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NUOVE RIFORME E NUOVE DOMINAZIONI

3.3 UDINE TRA DUE DOMINAZIONI

“Ad Udine trovai la solita confusione. Gli ospiti che comandavano, i padroni che ubbidivano. Le autorità veneziane senza forza, senza dignità, senza consiglio […] Questo era il frutto della nullaggine politica di tanti secoli: non si credeva più di essere al mondo che per guardare; spettatori e non attori. Gli attori si fanno pagare e chi sta in poltrona è giusto che compensi quelli che si muovono per lui”81. Lo schizzo del Nievo, pur se impressionistico e parziale, ci offre l’amaro ritratto di una città alla mercé dei Francesi, in una Patria per la quale la sconfitta dell’Austria e l’irruzione delle armate napoleoniche furono come il risveglio da un lungo sonno, durante il quale il dominio veneto aveva lasciato quasi intatta la disomogenea congerie di giurisdizioni che da secoli ne disegnavano il territorio.

Alla caduta di Venezia essa si presentava inoltre economicamente arretrata, con confini strettamente intersecati a quelli delle terre asburgiche e, nelle campagne, ordinamenti rimasti fermi a secoli prima: tra essi la vicinìa, assemblea per la gestione degli usi civici tra cui il legnatico, il pascolo, il diritto di pesca, formata dai capifamiglia di ogni villaggio, sostituita solo nel 1806 dal comune ispirato al modello francese82. Ma quando Napoleone, il 1 maggio 1797 da Palmanova, dichiarò guerra alla Repubblica e depose il luogotenente Mocenigo, fu la fine di questo e di altri secolari ordinamenti poi riapparsi, in un effimero balzo all’indietro, nella successiva breve dominazione austriaca83.

Quando il Generale, nella primavera del 1797, aveva ripreso la guerra contro gli Austriaci ormai dilagati nella pianura veneta, i loro eserciti, forti di circa 22.000 uomini, si accamparono sulla riva sinistra del Tagliamento nei dintorni di Codroipo. Erano guidati dal fratello dell’imperatore Francesco II, arciduca Carlo d’Asburgo, che si era stabilito nella villa dell’ultimo doge Ludovico Manin a Passariano. Napoleone, dopo aver percorso un itinerario che aveva toccato Conegliano, Sacile e Pordenone, giunse nel tardo mattino del 16 marzo sulla riva destra del fiume. Qui scatenò un’offensiva che la sera stessa ebbe ragione della lunga resistenza opposta dall’esercito austriaco, al termine di quella che sarà d’ora in avanti ricordata come la battaglia del Tagliamento.

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I.NIEVO, Le Confessioni d’un italiano, cap. X.

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All’epoca erano pochi i Comuni definiti in senso giuridico e le popolazioni si amministravano, specie nelle campagne, con antichi ordinamenti collettivi variamente indicati come vicinìe, regole o ville. In Friuli le vicinìe erano all’epoca circa 800, poi il comune napoleonico assorbì nel suo territorio le “comugne”, boschi e pascoli di proprietà collettiva che con decreto 25 novembre 1806, in

Bollettino delle leggi del Regno d’Italia,Milano 1806, III, pp. 1025-1029, furono trasferiti al nuovo ente amministrativo. L'abolizione

degli usi fu invece disposta, in più momenti, in epoca austriaca. Sull’argomento cfr. gli studi di F.BIANCO: Nobili, castellani,

comunità, sottani. Accumulazione ed espropriazione contadina in Friuli dalla caduta della Repubblica alla Restaurazione, Udine

1983; ID., Carnia XVII – XIX secolo. Organizzazione comunitaria e strutture economiche nel sistema alpino, Pordenone 2000; ID.,

Riforme fiscali e sviluppo agricolo nel Friuli napoleonico, Udine 2003.

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L’arciduca e i suoi dovettero infatti ripiegare, consentendo al nemico di raggiungere il 18 marzo Palmanova mentre Jean-Baptiste Bernadotte da Codroipo entrava a Udine dove la Rappresentanza cittadina aveva tenuto un mese prima l’ultima riunione, presieduta dal luogotenente Angelo Giustinian che, sostituito dal Mocenigo, aveva già lasciato la città. Il 21 marzo i Francesi entrarono a Gorizia e a Cividale, dove lasciarono un presidio di occupazione risalendo poi la valle del Natisone per ricongiungersi a nord all’esercito del generale Massena.

