LE SCUOLE ANTICHE
1. Le scuole di Udine nel 1798
22 A.FORNASIN,G.VERONESE, Fonti di stato per la ricostruzione della popolazione del Friuli dal 1548 alla caduta della Repubblica
di Venezia, in Vivere in Friuli, Saggi di demografia storica (secc. XVI-XIX), a cura di M.BRESCHI, Udine 1999, p. 243, 249.
23 ASV, Deputati aggiunti alla provision del denaro pubblico, b. 210 bis. Sulle rilevazioni eseguite in periodo veneziano fino al 1775 BCU, Anagrafi di tutto lo stato della serenissima Repubblica di Venezia…, Riproduzione fotostatica del v. 5 dell'edizione Venezia 1768, 2 tomi, su Patria del Friuli e Istria. Ne riportano alcuni dati G.OCCIONI BONAFFONS,Illustrazione del Comune di Udine, Udine
1886, pp.112-114 e La popolazione del comune di Udine, Udine 1901, p. 20, tratti dall’archivio comunale cittadino. Si vedano anche
G.FERRARI,Il Friuli. La popolazione dalla conquista veneta ad oggi,Udine 1963; M.BRESCHI,N.SERIO, Case e famiglie a Udine
nell’anno 1809, in Vivere in Friuli, a cura di M.BRESCHI, Udine 1999, pp. 75-110; A.FORNASIN, La popolazione del Friuli in età
moderna. Conferme e nuove evidenze, in «Memorie Storiche Forogiuliesi», LXXXI (2001), pp. 207-238.
24
Ringrazio il professor Alessio Fornasin, del Dipartimento di scienze e economiche e statistiche dell’Università di Udine per i ragguagli che mi ha fornito sulla popolazione della città.
25
ASUd ACU p.n., b.98, 1810, ordinanza 31 marzo 1810 n. 5599 del prefetto al podestà che poi la trasmise il 6 e il 14 aprile alla Congregazione di Carità in Udine.
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• dal 1765 un collegio diretto dai Barnabiti per la nobiltà udinese, friulana e forestiera
• dal 1679 le scuole pubbliche dei Barnabiti dalla grammatica inferiore alla filosofia
• un Seminario arcivescovile per i giovani di qualunque condizione
• le scuole del seminario dalla grammatica alla teologia
• una scuola pubblica gratuita di aritmetica, leggere e scrivere
• scuole private tenute da preti secolari
2.2 LE SCUOLE PARROCCHIALI E I MAESTRI PRIVATI
Mi sono già soffermata sulla rinnovata centralità della parrocchia e della scuola parrocchiale in epoca post tridentina, in particolare nella Repubblica veneta27. Nel contesto di una sostanziale rinuncia di quest’ultima ad assumersi direttamente l’onere dell’istruzione di base, essa era stata da tempo affidata alle scuole parrocchiali soprattutto laddove, fuori delle cinte urbane, non esistevano municipalità che sostenessero l’istruzione pubblica: dunque in una larga parte delle campagne friulane. Vi s’insegnava a leggere sui testi sacri, ma vi si apprendevano pure la scrittura, il calcolo, rudimenti di latino28. L’istruzione era gratuita, ma spesso accompagnata da offerte di beni di sussistenza o talvolta da qualche magro compenso pecuniario. Certo, i metodi dovevano aver ben poco a che fare con quelli più avanzati che si venivano allora elaborando nei domini austriaci nel corso di riforme, discussioni e correzioni successive29.
In ambito friulano, l’attenzione delle gerarchie ecclesiastiche locali verso le scuole di dottrina si osserva in una serie di testi diffusi nel corso del secolo30. Dell’attenzione rivolta dall’arcivescovo Gradenigo alla cura pastorale è inoltre singolare documento l’edizione in Udine nel 1779 del Catechismo Ristret des primariis instruzions in lingua friulana che egli affidava, tramite pievani e parroci, a genitori e a maestri per rendere più agevole e familiare trasmettere a figli e scolari la fede nell’idioma nativo31. L’influenza di queste scuole si faceva sentire anche nei centri urbani e dunque nella stessa sede dell’arcidiocesi, Udine, che contava all’epoca nove parrocchie 32.
