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L’ISTRUZIONE PRIMARIA E MEDIA

2. Insegnamenti nel ginnasio barnabita nel 1807

Ginnasio

Lingua latina e italiana.

geografia e storia

Matematica e geometria

architettura civile

Con moderato onorario si aggiungeranno maestri:

lingua francese e tedesca

ballo

suono

disegno

corso biennale di filosofia Filosofia

analisi delle idee

fisica generale e particolare Aritmetica

algebra

geometria

trigonometria

lezioni di greco per chi lo desidera

Concludevano ogni anno scolastico gli esami nei quali gli allievi, muniti degli attestati dei loro maestri, dovevano dimostrarsi capaci di passare alla classe superiore. Per scolari e convittori delle Scuole Maggiori, spiegava Tartagna, si procurava “di tener desto lo stimolo dell’emulazione” colle pubbliche accademie e altri raduni22.

Intanto, la difficile situazione economica nella quale i Padri versavano sin dall’epoca veneziana non accennava a risolversi, a malapena arginata dal comune che nel 1801 aveva prorogato per un

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Qui di seguito il testo: “Si ammettono solo giovani in buona salute non oltre i 14 anni. Nessun privilegio è ammesso: solo, si avrà riguardo alla diversità dei talenti per la destinazione alle diverse classi. Si accostumeranno negli esercizi di pietà cristiana, frequenza ai Sacramenti, conferenze spirituali ecc. Organizzazione precisa di ogni ora del giorno; camerate divise per numero ed età, ciascuna con una sala per il giorno l’altra per la notte. Li assiste sempre un sacerdote secolare e un cameriere di servizio. Chi si mostrerà abile alle scuole fino al corso filosofico sarà assistito a casa nelle ore di studio. Chi per tenera età o altro non è capace, avrà un maestro privato. Mediante un moderato onorario saranno provvisti di maestri di lingue francese e tedesca; di ballo, suono e disegno. I convittori vestono tutti di nero né si permettono abiti di seta eccetto le calze. In casa e nell’autunno si concedono abiti di colore a piacimento, purché senza pompa”.

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Come nel Trattenimento degli scolari della gramatica inferiore nel collegio de' Barnabiti di Udine nell'anno 1808: alle

decennio l’assegno annuale di 200 ducati a loro favore, poi erogati in forma ridotta23. Lo stato di totale dipendenza dalle casse comunali in cui si trovavano avrebbe contribuito non poco, come vedremo, a deteriorare i rapporti tra l’istituto e la città negli anni successivi. Secondo una relazione alla prefettura del vicepresidente della Rappresentanza Locale, Niccolò Gabrieli, essi disponevano di una proprietà che dava una tenue rendita, ma all’epoca era ipotecata e dovevano pagare gli interessi del suo passivo. Possedevano inoltre un’ala del palazzo occupata dal loro collegio: dell’altra risultava proprietaria la città, che lo era anche dei vecchi fabbricati delle scuole e di un altro edificio. Qualora se ne fossero andati, il comune avrebbe dovuto pagar loro quanto edificato a loro spese, e loro avrebbero reso quelli del comune. Dal 1807, proseguiva Gabrieli, l’aiuto ammontava a circa L. 634,49 italiche annuali - equivalenti all’incirca al doppio se espressi in lire venete - cui si aggiungevano la tassa annuale di 14 lire venete, divenute 7 italiche, pagate da ogni studente nella cancelleria cittadina e la pensione dei pochi convittori24: ma data l’esiguità degli iscritti l’importo era inferiore alle necessità, né si poteva contare sui saltuari aiuti dei privati25. Per giunta spettava loro, e non al comune, la manutenzione degli edifici26.

In quei difficili anni toccò al giovane preposto farsi carico, oltre che dell’istruzione media cittadina, delle finanze dell’istituto, dovendo chiedere più volte alla pubblica amministrazione aiuti a nome della sua comunità27, mentre alle preoccupazioni economiche si assommavano quelle derivanti dall’occupazione militare: nel settembre 1807 l’ispettore delegato Reibaud scelse alcuni locali dei Barnabiti a uso di deposito, nonostante le rimostranze del comune28, e concordò con i padri Giulio Lovaria e Gio.Batta Costantini l’uso dei locali. Pretendeva anche una sala a pianterreno, ma il primo si oppose con vigore perché serviva per l’istruzione dei convittori. Reibaud annunciò anche modifiche all’edificio, compreso un nuovo portone d’ingresso, ancor prima che venissero autorizzate29. Tuttavia nel novembre 1807 il prefetto pose sotto la sua protezione l’istituto “tanto necessario in questi momenti alla riapertura degli studi” e ordinò che fosse sgomberato30.

