51.2. Tavola dei testimoni
MS (ACGV, Fondo Tozzi 1-B-21/3)
Un manoscritto di 18 cartelle (mm 210 x 155), redatte con inchiostro ne- ro solo sul recto, e numerate in alto a sinistra a matita viola (ad eccezione di pagina 1 che è numerata con la stessa penna usata per la stesura del testo). Il titolo «Novella sentimentale» è aggiunto dall’autore, sempre a penna nera, sul margine superiore della cartella 1. Sul verso della cartella 18 si leggono dei calcoli matematici, appuntati da Tozzi a matita viola; con la stessa mati- ta, ai righi 120-121, è sottolineata la frase «per farsi confrontare».
DS (ACGV, Fondo Tozzi 1-B-21/3)
Un dattiloscritto di 8 cartelle (mm 301 x 223), redatte con macchina da scrivere FAM ad inchiostro violetto, correttamente numerate nell’angolo in alto a destra 2-8; sempre nello stesso angolo si legge la numerazione 75-82, postuma, inserita a lapis da Emma al momento di preparare RIC27. Le cor- rezioni sono state inserite sia dall’autore che da Emma; sono tutte a penna nera, ad eccezione di una, scritta da Emma con la matita viola (al rigo 28 «seppi» sostituisce la lezione del manoscritto «saprei»). Infi ne, sulla cartella 1, dove compare il titolo «NOVELLA SENTIMENTALE», Glauco, nell’angolo in alto a sinistra, ha segnato a penna rossa «ds. 1»; in quello in alto a destra, invece, Emma ha annotato «Inedita».
Altri documenti
Nel fascicolo 1-B-21/3 del Fondo Tozzi è custodito anche un altro datti- loscritto (8 cartelle di mm 301 x 223, redatte con inchiostro violetto), com-
CLXIX
posto con carta copiativa insieme a DS e a questo identico. Sul testimone compaiono le medesime correzioni che troviamo nell’altro dattiloscritto, ma inserite solo da Emma. Di quest’ultimo documento, naturalmente, non si terrà alcun conto, perché irrilevante ai fi ni della costituzione del testo. 51.2.-51.3. Vicende redazionali e datazione
La vicenda redazionale di Novella sentimentale è estremamente semplice e lineare: alla redazione di MS (una stesura unitaria e conti-
nua, priva di interpolazioni di brani provenienti da altre opere o da versione precedenti) è seguita la copia dattiloscritta, composta da Emma e corretta dall’autore.
La redazione del racconto si colloca tra il 1914 e il 1917. Il termine post quem è indicato dall’ambientazione romana, partico- larmente dettagliata (vengono citate «Via Due Macelli», «gli alberi del Quirinale», «Piazza del Popolo», «la strada del Babuino» che in MS
sostituisce «la strada di Belsiana», «Trinità dei Monti» «il Pincio», «via della Pilotta»), nonché dalle caratteristiche del dattiloscritto, redatto con la macchina da scrivere FAM, utilizzata da Tozzi solo a partire dal
’14; quello ante quem è imposto sia dalla grafi a che si riscontra nel manoscritto (nelle sue 4 occorrenze la G maiuscola è sempre in cor- sivo), sia dall’analisi lessicale: infatti nel racconto si attestano ancora le forme dannunziane «imagine»193 e «imaginato»194, abbandonate da
Tozzi alla fi ne del ’17.
Si potrebbe tentare di congetturare una datazione ancora più precisa affi dandosi a dati esterni. In base ad un appunto ritrovato sull’autografo di Una sbornia, e già ampiamente discusso nelle schede introduttive de La fame e de Il nonno e il nipote (alle quali si rimanda per una ricostruzione più completa), è probabile che nel gennaio del 1915, in vista di una pubblicazione sulla «Grande Illustrazione», Tozzi chiese alla moglie di copiare con la macchina da scrivere FAM alcune novelle; tra cui appunto Novella sentimen-
tale. Si tratta solo di una supposizione, che poggiando su un in- dizio alquanto labile non riesce a superare un livello meramente ipotetico, e dunque ad essere vincolante in sede di datazione. E tuttavia è una supposizione che non va accantonata del tutto, poi- ché non è escluso che in futuro possa ricevere decisive conferme da documenti (soprattutto di tipo epistolare) di cui oggi noi non disponiamo.
