46.1. Tavola dei testimoni
MS (ACGV, Fondo Tozzi 1-D-26/5)
Un manoscritto di 20 cartelle (mm 210 x 156), redatte solo sul recto con inchiostro nero, e correttamente numerate nell’angolo in alto a sinistra (tut- tavia l’indicazione numerica è inserita solo sulle cartelle 14 e 17-19; sulle altre è stata inserita, a penna nera, da Glauco).
Il manoscritto è conservato in una cartellina (un foglio bianco di mm 211 x 310 piegato a metà), su cui l’autore, al centro della prima facciata, ha indicato a matita il titolo «Una gobba»; sulla stessa pagina, in alto al centro, Emma, sempre a matita, ha annotato: «discreta-inedita».
46.2.-46.3. Vicende redazionali e datazione
La composizione del racconto, che ha avuto una stesura lineare e continua, dovrebbe collocarsi tra il 1914 e il 1917 circa. Il termine ante quem è offerto dall’esame grafologico, da cui si apprende che nelle sue 4 occorrenze la G maiuscola è scritta sempre in corsivo; quello post quem è suggerito dall’uso di “escire” / “riescire” (forma che inizia ad attestarsi nel ’14), presente per ben 9 volte nel testo169,
e in parte di “doventare”170, voce scarsamente rilevante nella prima
produzione tozziana. 46.4. Vicende editoriali
Il racconto è stato pubblicato la prima volta in LN63, pp. 529-
535, e poi ristampato in LN88, pp. 463-468.
46.5. Differenze con l’edizione Vallecchi
RIGO PRESENTEEDIZIONE PAGINA LN88
r. 8 pareva tutta vuota dinanzi. Gli erano
rimasti uno zio e la moglie di lui;
p. 463 pareva tutta vuota dinanzi. Le erano
rimasti uno zio e la moglie di lui;
169 In Una gobba la forma “escire” / “riescire” si riscontra nei seguenti casi:
«riesciva» (Una gobba, rr. 5, 18, 35, 42, 135, 151), «escire» (Una gobba, rr. 27 e 146), «escita» (Una gobba, r. 173).
170 Nel racconto si registrano due occorrenze: «doventava» (Una gobba, r. 135)
CLVII
rr. 44-45 senza né meno darle la mano. / El-
la tornava a casa camminando più rimpettita,
p. 464 senza né meno darle la mano. Ella
tornava a casa camminando più rimpettita,
rr. 67-68 aspettando che lo lasciasse salire in
casa. / Qualcuno passava; guardan- doli, per curiosità.
p. 465 aspettando che lo lasciasse salire in
casa. Qualcuno passava; guardando- li, per curiosità.
rr. 114-115 E voleva domandarle anche: / «Ha
veduto i miei fi ori dell’altra setti- mana?».
p. 466 E voleva domandarle anche: «Ha
veduto i miei fi ori dell’altra setti- mana?».
r. 117 l’altra non aveva più il coraggio
d’andarsene; e perciò esasperata sempre di più.
p. 466 l’altra non aveva più il coraggio
d’andarsene; e perciò era esasperata sempre di più.
r. 154 Ella allora s’innamorava quasi di tut-
ti i giovanotti;
p. 467 Ella allora s’innamorava di quasi tut-
ti i giovanotti;
r. 175 Egli, che masticava ancora, con
quelle sue guance gonfi e di lardo rosso, disse con una voce
p. 468 Egli, che masticava ancora, con
quelle sue guance gonfi e di lardo rosso, disse, con una voce
47. Aspasia
47.1. Tavola dei testimoni
MS (ACGV, Fondo Tozzi 1-D-23/c)
Un manoscritto di 9 cartelle (mm 210 x 156), redatte solo sul recto con penna nera, e numerate a matita rossa nell’angolo in alto a sinistra.
Il testimone è conservato in una cartellina (un foglio bianco di mm 155 x 220 piegato a metà, così da assumere dimensioni inferiori alle cartelle che raccoglie), sulla cui prima facciata Emma ha annotato, con inchiostro celeste, il titolo «Aspasia».
