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Dopo la tribbiatura

42.1. Tavola dei testimoni

MS (ACGV, Fondo Tozzi 1-D-25/5)

Un manoscritto di 22 cartelle (mm 210 x 154), redatte solo sul recto con inchiostro nero, e correttamente numerate 1-21, a matita viola, nell’angolo in alto a sinistra (ma è da segnalare che le pagine 10-15 sono numerate al- l’inverso: 15-10), con 20bis, non numerata e da inserire all’interno di pagina 20, come indica un apposito rimando; sul documento sono presenti anche

interventi a matita viola e, in due casi, a lapis144. Sul verso della cartella 3 si

leggono due appunti non integrabili nel testo, e qui riprodotti autonoma- mente in appendice (AP1 e AP2). L’ultima pagina è fi rmata «Federigo Tozzi». Il documento è conservato in una cartellina di cartoncino marrone (un foglio di mm 225 x 340 piegato a metà), sulla cui prima facciata l’autore ha scritto il titolo «Dopo la tribbiatura» (a penna nera); sul margine superiore Emma ha indicato a matita una possibile epoca di redazione del testo: «avanti Roma?»; infi ne, sotto il titolo, si legge la seguente annotazione (a penna rossa) di Glauco: «al copista: copiare anche lo scritto a lapis». 42.2. Vicende redazionali

L’analisi del manoscritto non rivela una vicenda redazionale laboriosa e complessa. Il racconto infatti è frutto di una stesura abbastanza lineare, che non fa registrare interpolazioni o cassature rilevanti145, e che è stata sottoposta ad un lavoro di revisione atten-

to e meticoloso, ma non volto a stravolgere il testo (soprattutto la

144 Cfr. Dopo la tribbiatura, rr. 193 e 271 (apparato).

145 La cartella 20bis non è un’aggiunta, ma sostituisce una battuta di dialogo,

di poche righe, cassata a pagina 20 (cfr. Dopo la tribbiatura, rr. 260-263, appa- rato).

CXLI

seconda fase correttoria, facilmente riconoscibile perché condotta a matita viola, risulta poco incisiva, risolvendosi in un numero circo- scritto di varianti).

Come già segnalato nella Tavola dei testimoni, sul verso della cartella 3 sono appuntate due frasi, che sembrano appartenere ai materiali di Dopo la tribbiatura. Glauco Tozzi, in LN63, ha reintegra-

to uno dei due brani (il primo), inserendolo all’interno di pagina 4. In realtà tale soluzione non convince per almeno due motivi. Innan- zitutto non ci sono segni e rinvii che autorizzino tale procedimento (e si tenga presente che Tozzi aveva l’abitudine di contrassegnare sempre con rimandi e richiami i fogli da aggiungere); e in secondo luogo questa aggiunta si rende possibile solo corrompendo il testo: lo stesso Glauco infatti, per riuscire nella sua discutibile operazione ectodica, ha dovuto sopprimere la preposizione «Ma», con cui si apre la prima delle due frasi appuntate146. Ci sembra invece più prudente,

nonché più fedele all’autografo, relegare questi brevi brandelli di testo in appendice dopo il racconto (AP1 e AP2).

42.3. Datazione

Nelle Notizie sulle novelle Glauco Tozzi collocava il racconto nella sezione iniziale, quella dei testi composti tra il 1908 e il 1914. La sua supposizione faceva leva sull’appunto «Avanti Roma?», che Emma ha annotato sulla cartellina dell’autografo. In realtà una nuo- va analisi del manoscritto non conferma pienamente il suggerimen- to della Palagi, espresso comunque in forma dubitativa, e modifi ca pertanto la datazione a cui era giunto il precedente curatore delle novelle tozziane. Infatti se l’esame grafologico individua un solido termine ante quem nel 1917 (la G maiuscola nelle sue 11 occorren- ze è sempre in corsivo), un’analisi delle strutture linguistiche induce a datare il racconto non prima del ’14. In Dopo la tribbiatura infatti sembra già avvenuto il ripudio di uno stile aulico e iperletterario, tipico del Tozzi prima maniera (1908-1913), a vantaggio di una lin- gua più vicina all’italiano standard, ma non per questo chiusa alle forme dialettali: e dunque, per citare i tratti più evidenti, nel raccon- to viene meno il rispetto ossequioso del dittongo (signifi cative in tal senso sono le molteplici occorrenze della forma «fi gliolo», «fi gliola», ecc.147, entrata nel vocabolario tozziano solo nel ’14), si fa ricorso a

146 La frase segnata da Tozzi sul verso della cartella 3 è «Ma egli, uggiato, soc-

chiudeva gli occhi perché se n’andasse.» (Dopo la tribbiatura, AP1, rr. 1-2), che

in LN63 diventa «Egli, uggiato, […]».

