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21.1. Tavola dei testimoni

MS (AdN, Varia)

Un manoscritto di 26 cartelle (mm 210 x 154), redatte solo sul recto con

inchiostro nero (ad eccezione di alcune varianti a matita viola72 e di un re-

fuso emendato a matita da mano non identifi cabile73), e numerate sul verso

a lapis. L’ultima pagina è datata «Novembre 1914» («Novembre» ricavato da «Ottobre») e fi rmata «F. Tozzi».

Il documento è conservato in una cartellina di cartoncino marrone (un foglio di mm 216 x 325 piegato a metà), sulla cui prima facciata l’autore ha annotato, a matita viola, il titolo «Una polmonite» (al centro) e la cifra «2» (in alto a destra); e a lapis la data «Novembre 1914» (in alto a sinistra; poco più in basso, sempre a matita, c’è una parola cassata illeggibile). Sulla terza facciata, ancora a lapis, Tozzi ha segnato «I» (sul margine superiore) e «Tevere» (al centro della pagina); entrambi gli appunti sono stati poi cassati con la matita blu; ad ogni modo è evidente che la custodia inizialmente era servita per un altro scritto.

DS (ACGV, Fondo Tozzi 1-B-2/3)

Un dattiloscritto di 10 cartelle (mm 310 x 212), redatte solo sul recto con macchina da scrivere GAL ad inchiostro celeste, e correzioni autografe, tutte vergate a penna nera. È di Glauco invece la numerazione (a penna nera) inserita in alto a destra. Sempre Glauco, ancora a penna nera, sulla prima pagina ha aggiunto il titolo «Una polmonite», mentre sull’ultima ha riportato la data di redazione del racconto, già segnata dall’autore su MS: «Novembre 1914»; inoltre sul verso dell’ultimo foglio, a matita, ha annotato il titolo «Una polmonite», e più in basso l’indicazione «[correzioni autografe]».

Altri documenti

Nel Fondo Tozzi è conservato anche un altro dattiloscritto di 10 cartelle (mm 280 x 212), redatte solo sul recto con inchiostro blu, e in alto a sinistra numerate a matita 1-10; a questa numerazione se ne affi anca un’altra (sem- pre a matita) che procede da 9 a 18 (probabilmente inserita al momento di mandare il testo alle stampe nel 1946). Le correzioni, tutte di Glauco, sono sempre vergate a penna nera, e si limitano per lo più a eliminare refusi (tra l’altro sull’ultima pagina viene riportata anche la data «Novembre 1914»). Di questo documento, senza dubbio postumo, non si terrà chiaramente conto.

72 Cfr. Una polmonite, rr. 167 e 209-210 (apparato), a cui sono da aggiungere

anche delle sottolineature tracciate a matita viola: cfr. Una polmonite, rr. 28-29, 207, 281 e 282 (apparato).

73 L’autore aveva erroneamente scritto «Come a fatto a pigliarsela» (cfr. Una

polmonite, r. 203); l’errore comunque è stato tramandato anche in DS, dove è

XC

21.2.-21.3. Vicende redazionali e datazione

I documenti a disposizione permettono di ricostruire la vicenda redazionale di Una polmonite in maniera abbastanza circostanziata. È presumibile infatti che la redazione manoscritta risalga all’ottobre del ’14, mentre il lavoro di revisione al mese successivo: questa con- gettura spiegherebbe perché sull’ultima pagina del testimone l’auto- re è intervenuto a modifi care la datazione già inserita (correggendo appunto «Ottobre» con «Novembre»). In ogni caso è certo che di questa versione autografa (MS) Emma preparò una copia dattiloscrit-

ta (DS), che poi l’autore si preoccupò di rivedere, senza però appor-

tarvi sostanziali modifi che. Anche questa seconda fase redazionale dovrebbe collocarsi alla fi ne del 1914, e comunque, secondo una consuetudine tipica dell’offi cina tozziana, in un periodo non molto successivo alla stesura manoscritta.

21.4. Vicende editoriali

Una polmonite ebbe la sua prima edizione in IM46, pp. 19-28,

dove venne pubblicata come terza novella; a p. 21 di questa edi- zione è riprodotto un disegno di Ottone Rosai, in cui è raffi gurata una via alberata; sotto l’illustrazione compare la seguente citazione: «In fondo a via Aretina la luce del sole veniva avanti». Il racconto è stato poi inserito in LN63, pp. 350-358, e infi ne ristampato in LN88,

pp. 309-316.

