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24.1. Tavola dei testimoni

MS (ACGV, Fondo Tozzi, 1-D-14/10)

Un manoscritto di 25 cartelle (mm 210 x 157), redatte a penna nera solo sul recto, e numerate a matita, nell’angolo in alto a destra, da Glauco. Uno dei 25 fogli è stato aggiunto successivamente: pertanto in questa sede le carte verranno numerate 1-24, con 15bis da inserire all’interno della 15. L’ultima pagina è datata «novembre 1914» e fi rmata «F. Tozzi».

Il testimone è conservato in una custodia di cartoncino marrone (un fo- glio di mm 221 x 332 piegato a metà), su cui l’autore ha segnato al centro della prima facciata, con inchiostro viola, il titolo «Lo zio povero»; nell’an- golo in alto a destra è annotato, a matita viola, «10». Sotto il titolo, invece, a lapis Emma ha appuntato «(Pecorile)» e «interessante». Sulla terza facciata, ancora Emma ha scritto con penna viola, in bella ed elegante grafi a, «Il mu- sicomane»: il che dimostra che la cartellina era stata precedentemente usata per un altro racconto.

24.2.-24.3. Vicende redazionali e datazione

Il manoscritto, datato dall’autore «novembre 1914», non presen- ta guasti testuali, né lascia supporre signifi cativi passaggi redaziona- li (l’unica nota di rilievo è l’aggiunta della cartella 15bis all’interno della 15).

Semmai è da segnalare, riprendendo l’attenta ricostruzione di Tellini, che alcuni brani del racconto furono utilizzati per la reda- zione di Nelle crete, breve frammento in prosa, pubblicato postumo nella rivista senese «La Diana»76, di cui, nel Fondo Tozzi, sono custo-

diti due dattiloscritti identici (3 cartelle di mm 298 x 204, non nume- rate, redatte solo sul recto con macchina da scrivere GAL e inchiostro

violetto, e corrette da Emma a penna nera). È diffi cile comprendere se questo breve frammento sia stato ottenuto estrapolando alcu- ni brani dall’inedito racconto, oppure se Lo zio povero, e questa è

76 Cfr. F. Tozzi, Nelle crete, «La Diana», I, 2, 1926, pp. 82-84; sullo stesso numero

furono pubblicati anche dei Sonetti (pp. 85-87) e un intervento di Piero Miscia- telli, In memoria di Federigo Tozzi (pp. 77-81).

XCVII

l’ipotesi di Tellini77, sia un ampliamento narrativo di Nelle crete; in

quest’ultimo caso le due redazioni sarebbero molto ravvicinate, dato che la prosa è dattiloscritta con macchina da scrivere GAL, attestata

solo dall’agosto del ’14. Anche un’analisi mirata dei testimoni, infi - ne, non offre indicazioni decisive: infatti così come sul manoscritto del racconto, in corrispondenza dei passi che compaiono anche in Nelle crete, non vi sono segni o appunti autografi 78, allo stesso modo

i due dattiloscritti presentano solo poche correzioni, tutte peraltro di mano di Emma.

24.4. Vicende editoriali

Lo zio povero è stato pubblicato la prima volta in LN63, pp. 359-

366, e poi ristampato in LN88, pp. 317-323.

24.5. Differenze con l’edizione Vallecchi

RIGO PRESENTEEDIZIONE PAGINA LN88

rr. 24-25 gli aveva fatto comodo anche per

menare, dalla fi era a casa, un porcel- lino oppure una pecora. / Quando mi vedeva si alzava, guardandomi fi sso;

p. 317 gli aveva fatto comodo anche per

menare, dalla fi era a casa, un por- cellino oppure una pecora. Quando mi vedeva si alzava, guardandomi fi sso;

r. 32 Io, se lo rimproveravo, non s’arri-

schiava più ad alzare la testa.

p. 318 Se io lo rimproveravo, non s’arri-

schiava più ad alzare la testa.

r. 38 almeno in cinque banche avevo per

ognuna più d’una cambiale. Glie- l’avrei anche detto,

p. 318 almeno in cinque banche avevo per

ognuna più d’una cambiale. / Glie- l’avrei anche detto,

r. 42 egli, quando tornò, né meno s’era

ricordato che glielo avevo detto.

p. 318 egli, quando ritornò, né meno s’era

ricordato che glielo avevo detto.

r. 47 le potano bene di certo: perché do-

vrebbero potartele male?

p. 318 le potano bene di certo: perché do-

vrebbero potarle male?