CXLII

voci vernacolari integrabili in una lingua media (sistematico è l’uso di “escire” e “riuscire”148, assenti nei testi degli anni 1908-1913), e

scompaiono arcaismi e termini particolarmente ricercati149.

42.4. Vicende editoriali

La novella è stata pubblicata la prima volta in LN63, pp. 223-231,

e poi ristampata in LN88, pp. 193-200.

42.5. Differenze con l’edizione Vallecchi

RIGO PRESENTEEDIZIONE PAGINA LN88

r. 29 con le mani tremanti, e mettendo il

grano nella bisaccia, gli era venuto da piangere:

p. 194 con le mani tremanti, e, mettendo il

grano nella bisaccia, gli era venuto da piangere:

r. 33 non rispose né meno. p. 194 non rispose né meno. Egli, uggiato,

socchiudeva gli occhi perché se n’an- dasse.

rr. 73-74 – Non ti rimetti a sedere? Gli gridò

qualcuno. / E sottovoce dissero in fretta:

p. 195 – Non ti rimetti a sedere? – gli gri-

dò qualcuno. E sottovoce dissero in fretta:

r. 100 – Siamo noi. Risposero due o tre uo-

mini, pronti a leticare.

p. 196 – Siamo noi – risposero due o tre

uomini, pronti a leticare.

r. 106 Lucia strigatasi riaccomodò, alla

meglio, le vesti e comparve:

p. 196 Lucia, strigatasi, riaccomodò, alla

meglio, le vesti e comparve:

rr. 112-113 Tanto, la mamma non c’era! / Passò

accanto alla tavola senza salutare,

p. 196 Tanto, la mamma non c’era! Passò

accanto alla tavola senza salutare,

r. 116 Ella aprì l’uscio, e lo richiuse dietro

di sé.

p. 196 Ella aprì l’uscio, e lo richiuse, dietro

di sé.

cinque di «fi gliola» (Dopo la tribbiatura, rr. 19, 48, 88, 122, e in una variante scartata ai rr. 260-263), e una di «fi gliole» (Dopo la tribbiatura, r. 24).

148 In Dopo la tribbiatura si registrano «riesciva» (Dopo la tribbiatura, r. 96) e

«escire» (Dopo la tribbiatura, r. 180); irrilevante, naturalmente, è la voce «Esci» (Dopo la tribbiatura, r. 212).

149 In questo senso l’appunto di Emma non perde totale valore, in quanto è

possibile che il racconto sia stato scritto nel ’14 circa, proprio prima del trasferi- mento nella capitale; oppure può anche darsi che Emma, nel riordinare le carte dopo la morte del marito, ricordasse una redazione del racconto non proprio re- cente, senza però essere sicura del periodo esatto (e di qui il punto interrogativo che accompagna la sua datazione). In ogni caso, all’interno dell’arco cronologi- co compreso tra il ’14 e il ’17, l’annotazione posta sulla cartellina inviterebbe ad una datazione piuttosto alta. Si tratta però solo di un’indicazione, alla quale non si può dare eccessivo credito. Ed è per questo motivo, che nel datare il racconto, ci limitiamo a segnalare i confi ni del ’14 e del ’17. Cogliamo anche l’occasione per avvertire che in questa sede abbiamo corretto alcune delle argomentazioni che ci avevano condotto ad un’eguale datazione in Tortora, L’ordinamento cro- nologico delle novelle di Tozzi, cit., p. 145; in questo intervento infatti, per un errore nella sistemazione delle schede, avevamo sostenuto che una delle cartelle di Dopo la tribbiatura era ricavata da un foglio della C.R.I.

CXLIII

r. 180 Lucia, ora, aveva voglia di ridere e

d’escire e anche fame.

p. 198 Lucia, ora, aveva voglia di ridere e

d’escire, e anche fame.

r. 203 si alzò, e col sigaro in bocca salì le

scale chiamando come un soffi o:

p. 198 si alzò, e col sigaro in bocca salì le

scale, chiamando come un soffi o: rr. 231-232 Pareva che le stelle avessero gli

stessi brividi degli uomini. / Beppe voleva farsi avanti con un pietrone in mano e dire:

p. 199 Pareva che le stelle avessero gli stes-

si brividi degli uomini. Beppe voleva farsi avanti, con un pietrone in ma- no, e dire:

rr. 235-236 Già, avete a portar via anche tutti i sacchi!». / Si mosse dal suo nascon- diglio, e, chiatto chiatto, entrò in casa.

p. 199 Già, avete a portar via anche tutti

i sacchi!» Si mosse dal suo nascon- diglio, e, chiatto chiatto, entrò in casa.

rr. 246-249 Guardò i piatti da lavare, e pensò: / «Li laverà lei!». / Pensò alla mucca: / «Anderà lei a mungerla! No! No! Son troppo buono!».

p. 199 Guardò i piatti da lavare, e pensò:

«Li laverà lei!» / Pensò alla mucca: «Anderà lei a mungerla! No! No! Son troppo buono!»