47.2. Vicende redazionali
L’analisi del manoscritto non rileva guasti testuali o passaggi redazionali particolarmente controversi, ad eccezione di un punto nella cartella 6. Qui infatti l’ultimo rigo171 è stato aggiunto succes-
sivamente sul margine inferiore (lo rivela inequivocabilmente una grafi a più piccola, e la scrittura in una sezione di foglio generalmen- te lasciato bianco). Poiché l’assenza di questo brano rende incom- prensibile il seguito del racconto, si deve ipotizzare una più com- plessa vicenda redazionale. Nello specifi co due sono le ipotesi che si possono avanzare. Nel primo caso si suppone che le cartelle 7-9 appartenessero ad un altro scritto (o ad una precedente versione di Aspasia) e siano state recuperate, per essere integrate con le iniziali
171 Si tratta del seguente brano: «Giù nella strada c’era un mendicante cieco,
CLVIII
1-6 (e dunque giunto a fi ne pagina 6, l’autore avrebbe rimpiccioli- to la grafi a e sfruttato anche il bordo inferiore, così da non dover prendere un nuovo foglio solo per un paio di righi). Oppure, ed è la seconda congettura, tra le attuali pagina 6 e pagina 7 c’era un altro segmento testuale, composto da almeno una cartella, poi soppresso e sostituito dagli attuali righi 58-59.
Più nebulosa è la questione del titolo, sulla cui autenticità non sentiamo di poterci esprimere con la stessa sicurezza di Glauco Toz- zi, il quale nelle Notizie sulle novelle sosteneva: «Il titolo, che non è autografo, è però probabilmente originario, apparendo su una fascetta di mano di Emma»172. Le nostre perplessità sono dettate dal
fatto che la cartellina in cui è conservato il manoscritto non presen- ta alcun segno autografo, cosicché viene mancare quell’elemento dirimente che vieti di considerare (o di poter considerare) tale do- cumento postumo. L’unica debole traccia è il colore dell’inchiostro con cui il titolo è stato scritto da Emma: ossia quel celeste che si attesta negli autografi tozziani solo nei mesi a cavallo tra il 1917 e il 1918. Si tratta di indizio molto esile. E tuttavia, duplicando un ragionamento già avanzato per Colleghi173, è l’unico elemento che
sbilancia una situazione di incertezza, e induce, sia pur con molta cautela e non senza esitazione, a ritenere il titolo Aspasia inserito prima della morte di Tozzi, e dunque corrispondente all’ultima vo- lontà dell’autore.
47.3. Datazione
Il racconto dovrebbe essere stato scritto tra il 1914 e il 1917. Il termine post quem è suggerito dalla non irrilevante occorrenza di “escire”/“riescire”174, e rinfrancato dall’attestazione di “doven-
tare”175, il cui uso non è riconducibile al primo Tozzi; quello ante
quem si ricava ricorrendo sia all’esame della grafi a (le 4 G maiusco- le sono tutte scritte in corsivo), sia all’analisi lessicale (è attestato, ad esempio, il dannunziano “imaginare”176, abbandonato nel ’18).
172 Tozzi, Notizie sulle novelle, cit., p. 926.
173 Anche in Colleghi il titolo è appuntato con inchiostro celeste su una «fascet-
ta» (di uguali dimensioni a quella che custodisce Aspasia) priva di segni auto- grafi ; tuttavia non è secondario che Colleghi sia redatto con lo stesso inchiostro con cui è annotato il titolo.
174 La forma è attestata per tre volte nel testo: «riesciva» (Aspasia, r. 13), «escire»
(Aspasia, r. 28), «riescisse» (Aspasia, r. 29).
175 Di questa voce si ha una solo occorrenza: «doventata» (Aspasia, r. 32). 176 Nel testo si incontrano «s’imaginava» (Aspasia, r. 21) e «s’imaginò» (Aspasia,
CLIX
47.4. Vicende editoriali
Il racconto è stato pubblicato la prima volta in LN63, pp. 536-
538, e poi ristampato in LN88, pp. 469-471.
47.5. Differenze con l’edizione Vallecchi
RIGO PRESENTEEDIZIONE PAGINA LN88
rr. 17-18 egli doveva sposarla, con le gambe
ridotte a quel modo? / Ne era spa- ventato
p. 469 egli doveva sposarla, con le gambe ri-
dotte a quel modo? Ne era spaventato
rr. 69-70 Quella voce! / Egli le dette la mano;
ma ora egli s’irritava
p. 470 Quella voce! Egli le dette la mano; ma
ora egli s’irritava