parte dello Stato alla luce della giurisprudenza federale
4.2.3 State-created danger doctrine
Con tale espressione si fa riferimento a quelle ulteriori ipotesi eccezionali definite dalla giurisprudenza federale in cui lo Stato può essere riconosciuto responsabile per non aver impedito o prevenuto un episodio dannoso nei confronti di un individuo. Tali ipotesi emergono già “sullo sfondo” dei casi precedentemente riportati, da DeShaney a Town of Castle Rock v. Gonzales, cui integralmente si rinvia. Tuttavia, tutte le decisioni citate, pur precisando i requisiti per l’affermazione della responsabilità statale (condotta particolarmente insidiosa degli agenti statali che abbia incrementato il rischio della causazione di danni), ne hanno fortemente ridimensionato l’ambito di operatività. Al riguardo, si è infatti già osservato come tali pronunce abbiano univocamente ed inequivocabilmente escluso il dovere dello Stato di proteggere gli individui da danni inflitti da altri privati77, residuando, se del caso, la possibilità di esperire presso le Corti statali un’azione per il risarcimento del danno derivante da fatto illecito. Le enunciazioni contenute in tali decisioni, pur negando nel caso concreto giustizia ai ricorrenti, furono però interpretate dalle corti federali inferiori come strumenti che lasciavano impregiudicata la possibilità per un futuro riconoscimento della responsabilità statale. Traendo la loro origine da obiter
dicta della Corte Suprema, le Corti inferiori si sono mosse in assenza di indicazioni
certe relative all’applicazione di tali principi, riuscendo tuttavia ad operare un ribaltamento del generale principio di irresponsabilità statale, giungendo a riconoscere la violazione della due process clause per danni derivanti da pericoli causati dall’azione statale78. È forse paradossale che uno dei casi più citati al
riguardo sia Bowers v. Devito79, deciso dalla Corte d’Appello per il Settimo Circuito nel 1982 con una sentenza che ha invece dato ragione ancora una volta allo Stato.
77 Ad esempio in Town of Castle Rock v. Gonzales perché il mancato intervento della polizia,
nonostante una legge statale si pronunciasse in termini obbligatori, non configurava né un diritto né un property right, escludendo la violazione della due process clause.
78 Si vedano Erwin Chemerinsky, The State-Created Danger Doctrine, cit., pp. 7-10; Milena
Shtelmakher, Police misconduct and liability: applying the state-created danger doctrine to hold police officers accountable for responding inadequately to domestic-violence situations, Loyola of Los Angeles Law Review, 2010, Vol. 43, n. 4, pp.1533-1560.
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Tale incongruenza è tuttavia presto risolta osservando come sia stata proprio una delle enunciazioni contenute in Bowers, riproposta dalle Corti nei giudizi successivi, a permettere l’affermazione di una responsabilità pubblica per uno “state-created danger”. In Bowers la questione affrontata concerneva la responsabilità di una struttura di salute mentale per aver un suo paziente, a seguito della dimissione, ucciso una persona. La struttura era infatti a conoscenza della pericolosità del soggetto e avrebbe pertanto agito negligentemente, non prescrivendo alcuna terapia dopo la dimissione dalla struttura. Secondo la Corte, esiste un diritto, tutelato dal XIV emendamento, a non essere uccisi da un agente statale (rectius, a non essere da questi privato della propria vita senza due process of law), ma non un corrispettivo diritto ad essere protetto dallo Stato contro omicidi cagionati da criminali o da dissennati, posto che, come ormai noto, “The Constitution is a charter of negative liberties; it tells the state to let people alone; it does not require the federal government or the state to provide services, even so elementary a service as maintaining law and order”80. La Corte, pur pronunciandosi a favore della struttura
pubblica (i convenuti non avrebbero posto il soggetto, poi rimasto ucciso, in “a place or position of danger” avendo soltanto fallito di proteggerlo come generico membro della collettività da un uomo pericoloso), chiarì che l’amministrazione statale avrebbe tuttavia potuto essere ritenuta responsabile qualora fosse risultato provato che essa aveva cagionato il pericolo che aveva originato il danno. Difatti81:
“We do not want to pretend that the line between action and inaction, between inflicting and failing to prevent the infliction of harm, is clearer than it is. If the state puts a man in a position of danger from private persons and then fails to protect him, it will not be heard to say that its role was merely passive; it is as much an active tortfeasor as if it had thrown him into a snake pit”.
Ebbene, se lo Stato pone un individuo in una situazione di (maggior) pericolo rispetto ad altri privati e poi non riesce a proteggerlo, la sua azione non potrà essere considerata meramente passiva, bensì sarà equivalente ad una condotta attiva, “come se avesse gettato l’individuo in una fossa dei serpenti”. Snake pit, è proprio
80 Bowers v. Devito, 686 F.2d 616, 618 (United States Court of Appeals, Seventh Circuit, 1982). 81 Bowers v. Devito, 686 F.2d 616, 618 (United States Court of Appeals, Seventh Circuit, 1982).
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quest’ultima espressione che è stata riproposta ed impiegata da molte Corti federali per verificare la sussistenza della responsabilità statale82.