43. La collegiale

43.1. Tavola dei testimoni

MS-DS (ACGV, Fondo Tozzi 1-B-21/2)

L’unico testimone del racconto è anepigrafo e non fi rmato dall’autore, e si costituisce di 17 cartelle. Le 1-13 (mm 210 x 154) sono manoscritte con inchiostro nero, e numerate sul verso (la numerazione è a matita blu sui primi sei fogli, a penna nera sui restanti); di queste la cartella 12 non è utilizzata interamente, ma solo per tre quarti; una freccia tuttavia indica che il testo prosegue sulla pagina successiva (13), la quale anche è redatta solo in parte (meno della metà). Le ultime 4 cartelle sono invece dattilo- scritte, solo sul recto, con inchiostro viola: vengono qui numerate 14-16 (mm 274 x 212), e 15bis (mm 308 x 210; quest’ultima è da interpolare al- l’interno di pagina 15, come indica un apposito rimando), sebbene Emma abbia inserito, a penna nera nell’angolo in alto a sinistra, la numerazione 1-3 (non contrassegnata da alcuna cifra è invece la 15bis). Si segnala inoltre che la cartella 16 è dattiloscritta per soli sette righi, dopo i quali la redazione del testo prosegue manoscritta, a penna nera (penna utilizzata anche per le scarsissime correzioni dei brani battuti a macchina); e che la 15bis, come si ricava facilmente visionandone il verso, è ricavata da un fo- glio di carta intestata alla «Croce Rossa Italiana. Commissione Centrale di Propaganda». Sul verso di questo foglio Emma ha annotato, a penna nera, «Cose rifatte su materiali altrui» e, a matita, il «1916?» come possibile data di redazione del testo; Glauco invece ha inserito il titolo «[La collegiale]» (a penna nera).

43.2. Vicende redazionali

La vicenda redazionale de La collegiale non è di facile ricostru- zione e non permette di giungere a dati certi. Tuttavia l’analisi del testimone autorizza a supporre che le quattro cartelle dattiloscritte siano precedenti alla pagine manoscritte: appare infatti diffi cile cre-

CXLIV

dere che Tozzi abbia prima iniziato a redigere il testo a penna (i primi tredici fogli), sia poi passato improvvisamente, per le cartelle 14-16, ad una stesura dattiloscritta (la quale doveva essere effettuata da Emma), e poco dopo sia nuovamente tornato a scrivere a mano (la parte conclusiva di pagina 16).

Più legittima ci pare invece l’ipotesi secondo cui le quattro car- telle dattiloscritte fossero già a disposizione dell’autore (probabil- mente appartenenti ad una precedente stesura del racconto, o di un testo simile) e, secondo una prassi non inconsueta nell’offi cina tozziana, siano state sviluppate, così da dare vita ad un testo narra- tivo di più ampio respiro. Pertanto l’autore avrebbe proceduto alla redazione delle cartelle 1-12, l’ultima delle quali, non a caso, è utiliz- zata solo in parte (per poco più di metà), così come può facilmente accadere nei casi in cui le pagine iniziali vengono scritte successiva- mente alle conclusive. A questi fogli poi è stata aggiunta la cartella 13 (adoperata solo in minima parte), la quale sembra avere avuto una genesi estranea al racconto. Essa presenta infatti più che un brano di racconto o di romanzo, una sorta di rifl essione di carattere generale, come se fosse uno di quei “pensieri”, quasi aforismi, tipici della stagione antiromanzesca di primo Novecento a cui Tozzi non fu certamente estraneo150.

L’ultima fase compositiva è consistita nella revisione delle pa- gine dattiloscritte (che ha condotto all’inserimento della 15bis) e nella stesura, sulla cartella 16, dell’ultima parte del testo; ma non del fi nale, dacché il racconto viene lasciato incompiuto e, oltretutto, privo di titolo. A tal riguardo, si segnala che in questa sede si adotta quello proposto da Glauco Tozzi in LN63.

