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L’ISTRUZIONE PRIMARIA E MEDIA

18. Distinti nelle scuole normali 1809/1810

1809/1810 Distinti nel mese

Chiap 41 dicembre Magrini 29 dicembre Chiap 51 gennaio Magrini 31 gennaio Chiap 46 febbraio Magrini 31 febbraio Magrini 32 marzo Chiap 52 marzo Chiap 43 aprile Magrini 32 aprile Chiap 41 maggio Magrini 32 maggio Chiap 44 giugno Magrini 33 giugno Chiap 53 luglio Magrini 33 luglio

Un mese prima del rapporto Deciani Tartagna aveva riferito al prefetto che al suo ritorno in Udine da Milano, dove aveva parlato col nuovo direttore della pubblica istruzione Giovanni Scopoli per perorare la causa del collegio, aveva trovato i locali delle scuole “occupati da un deposito di monture, e in parte convertiti a uso di stalla di animali bovini, che vi vengono di tratto in tratto mandati per servire poi ai trasporti militari” inutili ormai i ricorsi e le istanze al podestà, scriveva, si rivolgeva al prefetto “per il sollecito disgombro e decente riattamento dei suindicati locali”135. Il 23 novembre il superiore della comunità, Della Porta, in uno stile asciutto e senza preamboli denunciò al podestà una situazione divenuta insostenibile: “Tutto il pian terreno delle nostre scuole e la Congregazione è occupato parte dagli animali bovini, e parte da effetti di Reggimento Militare,

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ASUd ACU p.n., b. 98, 1810, tabelle al podestà: 2 gennaio 1810 Chiap; 11 gennaio 1810 Magrini; 2 febbraio Chiap; 3 febbraio Magrini; 3 marzo 1810 Magrini; 7 marzo Chiap; 1 aprile 1810 Magrini; 1 aprile 1810 Chiap; 1 maggio Chiap; 2 maggio Magrini; 2 giugno Magrini; 4 giugno Chiap; 2 luglio 1810 Chiap; 2 luglio 1810 Magrini; Chiap 2 agosto 1810; Magrini 3 agosto 1810.

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qua questi effetti per qualche giorno destinati fino dal giorno 10 settembre corrente anno. Non si può da noi passare al piano superiore di dette scuole per avere il capitano serrata la comunicazione, affine di tenere in sicuro gli anzidetti effetti. Noi non possiamo aprire le scuole, se non ci vengono evacuate”. L’8 dicembre il prefetto ingiunse al podestà di dare gli ordini opportuni affinché il locale venisse venga sgombrato entro il 12 e reso “all’uso per cui è destinato”, ma il capitano del quarto reggimento di linea francese incaricato della custodia dei materiali depositati nel collegio rifiutò gli spazi che gli vennero offerti in alternativa e rispose che avrebbe parlato col prefetto per sospendere l’ordine di trasloco136; trasloco che poi ebbe luogo, come si riferì nel rapporto Deciani, ma ben altre nubi si profilavano all’orizzonte.

I mesi che precedettero e seguirono il decreto di soppressione del 25 aprile furono, per l’ormai piccola comunità barnabita, forse tra i più difficili e amari nei suoi 131 anni udinesi, e non solo per la fine delle sue scuole137. Il decreto che Napoleone emanò il 25 aprile 1810 fu ricevuto il 12 maggio da Somenzari e il 15 pubblicato nel dipartimento138. Ai collegi di educazione fu però concesso di restare aperti per tutto quell’anno pur col divieto ai superiori o ai maestri d’indossare qualsiasi abito o distintivo religioso. Anche gli addetti all’educazione, così come tutti gli altri religiosi forestieri, sarebbero stati costretti a rientrare nei loro paesi139. Allora i padri risultavano otto: il preposto Alessandro Tartagna, Giulio Lovaria, Angelo Zamboni, Giovanni Francesco della Porta, Gregorio del Torso, Andrea Scipioni, Giuseppe Zandonella140 e Prospero Antonini.