Bastò un mese ad assoggettare la Patria e l’Istria alle armate del Bonaparte, e se a fine maggio esse abbandonarono Trieste, Gorizia e tutte le terre oltre l’Isonzo in ottemperanza ai preliminari di Leoben84, il resto del territorio restò occupato sino ai primi di gennaio del 179885.

Abolita il 3 maggio 1797 dal comandante di piazza Collet l’antica giurisdizione di Città, Patria e Contadinanza, fu convocato a Udine il Consiglio dal quale scaturì il 18 una municipalità di una ventina di deputati dei tre Corpi insediata dal governatore militare Friant e affiancata da comitati provvisori per Finanze, Polizia, Approvvigionamento e sussistenze, Ospedale militare, Remissione dei conti delle chiese, Fraterne e luoghi pii, Revisione delle stampe86. Il nuovo organismo fu detto centrale in quanto competente sul Friuli limitato alla Sinistra Tagliamento: la Destra fu aggregata alla municipalità centrale di Sacile, la Carnia associata alla provincia di Belluno e divisa tra quattro Quartieri retti da municipalità87. Tra i primi decreti emessi a Udine figurano le prime requisizioni di generi di prima necessità e l’ordine di ritirare ogni deposito dal Monte di Pietà cittadino88.

Bernadotte, designato L’8 maggio da Bonaparte governatore militare del Friuli, impose il disarmo delle popolazioni, la creazione nei centri urbani di municipalità in proporzione al numero degli abitanti e, in ciascuno, di un corpo della Guardia Nazionale. Infine il 6 giugno divise il Friuli sulla riva sinistra del Tagliamento in undici distretti con capoluoghi Udine (il distretto udinese si trovò a

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Il 17 aprile 1797 a Leoben, in Stiria, l'Austria firmò i preliminari di pace con cui Bonaparte le garantì parte della terraferma veneta, Istria e Dalmazia, in cambio di Belgio e Lombardia, mentre la neutrale Venezia sarebbe sopravvissuta nei soli confini del Dogado. Fu confermato a Campoformido fuorché sul punto che manteneva indipendente la città, in quanto a maggio era cessata la Repubblica.

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Per un inquadramento generale si rimanda a C.ZAGHI, L’Italia di Napoleone dalla Cisalpina al Regno, in Storia d’Italia, vol. 18°, t. 1°, Torino 1986. Sull’occupazione in terraferma F.AGOSTINI, La Terraferma Veneta nel 1797: l’insediamento delle municipalità

repubblicane e dei governi centrali, in “Ricerche di storia sociale e religiosa”, 51, gennaio – giugno 1997. Sulla prima venuta dei

Francesi a Udine e in Friuli cfr. ASUd, fondo Caimo, 117 A., Memorie di me Carlo Caimo Udinese, in 13 volumi dal 1772 al 1830, i tomi terzo e quarto vanno dal 1793 al 1803; E.D'AGOSTINI, Ricordi militari del Friuli 1797- 1870, I, Udine 1881; G. DI PRAMPERO,

Napoleone in Friuli, Udine 1911; G.PIERI, Napoleone e il dominio napoleonico nel Friuli, Udine 1942, pp. 152-256; G.CORBANESE,

Il Friuli, Trieste e l'Istria nel periodo veneziano, Udine 1987, pp. 268-287; L.STEFANELLI,R.CORBELLINI,E.TONETTI, La provincia

imperfetta. Il Friuli dal 1798 al 1848, Udine 1992; L.CARGNELUTTI,R.CORBELLINI, Udine napoleonica. Da metropoli della Patria a

capitale della provincia del Friuli, Udine 1997, pp. 15-104 e 129-173; P.FORAMITTI, Il Friuli di Napoleone: atlante dei territori

compresi tra il Tagliamento e l'Isonzo, Monfalcone 1994, ID., Volete la guerra ebbene l'avrete: 1797 Bonaparte in Veneto e Friuli, Pordenone 1997; ID., Bonaparte e la Serenissima… cit.; F.BIANCO, Carnia XVII – XIX… cit.; G.GULLINO, Il quadro politico ed

economico in 1797 Napoleone e Campoformido. Armi diplomazia e società in una regione d’Europa, a cura di G.BERGAMINI, Milano 1997, pp. 13-34; La Bassa friulana nel periodo di Napoleone Bonaparte, prefazione di G.ELLERO, Latisana 1997. Notizie anche in G.ZOCCOLETTO, Le chiavi di Palmanova, Udine 1997.