21.5. Differenze con l’edizione Vallecchi

RIGO PRESENTEEDIZIONE PAGINA LN88

r. 9 Accesi mezza sigaretta che m’era

rimasta della sera avanti e la fumai quantunque il fumo mi bruciasse gli occhi.

p. 309 Accesi mezza sigaretta che m’era

rimasta della sera avanti, e la fumai quantunque il fumo mi bruciasse gli occhi.

rr. 14-15 come una festa allegra, spandendo-

si sui marciapiedi. / La montagna, in fondo in fondo, serena, quasi bril- lante;

p. 309 come una festa allegra, spandendo-

si sui marciapiedi. La montagna, in fondo in fondo, serena, quasi bril- lante;

r. 20 Non si sa perché certe cose riman-

gono in mente!

p. 309 Non si sa perché certe cose riman-

gano in mente!

r. 24 mio suocero, maestro d’una delle

bande militari, allora a Firenze, il quale aveva pensato a tutti i lunghi preparativi,

p. 309 mio suocero, maestro d’una delle

bande militari allora a Firenze, il quale aveva pensato a tutti i lunghi preparativi,

r. 39 E, per provarmene un altro mi feci

aiutare dalla mia zia,

p. 310 E, per provarmene un altro, mi feci

aiutare dalla mia zia,

r. 45 Prima d’aprir bocca, voglio pensar

bene. Dio mio!

p. 310 Prima d’aprir bocca, voglio pensar

bene; Dio mio!

r. 49 Per fortuna, riuscì a mettermi subito

il colletto.

p. 310 Per fortuna, riescì a mettermi subito

il colletto.

XCI

r. 64 Non m’aveva né meno detto bene

se andava prima in casa del mio suocero

p. 310 Non m’aveva né men detto bene se

andava prima in casa del mio suo- cero

r. 68 Mi guardai allo specchio, e credet-

ti di non aver nessuna fi sonomia. Chissà perché!

p. 311 Mi guardai allo specchio, e credetti

di non aver nessuna fi sonomia. Chi sa perché!

r. 75 “Scommetto che la mia zia, oggi, a

tavola piange, e regala a Gabriella tutti i suoi gioielli vecchi.

p. 311 “Scommetto che la mia zia, oggi, a

tavola piange, e regala a Gabriella tutti i suoi vecchi gioielli.

r. 88 Compivo un atto, senza né meno

preoccuparmi di comprenderlo be- ne;

p. 311 Compievo un atto, senza né meno

preoccuparmi di comprenderlo be- ne;

r. 94 Mentre spazzolavo la giubba, prima

d’infi larmela, suona il campanello.

p. 311 Mentre spazzolo la giubba, prima

d’infi larmela, suona il campanello.

r. 96 - È Tebaldo! Vai ad aprire. p. 311 - È Tebaldo! Andate ad aprire.

r. 98 - Vai ad aprire, zia! p. 311 - Andate ad aprire, zia!

r. 123 m’era impossibile di arrabbiarmi

come alle prime parole di lui avevo creduto.

p. 312 m’era impossibile arrabbiarmi co-

me alle prime parole di lui avevo creduto.

r. 129 - E ora? - Disse la zia. p. 312 - E ora? – disse la zia.

r. 130 - Ora, andremo a vedere. Vuol veni-

re con noi? – Dissi al soldato.

p. 312 - Ora, andremo a vedere. Vuol veni-

re con noi? – dissi al soldato. rr. 135-136 - Anch’io ero tra gli invitati! / Sic-

come mio suocero stava in Via Ro- mana,

p. 312 - Anch’io ero tra gli invitati! / / Sic-

come mio suocero stava in Via Ro- mana,

r. 139 ci fece passare da Santa Maria No-

vella; e noi, tutti e tre ce ne accor- gemmo soltanto attraversando il ponte.

p. 312 ci fece passare da Santa Maria

Novella; e noi, tutti e tre, ce ne ac- corgemmo soltanto attraversato il ponte.

r. 142 Ma guardando la zia e il soldato, ca-

pii che li avrei fatti stupire.

p. 313 Ma, guardando la zia e il soldato,

capii che li avrei fatti stupire.

r. 147 Gabriella mi aspettava, alla fi nestra. p. 313 Gabriella m’aspettava, alla fi nestra.

rr. 155-156 - È una polmonite doppia! / Urlò, ac- correndo dinanzi a me,

p. 313 - È una polmonite doppia! – urlò, ac-

correndo dinanzi a me,

r. 161 - E a te? Chiesi, con la voce agitata. p. 313 - E a te? – chiesi, con la voce agitata.

rr. 166-167 stemmo un poco insieme, così, ane- lanti, sentendo il nostro respiro

p. 313 stemmo un poco insieme, così, ane-

lanti; sentendo il nostro respiro rr. 204-205 - Come ho fatto? / Rispose mio suo-

cero.

