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Segni diacritici e abbreviazion

In apparato, al fi ne di riprodurre tutte le varianti attestate negli originali e di rendere visibile il percorso redazionale che ha con- dotto alla lezione defi nitiva, si è fatto ricorso ai seguenti segni con- venzionali:

CXCIV

abc Varianti del manoscritto e del dattiloscritto in ordine pro-

gressivo (indicato dalla lettera in esponente), quando le fasi correttorie sono più di due o quando, anche in presenza di due sole fasi correttorie, si debba dar conto dettagliatamente di singoli incidenti occorsi nel raggiungimento della lezione fi nale

agg. aggiunto, aggiunta

c., cc. carta/cartella, carte/cartelle

cass. cassato, cassata

corr. corretto, corretta, correzione, correggere, ecc.

des. destra, destro

ds. dattiloscritto

ill. illeggibile

inf. inferiore

int. in interlinea, interlineare

lez., lezz. lezione, lezioni

marg. margine, marginale

ms. manoscritto

prec. precedente, precedenti, precedentemente

prima lezione cassata che precede in rigo

r., rr. rigo, righi

riscr. riscritto sullo stesso rigo, immediatamente a destra della me-

desima lezione cassata

segue lezione cassata che segue in rigo

sin. sinistra, sinistro

spscr. soprascritto (sempre a mano, anche nei ds.) a lezione cassata

in rigo

stscr. sottoscritto (sempre a mano, anche nei ds.) a lezione cassata

in rigo

su ricalcato su altra lezione

sup. superiore

T testo; in apparato sta per la parola, o le parole, oggetto di

variante

virg., virgg. virgola, virgole

Æ la freccia è usata nel caso di fasi correttorie consecutive sul

rigo, contrassegnate in apparato da esponenti alfabetici

· il punto in alto sul rigo delimita a sinistra la porzione di testo

oggetto di correzione

… nel caso di molte parole implicate in variante, i puntolini

sostituiscono la porzione di testo compresa tra due parole

/ a capo nel manoscritto o nel dattiloscritto

< > la porzione di testo tra parentesi uncinate è frutto di integra-

zione da parte del curatore; in apparato è in corsivo mentre nel testo è in tondo.

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|1| Vittorio per la convalescenza del tifo stette in campa- gna. Finiva, allora, tredici anni. Suo padre Pietro, guadagnando con una trattoria in città, aveva da poco comprato quel podere. Ma Vittorio non era andato mai oltre un bel susino, ch’era di fi anco all’aia troppo vecchia. Egli guardava i bovi e gli operanti andare nel campo o tornare con le zappe su le spalle, senza nessuna curiosità.

Siena non era lontana.

|1bis| Ma gli occhi rimasti ancora indeboliti provavano un vivido barbaglio, s’egli voleva guardare verso la città. Sembra- va che la Cattedrale nell’orizzonte appartenesse ad un altro mondo; e tutte le volte che Vittorio ci pensava, sentivasi come distruggere da lunghe fi amme invisibili. Allora le sue dita tre- molavano ancora.

O parevagli che il cielo, come liquefatto dal calore, gli s’af- fondasse dentro di sé. Ed allora lo stridio delle rondini lo in- fastidiva. E le rondini passavano e ripassavano rasente, come s’egli non ci fosse né meno.

|1| Una mattina gli si avvicinò fra Benedetto, un cappucci- no dalla barba bianca sotto la bocca rasata, e dagli occhi di una azzurra opacità indefi nibile; come se vi fosse un tenue sorriso non mai indovinato. |2| La tonaca quasi gialla, e rattoppata con panno nuovo, gli apparve improvvisamente accanto.

Testimoni: MS

1-8 Vittorio … lontana.] da Vittorio, ch’era convalescente del tifo, passava le giornate in campagna, seduto all’ombra di un susino. Entrava, allora, ne’ suoi tredici anni. E quel susino apparteneva al podere che suo padre, a forza di guadagnare con una trattoria, aveva comprato. Egli conosceva soltanto la casa, ancora attaccata a quella dei contadini; e il piazzale con il pozzo, l’aia e una fontana melmosa, per i porci e le anatre. Vedeva i bovi e gli operai [una parola ill.] nel campo o tornare con gli strumenti su le spalle. / La città non era lontana. E la convalescenza non lo annoiava. 9- 18 Ma gli … né meno.] c. agg. dall’A. 15 parevagli che] agg. int. 16-17 lo infastidiva] prima veniva 21 azzurra opacità] per mano di Emma da opacità azzurra

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Vittorio toccò le bisacce, sentendovi molti pezzi di pane: – Che vuole da me?

