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L‟interesse sovietico per il Medio Oriente

2.2 La reazione sovietica all’ascesa politica del Terzo Mondo

2.2.3 L‟interesse sovietico per il Medio Oriente

Il coinvolgimento dell‟URSS in Medio Oriente fu il frutto di una serie di fattori strategici, economici e politici. Dal punto di vista strategico, l‟area mediorientale era pericolosamente vicina al fianco meridionale sovietico: il costante ingresso di forze militari americane nella zona e le alleanze tra Paesi come Turchia e Iran e il blocco occidentale mettevano a repentaglio la sicurezza di Mosca. Non fu un caso se proprio negli anni „60 l‟Unione Sovietica accrebbe la propria presenza militare nell‟area e nel

45 Cfr. S. PONS, op.cit., pp. 283-288. 46 Ivi, p. 294.

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La “Teoria dei Tre Mondi” di Mao suddivideva il sistema internazionale in tre gruppi distinti: il primo mondo, composto e dominato da USA e URSS, esercitava il proprio controllo sul secondo mondo, ovvero l‟insieme dei Paesi industrializzati. Il terzo mondo era invece costituito dalla Cina e dagli altri Paesi poveri del pianeta, i quali avrebbero condotto una rivoluzione contro le superpotenze. Cfr. O.A. WESTAD, The Global Cold War – Third World Interventions and the Making of Our Times, cit., p. 162.

71 Mar Mediterraneo (soprattutto con il dispiegamento della Quinta Squadra Navale tra il 1964 e il 1965). Sul fronte economico, oltre che per le classiche ragioni logistiche (dato che l‟area rimaneva uno snodo commerciale di vitale importanza) il Medio Oriente offriva numerose opportunità: come si vedrà nel prossimo capitolo48, i Paesi di nuova indipendenza erano interessati all‟acquisto di armi. Non va trascurata inoltre la questione delle risorse naturali: come sostiene Golan, la vendita di petrolio mediorientale ai Paesi dell‟Est Europa, consentì all‟Unione Sovietica di aumentare le proprie esportazioni petrolifere verso i Paesi che pagavano con denaro contante49. Infine, dal punto di vista politico, Mosca cercò di legittimare i suoi interessi nell‟area intrecciando rapporti con i partiti politici locali e proponendo alcuni trattati di amicizia, come nel caso dell‟accordo con la Siria del 198050.

Il manifestarsi di un acceso nazionalismo arabo e le crescenti ambizioni di potenza di Paesi come l‟Egitto incisero ulteriormente sull‟avvicinamento tra Unione Sovietica e Medio Oriente. In molti casi, l‟indipendenza politica di cui godevano i Paesi arabi, agli inizi degli anni „50, non era effettiva:

[…] they remained subordinated to the old imperial power owing to the continued rule of client elites needing Western protection from domestic threats […]. Moreover the ex-colonial powers retained the ability to intervene militarily if their interests were threatened […]51.

Il malessere per le intromissioni delle forze imperialiste europee fu incarnato dal leader egiziano Gamal Abdel Nasser, il quale incentrò la propria lotta su due punti essenziali: da un lato si scagliò contro la presenza delle truppe britanniche lungo il canale di Suez, raggiungendo un accordo nell‟ottobre 1954 per la loro partenza entro due anni; dall‟altro, preoccupato per la sicurezza dell‟Egitto, pose la questione del riarmo del proprio esercito (parecchio inferiore sia a livello numerico che a livello tecnologico a quello israeliano).

Per ovviare al problema dell‟esercito, Nasser si rivolse dapprima agli Stati Uniti, ottenendo però una risposta negativa. Erano gli anni di Bandung e della neutralità attiva, grazie alla quale i Paesi del Terzo Mondo avevano l‟opportunità di negoziare

48 La fornitura di armi sovietiche alla Siria fu infatti un elemento imprescindibile della relazione tra

Mosca e Damasco.

49 Molti Paesi del blocco socialista, nella maggior parte dei casi, non ripagavano le forniture di petrolio

provenienti da Mosca; cfr. G. GOLAN, Yom Kippur and After – The Soviet Union and the Middle East crisis, Cambridge, Cambridge University Press, 1977, pp. 7-9.