86

G.PIERI, op. cit., p. 182.

87

Ordinanza del 16.5.1797 con la quale da Pieve di Cadore il generale Delmas istituiva il Governo Provvisorio della Carnia. Cit. in

G.CORBANESE, op. cit., p. 285.

88

L.CARGNELUTTI,Gli uomini e le istituzioni, in EAD.,R.CORBELLINI, Udine napoleonica. Da metropoli della Patria a capitale della

occupare un circondario ampio almeno dieci volte quello giuridicamente definito in età veneta89) Cividale, Monfalcone, Latisana, Codroipo, San Daniele, Gemona, Venzone, Moggio, Attimis, tutti sottoposti alla municipalità centrale di Udine90 che si avviava così a divenire il centro politico e amministrativo della regione dopo che il 25 maggio lo stesso governatore aveva posto bruscamente fine a ogni rivalità insorta con Cividale91.

Alle mosse sullo scacchiere politico si unirono ovunque le coreografie di rito: innalzamenti di “alberi della libertà”, alti pali dipinti di rosso sormontati dal berretto frigio, e scalpellature dei leoni di pietra della Repubblica, col consueto e chiassoso strascico di esternazioni ideologiche. Nella seconda metà di maggio, ancora ignare di Leoben, ebbero la loro nuova municipalità “giacobina” Pordenone, Palmanova, Cividale, Portogruaro, San Daniele, Gemona, Osoppo, Venzone.

Il 16 giugno Napoleone stabilì, da Mombello, la divisione in circoscrizioni, ciascuna guidata da un Governo centrale di 23 membri scelti dal generale di divisione locale92. Anche il Friuli, nuovamente riunito dall’Isonzo al Livenza con Monfalcone, la Destra Tagliamento e la Carnia, ebbe un Governo centrale con sede a Udine, dove risiedeva pure la Municipalità non più centrale ma locale, perché competente sul solo circondario distrettuale. Il 26 giugno Bernadotte nominò i componenti il Governo Centrale e due giorni dopo quelli della Municipalità locale di cui affidò la presidenza a Cintio Frangipane, di casato filoaustriaco ma d’idee illuminate, ancorché moderate, che trasferirà il 17 luglio al Governo centrale. Dopo Campoformido sarà ancora lui a recarsi il 3 gennaio 1798 con l’avvocato Gio. Battista Flamia93 a Gorizia per incontrare il commissario austriaco conte Oliviero di Wallis94. Lo rivedremo, otto anni dopo, alla guida del dipartimento di Passariano nei difficili mesi che precedettero l’arrivo del prefetto Somenzari95.

89

L.CARGNELUTTI, op. cit.,p.72.

90

Armata d’Italia al Quartier generale di Udine lì 18 Pratile anno quinto (6 giugno 1797), cit. in G.CORBANESE, op. cit., pp. 280, 282. Nel documento troviamo elencati, con gli 11 capoluoghi di distretto, le ville sottoposte a ciascuno.

91

L.CARGNELUTTI, op. cit..,p.70.

92

Decreto istitutivo del Governo centrale del Friuli, Mombello, 28 Pratile Anno V (16 giugno 1797) in BCU, Fondo Proclami, che contiene i proclami napoleonici del 1797.

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Flamia (Venzone 1759 - Udine 1842) studiò al collegio udinese dei Barnabiti, si laureò a Padova e compì a Venezia il praticantato di avvocato. Nunzio a Venezia e poi sempre all’ombra dei successivi governi sino al Regno d’Italia. Nonostante i tanti rancori che provocò la sua inossidabile carriera politica, il giudizio che ne diede Melzi allorché fu proposto candidato al senato del Regno d’Italia fu: “legale, non ricco, probo”. Su di lui cfr. L.CARGNELUTTI, op. cit.,pp. 49-54 e passim, e la sua autobiografia fino al 1798 pubblicata alle pp. 140-151.