L’anno in cui i Barnabiti lasciarono il loro collegio fu anche quello nel quale aggiunsero l’arco e l’iscrizione Gymnasium Civitatis Utini sul cancello in ferro nella via del Ginnasio Vecchio141. Ricostituito l’ordine pochi anni più tardi - avvenne a Roma nel 1814 con una comunità decimata e gran parte delle proprietà ormai perduta - ma a Udine i Padri non avrebbero più fatto ritorno.

Non si può fingere di non vedere che nel frattempo, i rapporti con la municipalità si fossero fatti sempre più tesi. Nel giugno 1810, a pochi giorni da una circostanziata relazione sulle case di educazione femminili del comune che il prefetto aveva ottenuto dal podestà, quest’ultimo dovette

136 ASUd ACU p.n., b. 98, 1809, 23 novembre lettera di Della Porta al podestà; 8 dicembre ordine del prefetto al podestà di far sgomberare il locale entro il 12 dicembre; 15 dicembre la Sezione Fazioni Militari dichiara l’impossibilità di far sgomberare il locale; 16 dicembre, il podestà riferisce al prefetto.

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BCU F.P. Ms 1510, Scuole dei Barnabiti in Udine, il 18 maggio 1810 Somenzari riferisce a Tartagna il contenuto del decreto.

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BCU F.P. ms. 870, fascicolo Soppressione de’ conventi e monasteri in Friuli 1806-1810, relazione municipale del 26 agosto 1810. Vi si danno notizie su numero e membri delle comunità soppresse e vi si indicano gli otto Barnabiti.

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ASUd ACU p.n., b. 98, 1810, 28 maggio 1810 il prefetto ricordò al podestà gli articoli 3,15,16 della legge che potevano riguardare le istituzioni educative.

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Nell’elenco indicato come originario “del Cadore”, giunto dal collegio barnabita di San Giuseppe di Serravalle, oggi Vittorio Veneto, che aveva diretto, poi professore nel liceo di Udine. Si era decisa l’unione della casa di Serravalle cn quella di Udine con decreto 28 luglio 1806. I Barnabiti avevano fondato nel 1738 il collegio di San Giuseppe presso il convento di S. Giovanni Battista di Serravalle già sorto, con la chiesa omonima, nel sec. XV e a lungo tenuto dai Minori Conventuali. Il collegio fu poi soppresso in seguito al decreto 25 aprile 1810.

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inviare anche un analogo rapporto sul collegio barnabita142. Sui dati relativi alle rette, agli insegnanti e agli alunni non ci soffermeremo in quanto risultano pressoché coincidenti con quelli del rapporto Deciani. Colpiscono invece altri particolari di un questionario completato dal preposto Tartagna: anzitutto le due colonne alle voci titolate “meriti e riputazione” e “utilità o svantaggi dell’istituto” furono lasciate vuote alla pari, come vedremo, di quelle dei questionari su alcuni conventi femminili soppressi. Furono invece riempite le colonne su “cognome e patria delli maestri” con i nomi di “Zamboni ex barnabita di Bergamo; Scipioni ex barnabita di Venezia; Costantini prete secolare di questo dipartimento”, e sui “Soggetti non necessarj” coi nomi di “Tartagna direttore interinale del Collegio; Giulio Lovaria; Prospero Antonini; Gio. Francesco Porta; Gregorio Torsi (Del Torso) e Giuseppe Zandonella professore del liceo”. Dunque, due professori del liceo di Udine - Zandonella e Tartagna, seppure per un breve periodo - e gli anziani ex prefetto degli studi Antonini, ex rettore del collegio Del Torso, il superiore della comunità Della Porta, padre Lovaria.