193 Si tratta di una lezione cassata; cfr. Novella sentimentale, r. 51 (apparato). 194 Novella sentimentale, rr. 87-88.
CLXX
51.4. Vicende editoriali
La novella è stata pubblicata la prima volta in RIC27, come terzo
racconto, alle pp. 113-126, poi inserita in LN63, pp. 588-594, e infi ne
ristampata in LN88, pp. 517-522.
51.5. Differenze con l’edizione Vallecchi
RIGO PRESENTEEDIZIONE PAGINA LN88
r. 3 un poco di vento che muoveva gli
alberi del Quirinale.
p. 517 un poco di vento che moveva gli al-
beri del Quirinale.
r. 5 era invece giallognola sotto un cielo
limpido, e luminoso: tutta la stra- da del Babuino fi no alla piazza era sparsa di trasparenze
p. 517 era invece giallognola sotto un cielo
limpido e luminoso: tutta la strada dal Babuino fi no alla piazza era sparsa di trasparenze
rr. 17-18 Saliva di continuo la gente su alla
chiesa della Trinità dei Monti. M’ap- poggiai alla balaustra e ascoltai quel- la musica
p. 517 Saliva di continuo la gente su alla
chiesa della Trinità dei Monti. Ro- ma era di un grigio pallido con certe sfumature violacee o rosee qua e là; mentre che i suoi colli intorno non erano più verdi. M’appoggiai alla ba- laustra e ascoltai quella musica
rr. 28-29 Non seppi precisamente a quel che
pensassi, forse a niente; o, forse, a cose lontane,
p. 518 Non saprei precisamente a quel che
pensassi, forse, a niente; o, forse, a cose lontane,
r. 34 A cinquant’anni mi fa l’effetto di
averle soltanto avvicinate
p. 518 A cinquant’anni, mi fa l’effetto di
averle soltanto avvicinate
r. 38 E ciò mi spaventa e mi umilia; ero
così poco sicuro di aver vissuto,
p. 518 E ciò mi spaventa e mi umilia. Ero
così poco sicuro di aver vissuto,
r. 47 io vorrei vivere in un’ora sola tutta
una vita. Così, non si vive;
p. 518 io vorrei vivere in un’ora sola tutta
una vita! Così, non si vive;
r. 75 io la sentivo ancora come una di
quell’arie, come un soffi o.
p. 519 io la sentivo ancora come una di
quelle arie, come un soffi o.
rr. 92-93 Intanto il cielo s’era fatto cinereo
e pallido, di un pallore silenzioso perché le rondini che, a stormi come tanti punti neri rapidissimi, lo attra- versavano in tutti i sensi,
p. 519 Intanto, il cielo s’era fatto cinereo e
pallido, di un pallore silenzioso per- ché le rondini, che a stormi, come tanti punti neri rapidissimi, lo attra- versavano in tutti i sensi,
r. 98 Da un giorno all’altro attraverso il
tempo, sentivo che io esistevo
p. 520 Da un giorno all’altro, attraverso il
tempo, sentivo che io esistevo
r. 118 ma tutte queste coppie quantunque
non mi turbassero, m’infastidiva- no;
p. 520 ma tutte queste coppie, quantunque
non mi turbassero, m’infastidiva- no;
r. 119 Sembrava che avendo indovinato il
mio sentimento di poco fa, venis- sero
p. 520 Sembrava che, avendo indovinato
il mio sentimento di poco fa, ve- nissero
rr. 124-126 anzi in alcuni punti, specie lungo il muricciolo la loro ombra era for- tissima. Esaminai il giovane, e, non so perché, mi fece l’effetto che non amasse sinceramente lei con il viso chiaro ma ombrato di capelli neri,
p. 520 anzi in alcuni punti, specie lungo
il muricciolo, la loro ombra era for- tissima. Esaminai il giovine, e, non so perché, mi fece l’effetto che non amasse sinceramente lei, con il viso chiaro ma ombrato di capelli neri,
CLXXI
r. 132 La giovane camminava tutta appog-
giata a lui:
p. 520 La giovine camminava tutta appog-
giata a lui: rr. 134-136 Guardai verso le altre coppie, e poi
la tazza della fontana: niente della vi- ta di Roma veniva a turbarmi, tutt’al più la quiete della via della Pilotta,
p. 521 Guardai verso le altre coppie, e poi