94 L.CARGNELUTTI, op. cit.,pp. 81 e 101.

95

Frangipane era nato a Udine il 9 marzo 1765, dal marchese Nicolò e dalla contessa Laura di Maniago. Dopo gli incarichi durante l’occupazione francese, richiesto nella successiva parentesi austriaca declinò ogni incarico. Esaurite le funzioni di magistrato civile a Udine su interessamento del Viceré fu designato da Napoleone alla prefettura di Bergamo e, dopo tre anni di servizio, il 19 febbraio 1809 nominato senatore del Regno. Caduto Napoleone, si ritirò nella residenza di Castel di Porpetto dove morì a 92 anni il 23 marzo 1857. Su di lui cfr. R.CORBELLINI, Il dipartimento di Passariano (1805-1813), in L.STEFANELLI,EAD.,E.TONETTI, La provincia

imperfetta…cit., pp. 80-82 e 118-127; L.CARGNELUTTI,op. cit., pp.73,81,101,115,127;R.CORBELLINI, La costruzione di una

capitale, in Udine napoleonica, cit., pp. 266, 270 e L.ANTONIELLI, I prefetti dell’Italia napoleonica, Bologna 1983, p. 504 e 547-548. Inoltre, le Memorie di Cintio Frangipane sull'invasione napoleonica e il governo centrale del Friuli (10 settembre 1796 - 19 ottobre

1797) a cura di D.FRANGIPANE, Udine 2009; lettere di Frangipane si trovano in Carteggio del Conte Federico Confalonieri ed altri

Eletti i due corpi96, si profilarono da subito contrasti reciproci dovuti in gran parte alla stretta dipendenza del Governo centrale dagli ordini dell’Armata francese, che lo condusse a emanare continui ordini di requisizione e imposizioni di tasse e prestiti forzosi a favore delle truppe che si susseguirono in quell’estate. A giugno il Governo impose tra l’altro alla popolazione la consegna di denaro e argenti a titolo di prestito, compresa l’argenteria delle chiese; dispose la requisizione di stoffe per il vestiario dell’armata; emanò pesanti imposte sulle rendite dei cittadini e, poiché qualcuno non si mostrò sufficientemente zelante nel far rispettare la legge, ai primi di luglio fece incarcerare quattro membri della municipalità97.

Che, dopo Leoben, il Friuli per Napoleone non rappresentasse null’altro che un oggetto di trattativa fu chiarito definitivamente a Bassano, dove s’intendeva patrocinare una confederazione democratica di tutti i centri della terraferma ex veneta guidata da Venezia più di un mese prima del trattato di Campoformido98. A quel congresso, che il generale concesse alle municipalità venete e che si protrasse dal 26 luglio al 4 agosto, fu impedita infatti la partecipazione dei giacobini friulani. In quell’occasione emerge politicamente la figura dell’abate Giuseppe Greatti, che avevamo già incontrato a Udine, amico della contessa Lavinia Florio Dragoni, giunto a Udine in veste di rappresentante della municipalità di Padova per perorare, invano, la partecipazione friulana al Congresso99.

Il 28 agosto fu imposto un altro prestito di 100.000 ducati e il 31 il Governo centrale soppresse i feudi e i privilegi nobiliari del maggiorascato e del fedecommesso oltre a espropriare le grandi proprietà, infliggendo un duro colpo ai feudatari tanto più che, dichiarati liberi tutti i beni feudali, fu deciso di lì a poco che si sarebbe dovuto pagare il 15% allo Stato, la “Cassa nazionale”, per la loro vendita e il 25% se donati100. All’abolizione di tutti i titoli nobiliari e all’imposizione della coccarda tricolore, si aggiunsero in settembre ulteriori iniziative direttamente ispirate dal Bonaparte: il 15 l’abolizione dei quartesi destinati agli ecclesiastici senza cura d’anime e il 20 la soppressione dei conventi di regolari con l’allontanamento di quelli estranei al dipartimento, e nell’affrancazione dei censi dei beni ecclesiastici.

Confische e imposizioni di contributi proseguirono fino agli ultimi giorni dell’occupazione: il 3 ottobre fu preteso un nuovo prestito forzoso di 200.000 ducati. Altri seguirono tra ottobre e

96

Sui componenti il Governo e la Municipalità udinese, sulle loro azioni e posizioni politiche L.CARGNELUTTI, op. cit.,pp.62-104.

97

G.PIERI, op. cit., p. 212.

