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L’ISTRUZIONE PRIMARIA E MEDIA

22. Distinti nelle scuole normali 1810/1811

1810/1811 distinti nel mese

Chiap 22 dicembre Chiap 22 dicembre Magrini 32 dicembre Magrini 32 gennaio Chiap 31 febbraio Magrini 33 febbraio Chiap 32 marzo Magrini 33 marzo Chiap 34 aprile Magrini 33 aprile Chiap 31 giugno Magrini 33 giugno Chiap 34 luglio Magrini 33 luglio

A Marzo Chiap fu costretto a traslocare con i suoi scolari dalla sala dei Barnabiti a un’altra al pianterreno presso la congregazione: disciolto l’ordine l’anno prima, i locali erano a disposizione del comune per essere destinati alle scuole elementari. Ma il maestro non tardò a rimarcare col podestà le condizioni del nuovo locale, “poco addattato per una scuola Normale, perché oltre l’essere troppo ristretto e basso di soffitto, egli manca eziandio del lume necessario per gli esercizj quotidiani spezialmente della calligrafia; il qual difetto riuscirà maggiormente incomodo, e sensibile nei giorni nuvolosi ed oscuri”172. Numerose le riparazioni necessarie ai due edifici cui di volta in volta provvide il comune, previo sopralluogo di un perito. Nel caso di Chiap era di solito lui a segnalare vetri rotti, tetti che lasciavano filtrare la pioggia e altri guasti, unendovi richieste di materiali che ci aiutano a misurare le condizioni oggettive del lavoro di classe dell’epoca: libri, quaderni, matite, un calamaio in ciascun banco173.

A metà luglio il prefetto chiese di adottare un testo del costo limitato di 18 centesimi, l’Alfabeto ed elementi d’istruzione morale e di aritmetica ad uso della classe infima delle scuole del regno d’Italia. Comprendeva la preghiera che gli alunni dovevano recitare prima e dopo la scuola con la “preghiera pel Re”, della cui mancata declamazione i maestri sarebbero stati giudicati responsabili. 800, alunni 10), Costantini (L. 690, alunni 26). Per le scuole di leggere, scrivere e aritmetica si indicano per Chiap L. 1.000, alunni 54, e per Magrini L. 560, alunni 50.

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ASUd ACU p.n., b. 99 1811, tabelle al podestà: Chiap il 1.1.1811; Magrini ai primi di gennaio; Magrini 1 febbraio 1811; 2 marzo 1811 Chiap e 2 marzo 1811 Magrini; 2 aprile 1811 Chiap e 2 aprile Magrini; 2 maggio Chiap e 2 maggio Magrini; 1 luglio Chiap, 4 luglio Magrini; 2 agosto Chiap e 2 agosto Magrini.

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ASUd, ACU, p.n., b. 99 1811, lettere di Deciani a Chiap l’11.3.1811 e risposta di questo il 21. Sul retro in minuta, ordine 22 marzo 1811 di Mattioli: “Si ordinerà il biancheggio del soffitto a tempo opportuno di vacanze scolastiche”.

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ASUd, ACU, p.n., b. 99 1811, Chiap al podestà il 2 maggio 1811: “Non passa mai giorno che alcuni de’ ragazzi, per effetto di quella distrazione che è inseparabile dall’età loro, non vi vengano alla scuola sprovveduti di calamajo; quindi sono necessariamente costretti o a portar del disturbo ai loro vicini, o a perdere inutilmente il tempo destinato per gli ordinarj esercizj della calligrafia. A provedere però ad un tale inconveniente trovo necessario di procurar loro un calamajo stabile nel proprio banco; per il che basteranno l. 12,00 all’incirca”.