43.3. Datazione

Come già segnalato nella Tavola dei testimoni, la carta 15bis è ricavata da un foglio intestato alla C.R.I., cosicché, almeno per la sezione dattiloscritta, si deve indicare il 31 agosto 1915 come sicuro termine post quem. Questo confi ne cronologico può essere applica- to anche alla prima parte del testo, quella manoscritta, dal momento che le cartelle 1-13, almeno in base alla nostra ricostruzione, sono state composte in un momento successivo alle pagine (battute a macchina) con cui termina il racconto; e comunque non sarà inutile

150 Il passo che si legge sulla cartella 13 è il seguente: «A tredici anni si crede

che riesciremo a piegare la vita secondo la nostra anima. Anzi, nessuna con- trarietà e nessuna sventura è capace di sconvolgere questa fede» (La collegiale, rr. 101-103).

CXLV

sottolineare che tale datazione non è contraddetta ad esempio dal- l’occorrenza di “escire” / “riescire”151, forma che entra stabilmente

nel vocabolario tozziano solo nel 1914. E proprio l’analisi lingui- stica si scopre utilissima anche per l’individuazione di un possibi- le termine ante quem per l’intera novella: infatti un registro non ancora del tutto affrancato dall’idea del grande stile, ma non per questo simile a quella prosa iperletteraria che caratterizza il periodo 1908-1913, scoraggia una collocazione nell’ultima fase dell’opera tozziana (1918-1920), quella in cui il modello di riferimento non è più d’Annunzio ma Giovanni Verga. Per dare un esempio pratico di quanto stiamo asserendo, basti notare il massiccio uso delle voce “imagine” / “imaginare” (quattro volte nel testo)152, soppiantata nel

’18 dalla forma con corretta geminazione della labiale. Procedendo lungo questi percorsi si ricava pertanto una datazione compresa tra l’agosto del 1915 e il 1917 circa; congettura, questa, che non è smentita dall’annotazione apposta da Emma sulla cartellina che raccoglie i 17 fogli del testimone: «1916?».

43.4. Vicende editoriali

La novella è stata pubblicata, con il titolo La collegiale, la pri- ma volta in «Le ragioni narrative», II, 7, febbraio 1961, pp. 124-131, preceduta da un lungo saggio di Giorgio Pullini sull’Espressionismo narrativo di Tozzi (pp. 79-123); è stata poi inserita in LN63, pp. 417-

422, e infi ne ristampata in LN88, pp. 368-373.

43.5. Differenze con l’edizione Vallecchi

RIGO PRESENTEEDIZIONE PAGINA LN88

rr. 26-27 presero proprio quella. / Ed Elisa

aveva sperato che l’insegnante, a cui voleva bene, avesse deciso di andare per l’altra!

p. 368 presero proprio quella. Ed Elisa ave-

va sperato che l’insegnante, a cui voleva bene, avesse deciso di anda- re per l’altra!

r. 35 Ecco anche la croce di legno, ver-

niciata di rosso; con i chiodi arrug- giniti,

p. 369 Ecco anche la croce di legno, ver-

niciata di rosso, con i chiodi arrug- giniti,

r. 61 il collo teso che a poco a poco s’in-

dolenziva come se avesse dovuto staccarsi.

p. 369 il collo teso che a poco a poco l’in-

dolenziva come se avesse dovuto staccarsi.

r. 62 I suoi capelli a zazzera non se ne

moveva né meno uno, tanto ella sta- va ferma.

p. 369 I suoi capelli a zazzera non se ne

muoveva né meno uno, tanto ella stava ferma.

151 Nel testo si riscontrano le seguenti occorrenze: «escivano» (La collegiale, r.

1), «escire» (La collegiale, r. 4), e «riesciremo» (La collegiale, r. 101).

152 Queste sono le occorrenze: «imagini» (La collegiale, r. 65), «s’imaginava» (La

CXLVI

rr. 114-115 O non doveva piuttosto lasciarsi

proprio sfi nire magari morendo? / Era questa la risoluzione; ma pensa- va che la direttrice avrebbe pianto,

p. 371 O non doveva piuttosto lasciarsi

proprio sfi nire magari morendo? Era questa la risoluzione; ma pensava che la direttrice avrebbe pianto, rr. 119-124 benché tutte d’accordo facessero

fi nta di non dare importanza alla sua disperazione. / Non bastava per loro soffrire a quel modo: era neces- sario fare quel che esse non avreb- bero avuto il coraggio di fare. / Ma questo pensiero era suffi ciente al suo orgoglio; ed ella soffriva soltan- to perché nessuna gliene parlava. / E proprio per questa ragione non poteva essere amica a loro.

