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Dal territorio alla popolazione: la società della sicurezza

Tuttavia, è solo a partire dalla lezioni al College de France del 1978 che Foucault comincia a parlare con precisione di biopotere (e, di conseguenza, di biopolitica), inteso come “una serie di fenomeni di un certo rilievo, ovvero l’insieme dei meccanismi grazie ai quali i tratti biologici che caratterizzano la specie umana diventano oggetto di una politica, di una strategia politica, di una strategia generale di potere”135. Sebbene questa definizione si addica perfettamente a tutto il discorso precedentemente fatto sulle discipline, in verità Foucault, partendo proprio da qui, comincia una parziale rivisitazione del pensiero espresso pochi anni prima in Sorvegliare e Punire, che lo porterà a definire il concetto centrale di governamentalità come caratterizzato da meccanismi in parte diversi da quelli disciplinari.

I corsi del 1977-‘78 e 1978-‘79 sono entrambi centrati, sebbene con sfumature diverse, sul tema della governamentalità che, nonostante sia intesa come maniera in cui “la condotta di un insieme di individui è stata coinvolta, in modo sempre più accentuato, nell’esercizio del potere sovrano”136, sembra caratterizzata da meccanismi di regolazione della popolazione diversi da quelli disciplinari e che, sebbene non cancellino questi ultimi, sembrano tuttavia farli funzionare in maniera differente, all’interno di un quadro più ampio connotato dalla nozione di “sicurezza”. Rintracciare però, all’interno dei testi, una definizione precisa di dispositivi di sicurezza, come era invece avvenuto per quelli disciplinari, non è cosa facile, poiché essa si compone pagina dopo pagina, frutto di una serie di puntualizzazioni e aggiunte successive.

Una delle prime caratteristiche dei dispositivi di sicurezza è non tanto quella di essere caratterizzata dall’esercizio sull’insieme della popolazione, quanto quella di prendere in considerazione gli individui sulla base di serie gestibili e controllabili con il solo obiettivo di una stima delle probabilità137: “… la

135

M. Foucault, op. cit. Sicurezza, territorio, popolazione, p .13. 136

Ibidem p. 266. 137

Uno degli esempi presentati per introdurre questa caratteristica è quello relativo al controllo delle epidemie di vaiolo. A differenza del caso della peste, nel XVIII secolo, con il vaiolo, non si tratta più di imporre una disciplina come quella della città colpita dalla peste, ma “di sapere quante persone sono affette dal vaiolo, a che età, con quali effetti, con quale mortalità, con

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sovranità “capitalizza” un territorio e pone come problema decisivo la sede del governo; la disciplina dà forma architettonica a uno spazio e pone come problema essenziale una distribuzione gerarchica e funzionale degli elementi; la sicurezza cerca invece di strutturare un ambiente in funzione di serie di eventi o elementi possibili che occorre regolare in un quadro polivalente e trasformabile. La dimensione della sicurezza rinvia perciò ad eventi possibili, a ciò che è temporaneo e aleatorio”138. Questa caratteristica implica l’introduzione nell’analisi di una sorta di “dilatazione spaziale”, di sganciamento da un riferimento territoriale preciso per introdurre invece una nozione, vasta ed indefinita, come quella di ambiente. Definito come luogo in cui avviene la circolazione139 (sul quale bisogna agire il controllo e la regolazione), proprio in virtù della propria vastità ed indeterminatezza, l’ambiente (che sembra a tratti coincidere con tutto lo spazio fisico interessato da relazioni umane) spinge a una dilatazione dei limiti dell’azione dei meccanismi di sicurezza rispetto a quelli delle discipline, e a un loro parallelo (apparente) allentamento al fine di aumentarne l’estensività. Così, se la disciplina è centripeta perché funziona solo se isola uno spazio, al contrario i dispositivi di sicurezza “hanno la costante tendenza a dilatare il raggio d’azione e sono perciò centrifughi”140. Se la disciplina per definizione non tralascia nulla, regola tutto, il dispositivo di sicurezza “lascia fare”: “non che lasci fare tutto, ma ad un certo livello lasciar fare è indispensabile”141, soprattutto relativamente ai dettagli, che sono considerati naturali, necessari, non pertinenti al fine di ottenere il risultato ambìto di incidere sul piano della popolazione. Ciò, da una parte, implica e dà senso ad un ampliamento della sfera della libertà142 che, negato (o meglio, considerato come limitato) nell’analisi delle discipline, diviene ora un elemento chiave della nuova tecnologia, soprattutto nei termini di libertà di circolazione143; dall’altra, diviene un elemento indispensabile proprio in relazione al fatto che i dispositivi di sicurezza sono caratterizzati dall’operare nella sfera della realtà144, facendo giocare gli elementi di questa realtà tra di loro145.

l’inoculazione, con quali effetti statistici sulla popolazione in generale. Il problema insomma non è l’esclusione come nel caso della lebbra, né la quarantena come nel caso della peste, ma riguarda le epidemie e le campagne mediche grazie alle quali si cerca di arrestare i fenomeni sia endemici che epidemici” M. Foucault, op. cit, Sicurezza, territorio, popolazione. pp. 20-21. 138 Ibidem, p .29.