Altri esempi svelano però ulteriori aspetti dello state-created danger. La prima serie di ipotesi affronta tematiche omogenee, concernenti individui, fermati dalle forze di polizia, in condizioni di evidente ubriachezza. In Wood v. Ostrander83
la polizia prese in custodia un guidatore in stato di alterazione alcolica e sequestrò anche le chiavi del veicolo, rifiutandosi di consegnarle alla signora Wood, presente nell’auto insieme all’uomo. Gli agenti, pur essendo notte e trovandosi in una zona ad alto tasso di criminalità, decisero di condurre il solo conducente alla stazione di polizia, lasciando la donna sul posto, dove poco dopo subì una violenza sessuale. La Corte d’Appello per il Nono Circuito ritenne che gli agenti di polizia avessero privato la ricorrente della sua libertà tutelata dalla Costituzione, esponendola ed abbandonandola ad un pericolo. Diversamente da DeShaney (ove, secondo la Corte Suprema lo Stato non aveva né avuto alcun ruolo nella creazione del pericolo cui il bambino era sottoposto né aveva posto in essere alcun comportamento che lo avesse reso più vulnerabile), in questo caso i comportamenti attivi della polizia (arresto del guidatore, sequestro del veicolo e abbandono della ricorrente) avevano determinato l’insorgenza del dovere di garantire la sicurezza della signora84.
Anche Davis v. Brady85 riprese fatti simili per rilevare ancora una volta la violazione da parte della polizia dei diritti di libertà tutelati dal substantive due
process. Con la presa in custodia dell’individuo gli agenti di polizia avevano infatti
82 Ne è un esempio Ryan v. Burlington County, 674 F. Supp. 464 (District Court, D. New Jersey
1987). Timothy Ryan era un detenuto in attesa di giudizio presso una prigione della contea di Burlington. Egli divenne tetraplegico a seguito di un violento attacco subito in cella da un altro prigioniero, noto per aver già aggredito altri compagni di cella ed in attesa di essere trasferito in un diverso carcere statale. Ryan citò in giudizio la contea, lo Stato e vari agenti ed ufficiali per aver violato i suoi diritti costituzionali (IV, V e XIV emendamento). In tal caso la Corte riconobbe la responsabilità dei convenuti, i quali, prendendo in carico il detenuto e collocandolo, contro la sua volontà, in un ambiente insicuro insieme a prigionieri pregiudicati e particolarmente inclini a commettere violenze, avevano agevolato la realizzazione di uno “snake pit” e della conseguente aggressione.
83 Wood v. Ostrander, 879 F.2d 583 (United States Court of Appeals, Ninth Circuit, 1989).
84 Si confronti Wood v. Ostrander, 879 F.2d 583, 590 (United States Court of Appeals, Ninth Circuit,
1989).
85 Davis v. Brady, 143 F.3d 1021 (United States Court of Appeals, Sixth Circuit, 1998). Anche questo
caso riguardava un uomo che, di notte, si trovava alla guida di un’autovettura in condizioni di ubriachezza. La polizia si limitò a sequestrare il veicolo, lasciando l’uomo sul ciglio della strada, dove fu investito da un’altra vettura e riportò gravi ferite.
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assunto il dovere di non esporre tale soggetto a pericoli. Ciononostante, in violazione di tale obbligo, essi agirono inoltre con “deliberate indifference” verso l’incolumità dello stesso, non tenendo in considerazione i rischi conseguenti al suo abbandono in una strada buia e con molto traffico. Essi infatti erano a conoscenza, o avrebbero ragionevolmente dovuto esserlo, che l’uomo, essendo in stato di alterazione alcolica, non era in grado di badare a sé. L’ultimo caso da citare è
Munger v. City of Glasgow86, ove, ancora una volta, venne affermata la
responsabilità degli agenti di polizia per aver posto l’individuo in una posizione più pericolosa rispetto a quella in cui gli stessi lo avevano trovato e per averlo privato della sua vita senza due process.
Di particolare interesse è infine Currier v. Doran87. Al centro della vicenda alcuni assistenti sociali che avevano sottratto i figli minori alla madre per affidarli al padre, il quale li aveva ripetutamente maltrattati e percossi. La Corte, introducendo una regola di giudizio manifestamente favorevole per il ricorrente che lamenta la violazione dei suoi diritti costituzionali, rigettò la tesi secondo cui gli assistenti sociali non avrebbero creato il pericolo limitandosi a mutare l’affidamento da un genitore naturale all’altro, sulla base della considerazione che, mentre in
DeShaney il figlio era sempre rimasto sotto la custodia dello stesso genitore, nel
caso in esame i bambini si trovavano inizialmente affidati ad un genitore e soltanto la decisione dei servizi sociali aveva mutato il genitore affidatario. In altri termini, i bambini non sarebbero stati esposti al pericolo di essere aggrediti dal padre se non a causa degli atti positivi dell’amministrazione.
86 Munger v. City of Glasgow, 227 F3d 1082 (U.S. Court of Appeals, Ninth Circuit, 2000). Questi i
fatti. Un barista fu costretto a richiedere l’intervento della polizia poiché un suo cliente, Lance Munger, dopo aver ecceduto nel consumo di alcol, aveva iniziato ad essere aggressivo nei confronti degli altri avventori. La polizia espulse Munger dal locale, impedendogli di rientrare ed vietandogli altresì di entrare nella propria autovettura. Il giovane, in abbigliamento non adeguato rispetto alle rigidi temperature notturne, ed in stato di ubriachezza, si allontanò dal posto. La polizia, dopo aver rinvenuto il suo cappotto nel locale, preoccupati per il freddo, tentarono, invano, di rintracciare l’uomo, che morì per ipotermia.
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