la tazza della fontana: traboccando mi faceva lo stesso effetto di quella musica vesperale, benché l’acqua fos- se più notturna. Niente della vita di Roma veniva a turbarmi; tutt’al più la quiete della Via della Pilotta,
r. 151 Un rumore di passi su per la ghiaia
mi fece volgere; e credetti a un pre- sentimento. Una donna, che sem- brava ancora giovane, si sedette
p. 521 Un rumore di passi su per la ghiaia
mi fece volgere; e credetti d’avere un presentimento. M’ero fatto triste, e l’umidità della sera mi faceva dolere la testa. Una donna, che sembrava ancora giovane, si sedette rr. 154-155 Mi sembrava che fosse pallida e i
suoi occhi dalle lunghe ciglia volut- tuosi, così nell’ombra. Mi parve di riconoscerla;
p. 521 Mi sembrava che fosse pallida e in-
velettata; i suoi occhi dalle lunghe ciglia erano voluttuosi, così nell’om- bra. Ed io, che non sono stato mai sensuale, mi meravigliavo di quel- l’effetto irresistibile. E mi parve di riconoscerla;
r. 179 E non so perché, avendo da giovane
studiato musica, dovetti mettermi una mano sulla bocca
p. 522 E non so perché, avendo da giovine
studiato musica, dovetti mettermi una mano sulla bocca
r. 183 Finalmente la donna si alzò. Io feci
altrettanto,
p. 522 Finalmente, la donna si alzò. Io feci
altrettanto,
r. 188 La donna passò vicinissima, si sof-
fermò perché in quel momento at- traversava un tranvai. Ah, non era lei!
p. 522 La donna passò vicinissima, si sof-
fermò perché in quel momento attraversava un tranvai. / Ah, non era lei!
S
EZIONEIII: 1918-1920
52. La vinaia
52.1. Tavola dei testimoni
DS (ACGV, Fondo Tozzi 1-B-2/4)
Un dattiloscritto di 7 cartelle (mm 282 x 223), redatte solo sul recto con macchina da scrivere MAR ad inchiostro violetto, e correttamente numerate 2-7 in alto al centro. Le correzioni, tutte a penna nera, sono autografe. Sulla cartella 1 in alto al centro è dattiloscritto il titolo «LA VINAIA» e, più in basso, l’indicazione «(Novella di Federigo Tozzi)»; sulla stessa pagina Glauco ha an- notato «ds. 1» (a penna rossa) e l’avvertenza «(Correzioni autografe)» (a lapis). Sull’ultima pagina è dattiloscritto il nome dell’autore «FEDERIGO TOZZI». Altri documenti
Nello stesso fascicolo è conservato anche un altro dattiloscritto, identi- co a DS, perché redatto insieme a quest’ultimo attraverso carta copiativa,
CLXXII
come dimostrano gli stessi refusi e la medesima impaginazione (solo
una correzione – «Lucia» dattiloscritto su «Cercia»195 – è presente nell’ori-
ginale ma non in questa copia; è stata comunque poi inserita a penna da Emma). Il documento si compone di 7 cartelle (mm 282 x 223), re-
datte solo sul recto con macchina da scrivere MAR (inchiostro nero), e
correttamente numerate 2-7 (nell’angolo in alto a destra compare anche un’altra numerazione – 19-25 –, a matita, inserita da Glauco all’epoca della prima edizione a stampa del racconto). Le correzioni a penna sono tutte attribuibili a Emma, e divergono da quelle riportate in DS solo in un
caso: nella pagina iniziale viene soprascritto «al» a «a quel»196. Nonostante
questa piccola divergenza, questo secondo testimone non verrà preso in considerazione in sede di ricostruzione testuale: risulta infatti meno autorevole dell’altro, non essendo stato corretto dall’autore, ma solo da Emma; la quale ad eccezione del caso poc’anzi descritto (che verrà co- munque segnalato in apparato), si è limitata unicamente a copiare le varianti già inserite in DS (secondo un’abitudine riscontrata anche in altri racconti); conclusione a cui era giunto anche Glauco, che sulla cartella 1 ha segnato: «ds. 2» (a penna rossa) e l’avvertenza «(Correzioni riportate dall’originale)» (a matita).
