Assistenza sanitaria e Amministrazione federale Protezione e squilibri in un modello residuale di tutela
4.1 Come può la Federazione tutelare la salute?
4.1.3 Il rapporto tra diritti fondamentali ed equal protection of the laws alla luce delle pronunce della Corte Suprema
La garanzia della eguale protezione delle leggi, prevista dal XIV emendamento, è stata impiegata sia per valutare i provvedimenti federali che tracciano distinzioni sulla base di specifiche caratteristiche (come, ad esempio, razza, sesso, età o disabilità) sia per gli atti che discriminano gli individui nel godimento dei propri diritti fondamentali. In particolare, come sottolineato da alcuni autori49, la tutela dei diritti fondamentali ha permesso l’effettiva protezione di molte libertà come il diritto di voto, di spostarsi tra i singoli Stati, ovvero, per quanto più interessa in questa sede, il diritto alla privacy, interpretato in modo da ricomprendere anche i diritti alla procreazione50, di usare contraccettivi51 e di aborto52. Il controllo delle Corti si svolge secondo tre diverse modalità. In presenza di classificazioni sospette che incidono su un diritto fondamentale, il ricorrente è chiamato a dimostrare che l’azione dell’amministrazione pone un onere eccessivo (undue
burden) all’esercizio di tale diritto, mentre la Corte è chiamata ad adottare un
penetrante sindacato, definito “strict scrutiny”. In tal caso, l’atto normativo, della cui costituzionalità si discute, è sottoposto ad una “forte presunzione sfavorevole” e l’amministrazione pubblica che ne afferma la validità deve dimostrare che lo stesso era strettamente funzionale alla realizzazione di un interesse pubblico prevalente (compelling governmental interest) e che sussiste “un nesso di assoluta necessità tra mezzi impiegati e fine perseguito” poiché l’obiettivo perseguito non poteva essere
49 Erwin Chemerinsky, Constitutional law. Principles and policies, cit., p. 703 e ss.; Kathleen S.
Swendiman, Health Care: Constitutional Rights and Legislative Powers, cit., p. 2 e ss.
50 Ne è un esempio Skinner v. Oklahoma, 316 U.S. 535 (1942), ove la Corte Suprema ritenne contraria
alla equal protection clause una legge dello Stato dell’Oklahoma che puniva con la sterilizzazione gli individui condannati almeno tre volte per taluni reati (relativi a condotte immorali), escludendone invece altri (come ad esempio l’appropriazione indebita).
51 In Griswold v. Connecticut, 381 U.S. 479 (1965) la Corte Suprema stabilì che una legge dello Stato
del Connecticut che vietava l’uso di contraccettivi violava il diritto alla privacy matrimoniale che trova fondamento nei “penumbra rights” garantiti dal Bill of Rights, mentre con Eisenstadt v. Baird, 405 U.S. 438 (1972), la Corte considerò contraria all’eguale protezione delle leggi una legge dello Stato del Massachusetts che proibiva la distribuzione di contraccettivi a persone non sposate.
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raggiunto con altri mezzi meno restrittivi53. In assenza di criteri giurisprudenziali univoci, l’organo pubblico ha comunque un onere assai elevato da assolvere, essendo chiamato a convincere la Corte che la sua legge risponda ad un interesse davvero fondamentale per lo Stato54; ad esempio, in Korematsu v. United States55 la
Corte Suprema confermò la validità di un ordine esecutivo che limitava fortemente le libertà dei cittadini americani di origine giapponese, poiché considerato essenziale per l’interesse degli Stati Uniti alla vittoria della guerra contro il Giappone. Quando, invece, il giudizio della Corte ha ad oggetto diritti non ritenuti fondamentali trova applicazione o un sindacato intermedio (intermediate/heightened scrutiny per le classificazioni ritenute “quasi sospette” come quelle fondate sul sesso o riguardanti figli naturali di genitori non coniugati, che postula la prova di un interesse pubblico importante e della strumentalità della norma al perseguimento di tale obiettivo) oppure un sindacato di “mera ragionevolezza” (rational basis), applicato in via residuale, che richiede soltanto la dimostrazione di un legame razionale tra la norma ed un fine pubblico (né prevalente né importante ma soltanto) legittimo56.