Il libro poteva essere ristampato da qualsiasi stampatore purché allo stesso prezzo dell’originale previa consegna di una copia alla prefettura, come per ogni altro libro174. Purché contenesse la preghiera per il sovrano, l’abbecedario del costo di L. 5 poteva essere stampato separatamente “perché è quello che cade di mano ai più piccoli e quindi soggetto ad essere più presto lacerato”175. La data degli esami fu fissata per elementari e normali alle 11 nei due giorni successivi del 18 e del 19 agosto in una sala usualmente adibita a tale scopo presso i disciolti Barnabiti176. Si stabilirono i libri da assegnare ai premiati scelti dagli insegnanti, ma su una rosa di titoli stabilita a Milano177. Le premiazioni si svolsero con la consueta ufficialità: furono premiati 12 alunni di Chiap su 44 e 10 di Magrini su 70. Per almeno una parte dei vincitori “tutti figli di povera gente”178 quest’ultimo chiese, anziché libri premio, manuali scolastici evidentemente non acquistabili da quelle famiglie, ma non sappiamo se fu accontentato179.

Nemmeno Zamboni fu entusiasta dei libri proposti, e osservò col podestà che, essendo la sua una scuola di prosa e poesia “per premio ai detti giovani opportuno sarebbe il Tasso o il Petrarca, o l’Arcadia del Sannazzaro, o li 14 tometti di poesia scritta dal Frugoni. Ma questo è un semplice pensiero mio: né ardisco suggerirglielo”180. Alle elementari furono premiati 11 scolari di Zamboni su 14; 3 di Menegaldo su 11; nessuno di quelli di Costantini181.

Assumendo i dati relativi a luglio, che registrava il maggior numero di iscritti, i ragazzi che avevano frequentato nell’anno le scuole comunali elementari e normali erano complessivamente 165. Come invece si vedrà al paragrafo 4.8, almeno 255 avevano frequentato in quell’anno le lezioni dei maestri privati, e solo nel caso di maestri come don Bassi, che esigevano un onorario assai contenuto, il costo della scuola privata poteva risultare competitivo rispetto a quello delle comunali. Si può dunque ipotizzare che il pagamento mensile, a differenza della retta prefissata delle comunali di 12 lire per anno scolastico, potesse risultare più gradito a famiglie che - in un tempo in cui la legislazione non prevedeva alcun obbligo di frequenza - trovavano forse più conveniente il

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Il decreto 30 novembre 1810 su stampatori e librai in Bollettino delle leggi del Regno d'Italia, 1810, p. III, pp.1189-2000, prevedeva che prima di stampare qualsiasi opera se ne dovessero consegnare due copie in prefettura, indicare il numero di copie che s’intendeva stampare, attendere la ricevuta della Direzione di pubblica istruzione cui competevano pure libri e stampe. Sonetti, canzoni, circolari di vescovi: a tutto occorreva il visto del prefetto o del viceprefetto che gli stampatori dovevano esibire a ogni richiesta della polizia.

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ASUd, ACU, p.n., b. 99, 1811, Ordinanza del prefetto del 17.7.1811 e circolare agli insegnanti del podestà, il 21 luglio. Riscontri di Magrini il 23 e di Chiap il 24 luglio.

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ASUd, ACU, p.n., b. 99, 1811, lettera in minuta di agosto in cui il prefetto stabilisce la data degli esami e avviso del 17 agosto 1811 in cui il podestà ai savi municipali e al prefetto conferma data, ora e luogo degli esami.

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ASUd, ACU, p.n., b. 99, 1811, 31 maggio 1811 il prefetto indica i libri al podestà con nota degli stessi da inviare ai maestri e l’indicazione di rivolgersi, per ritirarli, al libraio Belgrado. Erano di Pietro Giordani, Panegirico delle imprese civili di S.M.

Napoleone; Sallustio, Opere tutte tradotte dal padre abate Nardini; Carlo de’ Rosmini, Vita di Guarino Veronese e de’ suoi discepoli; Gaetano Arrivabene, Dizionario domestico e sistematico della lingua italiana.

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ASUd, ACU, p.n., b. 99, 1811, Magrini al podestà, primi di gennaio 1811.

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ASUd, ACU, p.n., b. 99, 1811, nota del prefetto al podestà il 31 maggio; lettere del podestà il 21.6.1811 agli insegnanti delle normali ed elementari; risposta di Chiap il 16 luglio; 9 luglio 1811 magrini al podestà; lettera del podestà al prefetto del 21 settembre 1811 con i numeri dei premiati e degli iscritti.