52.2.-52.3. Vicende redazionali e datazione
La macchina da scrivere utilizzata per la composizione dei due dattiloscritti (copia ad opera di Emma di un originario mano- scritto andato perduto) è quella qui indicata con la sigla MAR, utiliz-
zata dai Tozzi solo a partire dall’ottobre del 1917. Elemento questo che induce a collocare il racconto nell’ultimissima fase della pro- duzione tozziana. Tale supposizione non è smentita dalle diverse occorrenze linguistiche: in particolare si presti attenzione all’uso esclusivo di “doventare”197 (“diventare” di fatto scompare nel ’17) e
di “escire”/“riescire” 198 (forma presente solo dal ’14), nonché alle
tre attestazioni di «fi gliola»199 (in alternanza con «fi gliuola»200), voce
riscontrabile soltanto nei testi del sessennio romano. 52.4. Vicende editoriali
La vinaia è stata pubblicata la prima volta in IM46, pp. 29-
35, come quarta novella; la p. 33 dell’edizione vallecchiana è
195 Cfr. La vinaia, r. 60 (apparato). 196 Cfr. La vinaia, r. 18.
197 Nel racconto si riscontrano le seguenti occorrenze: «doventava» (La vinaia,
r. 75) e «doventò» (La vinaia, r. 186).
198 Nel racconto sono attestati «escire» (La vinaia, rr. 30 e 53) e «riesciva» (La
vinaia, r. 139).
199 Cfr. La vinaia, rr. 46, 59, 60. 200 Cfr. La vinaia, r. 33.
CLXXIII
interamente occupata da un disegno di Rosai, forse del 1926, raffi gurante un gruppo di persone sedute intorno ad un tavolo, in un ambiente apparentemente angusto; sotto l’illustrazione è riportata la seguente citazione: «Nelle ore dopo mezzogiorno la gente era più rada». Il racconto, sempre con lo stesso titolo, è stato poi inserito in LN63, pp. 551-557, e infi ne ristampato in LN88,
pp. 482-487.
52.5. Differenze con l’edizione Vallecchi
RIGO PRESENTEEDIZIONE PAGINA LN88
r. 33 poi uno di loro prese per un braccio
la fi gliuola del vinaio.
p. 483 poi uno di loro prese per un braccio
la fi gliola del vinaio.
r. 58 bagnarono un fazzoletto nel vino e
glielo lavavano. Poi lo fasciarono alla meglio,
p. 483 bagnarono un fazzoletto nel vino e
glielo lavarono. Poi lo fasciarono alla meglio,
r. 60 La fi gliola del vinaio Lucia, era piut-
tosto giovine.
p. 483 La fi gliola del vinaio, Lucia, era piut-
tosto giovine.
r. 74 metteva i bicchieri su la tavola della
mensola; e li empiva.
p. 484 metteva i bicchieri sulla tavola della
mensola; e li empiva.
r. 83 C’era anche, nel mezzo della parete,
la Battaglia di Adua un’oleografi a;
p. 484 C’era anche, nel mezzo della parete,
la Battaglia di Adua, un’oleografi a;
r. 105 andava a frucare nel grembiule del
padre per trovarci sotto i soldi e le chiavi, i fi ammiferi per accenderlo;
p. 485 andava a frucare nel grembiule del
padre per trovarci, sotto i soldi e le chiavi, i fi ammiferi per accenderlo; rr. 107-108 mentre al lanternino, con il vetro
verde, che attaccavano fuori dal- l’uscio, sotto la mostra, ci pensava il padre stesso.
p. 485 mentre al lanternino, con il vetro
verde, che attaccavano fuori del- l’uscio, sotto la mostra, ci pensava il padre stesso.
r. 126 C’erano vecchi, che bevendo, arros-
savano di vino i baffi :
p. 485 C’erano vecchi, che, bevendo, arros-
savano di vino i baffi :
r. 128 ella aspettava sempre che se li pu-
lissero con la lingua o con il fazzo- letto; chi beveva tutto d’un fi ato, un bicchiere pieno; e chi tracannava anche quattro litri.