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BCU, Ann., t. CXXVI, 31.8.1801, Delibera di prorogare per un altro decennio l’assegno di 200 ducati per le scuole dei Barnabiti. Inoltre G. DABALÀ, Le scuole pubbliche di Udine dal 1297 al 1851, in “Annuario del R Liceo Ginnasio ‘J. Stellini’ di Udine” a. s. 1925-26, Udine, 1927, p. 42.

24 D’ora in avanti per “lire” s’intenderanno lire italiche, salvo diversa specificazione.

25

ASUd ACU p.n., b. 307, lettera di Gabrieli al prefetto il 9.8.1807 in risposta alle sue domande dell’8.8.1807. in ASUd ACU p.n., b. 298 si trova una memoria della Rappresentanza locale alla prefettura del 29.1.1806 rinviata al prefetto il 29.1.1807, in cui il sussidio comunale ai Barnabiti è riferito in 200 ducati e si indicano 11 persone presenti nell’istituto.

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“I locali del convitto e delle scuole sono della comune, essendo a carico dei Padri Barnabiti il mantenimento”. ASUd ACU p.n., b. 329, Osservazioni del podestà Antonini nella sua relazione del 6.11.1808 al prefetto sulle scuole di Udine nel 1807.

27

BCU, F.P., ms. 860/A, fasc. I, Tartagna al prefetto il 3.1.1807 e ASUd ACU p.n., b. 298, il 5.1.1807. In quest’ultima accenna alla supplica inviata al Viceré il 4.11.1806: avendo i Barnabiti contratto nel 1778 un debito con i Serviti delle Grazie ed essendo questi beni ora avocati al Demanio, ne erano divenuti debitori per £ 1964,85 italiche che non potevano restituire. Il 17.1.1807 il prefetto inoltrò la lettera alla Rappresentanza locale, che gli rispose il 29.1.1807 inoltrandogli una memoria sul collegio stesa il 29.1.1806.

28

ASUd ACU p.n., b. 311, il prefetto alla RL il 28.9.1807 e repliche di quest’ultima.

29

ASUd ACU p.n., b. 311, rapporto del delegato Daniele Valentinis alla RL il 29.9.1807.

30

ASUd ACU p.n., b. 314, il prefetto alla RL il 10.11.1807 e Fondo congregazioni religiose soppresse, b. 568, fasc. 2, lettera 30 novembre 1807 a Tartagna.

Nella risposta del podestà Antonini alla richiesta di Somenzari di conoscere “numero e qualità degli stabilimenti di pubblica istruzione del circondario nel 1807, i redditi fissi degli addetti all’istruzione e le imposte comunali a tal fine” si specificava che non vi erano redditi fissi per nessuna scuola né imposte comunali, fuorché le pensioni fissate dal comune per ciascun convittore e ciascun scolaro dei Barnabiti. Questi reggevano un collegio di convittori e sei scuole: di grammatica inferiore, grammatica superiore, sintassi, poesia, retorica, filosofia, e nel 1807 avevano ricevuto provvisoriamente dal comune L. 634,48 annue per le sole scuole. Il precettore di calligrafia e aritmetica abate Magrini31 che insegnava gratuitamente alla gioventù povera del comune percepiva L. 190,35 annue più il locale in cui risiedeva per un valore di affitto annuo di circa L. 9632. Si citavano inoltre le “scuole del Seminario arcivescovile con convitto e senza” sulle quali Antonini dichiarò di non poter aggiungere nulla “perché indipendenti dalla municipalità, mancante delle opportune cognizioni”: ma l’averle citate accanto alle scuole pubbliche fa pensare che continuassero ad accogliere scolari anche non destinati al sacerdozio. Infine nel documento il podestà precisava che “tutti gli stabilimenti d’istruzione del circondario erano concentrati anche nel 1807 nella sola città di Udine”33 offrendo così un quadro piuttosto desolato dell’istruzione presente nella quarantina di paesi che di quel circondario facevano parte34.

31

Su Magrini si veda al par. 2.5.

32

ASUd ACU p.n., b. 329, lettera 1.11.1808 del prefetto al podestà e sua risposta del 6.11.1808.

33

ASUd ACU p.n., b. 329, Osservazioni nella risposta del podestà al prefetto, il 6.11.1808.

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4.2 IL 1807/1808

Nel novembre 1807, ricalcando le direttive della Direzione di pubblica istruzione, Somenzari indicò alla municipalità l’uso di una serie di testi per tutte le scuole del biennio scolastico “normale”35 (4), poi resi obbligatori a fine 1808. Il direttore Moscati aveva rilevato infatti sin dal giugno 1807 che quasi due terzi dei comuni risultavano privi di elementari maschili: elementari nel senso sia del biennio inferiore, sia delle scuole d’italiano e latino sino alla retorica, e chiesto l’apertura di almeno una scuola di base in ogni comune, a carico dei municipi36. I maestri, compresi quanti volessero dedicarsi all’insegnamento privato, avrebbero dovuto sostenere un esame davanti a una commissione dipartimentale, come imposto da una circolare del 180737.