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Da al-Asad padre ad al-Asad figlio: cambiamento apparente

4.3 I nuovi volti di Mosca e Damasco: Vladimir Putin e Bashar al-Asad

4.3.2 Da al-Asad padre ad al-Asad figlio: cambiamento apparente

Nello stesso anno in cui la Russia voltava pagina con l‟elezione di Vladimir Putin, la Siria affrontava un evento inatteso ma a lungo preparato: la successione al potere. Alla morte di Hafiz al-Asad, avvenuta il 10 giugno 2000, il figlio Bashar fu nominato unico candidato alla presidenza. Per consentire agli al-Asad di continuare a esercitare il loro potere sul Paese il Consiglio del Popolo fu costretto a emendare la Costituzione del 1973 e a portare a 34 anni l‟età minima per chi avesse voluto concorrere per la carica di Presidente65. L‟11 luglio 2000 Bashar al-Asad, quello che alcuni avrebbero definito „il dittatore per caso‟66, divenne ufficialmente il nuovo Presidente della Siria.

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Ramzan Kadyrov, attuale Presidente della Repubblica Cecena, è il figlio dell‟ex-leader Akhmad Kadyrov.

63 Cfr. A.C. KUCHINS, M. MALARKEY, S. MARKEDONOV, „The North Caucasus: Russia‟s Volatile

Frontier‟, Center for Strategic and International Studies, Marzo 2011, pp. 9-10, http://csis.org/files/ publication/110321_Kuchins_NorthCaucasus_WEB.pdf.

64

Cfr. F. COENE, op.cit., p. 145.

65 Cfr. V. PERTHES, Syria under Bashar al-Asad: Modernisation and the Limits of Change, Londra-New

York, Routledge, 2004, pp. 7-8 e L. TROMBETTA, op.cit., pp. 137-138.

66 Bisogna infatti ricordare che l‟erede designato di Hafiz al-Asad era il primogenito Basil. Fu solo alla

145 Il mantra del nuovo leader di Damasco sembrò subito essere la modernizzazione del Paese. Il tono del discorso inaugurale (17 luglio) conteneva precise indicazioni in merito: la Siria aveva bisogno di un „pensiero creativo‟ e di „critiche costruttive‟ in grado di favorire lo sviluppo economico, sociale e scientifico del Paese. Non per questo si doveva però rinnegare quanto era stato costruito con enormi sacrifici dal „leader immortale‟; la Siria non sarebbe mai divenuta una democrazia liberale67.

I primi due governi nominati da al-Asad nel dicembre 2001 e nell‟estate del 2003 contenevano tutti gli elementi della sua idea di Manovra della Correzione. La maggior parte degli incarichi fu concessa a nuove generazioni di politici che spingevano per l‟integrazione della Siria nell‟economia internazionale. I „tecnocrati di Bashar‟, formatisi in prestigiose università europee e americane, trovarono collocazione nei Ministeri dell‟economia e finanza, dell‟industria, dell‟agricoltura, delle telecomunicazioni, del turismo e dell‟istruzione68. La strada indicata da molti di questi nuovi politici era la lotta alla corruzione, la quale ostacolava quegli investimenti internazionali in grado di far ripartire la crescita del Paese. Almeno nelle prime fasi il Presidente siriano cercò anche di compiacere coloro che, per anni, erano stati al fianco del padre: sia Mustafa Tlas, sia Farouk al-Shara‟a trovarono posto nei nuovi governi. Nel complesso, Bashar al-Asad fu molto attento a soddisfare le esigenze di tre componenti fondamentali del regime siriano: l‟apparato di sicurezza, i dirigenti del Ba‟th e i burocrati del settore pubblico.

L‟intero sistema amministrativo siriano fu investito da una ventata di cambiamento. I Ministri siriani non furono più costretti a far approvare gli investimenti al premier; essi ottennero inoltre l‟opportunità di scegliere in maniera autonoma i loro assistenti. Tutti i governatori delle provincie del Paese e i dirigenti locali del partito furono rimpiazzati da giovani reclute in parte nominate direttamente dal Presidente, in parte elette dal popolo. Allo stesso modo, la maggior parte degli editori dei quotidiani nazionali furono sostituiti. Nel marzo 2002, Bashar al-Asad annunciò che circa 80.000 dipendenti pubblici di età superiore ai 60 anni sarebbero stati obbligati a pensionarsi. Contrariamente alle aspettative questo rinnovamento non favorì tuttavia la

politica. Cfr. E. DACREMA, „Al-Asad, il leader che provò a riformare la Siria‟, ISPI Commentary, 11/09/2013, p. 3, http://www.ispionline.it/it/pubblicazione/al-assad-il-leader-che-provo-riformare-la-siria- 8953.

67 Cfr. A. GEORGE, op.cit., pp. 31-32.

68 Cfr. V. PERTHES, Syria: Difficult Inheritance, in V. PERTHES, Arab Elites: Negotiating the Politics of

146 trasformazione dello Stato; come spiega Volker Perthes la creazione di una nuova classe dirigente non indicava affatto la comparsa di un‟agenda politica alternativa69.