p. 485 ella aspettava sempre che se li pu-
lissero con la lingua o con il fazzo- letto. Chi beveva tutto d’un fi ato un bicchiere pieno; e chi tracannava anche quattro litri.
r. 138 Aveva paura d’intuire quel fremito
eguale che avevano tutti, con gli oc- chi lucidi. Alle liti e anche alle coltel- late c’era abituata,
p. 486 Aveva paura d’intuire quel fremito
eguale che avevano tutti, con gli occhi lucidi. / Alle liti e anche alle coltellate c’era abituata,
53. Contadini
53.1.Tavola dei testimoni
DS (ACGV, Fondo Tozzi 1-D-15/8)
Un dattiloscritto di 7 cartelle (mm 277 x 207), correttamente numerate 2-7 in alto a destra, e redatte solo sul recto con macchina da scrivere MAR ad inchiostro violetto. Le correzioni, sempre a penna nera, sono tutte intro- dotte da Emma. Il documento non è fi rmato, né datato: sull’ultima pagina è
CLXXIV
dattiloscritto il nome dell’autore «Federigo Tozzi»; sulla prima, sotto il titolo «CONTADINI», è riportata l’indicazione «(Novella di Federigo Tozzi)».
Il documento è ora conservato in una cartellina verde (mm 276 x 420), spillata insieme ai fogli del dattiloscritto, sulla cui prima facciata Glauco ha riportato a penna blu il titolo «Contadini», e a penna nera ha appuntato «Sta in 1-D-15/8».
53.2. Vicende redazionali
La vicenda redazionale di Contadini non si presenta partico- larmente complessa. Certamente l’autore deve prima aver redatto il racconto a penna, per poi incaricare la moglie di dattiloscriverlo. Generalmente questa fase di trascrizione, attraverso l’uso di carta copiativa, permetteva di ottenere due esemplari: il primo veniva rivisto direttamente dall’autore; il secondo era utilizzato da Emma, che si limitava a riportare le correzioni già effettuate dal marito sull’altro dattiloscritto: e proprio questa seconda copia è l’unico te- stimone che rimane di Contadini.
53.3. Datazione
Come già segnalato nella Tavola dei testimoni, il dattiloscritto di Contadini è stato redatto con MAR, la macchina da scrivere utilizzata
dai Tozzi solo a partire dall’ottobre del ’17. Cosicché la collocazione del testo nell’ultimo triennio della produzione tozziana diventa qua- si obbligata. Non contrastano una simile datazione le occorrenze di «esciva»201 e di «fi gliola» e «fi gliolo»202 (non si attestano invece “uscire” e
“fi gliolo”), che entrano nel lessico tozziano solo a partire dal ’14. 53.4. Vicende editoriali
Il racconto è stato pubblicato la prima volta in «La donna», XVIII, 376, 25 giugno 1922, p. 30, poi inserito in LN63, pp. 558-564,
e infi ne ristampato in LN88, pp. 488-493.
53.5. Differenze con l’edizione Vallecchi
RIGO PRESENTEEDIZIONE PAGINA LN88
r. 12 La vallata era larga, un poco più alta
dalla parte dove poi sono le monta- gne e un poco più bassa dove scor- reva l’Arbia giù per i pascoli verdi:
p. 488 La vallata era larga, un poco più alta
dalla parte dove poi sono le monta- gne e un poco più bassa dove scorre l’Arbia giù per i pascoli verdi:
201 Cfr. Contadini, r. 175.
202 Per entrambe le voci si ha un’unica occorrenza, attestata peraltro nella me-
desima frase: «La fi gliola sta a casa con il marito, e il fi gliolo è sempre soldato» (Contadini, rr. 29-30).
