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I diritti dei detenuti e dei malati ricoverati presso istituti di sanità mentale

parte dello Stato alla luce della giurisprudenza federale

4.2.2 I diritti dei detenuti e dei malati ricoverati presso istituti di sanità mentale

In Estelle v. Gamble68un individuo detenuto presso un istituto penitenziario dello Stato del Texas rimase ferito nello svolgimento di attività di lavoro carcerario. Nella controversia, instaurata sulla base della sezione 1983, l’istante lamentava l’inadeguatezza dei trattamenti sanitari ricevuti, asserendo la violazione dell’VIII emendamento, che vieta torture e altri metodi punitivi contrari al comune senso civile. Seguendo la giurisprudenza richiamata dal giudice Marshall, è possibile rilevare come tale proibizione, inizialmente riferita alle sole torture fisiche, sia stata progressivamente interpretata in modo da ricomprendere anche violenze

66 “Footnote 12: For example, the Fifth Circuit has confined liability to situations involving ‘special

relationships described by the Supreme Court [in DeShaney], which are limited to cases concerning ‘incarceration, institutionalization, or other similar restraint of personal liberty.’ ’ Beltran v. City of El Paso, 367 F.3d 299, 307 (5th Cir.2004) (citing DeShaney, 489 U.S. at 200, 109 S.Ct. 998). The First Circuit has interpreted this view as a ‘flat[ ] reject[ion of] the ‘state-created danger’ theory of liability’. The Sixth Circuit has indicated that a special relationship is necessary to distinguish risks of harm to a specific victim from risks of harm to the public at large. The Third Circuit has at times required a special relationship, but may now interpret the requirement so narrowly as to render it toothless”. Pena v. Deprisco, 432 F.3d 98 (United States Court of Appeals, Second Circuit, 2005).

67 Pena v. Deprisco, 432 F.3d 98, 109 (United States Court of Appeals, Second Circuit, 2005). 68 Estelle v. Gamble, 429 U.S. 97 (1976).

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psicologiche contrarie alla dignità umana. È proprio tale evoluzione che ha permesso l’affermazione di un obbligo dell’amministrazione penitenziaria di fornire assistenza medica ai detenuti, poiché tale mancanza può certamente essere causa di sofferenze non necessarie e arbitrarie, non rispondenti ad alcuna delle finalità che caratterizzano la sanzione penale. A tal fine è tuttavia richiesto che sussista una volontaria e consapevole indifferenza del personale medico verso le necessità mediche del detenuto (“deliberate indifference to serious medical needs of prisoners”) ovvero comportamenti intenzionali degli agenti penitenziari volti a negare, colpevolmente ritardare l’accesso all’assistenza medica o ad interferire su un prescritto trattamento. Conformemente a tale premessa, non ogni reclamo da parte di un prigioniero relativo alla sottoposizione a trattamenti sanitari non adeguati può comportare il riconoscimento di una violazione dell’VIII emendamento69.

Difatti, la mera negligenza medica nella diagnosi o nel trattamento di una patologia non può mai essere equiparata all’inflizione di pene crudeli contrarie alla Costituzione, potendo eventualmente legittimare soltanto un’azione davanti alle corti statali per il risarcimento del danno subìto70.

Lo stesso principio (seppur con esito diverso, visto il riconoscimento della violazione dell’VIII emendamento) è stato ribadito in Farmer v. Brennan71. Il

ricorrente, un transessuale nel percorso di transizione verso il genere femminile, a seguito dello spostamento, deciso per motivi disciplinari da alcuni ufficiali, da una casa di correzione (con regime di custodia più attenuato) al reparto maschile di un penitenziario (istituto che tipicamente ospita detenuti più problematici e violenti), era stato ripetutamente percosso e violentato da altri detenuti. Richiamando la consolidata giurisprudenza in materia (in primis DeShaney ed Estelle), la decisione

69 La Corte precisò come un incidente, nonostante possa comportare maggiore angoscia, non possa

automaticamente configurarsi quale arbitraria inflizione di inutili sofferenze. Ad esempio, non è contrario alla Costituzione sottoporre un condannato a morte ad una seconda esecuzione sulla sedia elettrica dopo che il primo tentativo non era andato a buon fine per un malfunzionamento meccanico. Si veda Estelle v. Gamble, 429 U.S. 97, 105 (1976).

70 Nel caso in esame fu esclusa la violazione dell’VIII emendamento sulla base degli elementi fattuali

allegati, da cui emergeva l’assenza di comportamenti tali da evidenziare deliberata noncuranza da parte del personale medico verso i bisogni medici del paziente. Il detenuto, infatti, era stato visitato dal personale medico per diciassette volte in un periodo di tre mesi e la mancata effettuazione di una radiografia, anche se avrebbe permesso un’esatta diagnosi della malattia, non poteva rappresentare una pena inusitata e crudele. Estelle v. Gamble, 429 U.S. 97, 107 (1976).

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riafferma come il divieto di pene crudeli e inusitate vincoli l’attività degli agenti carcerari, i quali non possono percuotere i detenuti (dovendo viceversa garantire la loro sicurezza), sono tenuti ad assicurare accettabili condizioni di reclusione e l’accesso all’assistenza sanitaria. La Corte ritenne pertanto che gli ufficiali, a conoscenza della storia particolarmente violenta del penitenziario e del rischio di aggressioni sessuali cui avrebbero sottoposto il prigioniero, agirono ignorando (con

deliberate indifference come già enunciato in Estelle v. Gamble) la sicurezza del

medesimo, violando i principi dell’VIII emendamento.