S’intende che la più o meno approssimativa istruzione, impartita contestualmente alla trasmissione dei precetti religiosi, era affare d’esclusiva competenza ecclesiastica e come tale non oggetto d’indagini governative. Tuttavia il binomio del titolo: scuole parrocchiali - maestri privati, è
27
Si veda al par. 1.2. Sulla centralità della parrocchia G. LE BRAS in La chiesa e il villaggio, Torino, 1979. Esaminando la chiesa di campagna e i suoi rapporti con il villaggio in Francia dalle origini del Cristianesimo agli anni ’70 del ‘900, l’autore ricorda che per secoli il territorio della parrocchia coincise con quello della comunità civile, incidendo profondamente su confini e caratteri di questa.
28
Mancano studi specifici sull’argomento. Rimandiamo pertanto a testimonianze e notizie sparse in varie pubblicazioni: i già citati
“F. DI MANZANO, Annali del Friuli, ossia Raccolta delle cose storiche appartenenti a questa regione, 1858-1879, VI, p. 450, che
riferendosi all’età veneziana scrive: “Neppur l’educazione delle fanciulle era dal governo trascurata, esistendo negli ultimi anni in ogni parrocchia una scuola anche per esse, ove apprendevano a leggere, scrivere e cucire”, e P.CELLA, Storia della scuola in Carnia
e Canal Del Ferro, Udine - Tolmezzo 1940, pp. 10-11, che si riferisce alla sola Carnia. Altri studi inerenti le visite pastorali,
documentano che il tema del buon funzionamento della scuola parrocchiale rientrava sempre nel novero dei quesiti che venivano posti al parroco dal vescovo in visita alle parrocchie della sua diocesi. Alcuni esempi riferiti alla provincia di Pordenone e dunque senza pretesa di esaustività, in A.MORET, San Giovanni Del Tempio, Feletto Umberto 1980 e F.METZ, Visite Canoniche, in San
Quirino. Storia del suo territorio, a cura di P.GOI, San Quirino 2004, p. 505-547.
29
Si veda al par. 3.1.
30
Dottrina cristiana, di Giacomo Maria Erizzo vescovo di Concordia, Udine 1739; Dottrina cristiana, ordinata nella sua diocesi dal
patriarca Daniele Dolfin, Udine 1743; Dottrina cristiana, ordinata nella sua diocesi da Giangirolamo Gradenigo arcivescovo di Udine, Udine 1783.
31
S.PIUSSI, Le Biblioteche del Capitolo cattedrale di Aquileia e del Capitolo collegiato di Udine ora del Capitolo metropolitano, in
A pubblico, e perpetuo commodo della sua diocesi: libri antichi, rari e preziosi delle biblioteche diocesane del Friuli, secc. XV-XVIII, a cura di G.BERGAMINI, Udine 2009, pp. 25-30.
32
Erano le parrocchie della Chiesa Metropolitana, San Giacomo, San Cristoforo, San Giorgio, San Pietro, San Quirino, S.S. Redentore, San Valentino, San Niccolò.Si vedaS.PIUSSI, La Chiesa di Udine nel progetto politico-religioso di Napoleone, in Dopo
giustificato dal fatto che la maggior parte degli insegnanti registrati come “abusivi” - tutti ecclesiastici - facevano capo alle diverse parrocchie udinesi: non a caso i loro nomi continueranno a comparire in epoca napoleonica, in risposte a nuove inchieste fornite dai parroci titolari di quelle parrocchie. Non si esclude, pertanto, che molti di quei sacerdoti insegnassero dottrina cristiana in ambito parrocchiale, e contestualmente impartissero in privato insegnamenti di base oppure quei rudimenti di grammatica latina con i quali si aveva poi accesso ai ginnasi. In quest’ultimo caso appaiono identificabili con quelle “scuole di latinetto”, spesso definite una barriera sociale perché a lungo furono le sole a garantire, attraverso il latino, l’accesso alle professioni e agli studi ecclesiastici33. Nuovi dati emergeranno in questa tesi al capitolo quarto sull’istruzione primaria e media, attraverso i dettagliati resoconti emersi dalle inchieste sull’insegnamento privato promosse durante il Regno d’Italia, sulle quali si conserva i documenti nell’archivio comunale.
