29.1. Tavola dei testimoni
MS (ACGV, Fondo Tozzi, 1-D-25/3)
Un manoscritto di 20 cartelle (mm 210 x 154), redatte con inchiostro
nero solo sul recto (in un solo caso si riscontra un segno a matita101), e
numerate sul verso 1 e 3-21; l’ultima, che riporta anche la data di stesura del racconto, «dicembre 1916», è ricavata da un foglio di carta intestata alla «Croce Rossa Italiana. Commissione Centrale di Propaganda» diviso a metà; la 1 invece non è utilizzata interamente, e dopo circa tre quarti di pagina una freccia indica che il testo prosegue sul foglio successivo.
Il documento è conservato in una cartellina (un foglio di mm 308 x 210 piegato a metà), su cui l’autore, a matita, ha annotato al centro della prima facciata il titolo «Una giovinetta», e in alto a sinistra la data di redazione, già indicata nel testo, «dicembre 1916». Più in basso, scritta sempre a matita, si legge un’indicazione di Emma: «mediocre».
29.2.-29.3. Vicende redazionali e datazione
Una giovinetta, novella composta nel dicembre del 1916 come segnala l’autore sull’ultima pagina del manoscritto, non ha avuto una vicenda redazionale particolarmente complessa. L’unico dato di rilievo riguarda la cartella 1, inserita successivamente, in sostituzio- ne di due fogli che in origine aprivano il racconto. A suggerirlo è soprattutto la numerazione irregolare 1, 3-21; e che non si tratta di un mero errore di conteggio, ma la spia di un intervento redaziona- le, lo dimostra il fatto che la prima pagina è utilizzata solo parzial- mente, come accade nei casi di fogli aggiunti in un secondo tempo, o comunque composti in momenti diversi da quelli della restante parte del testimone.
29.4. Vicende editoriali
Il racconto è stato pubblicato la prima volta in LN63, pp. 483-
489, e poi ristampato in LN88, pp. 426-431.
29.5. Differenze con l’edizione Vallecchi
RIGO PRESENTEEDIZIONE PAGINA LN88
rr. 151-152 la giovinetta non riesciva mai a tro- vare con quel che vedeva a pena escita di casa, una ragione
p. 430 la giovinetta non riesciva mai a tro-
vare, con quel che vedeva a pena escita di casa, una ragione
r. 157 Non avrebbe toccato niente senza
la conscienza di averne avuto il per- messo.
p. 430 Non avrebbe toccato niente senza
la coscienza di averne avuto il per- messo.
CXIV
r. 183 Passò gli ultimi giorni entro la limo-
naia, dov’ora tenevano sempre per lei una vecchia poltrona.
P. 431 Passò gli ultimi giorni entro la limo-
naia, dove ora tenevano sempre per lei una vecchia poltrona.
30. Contrasti
30.1. Tavola dei testimoni
MS (ACGV, Fondo Tozzi 1-D-23/a)
Un manoscritto di 20 cartelle (mm 210 x 157), redatte solo sul recto con inchiostro nero, e numerate a lapis sul verso. Descrivendo il testimone più nel dettaglio, è da segnalare che la cartella 3 è inizialmente vergata a penna
nera102, poi, per un breve passo, è dattiloscritta con macchina da scrivere
FAM ad inchiostro violetto103, e infi ne è ancora manoscritta (sempre a penna
nera); le cartelle 4 e 8, come si apprende visionandone il verso, sono ricava- te da fogli intestati alla «Croce Rossa Italiana» tagliati a metà; la 9 invece non è utilizzata completamente (rimane bianco uno spazio pari a due, tre righi), e una freccia indica che il testo prosegue sulla successiva.
Il testimone è conservato in una cartellina (un foglio di mm 213 x 310 piegato a metà), sulla cui prima facciata Tozzi ha segnato a lapis il titolo «Contrasti»; in alto al centro, invece, Emma, sempre a matita, ha annotato come possibile data di redazione del testo «1916?».
30.2. Vicende redazionali
La descrizione dell’unico testimone pervenuto lascia ipotizzare che Contrasti sia il frutto di un montaggio di tre diversi materiali, non necessariamente tutti appartenenti in origine al presente rac- conto.