Nella sua risposta del 22 giugno, unita al questionario, il podestà al prefetto intese chiarire alcuni punti di quest’ultimo: Nello specifico, sostenne l’esistenza di una “provvisoria sovvenzione che i consiglio comunale per l’anno 1810 avea progettato in L. 2.600 e della quale si è in attesa della superiore disposizione”. Osservò inoltre che il fabbricato allora a uso di collegio non si prestava a quella funzione per le sue dimensioni ridotte: proponeva pertanto che vi si trasferissero gli uffici della municipalità “tutti quelli per i quali la municipalità priva attualmente fino dell’indispensabili luoghi alla sua amministrazione è costretta con incalcolabile disturbo di procurarli altrove”. Rilevava quindi che “L’utilità di questo istituto riguardato come collegio per l’educazione della gioventù non sembra invero siasi conservata tale quale … Il numero delli maestri minorato di molto da quello che era anticamente, quello delli convittori e degli esterni che concorrevano alla sola scuola, minorato pure riflessibilmente, mentre dal numero di 40 i primi sono attualmente ridotti a 20 ed i secondi da duecento o quattrocento e più non sono che ventitre, fa dubitare di questo”. Il fatto che il podestà svolgesse simili considerazioni senza minimamente accennare alle cause di quel declino gettava una spiacevole ombra - non si sa quanto intenzionale - sull’operato dei Padri. E a proposito dell’elenco dei “non necessari”, commentava: “Rileverà infin da quest’ultima colonna i soggetti non necessarj tali indicatimi dal sig Alessandro Tartagna [...] Fra questi Ella vi rimarcherà lo stesso, il quale per umiltà devesi ritenere postosi in questa colonna, mentre la coltura del suo spirito e le scienze fisiche particolarmente di cui va adorno lo rendesi certo degno ed utile alla società ed alla educazione. Non credo peraltro che le sue forze fisiche corrispondano alle

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ASUd ACU p.n., b. 98, 1810, lettera del 18 giugno 1810 in cui il prefetto chiede al podestà ragguagli sul collegio retto dai Barnabiti a un mese e mezzo dalla soppressione della comunità religiosa, e gli chiede di rispondere alle stesse domande presenti nel questionario già compilato nel suo precedente rapporto 14 giugno 1810 sulle case di educazione femminili; risposta di Antonini, che ci resta in minuta, con annessa tabella sul collegio il 22 giugno 1810.

intellettuali. Gli altri poi iscritti nella stessa colonna io penso ritenersi fra l’insegnanti si è o per la loro avvanzata età o per altre occupazioni nelle quali si impiegano degnamente al di fuori del collegio, occupazioni per altro estranee all’istituto del collegio suddetto”.

Un mese prima della soppressione, le ripetute richieste dei Padri alla municipalità delle L. 2.600 dovute nel 1809 non parevano aver sortito alcun effetto: assente in quel periodo il podestà, alle sollecitazioni di Somenzari aveva risposto il vicario Deciani giustificando il fatto col “totale esaurimento della cassa comunale”: l’unica possibilità di far fronte alle spese consisteva, secondo Deciani, nell’attivare le addizionali sul censo che il comune aveva proposto ma che ancora non si potevano realizzare mancando l’approvazione dei preventivi 1809 e 1810: del resto, aggiungeva, i Barnabiti si trovavano né più ne meno nelle condizioni di molti altri creditori143.

Perdurando il silenzio del podestà, tornato nel frattempo al suo incarico, Tartagna reclamò il dovuto col prefetto il 2 agosto: osservò che anche se il collegio era divenuto nel frattempo proprietà dello Stato, la città non era per questo sciolta dal debito nei confronti dell’ordine giacché “il denaro di cui si tratta, altro non è che mero stipendio per l’opera che viene prestata nell’insegnamento delle scuole, e nella direzion del collegio” e ribadì che ciò non riguardava in alcun modo l’esproprio in atto144. Il podestà sostenne invece col prefetto che la somma era stata data solo a titolo di “graziosa sovvenzione” per l’istruzione dei giovani nel collegio comunale, concludendo in modo non certo amichevole verso i Padri: “Non so poi quanto per parte degl’ex Barnabiti si sia corrisposto a questo che il comune ha fatto da tanti anni per essi, e che colla presente istanza chiamano debito”145. Ma a fine anno Somenzari lo richiamò energicamente per la sua “irragionevolezza” nel negare quel compenso ai Barnabiti, “creditori di parte dello stipendio loro dovuto verso codesta cassa comunale”, e gli impose di pagarli146.