Anche a livello economico Bashar al-Asad tentò di dimostrare alla comunità internazionale che le cose a Damasco stavano cambiando. In pochi mesi il Paese emise alcune leggi e decreti che miravano principalmente a riformare il sistema finanziario (e ad attrarre i capitali esteri). Una di queste leggi consentì la creazione di banche private, un argomento che sin dalla nazionalizzazioni del 1963 era stato tabù; altre leggi introdussero il concetto di segretezza delle operazioni finanziarie, consentirono la riforma della Banca Centrale e permisero l‟abbattimento dei dazi sulle importazioni. Nel frattempo il Paese prese parte al Processo di Barcellona, strumento di cooperazione tra le sponde del Mediterraneo attraverso il quale, da un lato, la Siria avrebbe incrementato i suoi commerci con l‟Unione Europea e, dall‟altro, avrebbe ricevuto assistenza tecnica e finanziaria. Per quanto riguarda invece la riforma del settore pubblico, gli annunci non furono seguiti dai fatti: nessuna azienda pubblica fu smantellata o venduta agli imprenditori privati70.

La trasformazione in atto in Siria riaccese nel popolo la brama di democrazia e pluralismo da troppo tempo sopita (“dopo gli anni del totalitarismo del presidente [Hafiz] al-Asad, fu come un incubo che svaniva” spiegò un attivista nel 2007)71. La società civile sembrò superare quella paura che per anni ne aveva ostacolato l‟ascesa. Gli osservatori nazionali e stranieri cominciarono a parlare di primavera di Damasco72: dopo un inverno durato più di trent‟anni la Siria aveva finalmente l‟opportunità di rinascere.

Ritrovato il coraggio di agire, la società civile non si lasciò sfuggire l‟occasione di mostrare al Paese la strada da seguire. Fu così che il 27 settembre 2000 comparve sul quotidiano Al-Hayat un testo firmato da 99 attivisti in cui si chiedeva ad al-Asad di dar seguito ai proclami di modernizzazione. Il Manifesto dei 99 conteneva quattro richieste principali: porre fine allo stato di emergenza in vigore dal 1963, liberare i prigionieri politici e consentire il rimpatrio degli esiliati, garantire la libertà di stampa e di

69

Cfr. Ivi, pp. 94-97.

70 Cfr. Ivi, pp. 99-103.

71 L. TROMBETTA, op.cit., p. 142.

72 Cfr. V. PERTHES, Syria: Difficult Inheritance, in V. PERTHES, Arab Elites: Negotiating the Politics of

147 espressione, permettere ai cittadini di condurre una vita pubblica priva di limitazioni73. Il testo non ambiva a sovvertire l‟ordine politico del Paese, né tantomeno conteneva connotazioni ideologiche precise. Per tali ragioni al-Asad decise in qualche modo di lasciar correre e di non dare troppa importanza al documento; anzi, il regime compì alcune aperture inaspettate quali la scarcerazione di 600 prigionieri politici e la chiusura della prigione di Mezzeh a Damasco.

La mancata repressione del movimento diede fiducia alla società civile, la quale l‟11 gennaio 2001 rincarò la dose con la pubblicazione della cosiddetta Carta dei 1000 (firmata per l‟appunto da 1000 intellettuali siriani). In questo caso si trattò di un vero e proprio attacco contro il sistema autoritario siriano; alle richieste del Manifesto dei 99 se ne aggiungevano alcune di grande effetto: la promulgazione di una nuova legge elettorale in grado di garantire la competizione politica, l‟indipendenza del sistema giudiziario, il ridimensionamento del ruolo del Ba‟th e la garanzia dei diritti economici dei cittadini74. Questa volta al-Asad non poté più tollerare l‟accaduto: accettare le proposte della Carta dei 1000 avrebbe voluto dire porre fine al regime. Il Ministro dell‟Informazione siriano spiegò che la linea rossa imposta dalla Costituzione era stata superata75. Ancora più duro fu l‟attacco del Presidente al-Asad:

Quando le conseguenze di un‟azione si ripercuotono sulla stabilità della patria, sono due i casi: chi ha commesso quest‟azione è un agente straniero […]; oppure è un ingenuo che agisce in modo non intenzionale. In entrambi i casi, vengono serviti gli interessi del nemico e i due atteggiamenti vanno affrontati allo stesso modo76.

Molti dei leader della società civile furono arrestati. Nelle intenzioni del regime, modernizzare il Paese significava in primo luogo migliorare il sistema educativo, aprirsi all‟economia di mercato, avviare una riforma dell‟amministrazione e rafforzare le istituzioni pubbliche. Al massimo, il pluralismo politico e la democrazia sarebbero giunte in un secondo momento (un momento molto lontano)77. L‟authotarian upgrading attuato da Bashar al-Asad non era poi così diverso dalla decompressione politica calcolata tentata dal padre: in entrambi i casi il cambiamento non doveva stravolgere la struttura di potere del regime.

73 Cfr. A. GEORGE, op.cit., pp. 39-42. 74 Cfr. L. TROMBETTA, op.cit., p. 145. 75 Cfr. A. GEORGE, op.cit., pp. 47-48. 76 L. TROMBETTA, op.cit., p. 144.

77 Cfr. R. HINNEBUSCH, „Syria: from „Authoritarian Upgrading‟ to Revolution?‟, International Affairs

88/1, 2012, p. 103, http://www.chathamhouse.org/sites/default/files/public/International%20Affairs/ 2012/88_1/88_1hinnebusch.pdf.

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