13.1. Tavola dei testimoni
MS (ACGV, Fondo Tozzi 1-D-26/3)
Un manoscritto di 12 cartelle (mm 250 x 195), redatte da Emma solo sul recto con inchiostro nero e numerate in alto a destra. L’autore, sempre a penna nera, ha poi inserito le sue correzioni, e ha fi rmato l’ultima pagina «Federigo Tozzi».
Il documento è conservato in una cartellina di cartoncino marrone (un foglio di mm 224 x 330 piegato a metà), sulla cui prima facciata l’autore ha annotato, con inchiostro viola, in alto «Federigo Tozzi», al centro «La Si- gnora [sic] Hotte», e poco più in basso «(Novella)»; Emma invece, in basso a sinistra e a matita, ha appuntato: «Avanti Roma / inedita». Si segnala inoltre che la cartellina era inizialmente destinata ad un’altra opera: nella metà in- feriore della prima facciata infatti si può ancora leggere, benché cancellato, «Il primo amore / (Novella)» (anche in questo caso il titolo era scritto con inchiostro viola).
13.2. Vicende redazionali
Il racconto, nella stesura autografa andata dispersa, era scritto in terza persona; e in questa versione, come rivela l’analisi di MS, fu
copiato da Emma. Solo in un successivo momento l’autore provvide ad apportare le correzioni e le modifi che necessarie a trasformare l’originario testo in una narrazione omodiegetica, anche se è da sottolineare come in alcuni punti della cartella 1, per svista o per iniziale indecisione, le voci in terza persona siano rimaste inalterate (naturalmente si è qui provveduto ad emendarle).
13.3. Datazione
Dal momento che l’unico testimone del racconto, MS, è un ma-
noscritto redatto da Emma, è lecito credere che l’epoca di composi- zione del testo non sia successiva al 1913, anno a partire dal quale i testi tozziani vengono dattiloscritti e non più copiati a mano. Non smentisce tale congettura la testimonianza della moglie dell’autore che, sulla cartellina in cui sono custodite le carte de La signora Hot- te, ha appuntato: «Avanti Roma». È diffi cile spingersi in datazioni più circostanziate, e quanto sostenuto da Glauco, ossia che il racconto è «tra i primi lavori dell’Autore»26, scritto «forse intorno al 1911»27, non
trova conferme dall’analisi delle carte.
26 Ibid. 27 Ibid.
LXI
13.4. Vicende editoriali
Il racconto è stato pubblicato la prima volta in LN63, pp. 206-
213, e poi ristampato in LN88, pp. 178-184.
13.5. Differenze con l’edizione Vallecchi
RIGO PRESENTEEDIZIONE PAGINA LN88
r. 72 Oh, quando io la sgrido, si mette a
piangere e si nasconde.
p. 180 Oh, quando io la sgrido si mette a
piangere e si nasconde.
r. 93 Teneva sopra il suo comodino un
vecchio romanzo inglese con pessi- me illustrazioni,
p. 180 Teneva sopra il comodino un vec-
chio romanzo inglese con pessime illustrazioni,
r. 118 La sera dopo la giovanetta non ven-
ne.
p. 181 La sera dopo la giovinetta non ven-
ne.
r. 128 – Probabilmente la accompagnerà
la signora che l’ha tenuta in casa in questi giorni.
p. 181 – Probabilmente l’accompagnerà la
signora che l’ha tenuta in casa in questi giorni.
r. 145 Perché la signora che la teneva ospi-
te non aveva potuto muoversi di ca- sa, ella era rimasta in città.
p. 182 Perché la signora che l’aveva tenuta
ospite non aveva potuto muoversi di casa, ella era rimasta in città.
r. 148 – È venuta dunque, la signorina Ma-
ria?
p. 182 – È venuta, dunque, la signorina
Maria?
r. 157 Mentre che la giovanetta fi niva di
portare le posate, la signora Hotte gridò:
p. 182 Mentre che la giovinetta fi niva di
portare le posate, la signora Hotte gridò:
r. 162 Mangiò prestamente, tenendosi la
testa con una mano appuntata alla tavola.
p. 182 Mangiò prestamente tenendosi la
testa con una mano appuntata alla tavola.
rr. 212-213 La signora Hotte suonò tutto il re- stante del giorno. Cantò anche. / La mattina, all’alba, ella era già nel pic- colo giardino.
p. 184 La signora Hotte suonò tutto il re-
stante del giorno. Cantò anche. La mattina, all’alba, ella era già nel pic- colo giardino.