Ebbene, nonostante l’assenza di un diritto costituzionale alla tutela della salute si sono susseguiti alcuni tentativi volti a ricostruire l’assistenza sanitaria come diritto fondamentale al fine di permettere l’applicazione del più rigido standard qualitativo posto dallo strict scrutiny. Secondo tale approccio la mancata garanzia da parte dell’amministrazione federale di un livello minimo di assistenza sanitaria alle persone indigenti potrebbe configurare una violazione della eguale protezione delle leggi. La Corte Suprema ha tuttavia sempre negato lo status di diritto fondamentale all’assistenza sanitaria, precludendo l’applicazione dello strict
scrutiny a favore del meno rigoroso standard di rational basis, certamente più
favorevole per lo Stato. In base a quest’ultimo parametro la norma che limita un diritto potrà infatti essere confermata se l’amministrazione prova che essa costituisce un mezzo ragionevole per conseguire un interesse pubblico legittimo, non dovendo dimostrare che essa fosse l’unico e necessario mezzo per raggiungere
53 Morris Montalti, “Same-sex marriage” tra protezione statale e principio federale, in Politica del
diritto, Bologna, Il Mulino, 2004, n. 4, p. 41.
54 Erwin Chemerinsky, Constitutional law. Principles and policies, cit., p. 831. 55 Korematsu v. United States, 323 U.S. 214 (1944).
56 Si veda Matteo Winkler, Same-sex marriage negli Stati Uniti: le nuove frontiere del principio di uguaglianza, Politica del diritto, Bologna, Il Mulino, 2011, n. 1, p. 97.
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la finalità pubblica. Riferito al tema dell’aborto, tale impostazione ha fatto sì che la Corte Suprema in Harris v. McRae57 considerasse legittima la previsione (nota come
Hyde Amendment) parte del programma pubblico destinato a coprire le spese
sanitarie per le persone indigenti (Medicaid), volta a negare l’erogazione di fondi federali per le procedure di interruzione della gravidanza, previsti invece per le donne che decidono di portare a compimento la maternità. Secondo la Corte, la mancata erogazione di fondi federali non violava il diritto fondamentale della donna di scegliere se interrompere la gravidanza. Se infatti l’aborto costituisce un diritto fondamentale, lo stesso non può dirsi per l’interesse a ricevere quei sussidi che concretamente permetterebbero di realizzare tale scelta alle persone indigenti. Se la libertà di scelta protetta dalla Costituzione (che consente appunto di abortire), garantisca anche il diritto a ricevere sussidi federali è una questione che, secondo i giudici, deve essere risolta non dagli organi giudiziari ma soltanto dal potere legislativo58. In tale caso la Corte ha applicato il “rational basis standard of review” ritenendo che la norma in questione non violasse l’eguale protezione delle leggi poiché finalizzata alla tutela di un legittimo fine pubblico, individuato nella protezione della vita potenziale del feto. A simili conclusioni la Corte Suprema era pervenuta anche nella decisione Maher v. Roe59, dove aveva stabilito la legittimità della scelta dello Stato del Connecticut di negare fondi a sostegno dell’aborto entro un programma che erogava invece fondi per tutte le spese mediche correlate alla gravidanza e al parto60. Non essendo in questione un diritto fondamentale, ma soltanto una politica statale di favore per la maternità, l’amministrazione non doveva dimostrare l’esistenza di un compelling interest61.
57 Harris v. McRae, 448 U.S. 297 (1980). 58 Harris v. McRae, 448 U.S. 297, 318 (1980). 59 Maher v. Roe, 432 U.S. 464 (1977).
60 Le ricorrenti sostenevano invece che l’eguale protezione delle leggi imponesse allo Stato una
eguale disciplina dell’aborto e della maternità, non potendo l’amministrazione statale sovvenzionare soltanto le spese mediche relative a quest’ultima. Cfr. Maher v. Roe, 432 U.S. 464, 470 (1977).
61 Secondo la Corte infatti “The Connecticut regulation places no obstacles - absolute or otherwise -
in the pregnant woman's path to an abortion. An indigent woman who desires an abortion suffers no disadvantage as a consequence of Connecticut's decision to fund childbirth; she continues as before to be dependent on private sources for the service she desires. The State may have made childbirth a more attractive alternative, thereby influencing the woman's decision, but it has imposed no restriction on access to abortions that was not already there. The indigency that may make it difficult - and in some cases, perhaps, impossible - for some women to have abortions is neither created nor in any way affected by the Connecticut regulation. We conclude that the Connecticut regulation does not impinge upon the fundamental right recognized in Roe”. Maher v. Roe, 432 U.S. 474 (1977).
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