Come già detto, nella cartella 9 la stesura del testo non procede fi no alla fi ne del foglio, ma si interrompe qualche rigo prima; un ap- posito rimando (una freccia nel caso specifi co) indica che il raccon- to prosegue sulla carta successiva. Tale frattura autorizza a credere che Tozzi alle attuali pagine 10-20 (le quali tuttavia non costituivano un materiale autonomo, ma erano certamente precedute da altri fogli) abbia aggiunto, in un secondo momento, le prime nove car- telle della novella. Che si tratti di due segmenti distinti lo dimostra il cambio del cognome della protagonista: Vettori nelle pagine 1-9 (ad eccezione di un caso, evidente lapsus calami, in cui compare la
102 Questa parte iniziale manoscritta con inchiostro nero si limita ad un solo
termine: «corrisposto.» (Contrasti, r. 21).
103 Si tratta del passo «Anzi … basta.» (Contrasti, rr. 22-23), cui segue a capo,
cassato a penna, «Ma io voglio ritrovarla, a tutti i costi. Io le dirò che ci» (Con- trasti, rr. 22-23, apparato).
CXV
forma Vittori), e Viti nelle successive 10-20104. Non siamo in grado
di comprendere se le cartelle 1-9 siano una riscrittura dell’originario incipit del racconto, o piuttosto delle pagine composte ex novo per creare, con dei materiali scartati da altri testi, un nuovo racconto: certo è che sono state scritte in un momento diverso da quello delle successive pagine 10-20.
All’interno del primo blocco di fogli, inoltre, si rintraccia an- che il terzo ed ultimo materiale di cui Tozzi si servì per la compo- sizione di Contrasti. Nella cartella 3 infatti si trova un breve passo dattiloscritto: ora, non è possibile che l’autore abbia deciso solo per poche frasi di abbandonare la stesura manoscritta, anche per- ché è noto che non era in grado di scrivere a macchina; semmai, la versione dattiloscritta era affi data ad Emma, la quale si limitava, più o meno, a copiare da un manoscritto autografo; ma anche in questo caso non è pensabile una trascrizione per un brano così breve. Dunque l’unica ipotesi concreta è quella che Tozzi avesse questo passo tra i suoi materiali, e abbia deciso di inserirlo in questo racconto.
Pertanto, in base ai dati raccolti, riteniamo di poter ricostruire la vicenda redazionale di Contrasti nel seguente modo: di un’ori- ginaria versione della novella sono state recuperate solo le cartelle 10-20; a queste sono state aggiunte le 1-9 (le ultime ad essere state composte); e all’interno di queste ultime è stato accolto un fram- mento, il breve passo dattiloscritto di pagina 3, in origine quasi certamente estraneo al presente racconto.
30.3. Datazione
Quanto detto per le diverse fasi di composizione della novella si ripercuote anche in sede di datazione.
L’unico elemento certo che si possiede in questo campo è il termine post quem relativo alle pagine 1-9: queste infatti, come di- mostrano le cartelle 4 e 8 ricavate da fogli intestati alla C.R.I., sono state redatte dopo il 31 agosto 1915. È altresì presumibile, ma non certo, che la loro stesura sia antecedente al 3 febbraio 1919, giorno in cui l’autore terminò il suo servizio militare. Per cercare di affi nare la data di redazione, non è inutile prendere in esame il cambio del cognome di Pasqua, che Tozzi effettuò nelle prime nove cartelle
104 Naturalmente abbiamo provveduto ad uniformare il cognome della pro-
tagonista, accogliendo la forma «Vettori», la quale, oltre ad evitare l’omonimia con Anselma Viti di Una giovinetta, corrisponde maggiormente all’ultima vo- lontà dell’autore, essendo attestata nelle pagine scritte più recentemente.
CXVI
del racconto: Vettori, e non più Viti, come si registra nel secondo segmento testuale (pagine 10-20). Ebbene, Viti è anche il cognome di Anselma, la protagonista di Una giovinetta, novella scritta sicura- mente nel dicembre del 1916 (datazione autografa sul manoscritto): sicché una congettura non inverosimile suggerisce che l’autore si sia risolto a cambiare il cognome di Pasqua per evitare l’omonimia con il personaggio dell’altro racconto. Di conseguenza è lecito collocare la stesura di Contrasti, limitatamente alle cartelle 1-9, successiva- mente al dicembre 1916. Se poi si dà credito anche all’appunto dub- bioso di Emma sulla cartellina che raccoglie il manoscritto, «1916?», ci si può esporre in una datazione che collochi il racconto non molto tempo dopo Una giovinetta: ovvero nella prima metà del ’17, o addirittura negli ultimi giorni del 1916.