14. Lo scultore
14.1. Tavola dei testimoni
MS (ACGV, Fondo Tozzi 1-D-23/12)
Un manoscritto anepigrafo di 17 cartelle (mm 210 x 154), redatte con inchiostro nero solo sul recto, e numerate sul verso, a penna nera, proba- bilmente da Glauco. Sul verso della cartella 20 Emma ha annotato, a matita, «Abbozzo Patrizio Fracassi».
Il documento è conservato in una cartellina (un foglio in carta velina di mm 210 x 308 piegato a metà), su cui Emma ha appuntato, a penna nera, «Abbozzo su Patrizio Fracassi» e «avanti Roma».
AP1 (ACGV, Fondo Tozzi 1-D-23/12)
1 cartella (mm 210 x 154), non numerata, vergata a penna nera solo sul recto; il documento si presenta cassato nella parte superiore, dove l’autore ha anche segnato «adoprata».
LXII
AP2 (ACGV, Fondo Tozzi 1-D-23/12)
1 cartella (mm 210 x 154), non numerata, vergata a penna nera solo sul recto, ma completamente cassata; insieme alla biffatura l’autore ha anche appuntato «adoprata».
AP3 (ACGV, Fondo Tozzi 1-D-23/12)
1 cartella (mm 210 x 154), non numerata, vergata a penna nera solo sul recto, scritta solo per i primi 3 righi; segue al breve segmento testuale il disegno di una croce con i quattro bracci di uguale lunghezza.
14.2. Vicende redazionali
Lo scultore è un racconto rimasto incompiuto, e in nessuno dei testimoni è indicato un titolo: pertanto si adotta in questa sede quel- lo scelto da Glauco Tozzi nel 1963, quando per la prima volta il testo venne pubblicato nel volume vallecchiano de Le novelle.
Per tentare di ricostruire la vicenda redazionale dell’opera è bene soffermare l’attenzione su alcuni dati già segnalati nella Tavola dei testimoni: MS, come già detto, è costituito da 17 cartelle non nu-
merate28; di queste, è da rimarcare che la 7 si interrompe dopo soli
4 righi29; dei tre frammenti invece, AP1 è in parte cassato, AP2 lo è del
tutto, mentre AP3, che si costituisce di soli 3 righi, è integro.
Glauco, in LN63, ha inserito i frammenti non cassati (la secon-
da parte di AP1 e tutto AP3) tra la carta 7 e la carta 8, incoraggiato
soprattutto dall’interruzione di scrittura di cui si è appena detto, e autorizzato anche dalla mancata numerazione delle pagine. Tuttavia tale inserimento, se non incontra ostacoli per come si presentano materialmente i fogli, crea un’evidente dissonanza sul piano con- tenutistico e narrativo. Infatti non è pensabile che l’autore, dopo aver presentato fugacemente il personaggio di Nella (rr. 1-28) e più dettagliatamente quello di Pio (rr. 29-79), e aver iniziato a descrive- re la giornata del protagonista nel momento del suo ritorno a casa (rr. 80-96), passi prima ad una fugace quanto oscura rifl essione sulle «estasi» e sulle «preghiere della natura», chiamando in causa anche la «Volontà suprema»30, e ritorni poi, in maniera altrettanto inesplica-
bile, a cimentarsi nella descrizione di Nella, duplicando quanto già fatto ad inizio racconto31. Inoltre la ricostruzione testuale di Glauco,
28 La numerazione di Glauco sul verso ovviamente è postuma.
29 Sulla cartella 7 il testo si interrompe all’altezza della seguente frase: «Il
quale ha bisogno pel suo spirito di questa dipendenza morale.» (Lo scultore, rr. 95-96).