p. 314 - Come ho fatto? – rispose mio suo-

cero. rr. 206-207 - Iermattina andò lontano con tutto

il reggimento. / Disse Gabriella;

p. 314 - Iermattina andò lontano con tutto

il reggimento – disse Gabriella;

r. 218 - Senti a che pensa! - Esclamò la mia

suocera;

p. 315 - Senti a che pensa! – esclamò la mia

suocera;

r. 233 Gabriella lesta mi trasse a sé e mi

baciò un orecchio.

p. 315 Gabriella, lesta, mi trasse a sé e mi

baciò un orecchio. rr. 234-235 Allora vedemmo il soldato, che cer-

cava di andarsene senza darci fa- stidio. Ma, non essendogli riuscito, confuso, batté una testata nell’uscio dell’altra stanza.

p. 315 Allora, vedemmo il soldato, che

cercava di andarsene senza darci fa- stidio. Ma, non essendogli riescito, confuso, batté una testata nell’uscio dell’altra stanza.

XCII

r. 242 volevo risponderle: «Ma se oggi era

lo sposalizio!» Ma Gabriella, veden- do la mia espressione, mi disse

p. 315 volevo risponderle: «Ma se oggi era

lo sposalizio!» / Ma Gabriella, veden- do la mia espressione, mi disse

r. 248 Quasi con disgusto lo salutai dal-

l’uscio, annoiato e senza voglia di dirgli niente.

p. 315 Quasi con disgusto, lo salutai dal-

l’uscio, annoiato, e senza voglia di dirgli niente.

r. 251 E se io avessi voluto sposare lo stes-

so?» Gabriella mi stringeva una ma- no, per accarezzarmi,

p. 315 E se io avessi voluto sposare lo stes-

so?» Ma Gabriella mi stringeva una mano, per accarezzarmi,

r. 255 s’erano già accomodati a prendere

le cose com’erano venute.

p. 316 s’erano già accomodati a prender le

cose com’erano venute.

r. 262 Salutai tutti e mi allontanai, tornan-

do in salotto;

p. 316 Salutai tutti, e mi allontanai, tornan-

do in salotto;

r. 264 Detti un’occhiata alla fi nestra e vidi

ch’era una bella giornata da vero.

p. 316 Detti un’occhiata alla fi nestra, e vidi

ch’era una bella giornata da vero.

r. 267 Un fruttivendolo gridò, un altro dis-

se una bestemmia; e mi parve così strano d’udirli!

p. 316 Un fruttivendolo gridò, un altro dis-

se una bestemmia; e mi parve così strano di udirli!

r. 271 Le sue trecce nere, allentate, perché

non aveva né meno fi nito di mettersi le forcelle,

p. 316 Le sue trecce nere, allentate, perché

non aveva né men fi nito di mettersi le forcelle,

rr. 275-276 In vece di baciarmi, mi dette la ma- no. / Io, rimessomi dalla confusione che mi avevano attaccata, andai a fare un lungo giro

p. 316 In vece di baciarmi, mi dette la ma-

no. Io, rimessomi dalla confusione che mi avevano attaccata, andai a fare un lungo giro

rr. 278-279 Poi, invece che a casa, andai a trat- toria. / Dopo mangiato, mi sentii meglio;

p. 316 Poi, in vece che a casa, andai a

trattoria. Dopo mangiato, mi sentii meglio;

r. 282 il rimanente della giornata con lei,

preso da un’incoercibile sensualità,

p. 316 il rimanente della giornata con lei;

preso da un’incoercibile sensualità,

22. Un epilettico

22.1. Tavola dei testimoni

MS (ACGV, Fondo Tozzi, 1-D-24/3)

Un manoscritto di 20 cartelle (mm 207 x 154), redatte solo sul recto a

penna nera (ad eccezione di una correzione a matita viola74), e numerate sul

verso a matita da mano non identifi cabile. L’ultima pagina è fi rmata «F. Tozzi» e datata «novembre 1914». Sul verso della cartella 2 vi è un abbozzo di un disegno: un volto, di cui sono stati tratteggiati solo i contorni della testa.

Il documento è conservato in una cartellina di cartoncino marrone (un foglio di mm 220 x 333 piegato a metà), sulla cui prima facciata, al centro, l’autore ha segnato con inchiostro viola il titolo «Un epilettico»; nell’ango- lo in alto a destra, a matita viola, è annotato «8», mentre in alto a sinistra Emma Palagi ha riportato a matita la data di redazione del testo «Roma

XCIII

1914» e l’indicazione «Inedita»; la stessa Emma, in basso, ha scritto «buona» (sempre a matita). La cartellina originariamente conteneva un’altra opera: sulla terza facciata, infatti, al centro l’autore aveva inserito a matita, e con la stessa cassato, il titolo «L’erbaiola», del tutto inconciliabile con il contenuto della presente novella; più in alto, ancora a matita, compare l’indicazione «VIII», mentre sul margine inferiore Tozzi, a penna nera, aveva annotato «adoprata»; segnalazione a cui è stato aggiunto un punto interrogativo (a matita), prima di essere defi nitivamente cassata (anche questo intervento è a matita).