Termine ante quem che vale naturalmente anche per le tre ri- ghe dattiloscritte della cartella 3, cronologicamente anteriori alle prime nove pagine. Di questo breve lacerto inoltre si può anche affi - nare ulteriormente la datazione (il termine post quem): la macchina da scrivere con cui è stato composto è quella da noi denominata
FAM, attestata nei dattiloscritti tozziani solo a partire dal 1914.
Discorso inverso a quello appena affrontato per le carte 1-9 deve essere effettuato invece per le 10-20. In questo caso infatti è proprio l’omonimia con Anselma e Quirino Viti a far pensare che queste pagine siano state scritte prima di Una giovinetta, ovvero prima del dicembre 1916. Tuttavia uno stile ormai distante dal registro aulico del Tozzi prima maniera scoraggia anche per que- sta sezione del racconto una datazione troppo alta, suggerendo il ’14 come possibile termine post quem (si notino le occorrenze di “escire” / “riescire”105, attestatosi solo nel ’14, e di “doventare” e
“ridoventare”106, entrati stabilmente nel lessico dell’autore più o
meno nel ’16).
30.4. Vicende editoriali
Il racconto è stato pubblicato la prima volta in LN63, pp. 409-
416, e poi ristampato in LN88, pp. 361-367.
105 Si fa riferimento alle seguenti citazioni: «non le riesciva a star ferma» (Con-
trasti, r. 71); «non mi riesciva a cominciare» (Contrasti, r. 91); «le dispense del- le Lotte civili del De Amicis, che appunto escivano in quei giorni» (Contrasti, r. 132); «mi aspettavo di riescire a farmi corrispondere» (Contrasti, r. 144); «non riescii a niente» (Contrasti, r. 153).
106 Cfr. le seguenti citazioni: «è come una bolla di sapone ridoventata acqua tor-
CXVII
30.5. Differenze con l’edizione Vallecchi
RIGO PRESENTEEDIZIONE PAGINA LN88
r. 24 Quando si ama in vece, ci sono den-
tro di noi molte altre cose
p. 361 Quando si ama, in vece, ci sono
dentro di noi molte altre cose
rr. 31-32 Mentre vi sono altri giorni così pieni
di miseria! / Ma non tutti gli amori hanno un ricordo dolce.
p. 362 Mentre vi sono altri giorni così pie-
ni di miseria! Ma non tutti gli amori hanno un ricordo dolce.
rr. 40-41 Farò conto d’essere io quel mio
amico. / Quand’ero ancora studente m’incaricarono,
p. 362 Farò conto d’essere io quel mio
amico. / / Quand’ero ancora studente m’incaricarono,
rr. 74-79 Era pallida, con i capelli nerissimi:
gli occhi le luccicavano. / Risposi: / – Sia sicura, signorina. Io le voglio bene da vero. / E mi misi, senza vo- lere, una mano dalla parte del cuo- re. / – Io penso che non c’intende- remo. / E sorrise ironicamente, ma con dolcezza.
p. 363 Era pallida, con i capelli nerissimi:
gli occhi le luccicavano. Risposi: / – Sia sicura, signorina. Io le voglio bene da vero. – E mi misi, senza vo- lere, una mano dalla parte del cuo- re. / – Io penso che non c’intende- remo. – E sorrise ironicamente, ma con dolcezza.
r. 96 non riconoscesse la giustezza delle
mie idee, che allora erano note a tutta l’università.
p. 363 non riconoscesse la giustezza delle
mie idee, che in quel tempo erano note a tutta l’università.
rr. 183-184 al socialismo non ci credo. Può dar- si. O, forse, perché ella non mi ria- mò mai, e m’impedì che il mio sen- timento giungesse fi no a lei?
p. 366 al socialismo non ci credo. O, forse,
perché ella non mi riamò mai, e im- pedì che il mio sentimento giunges- se fi no a lei?
rr. 230-233 E né meno lei vorrebbe. / Il mio ami- co è un avvocato molto intelligente e si occupa di psicologia. / La storia del suo amore mi dà il desiderio di trovare una donna,
p. 367 E né meno lei vorrebbe. / / Il mio
amico è un avvocato molto intelli- gente e si occupa di psicologia. La storia del suo amore mi dà il desi- derio di trovare una donna,