30 Cfr. Lo scultore, AP1, rr. 1-3. 31 Cfr. Lo scultore, AP1, rr. 6-11.
LXIII
che pretende di inserire tra la cartella 7 e la cartella 8, oltre la pagi- netta che si legge in AP1, anche le poche righe presenti in AP3, risulta
ancor meno convincente poiché fa sì che il tortuoso e bizzarro bra- no messo in piedi si concluda con un’enigmatica e incomprensibile esclamazione da parte del narratore: «Oh, Nella era sì sicura che Pio non diminuirebbe mai la sua volontà!»32. Non solo: non può passare
inosservato come nel testo di LN63 ciò che segue al discorso sulle
«estasi», alla seconda presentazione di Nella, e all’interiezione del narratore appena menzionata, e che si trova all’inizio della cartella 8, sia la prosecuzione della descrizione della giornata tipo di Pio, lasciata in sospeso al momento del pranzo (fi ne di pagina 7): vie- ne infatti rappresentata una scena in cui dopo mangiato il vecchio Frecci e suo fi glio fumano, le donne sparecchiano, e tutti sono at- tenti a non urtare la suscettibilità dello scultore33.
Risulta evidente pertanto che AP1 e AP3 devono essere rimossi
dal punto in cui sono stati posizionati da Glauco. E più in generale, alla luce del fatto che nel testimone non si registrano altre interru- zioni che permettano di inserire brani sparsi, questi due lacerti non possono in alcun modo essere messi a testo; trovano invece una loro più idonea collocazione in appendice. Solo in questo modo il racconto ritorna ad avere una logica interna: presentazione di Nella (rr. 1-28), descrizione di Pio nella sua attività di artista (rr. 29-79), e infi ne scene familiari di casa Frecci (il pranzo, rr. 80-96, i colloqui dello scultore col padre e infi ne la sistematica esplosione della sua ira, rr. 97-131). Non si tratta naturalmente di voler ricondurre la novella ad una linearità tipica della narrativa tradizionale, quanto di non inserire arbitrariamente, e contro la volontà dell’autore, seg- menti testuali che non costituiscono una parentesi contenutistica, ma si presentano totalmente slegati dal resto del racconto.
Tuttavia nascono a questo punto due problemi, strettamente legati l’uno all’altro: il primo inerente l’interruzione di scrittura che si registra nella cartella 7; l’altro sulla funzione che ebbero AP1, AP2
e AP3 al momento della redazione de Lo scultore.
Stando anche alla presenza di diversi frammenti, è facile sup- porre che del racconto esistesse una precedente stesura, o per lo meno una novella di argomento affi ne, in parte cestinata e in parte saccheggiata per la redazione de Lo scultore. Di questa precedente versione e di altre più remote rimangono alcune testimonianze in MS.
Alla stesura immediatamente precedente a quella che leggiamo oggi dovevano appartenere, probabilmente, le attuali cartelle 8-17,
32 Lo scultore, AP3, r. 1. 33 Cfr. Lo scultore, rr. 97-131.
LXIV
che, dopo opportuna revisione, sono state recuperate per l’ultima redazione. Solo a questo punto l’autore avrebbe proceduto a termi- nare il racconto, componendo anche le sette pagine iniziali, le quali, pertanto, risulterebbero essere state scritte successivamente ai fogli che seguono (e questo spiegherebbe perché la cartella 7 è utilizzata solo parzialmente).
Ad una versione ancora precedente invece dovevano apparte- nere AP1 e AP2: ad indurre a tale considerazione è il nome di Nella,
che si presenta nei due brevi manoscritti come correzione di Lella34.
Di più diffi cile collocazione è invece AP3: forse la frase che si legge
sul documento era solo un appunto, che l’autore si riprometteva di inserire nella redazione fi nale del racconto; redazione alla quale però Tozzi non è mai giunto.
14.3. Datazione
Come già detto, sulla cartellina che raccoglie le 17 carte del manoscritto autografo, Emma ha segnato «Avanti Roma», ad indicare che il racconto è stato scritto prima del 1914. Non smentisce tale testimonianza l’esame grafologico, che rileva la presenza di 5 G maiuscole tutte scritte in corsivo.