CLXXV
rr. 19-20 Ma riconosciuto ch’era un contadi-
no suo amico, rimise la testa fuori. / Adorno Chiarantini passava di lì,
p. 488 Ma riconosciuto ch’era un contadino
suo amico, rimise la testa fuori. Ador- no Chiarantini passava di lì,
rr. 29-30 – Chi ci devo avere? La fi gliola sta
a casa con il marito, e il fi gliolo è sempre soldato.
p. 489 – Chi ci devo avere? La fi gliuola sta a
casa con il marito, e il fi gliuolo è sem- pre soldato.
r. 55 Il Chiarantini, che aveva subito fi du-
cia in quel pensava e poi, pure gli dessero ragione e l’ascoltassero, era pronto
p. 489 Il Chiarantini, che aveva subito fi du-
cia in quel pensava e poi, pure che gli dessero ragione e l’ascoltassero, era pronto
rr. 85-86 negli occhi azzurri c’era una vivaci-
tà selvatica benché mite e buona. / Ella cercò di sollevarsi un poco con la schiena
p. 490 negli occhi azzurri c’era una vivacità
selvatica benché mite e buona. El- la cercò di sollevarsi un poco con la schiena
r. 136 Respiravo forte, e gli infermieri, cre-
dendo che volessi
p. 492 Respiravo forte; e gli infermieri, cre-
dendo che volessi
54. Un’allucinazione
54.1. Tavola dei testimoni
DS (ACGV, Fondo Tozzi 1-B-2/1)
Un dattiloscritto di 5 cartelle (mm 283 x 212), correttamente numerate 2-5 in alto al centro, e redatte solo sul recto con macchina da scrivere MAR ad inchiostro nero. Sul documento sono presenti anche alcune correzioni a penna nera, non autografe, ma inserite da Emma. Sulla prima pagina, sot- to il titolo «Un’allucinazione» (messo tra parentesi, a matita, da Glauco), è dattiloscritta l’indicazione «(Novella di Federigo Tozzi)»; sull’ultima, invece, il nome dell’autore «FEDERIGO TOZZI». Sulla cartella 1, inoltre, si leggono le seguenti note archivistiche di Glauco: «In questa copia non sono state fatte le modifi che portate all’altra copia» (a penna rossa); «A e B sembrano
battuti insieme, ma solo dalla 3a pagina in poi» (a penna rossa); «È questo
il dattiloscritto da cui derivano gli altri 2?» (inchiostro viola). Inoltre, in alto a sinistra, è segnata la seguente indicazione archivistica: «A» (a penna nera, ma ricalcato su «C», scritto a penna viola). Infi ne, sopra il titolo, Glauco ha scritto a matita «(L’Immagine)»; sopra a questo appunto ha segnato ancora «A», a penna rossa.
Altri documenti
Nel fascicolo 1-B-2/1 del Fondo Tozzi sono conservati anche altri due dattiloscritti, trascritti e corretti da Emma.
Il primo si costituisce di 5 cartelle (mm 283 x 212), regolarmente nume- rate 2-5 in alto al centro, e redatte solo sul recto con macchina da scrivere MAR ad inchiostro violetto. Gli interventi a penna nera presenti sul docu- mento sono tutti della mano di Emma; la stessa Emma, inoltre, sul verso della cartella 5 ha annotato, a lapis, «L’Immagine (Inedita?)». Sulla prima pagina il titolo è stato oggetto di plurime correzioni. Inizialmente al cen- tro del foglio era dattiloscritto «UN’ALLUCINAZIONE», e più in basso «(No-
CLXXVI
vella di Federigo Tozzi)»; l’intera titolazione è stata cassata da Emma, per essere però immediatamente ristabilita in un primo momento – «Un’alluci- nazione» infatti è soprascritto a penna nera alla medesima lezione – e poi nuovamente cancellata e sostituita con «L’immagine» (correzione però de «L’imagine», scritto sempre da Emma, a penna nera). A quest’ultima forma, che rimane nel documento, viene affi ancata, per l’ennesima volta, quella originaria «Un’allucinazione» (a lapis nell’angolo in alto a destra). Se ne ricava pertanto che sulla prima cartella di questo testimone rimangono due diversi titoli, «L’immagine» e «Un’allucinazione», entrambi introdotti da Emma: solo l’ultimo però sembra riconducibile ad una volontà dell’autore (su questo punto si rimanda a quanto si dirà nel paragrafo 54.2.). Sempre sulla cartella 1 si leggono le seguenti annotazioni di Glauco: «B (forse de- rivato da A). Così nello stampato (Girasole) con le varie modifi che, tranne la soppressiva del sempre (pag. 1, riga 11)» (la prima parte dell’indicazio- ne – «B (forse […] A)» – è scritta con inchiostro violetto ed è correzione di «A (forse derivato da C)»; la seconda parte invece è stata vergata con