98

Fu firmato il 17 ottobre 1797 a Villa Manin di Passariano da Napoleone, primo generale dell'esercito francese in Italia a nome della Repubblica francese, e da Louis de Cobentzel, rappresentante degli Asburgo d'Austria. Seguì il congresso di Rastadt, nel Baden-Württemberg (28 novembre 1797 - 23 aprile 1799) dove in particolare si doveva decidere in merito alla destinazione dei territori del Sacro Romano Impero sulla riva sinistra del Reno alla Francia. S’interruppe tragicamente per l’uccisione di due diplomatici francesi, già sospettati di attività di spionaggio, e non fu mai più ripreso.

99

Sul clero durante il periodo francese, G.VENTURA, Alcuni atteggiamenti politico intellettuali del clero udinese di fronte agli

avvenimenti del trentennio 1790-1820, in “Memorie Storiche Forogiuliesi”, XLVIII, 1967 - 1968 e G.FORGIARINI, Un prete friulano,

partigiano dei Francesi e il suo processo nel gennaio 1797, Udine 1923.

100

novembre anche quando, partito Bernadotte, il sostituto Baraguay d’Hilliers sgomberò le guarnigioni per lasciare campo agli Austriaci. Persino a dicembre il Monte di Pietà dovette “prestare” 36.000 lire alle truppe francesi101.

La Chiesa venne così travolta dalla legalizzazione repentina di una sfilza di violazioni, furti, requisizioni di edifici ai danni di Monti di pietà, istituti di assistenza, luoghi di culto: e benché nel Settecento si fosse dovuta rassegnare alla decurtazione di una parte del proprio patrimonio terriero a opera di Venezia, quanto accadde in quei mesi fu difficilmente paragonabile a qualunque evento del suo recente passato102.

I sequestri dei generi di prima necessità ridussero allo stremo anche la popolazione nelle campagne, costringendola a fornire i mezzi per il sostentamento delle truppe che, proprio in quanto prive di rifornimenti, potevano muoversi più velocemente dall’uno all’altro campo di battaglia. Dall’esasperazione popolare derivarono appunto quei tumulti antifrancesi riferiti da una piccola schiera di cronisti locali, che a Cividale così come a Buttrio, Tricesimo, Castions delle Mura e altri villaggi si replicarono in modo assai simile ai frammenti di un triste film, girato infinite volte sulla scena della storia103.

L’esiguo numero degli studi sulla prima dominazione austriaca in Friuli, accostata alla loro copiosità su quella francese, non può non stupire chi si accosti per la prima volta a questi temi. Se la prima si protrasse infatti otto anni quest’ultima, come minuziosamente riportato dal conte Caimo, durò appena nove mesi e ventidue giorni104. Tra le varie interpretazioni del dato c’è quella, quasi corale, dell’attivismo francese nell’emanare leggi e decreti, contrapposto alla ponderata e cauta legiferazione austriaca. Chi comunque si è avventurato in un campo così poco frequentato, ha rilevato che quegli otto anni intervallati da frequenti guerre furono anzitutto segnati da un’ambivalenza di fondo, poiché il Friuli rappresentò per gli Austriaci una terra da sfruttare militarmente e al contempo da amministrare, con tutti i limiti e le difficoltà che ne derivarono105.

101

G.PIERI, op. cit., p. 235, 247-248 e L.CARGNELUTTI, op. cit., pp. 100-102.

102 Cfr. G.MICCOLI,La Chiesa friulana fra occupazione francese, dominazione austriaca e regno italico, in Opere d’arte di Venezia in Friuli, a cura di G.GANZER, Udine 1987, pp. 54-63; S.PIUSSI, La Chiesa di Udine nel progetto politico-religioso di Napoleone, in

1797 Napoleone e Campoformido. Armi diplomazia e società in una regione d’Europa, a cura di G.BERGAMINI, Milano 1997, pp. 179-182 e pp. 194-202; C.FASOLO, Chiesa diocesana e municipalità democratica a confronto. Il caso udinese (marzo 1797 - gennaio

1798), tesi di laurea Università Ca’ Foscari, a. a. 2003-2004.