Al fi ne di precisare la datazione però è utile ricordare che lo scultore a cui è ispirata la fi gura del protagonista è Patrizio Fracassi, il quale si tolse la vita il 13 settembre 1903; e che in occasione del decennale della morte, nel ’13, Tozzi si occupò di lui in due articoli apparsi su giornali senesi35. Alla luce di questi elementi, e in par-
ticolar modo del termine ante quem offerto dalla testimonianza di Emma, non è affatto peregrino ipotizzare che anche questo raccon- to, così come i due interventi giornalistici, risalga al 1913. Oltretutto anche un’analisi accurata dello stile suggerisce una collocazione del testo nella prima fase della produzione tozziana: in particolare col- pisce la ricerca di una lingua letteraria e di impianto tradizionale (di qui la preferenza a “riuscire” piuttosto che a “riescire”36, attestatosi
solo dal ’14, alle forme dittongate37, meno presenti negli anni tra il
’13 e il ’18, alle voci dannunziane «imagini»38, e «conscienza»39, ab-
34 Cfr. Lo scultore, AP1, r. 6 (apparato), e AP2, r. 5 (apparato).
35 Cfr. F. Tozzi, Per Patrizio Fracassi, «Vedetta senese», 16-17 agosto 1913, e Id.,
Patrizio Fracassi, in «La Gazzetta senese», 17 agosto 1913 (quest’ultimo deriva dal precedente); il primo si può ora leggere in Id., Pagine critiche, cit., pp. 57-60.
36 Si registra l’occorrenza di «riuscito» (cfr. Lo scultore, r. 1).
37 Nel racconto si attestano «smuovere» e «muovono» (cfr. Lo scultore, rr. 231 e 274). 38 Nel testo la voce «imagini» ricorre quattro volte (cfr. Lo scultore, rr. 33, 136,
163, 189).
LXV
bandonate nel ’18) scandita dall’improvviso inserimento di elementi vernacolari («s’attraventa» ad esempio40) che mal si integrano nel
contesto generale. 14.4. Vicende editoriali
Il racconto è stato pubblicato la prima volta, con il titolo Lo scul- tore, in LN63, pp. 232-241, e poi ristampato in LN88, pp. 201-209.
14.5. Differenze con l’edizione Vallecchi
RIGO PRESENTEEDIZIONE PAGINA LN88
rr. 38-39 gli occhi luccicanti si dilatano. /
Prende una stecca caduta dal ca- valletto
p. 202 gli occhi luccicanti si dilatano.
Prende una stecca caduta dal ca- valletto
r. 59 A venti anni egli aveva compromes-
so una ragazza e dovuto sposarla; e, adesso, ha già due fi gli.
p. 203 A venti anni egli, avendo compro-
messo una ragazza, aveva dovuto sposarla; e, adesso, ha già due fi gli.
r. 64 Ma egli fu tre mesi fa preso di un
amore irragionevole
p. 203 Ma egli fu, tre mesi fa, preso di un
amore irragionevole
r. 96 ha bisogno pel suo spirito di que-
sta dipendenza morale.
pp. 203-204 ha bisogno pel suo spirito di que- sta dipendenza morale. / Forse, sono le estasi e le preghiere della natura; poi che si percepisce, come chiusa in un nodo di tutto l’uni- verso, una Volontà suprema. / Noi siamo troppo imperfetti per cono- scere tutto ciò che avviene in noi. / Ma guardiamo Nella più da vicino. Ha il naso sottile, la bocca piuttosto piccola, i capelli neri. Anche gli oc- chi sono neri; e il suo petto, quan- tunque ella abbia diciassette anni, è molto sviluppato. Piace a parecchi. Ella sa leggere poco; ma sa cucir bene. Il suo padre è un fornaio; e la madre è molto più vecchia di lui.