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ASUd, ACU, p.n., b. 99, 1811, 16 luglio lettera di Zamboni al podestà e il 25 agosto altra lettera in cui esprime i suoi giudizi su alcuni testi per le scuole, su richiesta del prefetto rivolta con lettera dell’11.8.1811 a tutti gli insegnanti.

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pagamento mensile che consentiva ai loro figli una frequenza saltuaria. Non va dimenticato che all’epoca la maggior parte di quelle famiglie non poteva essere in grado di sostenere per i propri figli una retta annuale, e nemmeno, forse, di percepire la differenza tra un apprendimento saltuario e uno regolare e protratto nel tempo.

4.6 IL 1811/1812

L’anno scolastico 1811/1812 vede al centro della scena, dal mese di ottobre, la figura dell’abate Luigi Zandonella dell’Aquila, ex barnabita, direttore del nuovo convitto annesso al liceo182, istituito nei modi che Scopoli aveva indicato nel dicembre 1810183. Di lui poco conosciamo fuorché il doppio cognome, che appartiene a un casato piuttosto noto nel Cadore184. Ma importa sottolineare in questa sede come egli rappresenti un cospicuo esempio dei vari ex religiosi che in quei burrascosi anni si “riciclarono” in insegnanti e direttori di collegi: per sopravvivere, ma anche per proseguire un’attività educativa che i decreti di accorpamento delle case, e poi di soppressione degli ordini religiosi, avevano di fatto lasciato sguarnita dei suoi soli punti di riferimento185.

La fine del collegio barnabita aveva posto al comune ulteriori problemi: anzitutto la necessità d’istituirne uno nuovo, in sostituzione del precedente. Ne era conseguita, il 24 maggio 1811, la decisione assunta dal consiglio comunale, con 24 voti favorevoli e 4 contrari, di attivarne uno nuovo nei locali ex barnabiti con L. 2.000 annue comprensive della sua manutenzione e dello stipendio per gli insegnanti, cui si sarebbero aggiunte le rette annue di circa 509, 37 per convittore: circa 25-30 per il primo anno e anche 40 per il secondo, secondo una stima del prefetto. Si prevedeva anche la spesa di circa 700 lire per riparazioni all’edificio destinato a collegio, munito di un locale a uso teatro e di una piccola cappella; di altre 700 per nuovi arredi e di 1.700 per gli arredi già presenti. Il comune avrebbe infatti dovuto riacquistarli dal demanio che li aveva requisiti, perdurando la controversia tra i due enti sulla proprietà degli immobili. Al demanio, il comune avrebbe dovuto inoltre pagare un affitto per una parte dei locali destinati alle scuole normali ed elementari: “nel solo caso - scriveva il direttore dell’amministrazione dei comuni al ministro dell’interno - che siano escluse le molto fondate istanze del comune sulla proprietà del medesimo, riconosciuta anche dalla Regia commissione legale”186.

182

BCU, Ann. t. CXXVII, seduta 25 maggio 1811 in cui si delibera l’istituzione del collegio e il finanziamento.

183

Si veda al par. 6.5.

184 In ASUd, Archivio Caimo, 97, fasc. 14, Relazione dello stato dell’istruzione pubblica nel liceo di Udine nell’a.s. 1825, Luigi Zandonella compare come “abate Luigi Zandonella dell’Aquila, ex barnabita di Dosoledo di Cadore” oggi in provincia di Belluno, nell’organico del liceo in qualità di professore di storia civile e universale. Nell’elenco figura anche, in qualità di rettore vicario, Giuseppe Zandonella, 52 anni, anch’egli indicato come “Zandonella dell’Aquila” e nativo di Dosoledo dl Cadore, professore di metafisica ed etica nello stesso liceo e autore dell’elogio funebre ad Alessandro Tartagna del 1814 (in BCU. Ms. Joppi, 170.6.). il dato è confermato in Almanacco per le provincie soggette al I. R. governo di Venezia: per l'anno 1836, Venezia [1836], p. 102, dove risultano ancora professori del liceo di Udine nelle identiche discipline. I due figurano entrambi quali precettori nel collegio barnabita di San Giuseppe di Serravalle in un ricordo personale dello storico dell’arte Francesco Beltrame nei Cenni illustrativi sul monumento