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Non esistono studi specifici ma memorie disseminate in varie pubblicazioni. I moti antifrancesi sono citati da G. DI CAPORIACCO,

Il Friuli tra il 1797 e il 1798 in “Sot la Nape”, 3, settembre 1998; G.PIERI, op. cit., pp, 242-243, e ricordati da F.BIANCO in Nobili,

castellani, comunità, sottani… cit., p. 50 e ID., Riforme fiscali e sviluppo agricolo nel Friuli napoleonico, Udine 2003, p. 21.

104

Sulla prima dominazione austriaca in Friuli (18 ottobre 1797 - 18 gennaio 1806) ASUd, fondo Caimo, 117 A., Memorie di me

Carlo Caimo, voll. 3 e 4; E.D'AGOSTINI, Ricordi militari…cit.; L.PILOSIO, Il Friuli durante la restaurazione (1813-1847), in “Atti dell'Accademia di Scienze, Lettere e Arti di Udine”, serie VI, v. 6° (1939-1940); L.STEFANELLI,Per una storia amministrativa del Friuli in epoca austriaca (1798 – 1805), in “Metodi e ricerche. Rivista di studi regionali” Anno V, n. 2, luglio – dicembre 1986, con

utili indicazioni archivistiche; EAD., Il Friuli provincia austro-veneta (1798-1805) in EAD.,R.CORBELLINI,E.TONETTI,La provincia imperfetta, il Friuli dal 1798 al 1848, Udine 1992, pp. 11-73; G.G.CORBANESE, Il Friuli, Trieste e l’Istria nel periodo napoleonico e

nel Risorgimento, Udine 1995, pp. 6-17; L. CARGNELUTTI, Gli uomini… cit., pp. 105-127 e 174-183; G. GULLINO, Il quadro

politico… cit; G.ZOCCOLETTO, Le chiavi di Palmanova…cit. L. CERNO, 1978: Gli Austriaci in Friuli, in “Sot la Nape”, Società Filologica Friulana, n. 1-2, gennaio – giugno 1998, Udine 1998, pp. 15-24.

105

I nuovi governanti entrati il 10 gennaio a Udine, preoccupati assai più degli approvvigionamenti all’esercito che a rivoltare come calzini antichi governi, si affrettarono infatti a ristabilire tutti gli organismi precedenti alla bufera francese, rinviando le riforme a momenti più propizi. Il Governo centrale divenne così Aulico Centrale Provvisorio Governo del Friuli e il 6 febbraio 1798 il comandante dell'Armata austriaca in Italia conte Oliviero di Wallis, in veste di Cesareo Regio Commissario di Padova ordinò con un proclama la soppressione di tutte le leggi e degli organismi francesi e il ripristino del Magnifico General Parlamento della Patria del Friuli con le prerogative che possedeva “all’epoca del giorno primo gennaio 1796”106 e tutte le giurisdizioni locali precedenti a quella data. Qualcosa di nuovo rispetto all’epoca veneta seguì, il 31 marzo, in un nuovo proclama che, oltre a precisare quanto indicato nel precedente, istituiva a Venezia un Governo generale per la terraferma e le amministrazioni periferiche; una Congregazione Delegata con competenze sulla città di Venezia e sui fiumi dell’entroterra; un Magistrato Camerale presieduto dall’Intendente Generale alle Regie Finanze cui furono delegati gli affari economici107.

La guerra premeva intanto ai confini, anzi si riversò col suo fardello di violenze, furti e saccheggi nelle pianure friulane allorché l’armata russa penetrò nella Penisola attraverso il Tarvisiano e attraversò il Friuli prima di congiungersi agli alleati austriaci. Lasciò dietro di sé un pessimo ricordo specie nei dintorni di San Daniele, Gemona e Venzone, causa anche la piena del Tagliamento che aveva arrestato il passaggio delle truppe obbligando le autorità militari a provvedere alla loro sistemazione a spese degli abitanti108. Il Friuli pagò così il suo tributo alle vittorie che Austriaci e Russi, guidati dal Melas e dal Suvorov, inflissero nell’agosto 1799 ai Francesi abbattendo le repubbliche Cisalpina, Romana e Partenopea e consentendo il ritorno dei principi spodestati. Seguirono a migliaia gli arresti e le deportazioni all’estero di quanti avevano collaborato con il nemico, al cui mesto passaggio poterono assistere gli abitanti di Udine e di Palmanova109.

Ma ecco, nel giro di pochi mesi, il rientro di Napoleone dall’Egitto, il colpo di Stato a Parigi e, il 14