Un’interessante decisione relativa all’obbligo di fornire assistenza medica a coloro che, sospettati di un delitto, rimangono feriti nel corso della cattura da parte della polizia è City of Revere v. Massachusetts General Hospital72. Il tema, ancora

una volta, è la due process clause73 ed in particolare se tale clausola obblighi l’autorità locale al pagamento delle cure mediche resesi necessarie a seguito del ferimento da parte degli agenti della polizia di un individuo in fuga, sospettato di aver commesso un delitto. Per la Corte, il XIV emendamento impone all’amministrazione pubblica di fornire soccorso medico alle persone che sono state ferite nel corso di attività della polizia. I diritti inerenti il regolare procedimento legale impongono infatti che a costoro sia assicurato un trattamento almeno non inferiore rispetto a quello garantito dall’VIII emendamento ai prigionieri, già condannati per la commissione di un reato. Rimane però ancora da stabilire chi sia tenuto a sostenerne i relativi costi. Sul punto, la Corte si astenne dal decidere poiché l’autorità locale aveva già adempiuto al suo dovere costituzionale garantendo all’indagato di essere prontamente ricoverato per l’ottenimento delle cure necessarie. Una volta assicurata tale assistenza, la Costituzione non prescrive come i relativi costi sanitari debbano essere ripartiti tra l’autorità e la struttura ospedaliera. Questo è un compito che spetta al diritto statale: “In short, the injured detainee’s

72 City of Revere v. Massachusetts General Hospital, 463 U.S. 239 (1983).

73 La Corte Suprema, in base agli elementi fattuali, ritenne che, nel caso di specie, non potesse trovare

applicazione il divieto di pene crudeli e inusitate (VIII emendamento), bensì il giusto processo regolato dalla legge (XIV emendamento), poiché, nel momento in cui il ferito necessitava le cure mediche non era ancora intervenuta alcuna sentenza che avesse accertato la sua responsabilità penale.

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constitutional right is to receive the needed medical treatment; how the city of Revere obtains such treatment is not a federal constitutional question”74.

Con Youngberg v. Romeo75 la Corte Suprema ha invece considerato i diritti

dei pazienti con disabilità mentali ricoverati in istituti statali, accertando se il diritto di ricevere assistenza medica costituisca o meno una componente essenziale della libertà garantita dal XIV emendamento. La Corte ritenne che, sebbene non vi fosse un obbligo generale verso l’intera cittadinanza, tale diritto sussistesse nei confronti dei soli individui che, a causa della limitazione delle proprie libertà conseguente al ricovero presso un istituto di cura, divenivano completamente a carico dello Stato76. In questi casi, è la tutela della libertà offerta dalla due process clause (e non dal divieto di pene crudeli ed inusitate) che configura un obbligo per lo Sato di fornire cibo, ricovero, vestiario e assistenza medica, per permettere ai pazienti di godere degli interessi, protetti dalla Costituzione, ad una assistenza, riabilitazione e sicurezza soddisfacenti e a condizioni di ricovero non oltremodo gravose e restrittive.

74 City of Revere v. Massachusetts General Hospital, 463 U.S. 239, 245 (1983). Secondo la Corte

Suprema, infatti, se l’autorità può ottenere l’assistenza medica soltanto a pagamento, essa sarà certamente obbligata a sostenerne i costi. Esistono tuttavia altri mezzi attraverso cui è possibile soddisfare tale obbligo, ad esempio o tramite le numerosi leggi federali e statali che obbligano gli ospedali a fornire cure mediche agli indigenti, ovvero sulla base dell’obbligo per le stesse strutture di prestare soccorso ai casi di emergenza a prescindere dalle capacità finanziarie del paziente.

75 Youngberg v. Romeo, 457 U.S. 307 (1982). Un uomo con gravi patologie mentali (tali da non

permettergli di avere cura di sé né di controllare i propri stati d’ira) fu ricoverato in una struttura statale su istanza della madre, la quale, rimasta da poco vedova, non era più in grado di prendersi cura del figlio. L’uomo, durante la sua permanenza presso la struttura di cura riportò gravi ferite, causate dai propri atti autolesivi e dalle reazioni violente di altri malati. La madre agì in giudizio affermando che il figlio era titolare di diritti protetti dalla Costituzione e che i convenuti (i funzionari della struttura) erano al corrente, o quantomeno avrebbero dovuto esserlo, delle ferite riportate dal figlio, mancando di porre in essere procedure mediche preventive, violando così VIII e XIV emendamento. Al riguardo, la corte distrettuale aveva individuato nell’VIII emendamento la fonte della responsabilità della struttura sanitaria, mentre in grado di appello essa era stata rinvenuta solo nel XIV.

76 “As a general matter, a State is under no constitutional duty to provide substantive services for

those within its border. When a person is institutionalized – and wholly dependent on the State – it is concerned by petitioners that a duty to provide certain services and care exist, although even then a State necessarily has considerable discretion in determining the nature and scope of its responsibilities” Youngberg v. Romeo, 457 U.S. 307, 317 (1982).

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