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31.1. Tavola dei testimoni

MS (ACGV, Fondo Tozzi 1-D-23/b)

Un manoscritto anepigrafo di 11 cartelle (mm 211 x 154), redatte solo sul recto con penna nera, e numerate sul verso, a lapis, quasi certamente da Glauco. Sul verso delle cartelle 1-6 e 11, ricavate da fogli intestati alla

«Croce Rossa Italiana»107 tagliati a metà, si leggono brani di una lettera non

datata e inviata dal «Presidente della Commissione Centrale di Propaganda»

all’«Egregio Sig. Direttore»108. Da un punto di vista redazionale è da ricorda-

107 L’intestazione completa è: «Croce Rossa Italiana / Commissione Centrale di

Propaganda»..

108 La lettera si componeva di due fogli, ed era indirizzata ai direttori dei quo-

tidiani per richiedere la più ampia diffusione possibile delle notizie inerenti la Croce Rossa; riunendo il verso delle cartelle 1-4 (sul verso dei fogli 5, 6 e 11 si ripetono spezzoni che si possono leggere nelle carte precedenti) si ricostruisce

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re che la pagina 6 è utilizzata solo parzialmente (per circa metà), dopodichè un apposito rimando (una freccia) indica che il testo prosegue sulla cartella successiva.

Il testimone è conservato in una cartellina (un foglio di mm 308 x 206 piegato a metà), non autografa, sulla cui prima facciata, a matita, Emma ha annotato «Abbozzo di novella» (al centro), «mediocre» (nell’angolo in alto a sinistra), e infi ne la possibile data di redazione del testo: «1916» (in alto a destra).

Altri documenti

Nel Fondo Tozzi esiste anche un breve estratto dattiloscritto (1 cartella, mm 310 x 211), postumo, redatto con macchina da scrivere GAL (inchiostro nero), probabilmente da Emma; è lei ad aver annotato a matita, sul margine inferiore del foglio, «Estratto che potrebbe essere per Persone / (Mandata a Zurigo luglio 1934)». Sullo stesso documento, tra «per gli orecchi.» e «Si comprò», Glauco ha segnato: il «punto del taglio effettuato da E.T.» (anche in questo caso l’appunto è scritto con il lapis).

31.2.-31.3. Vicende redazionali e datazione

Da un punto fi lologico, l’unico dato di rilievo, all’interno di un manoscritto privo di inserimenti testuali provenienti da redazioni precedenti o da altre opere, e con un numero abbastanza limitato di correzioni, è costituito dalla cartella 6: qui, come già segnalato nella

il testo completo della missiva: «Egregio sig. Direttore / Le necessità sempre crescenti del concorso fraterno che la Croce Rossa Italiana presta al nostro valorosissimo Esercito, hanno consigliato l’On. Presidente della Associazione, Conte Gian Giacomo della Somaglia, di formare una Commissione Centrale di propaganda [sic], perché faccia conoscere intensamente nel Paese l’opera e i fi ni dell’Istituto e gli ingenti mezzi fi nanziari che occorrono al pietoso compito. E questa ha istituito commissioni affi ni nelle città più importanti, e rivolge oggi appello a tutti i giornali italiani, con speranza che specialmente quelli delle Pro- vincie vogliano diventare collaboratori diretti e frequenti di questo alto dovere. / Bisogna che i cittadini si rendano sempre meglio conto dell’entità dei servizi ausiliari della Croce Rossa, sentano l’orgoglio di questa Associazione, cresciuta con le loro contribuzioni spontanee e con le loro prestazioni personali, e com- prendano la necessità e la utilità di alimentare il piccolo tesoro per renderlo proporzionato alle grandi fi nalità. / E perciò questa Commissione Centrale di propaganda [sic] ha formato accanto a sé anche un Uffi cio di Stampa, al quale danno volontario e generoso lavoro rappresentati di tutta la Stampa romana. L’Uffi cio assume, fra l’altro, di corrispondere con i periodici di tutte le città e d’inviare a ciascun giornale note e notizie originali e diverse, e noi la preghiamo di voler accogliere a volta a volta nel suo reputato Giornale. La preghiamo altre- sì di chiedere a questo nostro Uffi cio Stampa (Via delle Tre Cannelle 15, Roma) le informazioni, le indicazioni e il materiale che Ella e i suoi Colleghi desiderino sulla nostra Istituzione. / Creda al grato animo e all’ossequio mio e dei miei Colleghi. / IL PRESIDENTE / della Commissione Centrale di Propaganda».

CXIX

Tavola dei testimoni, la redazione si interrompe a metà pagina, per proseguire sulla successiva, a cui una vistosa freccia rinvia. Tuttavia non siamo in grado di comprendere se tale interruzione sia stata provocata da una riscrittura delle pagine iniziali, o semplicemente da fattori contingenti (dopo aver momentaneamente sospeso il lavo- ro, ad esempio, l’autore può aver continuato la stesura su un nuovo foglio, perché non aveva con sé la parte restante del racconto). È da rimarcare inoltre che il racconto è rimasto privo di titolo: si adotta in questa sede quello proposto da Glauco Tozzi in LN63.

Per quanto riguarda la datazione, si ricordi che sulla cartellina in cui è custodito il manoscritto Emma ha annotato «1916»: una da- tazione non smentita né dai sette fogli ricavati da carta intestata alla C.R.I., che impongono il 31 agosto 1915 come termine post quem, né dall’esame della grafi a, che induce a collocare il testo entro il 1917 (è scritta in corsivo l’unica G maiuscola che ricorre nel manoscritto). 31.4. Vicende editoriali

La novella è stata pubblicata la prima volta, con il titolo Ersilia e Pia, in LN63, pp. 423-426, e poi ristampata in LN88, pp. 374-376.

31.5. Differenze con l’edizione Vallecchi

RIGO PRESENTEEDIZIONE PAGINA LN88

rr. 25-26 – Io? / Chiede Pia, ridendo. p. 374 – Io? - chiede Pia, ridendo.

rr. 27-28 – Se non lo sai non importa. / Ed

esce.

p. 374 – Se non lo sai non importa. – Ed

esce.

rr. 64-65 mancava, del resto, a lei stessa la for-

za di rimproverarsi. / Per principio, la zia non doveva sapere niente;

p. 375 mancava, del resto, a lei stessa la for-

za di rimproverarsi. Per principio, la zia non doveva sapere niente;

r. 79 c’era caso di far venire fuori chi sa

quali questioni

p. 376 c’era caso di fare venire fuori chi sa

quali questioni

rr. 96-97 Saliva e scendeva dal marciapiedi per

non allentare il passo; e, perché non l’urtassero, si girava passando avanti

p. 376 Saliva e scendeva dal marciapiedi, per

non allentare il passo; e, perché non la urtassero, si girava passando avanti