rr. 102-103 non può reprimere una smorfi a di
disgusto entrando nella stanza. / Pio la vede e dice:
p. 204 non può reprimere una smorfi a
di disgusto entrando nella stanza. Pio la vede e dice:
r. 108 nei catini dell’acquaio si alzano
le voci. Il padre approva e aiuta il fi glio
p. 204 nei catini dell’acquaio si alzano
le voci. / Il padre approva e aiuta il fi glio
rr. 112-113 ma fuma di più e sputa. / Pio non
può più contenersi;
p. 204 ma fuma di più e sputa. Pio non
può più contenersi;
r. 137 se egli dovesse stare ancora solo p. 205 se egli dovesse restare ancora
solo
rr. 140-141 Va all’uscio, ed apre. / Nella entra p. 205 Va all’uscio, ed apre. Nella entra
rr. 147-148 baciandole la bocca e gli occhi chiusi. / Ella sente uno stupore enorme
p. 205 baciandole la bocca e gli occhi
chiusi. Ella sente uno stupore enorme
LXVI
r. 151 Ed egli la bacia ancora per ciò: p. 205 Ed egli la bacia ancora perciò:
r. 153 – Sono tutta tua. Ed ella prova una
voluttà p. 205 – Sono tutta tua. / Ed ella prova una voluttà
r. 158 gli è impossibile fare altrimenti.
Gli occhi di lui neri ardenti la an- nientano.
p. 206 gli è impossibile fare altrimenti. /
Gli occhi di lui neri ardenti la an- nientano.
r. 165 – Vai. – Le dice. – Domani, torna. p. 206 – Vai – le dice –. Domani, torna.
r. 188 E quando sorge la conscienza del-
l’onta immutabile,
p. 206 E quando sorge la coscienza del-
l’onta immutabile, rr. 219-220 non fece più caso alla sua condi-
zione. / Le parve naturale, anzi,
p. 207 non fece più caso alla sua condi-
zione. Le parve naturale, anzi,
r. 223 E poi che anche le relazioni pos-
sono durare anche nella voluttà dell’odio,
p. 207 E poi che anche le relazioni pos-
sono durare pure nella voluttà dell’odio,
rr. 252-253 entra anche nel davanzale interno.
/ L’uscio non sta aperto, p. 208 entra anche nel davanzale interno. L’uscio non sta aperto,
15. Un ragazzo
15.1.Tavola dei testimoni
MS (ACGV, Fondo Tozzi 1-B-21/7)
Un manoscritto di 21 cartelle (mm 210 x 154), redatte solo sul recto con inchiostro nero, e numerate sul verso, a lapis. Sul margine superiore della prima pagina Glauco ha segnato a penna nera il titolo «Un ragazzo».
Il documento è conservato in una cartellina (un foglio di mm 209 x 307 piegato a metà), su cui l’autore ha scritto, a lapis, il titolo «Un ragazzo»; nel- l’angolo in alto a sinistra, invece, compare l’indicazione «V», inserita sempre a matita.
Altri documenti
Nel Fondo Tozzi è anche custodito un dattiloscritto di 6 cartelle (mm 308 x 210), redatte con macchina da scrivere GAL ad inchiostro violetto; il documento, privo di correzioni autografe, presenta una forma accorciata del testo: i tagli, che interessano tra l’altro «un paio di allusioni piuttosto
realistiche»41, molto probabilmente sono dovuti ad Emma. Nell’angolo in
alto a sinistra è stata inserita a lapis la numerazione 108-113, introdotta al momento di riunire i diversi dattiloscritti per RIC27; nello stesso angolo, più tardi, Glauco ha apposto la numerazione 1-6 (inchiostro blu). Sulla cartella 1, a matita rossa, è segnato «1923». È diffi cile comprendere a cosa si riferisca: certamente non alla prima edizione a stampa del racconto, avvenuta solo due anni più tardi sull’«Almanacco Letterario Mondadori»; è più probabile che indichi la data di redazione del dattiloscritto. Ad ogni modo è indubbio che tale documento è postumo, e pertanto, in accordo con le scelte operate anche da Glauco in LN63, irrilevante per la costituzione del testo.