50 Per un‟analisi del trattato, si rimanda al paragrafo 3.5.

51 R. HINNEBUSCH, The International Politics of the Middle East, Manchester-New York, Manchester

72 accordi con entrambe le superpotenze. Fu proprio in occasione della Conferenza di Bandung che il leader egiziano, in considerazione del rifiuto americano, pose la questione dell‟acquisto di armi all‟attenzione di Zhou Enlai. Ottenuta un‟impressione positiva circa le prospettive anti-imperialiste di Nasser, il Ministro degli Esteri cinese presentò la causa egiziana al Cremlino. I negoziati tra Unione Sovietica e Il Cairo proseguirono per alcuni mesi, finché nel settembre del 1955 fu ufficializzato un accordo raggiunto a luglio con la Cecoslovacchia grazie al quale, in cambio di cotone e con notevoli facilitazioni economiche, l‟Egitto avrebbe acquistato armamenti. Non si sarebbe trattato di una semplice vendita di apparecchiature militari, ma di un più ampio scambio di tecnologia e petrolio52. Si trattò di un cambiamento storico, considerato a Mosca come:

un mutamento decisivo della nostra politica in Medio Oriente. D‟ora in poi sosterremo il nazionalismo arabo. La nostra strategia è quella di avvelenare le relazioni tra gli arabi, l‟Europa e gli Stati Uniti53.

Proprio gli americani rimasero enormemente scossi dall‟annuncio: con l‟ingresso dell‟Iraq nel patto di Baghdad (ingresso che fu visto da Nasser come un tradimento della comune causa araba), gli Stati Uniti credettero di aver spostato a proprio favore gli equilibri in Medio Oriente. Adesso invece l‟accordo di vendita di armi cecoslovacche all‟Egitto, oltre all‟avvicinamento con Damasco, creavano il rischio di un‟intromissione sovietica nell‟area (reputata centrale per questioni di approvvigionamento energetico). Per tale ragione, gli USA cercarono di recuperare la situazione proponendo di finanziare, assieme alla Gran Bretagna e alla Banca Mondiale, la costruzione della diga di Assuan, un progetto ritenuto vitale da Nasser per il rilancio dell‟agricoltura e della produttività del proprio Paese; la condizione imposta dagli occidentali per il finanziamento era però la rottura dei rapporti egiziani con l‟Unione Sovietica. Nasser tergiversò per alcuni mesi, sperando in un più consistente e meno restrittivo sostegno sovietico; aiuto che però, malgrado le promesse, non fu fornito. Quando il leader egiziano tornò a bussare alla porta degli Stati Uniti, essa rimase chiusa: il tempo trascorso aveva mutato le convinzioni degli americani i quali non erano più intenzionati a finanziare il progetto.

52 Cfr. V.M. ZUBOK, op.cit., p. 110. 53

73 A quel punto Nasser compì una scelta che avrebbe influenzato per sempre la storia mediorientale54: il 26 luglio 1956 annunciò la nazionalizzazione del canale di Suez, decisione ritenuta necessaria per finanziare la realizzazione della diga di Assuan55. Per non appesantire la trattazione, non si entrerà nel merito della crisi che derivò dalla scelta del Presidente egiziano; è sufficiente dire che il suo impatto fu tale da provocare la definitiva sconfitta delle potenze imperiali e confermare ulteriormente la rilevanza ormai acquisita dalle due superpotenze.

Nel complesso si trattò di una fase favorevole all‟Unione Sovietica. La Siria divenne proprio in quegli anni oggetto di attenzioni da parte di Mosca (per quanto, tra gli anni „50 e „60, l‟Egitto fosse ancora il principale destinatario degli interessi sovietici)56 come confermano i numeri del crescente scambio commerciale tra i due Paesi: nel 1957 le esportazioni siriane verso i Paesi socialisti raggiunsero il 17% del suo totale e circa il 37% l‟anno successivo57.

Il grande interesse sovietico per il Medio Oriente crebbe in modo costante all‟indomani della crisi di Suez. Non deve dunque sorprendere la partecipazione di Chruščev (nell‟aprile 1964) alle celebrazioni per l‟inaugurazione della prima parte della diga di Assuan, costruita infine con l‟aiuto dell‟URSS. Il leader sovietico premette insieme a Nasser il pulsante che fece avviare gli impianti; fu un gesto di grande valore simbolico con cui l‟Unione Sovietica “[…] toccò forse il culmine della sua influenza nel Terzo Mondo […]”58.

54 Tale decisione avvenne nei giorni successivi alla Conferenza di Brioni, segno che i rapporti tra i leader

del Terzo Mondo ebbero un impatto concreto sulle scelte politiche di quegli anni.

55 Secondo il disegno di Nasser, la diga sarebbe stata costruita sfruttando i proventi derivanti dal

passaggio delle navi nel canale di Suez. Per approfondire la questione della nazionalizzazione del canale di Suez e la crisi che ne derivò, si legga E. DI NOLFO, Storia delle relazioni internazionali – Dal 1918 ai giorni nostri, cit., pp. 890-900.

56 Cfr. P. RAMET, op.cit., p. 1.

57 Cfr. A.G. SAMARBAKHSH, op.cit., p. 271. 58

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CAPITOLO TERZO

LE RELAZIONI POLITICHE, ECONOMICHE E

MILITARI TRA UNIONE SOVIETICA E SIRIA

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