139 Ibidem, p .30. 140 Ibidem. 141 Ibidem, p. 45.

142 M. Foucault, op.cit, Nascita della biopolitica, pp. 63-66. 143 M.Foucault, op. cit, Sicurezza, territorio, popolazione., p .48.

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È interessante notare come, nonostante questo progressivo allontanamento dall’elemento spaziale, la nascita dei meccanismi di sicurezza è ricollegata da Foucault proprio alla città: “E se è vero che la traccia della complessa tecnologia di sicurezza si delinea verso la metà del XVIII secolo, ciò è dovuto al fatto che la città poneva problemi economici e politici, problemi di tecniche di governo tanto nuovi quanto specifici”146. “Problema cruciale delle città nel XVIII secolo, permettere la sorveglianza dopo che la demolizione delle mura resa necessaria dallo sviluppo economico aveva reso impossibile la chiusura serale della città o un’attenta vigilanza diurna delle strade, con il conseguente aumento dell’insicurezza causato dall’afflusso di popolazioni nomadi, mendicanti, vagabondi, delinquenti [...]. Si trattava insomma di organizzare la circolazione, di eliminare i pericoli, di separare la buona circolazione da quella cattiva, potenziando la prima e riducendo la seconda”147 . In sintesi Foucault parte dall’analisi dei micropoteri per risalire pian piano verso i caratteri generali del governo e della governamentalità, ma come per Lefebvre la città e le discipline (nel senso di materie di studio) che di essa si occupano (urbanistica ed architettura in particolare, ma anche economia, politica, diritto, ecc.) sono tasselli importanti del sistema di potere, con un ruolo attivo, mai di semplice trascrizione, ma sempre, ad un qualche grado, capace di modificare, di influenzare quelle stesse relazioni in virtù della propria specificità. Se così la governamentalità moderna con le sue tecnologie di sicurezza è caratterizzata da un progressivo deterritorializzarsi, essa ha comunque le sue radici nell’elemento città.

Nel corso del 1978-‘79, vediamo invece, parallelamente allo svilupparsi del pensiero sul liberalismo, l’allontanamento dallo stato di polizia con tutto il proprio portato disciplinare, il riaffacciarsi dell’importanza dello spazio sotto una forma differente, magari indiretta ma comunque forte: il concetto di controllo ambientale. Per quanto infatti il liberalismo si situi in connessione, soprattutto politica, con la libertà, si tratta della libertà del mercato, dei meccanismi economici in virtù della loro naturalità.148. La pratica di governo liberale non punta, cioè, all’accrescimento delle libertà e dei diritti individuali, quanto piuttosto alla loro gestione.149 La libertà non è un ambito precostituito che si tratta di rispettare, bensì un qualcosa che si tratta di fabbricare.

145 M Foucault, Op. cit Sicurezza, territorio, popolazione, p. 47.

146 Ibidem p. 56. 147 Ibidem p. 27.

148 M. Foucault, Op. cit, Nascita della biopolitica., p. 64. 149 Ibidem, pp. 65-66

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Questi meccanismi di gestione della libertà entrano in relazione con lo spazio attraverso i meccanismi disciplinari inglobati dalla tecnologia securitaria: “La seconda conseguenza del liberalismo [...] è la formidabile estensione delle procedure di controllo, di costrizione e coercizione, destinate a costituire una sorta di contropartita e di contrappeso delle libertà. [...] Il panopticon [...] è la formula stessa di un governo liberale”. Le discipline tornano con il proprio portato di rapporto stretto con lo spazio che le ha sempre contraddistinte. Inoltre, la sicurezza implica delle procedure originali di interazione con l’elemento spaziale, che possiamo racchiudere, per l’appunto, nella definizione di “procedure di controllo ambientale”. “Ciò che emerge non è affatto l’ideale o il progetto di una società esaustivamente disciplinare, in cui la rete legale, che rinserra e imprigiona gli individui, sarebbe sostituita e prolungata dall’interno da meccanismi che potremmo chiamare normativi. Non si tratta nemmeno di una società in cui è necessario il meccanismo della normalizzazione generale e dell’esclusione del non normalizzato. All’orizzonte di tutto ciò vediamo profilarsi, piuttosto, l’immagine, l’idea o il tema- programma di una società in cui dovrebbe verificarsi l’ottimizzazione dei sistemi di differenza, in cui dovrebbe essere lasciato campo libero ai processi di oscillazione, in cui ci dovrebbe essere una tolleranza accordata agli individui e alla pratiche minoritarie, in cui dovrebbe essere esercitata un’azione non sui giocatori coinvolti nel gioco ma sulle regole del gioco, e in cui, per finire, dovrebbe essere effettuato un intervento non nella forma dell’assoggettamento interno degli individui, ma nella forma di un intervento di tipo ambientale”150.

In cosa consistano precisamente questi interventi di tipo ambientale Foucault non lo specifica, ma è comunque ipotizzabile che essi consistano anche in interventi in stretta relazione con l’elemento spaziale. Lo si può dedurre, dal fatto che la sua Gesellschaftspolitik, proprio in quanto azione di “quadro”, che agisce nell’ambiente inteso come supporto di ogni azione degli individui, non può non entrare in un qualche tipo di rapporto col territorio.