22.2.-22.3. Vicende redazionali e datazione

Il manoscritto di Un epilettico, datato dall’autore stesso «no- vembre 1914», presenta una redazione del testo molto lineare e non travagliata, priva di aggiunte o soppressioni particolarmente signifi - cative, e con correzioni per lo più immediate e formali; sicché, fatta eccezione per la piccola variante vergata a matita viola già segna- lata nella Tavola dei testimoni (inserita sicuramente in un secondo momento), è ipotizzabile che il racconto non sia stato sottoposto a revisione dopo la sua prima e unica stesura.

22.4. Vicende editoriali

Il racconto è stato pubblicato la prima volta in LN63, pp. 331-

338, e poi ristampato in LN88, pp. 293-299.

22.5. Differenze con l’edizione Vallecchi

RIGO PRESENTEEDIZIONE PAGINA LN88

r. 11 Armando Rocchi, sedendosi quasi

accanto a lei la guardò con curio- sità.

p. 293 Armando Rocchi, sedendosi quasi

accanto a lei, la guardò con curio- sità.

rr. 17-18 già aveva salutato Augusta quando

era andata ad aprire l’uscio delle scale. / Gigi, senza dirgli niente,

p. 293 già aveva salutato Augusta quando

era andata ad aprire l’uscio delle scale. Gigi, senza dirgli niente,

rr. 30-31 del resto tutto il suo capo faceva

pensare ad un uovo con la punta più piccola in giù. / Sedutosi, alzò il dito verso la fi nestra:

p. 294 del resto tutto il suo capo faceva

pensare ad un uovo con la punta più piccola in giù. Sedutosi, alzò il dito verso la fi nestra:

rr. 36-38 – Sarà freddo. – Disse la moglie.

– Che ne dice lei, signor Armando? / Ma Gigi mosse la testa per far capire che non voleva.

p. 294 – Sarà freddo – disse la moglie.

– Che ne dice lei, signor Armando? – Ma Gigi mosse la testa per far ca- pire che non voleva.

r. 39 – È vero che oggi è meno pallido?

– Chiese la signora Augusta ad Ar- mando.

p. 294 – È vero che oggi è meno pallido?

– chiese la signora Augusta ad Ar- mando.

rr. 55-56 – Non insista: tanto è inutile. / Disse

la sorella;

p. 294 – Non insista: tanto è inutile – disse

la sorella;

rr. 60-61 – Oh, no! Ma che le pare! Non ci sa-

rebbe male! / Egli disse.

p. 294 – Oh, no! Ma che le pare! Non ci sa-

XCIV

r. 84 sperava di vincere uno dei concorsi

ch’erano per aprirsi dentro quell’an- no.

p. 295 sperava di vincere uno dei concorsi

che erano per aprirsi dentro quel- l’anno.

r. 103 Per quindici anni questa vita era sta-

ta sempre la stessa.

p. 295 Per quindici anni questa vita era

sempre stata la stessa.

r. 116 e allora con una mano s’asciugava

gli occhi

p. 296 e allora con una mano si asciugava

gli occhi

r. 137 Talvolta, s’imbrogliava perché gli

s’annebbiava la vista;

p. 296 Talvolta, s’imbrogliava perché le

s’annebbiava la vista;

r. 143 Ora Gigi, quando Augusta era nel-

l’altre stanze per le faccende, la guardava fi sso

p. 297 Ora Gigi, quando Augusta era nelle

altre stanze per le faccende, la guar- dava fi sso

r. 147 senza mai annoiarsi perché, dopo

studiato aveva bisogno di riposare;

p. 297 senza mai annoiarsi perché, dopo

studiato, aveva bisogno di riposare; rr. 159-160 – È così, oggi, voglio che lei giochi

con me a dama! / Riprese egli.

p. 297 – E così, oggi, voglio che lei giochi

con me a dama! – riprese egli. rr. 199-200 Il malato dimagrava e ingialliva, ed

era impossibile parlarci. / Tutt’al più, guardatesi le mani come se intorno a lui non ci fosse nessuno, escla- mava:

p. 298 Il malato dimagrava e ingialliva, ed

era impossibile parlarci. Tutt’al più, guardatesi le mani come se intorno a lui non ci fosse nessuno, escla- mava:

r. 224 Un altro lumino bruciava al croci-

fi sso;

p. 299 Un altro lumino bruciava al croce-

fi sso;