, dall‟altro dispiegò i missili SA-6 e SA-8 nel territorio libanese. La crisi rientrò soltanto in seguito alla decisione di al-Asad di ritirare i missili dal Libano; tuttavia la presenza degli SA-2 lungo il confine siriano-libanese continuò a preoccupare Tel Aviv. Cfr. E. KARSH, The Soviet Union and Syria – The Asad Years, cit., pp. 87-88, 119.

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112 La visita non produsse tuttavia i risultati auspicati. Il portavoce siriano fu bersagliato da numerose critiche: non soltanto la ricerca della parità strategica con Israele drenava importanti risorse dall‟economia di Damasco, ma aumentava anche il rischio di una contro-risposta da parte di Tel Aviv.

Il nuovo pensiero di Gorbačëv spaventò molto la Siria: per la prima volta dal 1970 il leader siriano temette seriamente di perdere il sostegno dello storico alleato. Nel frattempo, la necessità di rilanciare l‟economia del Paese indusse al-Asad a condannare l‟invasione del Kuwait da parte delle truppe irachene (2 agosto 1990)98. La decisione di appoggiare la coalizione anti-Saddam messa assieme dagli Stati Uniti e dalle monarchie del Golfo fu molto apprezzata dall‟Arabia Saudita, la quale riprese a riversare enormi quantità di petrodollari nella casse vuote dello Stato siriano99. Anche gli americani non mancarono di ringraziare il leader alawita per il suo contributo durante la guerra contro Baghdad: oltre a dimenticare i recenti trascorsi terroristici del Paese, gli USA riconobbero anche l‟egemonia siriana sul Libano. Al-Asad stava ormai dando inizio al riorientamento politico ed economico della Siria.

Il 25 dicembre 1991 il sogno sovietico svaniva per sempre. Le parole di un ufficiale siriano dell‟epoca descrivono alla perfezione la sensazione di spaesamento provata da Damasco: “We regret the Soviet collapse more than the Russians do”100

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