Si può per ora osservare che l’aggettivo “privato” continua a ricorrere nell’età veneziana negli atti comunali udinesi per definire lo status di quei maestri dai quali Venezia esigeva sì una “patente” governativa, ma non con la determinazione che mostrarono in seguito l’Austria e il Regno d’Italia. Come per il seminario, la municipalità, nelle sue periodiche denunce al Senato veneto, rilevò la loro attività senza controllo che sottraeva gli allievi alle “pubbliche scuole” dei Barnabiti34: nel 1766 un’inchiesta dei Riformatori dello Studio di Padova evidenziava che dei 19 maestri privati allora presenti a Udine solo 5, che insegnavano grammatica inferiore, superiore e sintassi in tutto a 80 scolari, avevano ottenuto il 4 marzo 1754 l’abilitazione all’insegnamento. Non l’avevano invece gli altri 14, con 226 scolari complessivi: 10 istruivano in grammatica e sintassi, 4 in poesia, e di essi alcuni anche in retorica e filosofia35.
Con l’arrivo degli Austriaci il controllo si fece più rigido: nella citata relazione dei deputati inviata nel maggio 1798 alla Regia Commissione Camerale, compare il dato “18 preti secolari”, evidentemente sulla base delle risposte dei parroci titolari delle parrocchie udinesi in quanto questa prima inchiesta fu fondata esclusivamente su di esse. Dalle lettere allegate alla relazione del 1798 i
33
M.PISERI, Gli insegnamenti post-elementari tra antico regime e restaurazione, in L’istruzione in Italia tra Sette e Ottocento:
Lombardia, Veneto, Umbria, a cura di A.BIANCHI, Brescia 2007, I, p. 151.
34
ASUd ACU p.a., b. 134, fasc. II, n. 5, Proclama 16 gennaio 1753 prescritto dall’Eccellentissimo Senato a preservazione delle pubbliche scuole di questa città in cui si richiama la Ducale 10.1.1753 del luogotenente Pietro Priuli contro “gli abusi di scuole erette senza alcuna pubblica dipendenza e con osservabile libertinaggio” in particolare “scuole private d’umanità superiore, di retorica, di logica, di filosofia, e altre maggiori che chiamano […] convenente regolazione”; sulla concorrenza del Seminario doc. 22,
Memoriale al Principe, 1772, e doc. 23, Nota al Luogotenente della Deputazione dei Dieci Savi con annessa Informazione e
proseguimento fino in presente del Seminario già patriarcale d’Aquileja, ora arcivescovile di Udine, 24.3.1772. F.LOVISON, Le
scuole dei Barnabiti a Udine… cit., p. 158, ricorda che il barnabita G. Fortunato Venerio, superiore a Udine nel triennio 1752-1755
ottenne dal doge che nessun precettore privato potesse insegnare in città: ma con scarsi esiti. In G.DABALÀ, op. cit., pp. 34-35 vari pubblici pronunciamenti al riguardo, compresa una delibera dei deputati del 23.1.1754 che nomina una commissione per esaminare i maestri, e atti successivi.
35
maestri risultano 19 e solo di due sono specificati gli allievi36 (2). 7 nomi non ricompaiono nell’inchiesta del 1800 ma alcuni, come don Angelo Nicoli, ricompariranno nelle successive in età napoleonica.