Ad agosto giunse l’approvazione ufficiale per il trasloco del liceo - stabilito sin dal marzo 1808 nella casa Agricola in Riva del Giardino - presso i Barnabiti147. Era indubbiamente un sollievo per le casse del comune, non più costretto a pagare le pattuite L. 620 annue di affitto agli Agricola: ma sarà anche l’inizio di una difficile convivenza tra le due istituzioni, elementari e liceo, in una piazza “dei Barnabiti” che di loro non serbava più null’altro che il recente ricordo.

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ASUd ACU p.n., b. 98, 1810, lettera di Deciani del 16 marzo 1810.

144 ASUd ACU p.n., b. 98, 1810, lettera di tartagna al prefetto del 2 agosto 1810.

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ASUd ACU p.n., b. 98, 1810, lettere del prefetto il 13 agosto e del podestà il 15 agosto 1810. In quest’ultima osservava anche che la municipalità aveva accettato l’esproprio dei locali di sua proprietà già in uso ai Barnabiti, “attendendo però dalla giustizia del governo la restituzione di quei locali”.

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ASUd ACU p.n., b. 98, 1810, il 20 dicembre 1810 il prefetto scrisse al podestà che i soppressi Barnabiti restavano creditori di parte dello stipendio loro dovuto verso il comune: “Dovendola creder convinta, signor podestà, della giustizia del loro avere, la prego di osservare la irragionevolezza di protrarne il pagamento. Persuaso ch’ella vorrà […] dare le disposizioni convenienti per far tacere tali reclami…”. In altra lettera del dicembre 1810, il podestà gli scrisse “nell’anno 1810 è stata corrisposta ai soppressi barnabiti la somma di L 2600”.

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ASUd ACU p.n., b. 98, 1810, lettera 11 settembre 1810 con cui il prefetto comunica al podestà l’approvazione di Napoleone e della Direzione di pubblica istruzione al trasloco del liceo da disporsi in quel mese a cura del Reggente del Liceo; disposizioni in minuta di Antonini del 14 settembre ad Agricola per lo scioglimento a fine mese del contratto di affitto.

Altri problemi di non poco conto attendevano la municipalità: il 19 ottobre il direttore dipartimentale del Demanio rivendicò col comune il possesso del collegio e dei fondi annessi mettendo a rischio l’avvio dell’anno scolastico. Nel novembre Deciani chiese aiuto al prefetto precisando che presto il comune sarebbe stato in grado di dare prova dei suoi diritti di proprietà sugli immobili148. Il contenzioso fu parzialmente rimediato soltanto nell’autunno inoltrato149.

A fine luglio il prefetto ordinò al podestà di commissionare la fabbricazione di un certo numero di tavole nere, o lavagne, di cui munire le scuole del dipartimento: “ogni scuola deve avere una di quelle tavole ed essendovi nel dipartimento scuole elementari n 86, converrà fare un numero corrispondente delle tavole di cui si tratta”: si trattava di elementari non nel senso di scuole di base, ma di livello intermedio150, il che fa pensare alla lavagna come a un oggetto ancora relativamente pregiato da assegnare per il momento solo a scuole di quel tipo: forse in attesa, per le normali dette anche “infime”, di tempi migliori. In quel fine anno, gli esami per elementari e normali furono tutti fissati da Somenzari l’11 agosto 1810 con modalità analoghe a quelle degli anni precedenti: presenza delle autorità municipali, nuovi arredi alle sale per l’occasione, ringraziamenti di rito da parte del prefetto a tutti gli insegnanti151.

Nel quadro di Deciani (19) si indicavano, insieme agli insegnanti delle scuole comunali e del liceo, anche 15 maestri privati complessivamente impegnati con 219 scolari con onorari variabili dalle 2 lire mensili ai 21 centesimi, di cui tre impartivano insegnamenti propedeutici al ginnasio. Su di essi il vicario del podestà specificava che “l’amministrazione municipale non effettua alcuna ispezione come non sostiene verun carico”152. In grassetto i nomi degli abilitati nel 1807 (tab. 9).