a Tiziano Vecellio, Venezia 1852, p. 84: “Nel parlare del Cadore, e de' suoi stimabili abitanti io non posso non ricordare co' sensi

della più viva gratitudine i miei primi istitutori, che furono appunto due Cadorini, cioè gli egregi e cultissimi Padri Barnabiti D. Giuseppe e D. Luigi Zandonella, i quali tenevano un rinomato collegio in Serravalle, che fu per lunghi anni l'ornamento e il decoro di quella gentile ed ospitale città, e da cui uscirono uomini chiarissimi nelle scienze e nelle lettere…”.

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M.SANGALLI, Da Bergamo a Capodistria. Scuole, collegi, clero tra Sette e Ottocento, in L’istruzione in Italia tra Sette e

Ottocento: Lombardia, Veneto, Umbria, a cura di A.BIANCHI, Brescia 2007, vol. I, scrive ampiamente del fenomeno a p. 259 ss.

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In ASMi, Studi, b. 215, Lettera del 15 ottobre 1811, e il resto del carteggio che precedette l’istituzione del nuovo convitto in sostituzione di quello barnabita, da dove ho ricavato queste notizie: include numerose lettere, delle quali cito le più importanti: la richiesta di autorizzazione del prefetto al Direttore generale dell’amministrazione di comuni il 25 giugno 1811 in cui riferisce della decisione del consiglio comunale con allegati un inventario datato 15 maggio 1810 dei mobili rinvenuti nei locali, stimati del valore

Non si ha precisa notizia dell’esito finale di questa vicenda, ma tutto lascia pensare che le cose non si conclusero affatto felicemente per il comune di Udine: dopo aver preteso invano la chiesa della congregazione a uso del collegio, e quella vicina di Santo Spirito per il liceo, dopo varie trattative dovette accontentarsi della prima a uso di entrambe le scuole, pagando 130 lire l’anno di affitto al demanio per la chiesa e le altre sedi scolastiche tutte edificate, come sappiamo, in buona parte a proprie spese e in parte - limitatamente ad alcun edifici - a spese dei Barnabiti. Infine, la chiesa di Santo Spirito e case annesse requisite dal Demanio furono vendute a privati187.

Così, mentre in precedenza la città si era limitata a erogare un assegno annuale onnicomprensivo ai Barnabiti - stando a quanto si è visto, non sempre regolarmente saldato - le toccò ora sobbarcarsi sia più consistenti riparazioni a edifici a lungo trascurati, sia trattamenti economici individuali a un certo numero consistente d’insegnanti. È poi noto che il liceo napoleonico fu a carico dello Stato solo per lo stipendio dei professori: il resto - lavori agli immobili, arredi e materiale didattico - restò sulle spalle dei municipi.

Di lì a poco, il nuovo decreto 15 novembre 1811 costrinse la città a nuove e faticose riorganizzazioni dell’esistente rendendo i tre principali gradini dell’istruzione - ginnasi, licei, università - l’uno rigidamente consequenziale all’altro: anche gli alunni delle scuole private avrebbero dovuto sottoporsi agli stessi esami per avere accesso alle università. Si stabilirono ginnasi quadriennali con non più di 6 insegnanti in ogni istituto188. Agli esami, resi trimestrali e pubblici, dovevano essere presenti due colti cittadini designati dal podestà. Se respinti gli alunni per tre volte consecutive, questi doveva inviarne le motivazioni scritte ai parenti, cui seguiva l’abbandono degli studi. L’ultimo esame del quadriennio, per chi aspirava al liceo, era fissato ogni 1 luglio, verteva sull’intero programma di studi e il mancato superamento obbligava a ripetere l’ultimo anno189. Quando il prefetto rese noto il decreto, rinnovò anche l’esortazione a vigilare sui maestri privati cui era stato vietato d’insegnare più materie, e d’insegnare umanità e retorica in presenza di un ginnasio. A Udine la già costituita commissione del liceo presieduta dal prefetto si sarebbe nuovamente incaricata di esaminarne le abilità didattiche, e per gli altri distretti altre nominate e presiedute dai viceprefetti. Inoltre, il podestà avrebbe nuovamente dovuto delegare qualcuno al