LXVII
15.2.-15.3. Vicende redazionali e datazione
In base alla descrizione offerta nella Tavola dei testimoni, pos- siamo sostenere che la vicenda redazionale di Un ragazzo si risolva tutta nella stesura di MS.
Un primo approccio con quest’unico testimone permette di individuare nel 1917 un attendibile termine ante quem: nelle sue 15 occorrenze infatti la G maiuscola è sempre scritta in corsivo. E tale confi ne cronologico è ulteriormente confermato dall’analisi lessicale, da cui emerge nel testo la presenza di termini abbando- nati da Tozzi nel ’17, come «imaginata»42 e «conscienza»43 (e si rileva
anche l’occorrenza di «coscienza»44, secondo un’alternanza che con-
traddistingue in maniera particolare le prime opere tozziane). Ciò che induce a circostanziare ulteriormente la datazione e a collocare il racconto nella sezione 1908-1913 è il contenuto della novella: il tema del padre violento e brutale che, aizzato dalla serva, percuote e umilia costantemente il fi glio, riconduce il testo a quello «straordi- nario ma travagliato laboratorio di Con gli occhi chiusi»45, lo rende
una sorta di cartone preparatorio del romanzo. A rimarcare la robu- sta matrice autobiografi ca, vale la pena sottolineare come il nome della serva, «Giulia» in tutte le edizioni a stampa, nel manoscritto (e anche nella presente edizione dunque) sia invece «Rosina»; il nome, ovvero, che portava nella realtà la salariata e amante di Ghigo del Sasso.
15.4. Vicende editoriali
Il racconto è stato pubblicato la prima volta, con il titolo Il fanciullo, in «Almanacco Letterario Mondadori», VII, 4, 1925, pp. 86-91, e in «Novella», aprile 1925, pp. 189-192 (con illustrazioni di Enzo Morelli). Dopo un’ulteriore pubblicazione sul «Bollettino della Sera» di New York (8 maggio 1926), la novella venne inserita da Emma in RIC27 come settimo racconto alle pp. 171-184. In tutte
queste edizioni ci si attenne al testo del dattiloscritto, che, come già detto, è privo di alcuni passi presenti invece in MS. Fu Glauco,
in LN63, pp. 501-508, a pubblicare per la prima volta il racconto
nella sua versione integrale, e poi a ristamparlo in LN88, pp. 439-
445.
42 Cfr. Un ragazzo, r. 230. 43 Cfr. Un ragazzo, r. 49. 44 Cfr. Un ragazzo, r. 180.
LXVIII
15.5. Differenze con l’edizione Vallecchi
RIGO PRESENTEEDIZIONE PAGINA LN88
r. 16 Egli, senza dirlo, fa assegnamento
che ve n’accorgiate;
p. 439 Egli, senza dirlo, fa assegnamento
che ve ne accorgiate;
r. 18 la sua stessa bontà, che egli crede
sempre poca, è così visibile,
p. 439 la sua stessa bontà, che gli pare
sempre poca, è così visibile,
r. 21 Suo padre non lo crede né meno
capace d’imparare un mestiere qualunque.
p. 439 Suo padre non lo crede né meno
capace di imparare un mestiere qualunque.
r. 26 La serva, Rosina, mostrerebbe tut-
to il contrario:
p. 439 La serva, Giulia, mostrerebbe tut-
to il contrario:
r. 28 in un cantuccio della stanza. Qual-
che volta, perciò, si crede idiota.
p. 440 in un cantuccio della stanza. /
Qualche volta, perciò, si crede idiota.
rr. 31-33 Anzi, non se n’accorge né meno
di sognare. O è diffi dente anche con i sogni. / Ma, del resto, ha il diritto di stare tutto il giorno die- tro ad essi?
p. 440 Anzi, non se ne accorge né meno
di sognare. O è diffi dente anche con i sogni. Ma, del resto, ha il di- ritto di stare tutto il giorno dietro ad essi?
r. 37 E s’illude di sparire dalla vista del
padre e di Rosina.
p. 440 E s’illude di sparire dalla vista del
padre e di Giulia.
rr. 39-40 poi riconosce che è suo padre, e