1.2 La costruzione della Siria: dall’indipendenza al colpo di Stato di Hafiz al-Asad
1.2.3 Il radicalismo politico trasforma la Siria
Il rallentamento economico avvenuto intorno alla metà degli anni „50 cominciò a far dubitare il popolo siriano della validità del modello di sviluppo capitalista. Sia il settore agricolo che quello industriale subirono un tracollo legato a fattori strutturali: i limiti raggiunti dall‟agricoltura estensiva, la dipendenza dalle esportazioni (e quindi dalle fluttuazioni del mercato), l‟assenza di una manodopera competente, la mancanza di investimenti e l‟incapacità di accumulare nuovi capitali portarono infatti a una contrazione dell‟economia nazionale.
Il crescente impoverimento del ceto medio-povero e la diseguale distribuzione della ricchezza, spinsero le masse verso posizioni sempre più radicali:
When a period of sustained economic expansion, mobilising new social forces and raising expectations, is followed by an abrupt turndown, it arguably creates the potential conditions for a political crisis; while a strong legitimate state can normally contain and survive such a crisis, in Syria‟s weak political system, it was enough to tip the outcome of the political struggle in favour of radical forces determined to launch a statist road to development116.
La classe media associò il capitalismo all‟imperialismo e al nemico israeliano. I partiti nazionalisti e radicali cominciarono allora a cavalcare il nuovo clima anti- occidentale e a proporre ricette economiche filo-socialiste quali l‟intervento statale, la pianificazione e la nazionalizzazione dei settori principali.
L‟ascesa dei movimenti radicali fu resa ancora più evidente dalle elezioni del 1954. In seguito al colpo di Stato che depose il colonnello al-Shishakli, il popolo siriano fu infatti richiamato al voto. A titolo esemplificativo, è sufficiente ricordare che le prime elezioni parlamentari con voto segreto nella storia della Siria assegnarono 16 seggi al Ba‟th (a cui vanno aggiunti altri 10 seggi non ufficialmente legati al partito).
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44 Le trasformazioni proseguirono l‟anno successivo. Il 1955 fu infatti l‟anno in cui l‟Occidente, preoccupato per l‟ascesa di Nasser (e del nazionalismo arabo) e intenzionato ad arginare qualsiasi avanzata sovietica in Medio Oriente, diede vita al Patto di Baghdad (a cui aderirono Iran, Iraq, Turchia, Pakistan e Regno Unito); ma fu anche l‟anno in cui la Conferenza di Bandung dimostrò al mondo intero la compattezza del blocco neutralista. Fu proprio la questione della presunta alleanza siriana con il sistema occidentale a spostare nuovamente gli equilibri in favore dei movimenti radicali: se da un lato le élite conservatrici si schierarono in favore del Patto di Baghdad, le accese proteste ba‟thisthe e comuniste resero evidente come l‟opinione pubblica fosse ormai manifestamente ostile al blocco capitalista. La nascita di un governo neutralista nel febbraio 1955, l‟alleanza militare siriano-egiziana nella primavera dello stesso anno e gli accordi economici siglati con i Paesi del COMECON erano i simboli evidenti del cambiamento in atto a Damasco117. Un mutamento che, alla luce degli attacchi israeliani del dicembre 1955, spinse la Siria verso Il Cairo e, allo stesso tempo, verso il blocco socialista: “[…] the attack convinced the Syrians that their only hope of security lay in still closer ties with Egypt and its Soviet arms supplier”118
. La crisi di Suez del 1956 rese ancora più intense le rivendicazioni radicali in Siria, al punto che alcuni membri dell‟élite conservatrice decisero di sfruttare il crescente sentimento anti-occidentale e di aderire a una coalizione di governo di stampo nazionalista e progressista denominata Fronte nazionale. I complotti tentati dai moderati contro tale fronte screditarono ulteriormente i gruppi reazionari.
La trasformazione della politica siriana era ormai in atto. Certo, il potere politico era ancora nelle mani della vecchia oligarchia; tuttavia l‟ascesa delle forze più radicali era testimoniata dal fatto che alcuni dei Ministeri di maggior rilevanza fossero ormai affidati a politici ba‟athisti come Salah ad-Din al-Bitar (Ministro degli Esteri) e filo- comunisti come Khalid al-Azm (Ministro della Difesa). Gli stessi orientamenti dell‟esercito e dell‟opinione pubblica erano la prova di un clima ormai totalmente mutato: “the leftist dominated army protected them and intimidated their conservative opponents while leftist intellectuals and activists mobilised public opinion through the press, student associations, and street demonstrations”119
. Il gruppo politico in maggior
117 Cfr. M. TRENTIN, op.cit., p. 71. 118 P. SEALE, op.cit., p. 51. 119
45 ascesa era senza dubbio il Ba‟th: ormai entrato a far parte della coalizione di governo e ben radicato nell‟esercito, nelle città, nelle università e nelle aree rurali, il partito cominciava ad attirare le attenzioni degli intellettuali e dei dissidenti.
Una volta entrate a far parte della coalizione di governo, le correnti massimaliste tentarono di riformare la Siria. Il Ba‟th si fece promotore di varie iniziative tra cui la difesa dei diritti dei contadini e alcune proposte per la riduzione dell‟estensione delle proprietà agricole. Ma soprattutto, il Partito della Resurrezione e i suoi alleati di sinistra avviarono, intorno alla metà degli anni „50, un processo di collaborazione con l‟Unione Sovietica al fine di favorire, tra le altre cose, lo sviluppo economico (attraverso investimenti nelle infrastrutture e nell‟industria petrolifera).
Il progetto di ricostruzione della Siria non fu tuttavia realizzato a pieno: “[…] the new political mobilisation […] was not effectively absorbed into the fragile institutions of the semi-liberal state and hence only destabilized it”120. I legami tra il popolo e le élite tradizionali, che davano ancora lavoro e protezione alle masse, erano troppo saldi per far sì che i movimenti riformisti potessero avviare una concreta trasformazione del territorio. In assenza dei mutamenti auspicati, i più convinti sostenitori del processo di riforma, vale a dire studenti e lavoratori, sfogarono la loro frustrazione in numerosi scioperi e manifestazioni. Questa incapacità di cambiare lo stato delle cose fu uno dei motivi che portarono al parziale collasso del Fronte nazionale nel 1957.