77 Scrive Tellini: «questo testo [Nelle crete] risulta ricuperato in funzione narrati-

va dall’autore e utilizzato come nucleo originario, come matrice di partenza per la tessitura, opportunamente bilanciata e integrata, di una novella» (G. Tellini, Tozzi e la composizione della novella, in Id., L’avventura di Malombra e altri saggi, Roma, Bulzoni, 1973, p. 136).

78 I passi riutilizzati sono i seguenti: «Non io … guardavo.» (rr. 1-5); «Il mio

podere era … capanna;» (rr. 66-70); «l’aia non c’era … senza acqua.» (rr. 70-76); «Le mie stanze … pecore.» (rr. 76-77); «La strada provinciale … tese nei fi eni.» (rr. 78-90); «E siccome … che sparano!» (rr. 94-104); «E pure, nei giorni … amor proprio.» (rr. 133-137); «Io avevo, allora … bara. Ma» (rr. 142-176); «non volevo più vendere … a star solo» (rr. 240-244). Tuttavia anche per questi brani la ver- sione che si legge in Nelle crete presenta alcune varianti rispetto alla lezione de Lo zio povero: per queste cfr. ancora il dettagliato intervento di Tellini (ivi, in particolare pp. 137-148).

XCVIII

rr. 67-68 in un poggio fatto in un modo che di

lassù non si vedevano altre case. La mia era sopra un crepaccio,

p. 319 in un poggio fatto in un modo che di

lassù non si vedevano altre case. / La mia era sopra un crepaccio,

rr. 75-76 Il pozzo c’era, ma quasi sempre

senz’acqua. Le mie stanze erano ac- canto a quelle del contadino;

p. 319 Il pozzo c’era, ma quasi sempre

senz’acqua. / Le mie stanze erano accanto a quelle del contadino;

r. 79 La strada provinciale, che sale da’

Colli di Malamerenda verso Siena la vedevo a pena.

p. 319 La strada provinciale, che sale da’

Colli di Malamerenda verso Siena, la vedevo a pena.

r. 81 un gregge risaliva i greppi e si span-

deva giù nel mio campo. Mandavo a corsa il fi gliolo del contadino

p. 319 un gregge risaliva i greppi e si span-

deva giù nel mio campo. / Mandavo a corsa il fi gliolo del contadino

r. 89 io non movevo più gli occhi dal pun-

to dove erano andate. Il mio conta- dino le prendeva col fucile o con le trappole tese nei fi eni.

p. 319 io non movevo più gli occhi dal pun-

to dove erano andate. / Il mio conta- dino le prendeva col fucile o con le trappole tese nei fi eni.

r. 103 Quante volte ho provato quella sen-

sazione che si deve provare

p. 320 Quante volte ho avuta quella sensa- zione che si deve provare

r. 140 Lo diceva anche lui. Ed io ci avevo

fatto così la mente, che mi pareva una cosa già stabilita.

p. 321 Lo diceva anche lui. / Ed io ci avevo

fatto così la mente, che mi pareva una cosa già stabilita.

rr. 151-152 mentre si pensa a qualche altra co- sa. Il mangiare me lo preparava la fi gliola del contadino,

p. 321 mentre si pensa a qualche altra co-

sa. / Il mangiare me lo preparava la fi gliola del contadino,

r. 234 ormai, non volevo perdere più tem-

po. Egli mi promise di occuparsene.

p. 323 ormai, non volevo perdere più tempo.

/ Egli mi promise di occuparsene.

r. 238 che ci avrei trovato senza né meno

un conoscente,

p. 324 che ci avrei trovato, senza né meno

un conoscente,