di L.1676, e una stima di L. 773, del perito comunale Bernardo Vicario, delle riparazioni necessarie all’edificio; la citata lettera del 15 ottobre del Direttore dell’amministrazione dei comuni al Ministro degli interni; quella del 22 ottobre 1811 di Scopoli al ministro degli interni sulle spese per il collegio, da includere nel conto preventivo 1812 e in quel giorno il suo rapporto al Viceré; l’approvazione della delibera consiliare sul collegio con decreto 21 novembre 1811. In BCU, F.P., ms. 860/A, questionario della direzione dei comuni del 17 luglio 1811 alla municipalità udinese sulle spese previste per il nuovo istituto.

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ASUd ACU p.n., b. 100, 1812, 8 febbraio il prefetto al podestà; il 14 il podestà riferisce sul contratto d’affitto e il 20 accordi di questi col prefetto per l’uso della chiesa ex barnabita per le due scuole e disposizioni del podestà alla segreteria generale del comune affinché “la chiesa degli ex barnabiti presa in affitto dal comune venga destinata anche ad aula per il liceo”.

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Insegnavano al 1° e al 2° anno grammatica, più precisamente calligrafia, grammatica latina, italiana e francese e aritmetica inferiore; al 3° anno belle lettere italiane e latine e aritmetica superiore; al 4° anno retorica, elementi di storia e geografia e principi di disegno.

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controllo sull’insegnamento nelle scuole comunali190: compito che toccò ai savi Deciani e Venerio, insieme a quello di presenziare agli esami pubblici del ginnasio191.

In quel quadro fortemente dinamico per l’istruzione media, quella di base nel 1811 risulta quasi sullo sfondo: i dati sulle normali diminuiscono, Magrini presenta i suoi “distinti” sempre più di rado, di Chiap le carte parlano ancora meno192 finché ci informano, a luglio, delle sue dimissioni193. Minimi, a dire il vero, anche i dati sul ginnasio: forse il nuovo prefetto insediato a febbraio, Alessandro Agucchi194, non trovò il tempo per ordinare le usuali minuziose raccolte di dati del predecessore mentre l’orizzonte europeo si rannuvolava, sotto la gragnuola di colpi che la flotta italica subì nell’Adriatico, tra marzo e aprile, ad opera degli Inglesi195.

Il mese di novembre è dominato dai preparativi per il nuovo convitto che aprì i battenti il 25 novembre con annessa la dichiarazione di un completo programma di studi, normale ed elementare, sul modello che il nuovo rettore del collegio di San Vito, l’abate Giuseppe Greatti196 aveva presentato il 2 ottobre 1811 rivolgendosi “ai genitori del dipartimento del Tagliamento e dei dipartimenti limitrofi che hanno figli da educare” e finalizzando l’educazione a formare “buoni uomini, buoni sudditi e cittadini utili”197.

L’insegnamento, informava Greatti, “comincierà dalle scuole normali” che si sarebbe collegato al corso superiore “con un metodo d’insegnamento che per avventura vi manca ancora […] alle scuole normali succederà lo studio delle lingue cominciando, com’è di ragione, dall’italiana. Dallo studio delle lingue si passerà a quello dell’idee, considerate tanto in rapporto alla loro logica aggiustatezza, quanto in rapporto alla proprietà della loro espressione in tutti i generi di coltura: e un corso elementare di matematica e di fisica, presa in tutta la estensione della parola, compirà il suo magistero […] credo di potermi lusingare che il corso completo dell’istruzione del collegio di San Vito abbraccierà una somma sufficiente di cognizioni per formare un uomo colto, e per preparare un

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ASUd ACU p.n., b. 99, 1811, avviso a stampa il 4 dicembre 1811 in cui il prefetto rammenta a vice prefetti, podestà e sindaci del dipartimento il decreto 15 novembre 1811 su ginnasi e licei e dà le direttive del caso.