p. 371 benché tutte d’accordo facessero

fi nta di non dare importanza alla sua disperazione. Non bastava per loro soffrire a quel modo: era neces- sario fare quel che esse non avreb- bero avuto il coraggio di fare. Ma questo pensiero era suffi ciente al suo orgoglio; ed ella soffriva soltan- to perché nessuna gliene parlava. E proprio per questa ragione non po- teva essere amica a loro. rr. 126-127 E fece la cura perché voleva obbedi-

re alla direttrice, ma pensando che non le avrebbe dato nessun giova- mento. / Era un modo per vendicarsi di tutti.

p. 371 E fece la cura perché voleva obbedi-

re alla direttrice, ma pensando che non le avrebbe dato nessun giova- mento. Era un modo per vendicarsi di tutti.

r. 128 Verso il tempo degli esami cambiò

di carattere però.

p. 371 Verso il tempo degli esami cambiò

di carattere, però. rr. 130-131 impossibile ricordarsi di quel che

pochi mesi prima era stato la sua ossessione. / Si era fatta più grazio- sa,

p. 371 impossibile ricordarsi di quel che

pochi mesi prima era stato la sua ossessione. Si era fatta più graziosa,

rr. 134-136 aveva paura che non le fosse mai possibile essere come le altre. / Ma il suo cambiamento ormai prosegui- va. / Per farlo capire all’insegnante a cui aveva voluto tanto bene anche prima,

p. 371 aveva paura che non le fosse mai

possibile essere come le altre. Ma il suo cambiamento ormai prosegui- va. Per farlo capire all’insegnante a cui aveva voluto tanto bene anche prima,

rr. 140-142 mentre prima le sarebbe parso un sacrifi cio se avesse dovuto fare così per obbedire. / Era la prima a sorri- dere alle altre, ad invitarle. / E si me- ravigliava che nessuno le parlasse di questo cambiamento;

p. 371 mentre prima le sarebbe parso un

sacrifi cio se avesse dovuto fare così per obbedire. Era la prima a sorride- re alle altre, ad invitarle. E si mera- vigliava che nessuno le parlasse di questo cambiamento;

rr. 148-152 Domandava com’erano: se avevano i baffi o no, se fumavano, se porta- vano i guanti. / C’era una compagna che le parlava sempre del fratello; ed ella le chiese che avrebbe voluto conoscerlo, sicura ch’egli si sarebbe innamorato di lei. / Quando seppe che una sua cugina s’era sposata,

p. 372 Domandava com’erano: se avevano

i baffi o no, se fumavano, se porta- vano i guanti. C’era una compagna che le parlava sempre del fratello; ed ella le disse che avrebbe voluto conoscerlo, sicura ch’egli si sareb- be innamorato di lei. Quando seppe che una sua cugina s’era sposata,

r. 155 Ella pensava tutto il giorno a questo

suo nuovo parente, e credeva di non doverne fare a meno.

p. 372 Ella pensava tutto il giorno a questo

suo nuovo parente, e credeva di non poterne fare a meno.

rr. 157-160 s’imaginava soltanto di vederlo ac- carezzare la sposa, accarezzare sotto il mento, andare insieme a far pas- seggiate soli, parlarle guardandola. / Le batteva il cuore imaginando che un giorno avrebbe potuto capitare al convitto.

p. 372 s’imaginava soltanto di vederlo

accarezzare la sposa, accarezzarla sotto il mento, andare insieme a far passeggiate soli, parlarle guardan- dola. Le batteva il cuore imaginando che un giorno avrebbe potuto capi- tare al convitto.

CXLVII

rr. 163-165 Però non soffriva come prima; anzi le lacrime la disgustavano. / Divenne pie- na di cure e di attenzioni per le altre:

p. 372 Però non soffriva come prima; anzi le

lacrime la disgustavano. Divenne pie- na di cure e di attenzioni per le altre: rr. 169-172 non aveva né meno bisogno d’im-

porsi qualche privazione. / Era con- tenta di qualunque cosa le accades- se, e non dava importanza a niente. / Desiderava per amicizia che le altre le si confi dassero;

p. 372 non aveva né meno bisogno d’im-

porsi qualche privazione. Era con- tenta di qualunque cosa le accades- se, e non dava importanza a niente. Desiderava per amicizia che le altre le si confi dassero;

rr. 176-178 avrebbe giurato, senza convincersi di mentire, che si trattava di un’altra ragazza e non di lei stessa. / Si sa- rebbe offesa se glielo avessero detto. / In quanto alla compagna che non poteva sopportare,

p. 372 avrebbe giurato, senza convincersi

di mentire, che si trattava di un’altra ragazza e non di lei stessa. Si sareb- be offesa se glielo avessero detto. In quanto alla compagna che non po- teva sopportare,