E il cappuccino cercatore non rispose. Ma sorrise socchiu- dendo la bocca, dove si vedeva la lingua di una chiarità grande. Poi esclamò lentamente, alzando ambedue le braccia:

– È guarito, dunque!

– Sì. – Rispose Vittorio, che non si poté volgere troppo a guardarlo.

– Sia lodata la nostra Vergine benedetta. Quando viene al Convento per ringraziare?

Il giovinetto, senza spiegarsene il perché, gridò: |3| – Sono guarito da me.

Oh! oh! bisogna credere. Lassù c’è Qualcuno. Noi, sue crea- ture, dobbiamo essere riconoscenti del bene che ci fa.

Vittorio non rispose, sentendosi bruciare la faccia di rabbia. Il cappuccino non si conturbò. I suoi occhi si abbas sarono, qua- si sfuggirono quelli del convalescente; e poi si allontanò.

Vittorio udì i suoi zoccoli su la ghiaia.

– Se n’è andato? – E del visitante non rimasero se non un certo odore e l’aspetto delle mani screpolate, dal l’unghie lunghe. Ma egli non l’odiava. Il caldo faceva cadere i petali del susino, i quali |4| si mescolavano ad alcuni ramicelli secchi in terra.

La madre venne a trovarlo. Ella aveva in mano un gior nale e gli occhiali. S’abbassò rapidamente su lui per acco modargli la sciarpa di lana avvolta sopra il colletto, e gli posò una mano su la fronte.

26 cercatore] agg. int. 28 esclamò lentamente,] da esclamò, con lenta- mente, agg. int. 30-31 Rispose … guardarlo.] da Ma egli non si poté volgere troppo a guardarlo; perché ancora la nuca era indolenzita. 34 Il giovinetto … perché,] spscr. a Vittorio non aveva fede, e quindi 35 – Sono guarito] da – Chi devo ringraziare? Io |3| sono guarito 40 si allontanò.]

asi allontanò. begli (agg. int.) si allontanò. cT (da lez. prec.) 25

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Vittorio l’allontanò, perché ogni contatto gli dava un peso insostenibile.

– Come ti senti? – Bene.

– Fa troppo fresco qui?

– No. Anzi questa lana mi scalda. Me la toglierei. – Lasciala stare. T’ho preparato la minestra. – Poca; perché non mi piace.

La signora Anna s’inquietò. Un poco le si arrossarono le pal- |5|pebre.

– Perché t’inquieti? Mi devo inquietare anch’io? – No. Sii buono.

– Leggimi qualche cosa.

– Ora no. Leggo per me. Ma sto qui.

Ella leggeva il romanzo dell’appendice. E Vittorio ricor dando alcune frasi viste di nascosto, ebbe il desiderio di leggerlo tutto. La signora Anna si pose sopra un tronco disteso. Le sue mani un poco piccole e grasse reggevano il giornale che le nascon- deva il viso. Ma ella, di quando in quando, dava un’occhiata al fi glio.

Ad un tratto egli disse:

– Vattene, mamma. Voglio stare solo. Ella si alzò e chiese con dolcezza: |6| – Ti tieni compagnia da te?

– Non lo so … Guardo la campagna. Ed arrossì d’un rossore febbrile.

Ella gli accarezzò i capelli sopra le tempia. – Come ti sono allungati! E gli baciò un orecchio. – M’hai assordito!

E la signora Anna allora si allontanò chiamando la sua serva Emilia.

56 minestra.] da minestrina. 57 Poca;] punto e virg. agg. 58 signora Anna] spscr. a madre 66 signora Anna] spscr. a madre 74-75 Ed … febbrile.] agg. sul rigo 77 ti … allungati!] su e spscr. a li hai lunghi! 79 signora Anna] spscr. a madre 79-80 la2 … Emilia.] da la sua donna Emilia, per fare

qualche cosa. 50 55 60 65 70 75 80