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ASUd ACU p.n., b. 99, 1811, nel febbraio 1812 il podestà indicò Francesco Deciani e Girolamo Venerio, incaricati di quanto prevede l’articolo 3° della legge sugli esami ginnasiali del 15 novembre 1811.

192 In BCU, Ann., t. CXXVII, 13 gennaio 1812, si trova una delibera su “aumento soldo a don Nicolò Chiap maestro normale”.

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ASUd ACU p.n., b. 100, 1813, una lettera del podestà a Zandonella dell’11 settembre 1813 attesta la presenza di Chiap a scuola fino all’aprile del 1812.

194

Su Agucchi si veda al par. 3.4.

195 Culminarono nella battaglia navale di Lissa che ebbe luogo il 13 marzo 1811 vicino all’isola nel mare Adriatico tra la flotta franco-veneta e quella britannica. La vittoria degli Inglesi confermò il loro predominio nell'Adriatico.

196 Del suo impegno su vari fronti si è già detto (parr. 1.3, 3.3 e 4.3). Del Greatti educatore G.VENTURA, Alcuni atteggiamenti

politico intellettuali del clero udinese di fronte agli avvenimenti del trentennio 1790-1820, in “Memorie Storiche Forogiuliesi”,

XLVIII, 1967 - 1968, ricorda a p. 55 oltre a questa lettera altri scritti che ne evidenziano gli interessi pedagogici: tre poemetti sull’educazione, un Discorso del cittadino Greatti fatto nell’apertura della Società patriottica di pubblica istruzione di Padova il dì 9

Pratile on. V della repubblica francese e I della libertà italiana (28 maggio 1797) e un Saggio di un Programma di studi dell’abate Giuseppe Greatti, Portogruaro 1879, che segue la stampa di una lettera datata “Padova, Maggio 1796” preziosa testimonianza di

interessi coltivati da tempo. Nella nota introduttiva tale Zuccheri osserva “come l’abate Greatti, contemporaneo al Pestalozzi abbia avuto il merito di comprendere e di applicare quel metodo naturale che nel presente risveglio della pedagogia viene ripetuto necessario per dar nuova vita ed efficienza vera alle nostre scuole”.

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ASUd ACU p.n., b. 99, 1811, lettera 11 ottobre 1811 con cui il prefetto trasmette al podestà copia del manifesto del 2 ottobre 1811 con cui Greatti comunicò l'assunta direzione del collegio di San Vito in occasione dell’apertura, rivolgendosi ai genitori degli educandi: morì improvvisamente il 27 febbraio dell’anno dopo, a 56 anni.

uomo dotto”. Anche disegno, danza, scherma, musica avrebbero completato in funzione “accessoria e abbellitrice” dell’educazione del collegio e si assicuravano i genitori che i loro figli vi avrebbero trovato “altrettanti maestri, altrettanti amici, altrettanti padri”198.

Nel citato Programma di studi, scritto in forma di lettera a un amico da Padova il 4 maggio 1796, Greatti chiariva il suo pensiero finalizzato alla stesura d’un piano che un certo Zecchini gli aveva chiesto in occasione dell’apertura di quel collegio a San Vito che lui stesso avrebbe diretto pochi anni più tardi. Al primo anno proponeva l’apprendimento delle prime tre operazioni: addizione, sottrazione e divisione; le basi della geometria; leggere e scrivere; lezioni di morale in forma di conversazioni, favole e massime con cui evidenziare agli allievi doveri e conseguenze d’una buona o cattiva condotta. Al secondo anno, la prosecuzione di geometria, leggere e scrivere e morale, cui si sarebbero aggiunti disegno e botanica: quest’ultima costituiva, secondo Greatti, un mezzo