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NUOVE RIFORME E NUOVE DOMINAZIONI

3.2 LA FRANCIA E LE REPUBBLICHE ITALIANE

Nella Francia di Ancien Régime l’istruzione primaria si teneva nelle petites écoles, scuole parrocchiali a pagamento spesso in concorrenza coi maestri privati, o anche rivolte agli orfani e agli indigenti41. Dell’istruzione gratuita ai poveri si occupavano prevalentemente le congregazioni, cui aveva dato nuovo impulso la Riforma cattolica: esse furono indirettamente favorite dall’Editto di Fontainebleau di Luigi XIV del 18 ottobre 1685 che revocava l’Editto di Nantes (1598) col quale si era sancita l’uguaglianza tra le confessioni religiose. Di qui, l’espatrio degli ugonotti e la fine delle loro scuole di catechismo avviate nella seconda metà del Cinquecento, cui seguì una legge che stabiliva l’obbligo d’iscrizione di tutti i bambini dai 7 ai 14 anni alle scuole cattoliche42.

La società del tempo condivideva l’idea di un’educazione rivolta anzitutto alla formazione morale e spirituale dell’allievo43 e sin dal Seicento l’alfabetizzazione occupò un certo ruolo nella vita di un numero crescente di individui: nel 1704 ogni parrocchia aveva il suo maestro e un bambino ogni due - tre famiglie riceveva un certo grado d’istruzione44. Sulla scia tridentina, l’educazione popolare ripartì dall’esigenza di una rinnovata formazione dei sacerdoti: Adrien Bourdoise fondò da pioniere, ai primi del Seicento, un seminario nella parrocchia di Saint Nicolas du Chardonnet a Parigi cui s’ispirò Jean-Jacques Olier, prete della fondazione dell’Oratorio nominato parroco a Saint-Sulpice, creando nel 1642 l’omonima compagnia di sacerdoti per formarli all’apostolato nelle “piccole scuole di carità”, dove apprendevano i metodi d’insegnamento45.

Nel 1684 anche Jean Baptiste La Salle46 creò delle comunità maschili di maestri e scuole che aumentarono di numero per tutto il Settecento sino a comprendere, nel 1789, mille Fratelli delle Scuole Cristiane in 121 comunità. Soppressi nel 1792 dalla Rivoluzione Francese, Napoleone riconobbe però le loro scuole e le incorporò nel 1795 nella Université Imperiale; nell’Ottocento fu ripristinato anche l’ordine47.

41 Sull’argomento cfr. E.ALLAIN, L'instruction primaire en France avant la Révolution, Paris 1881.

42

B.SPADOLINI, Educazione e società. I processi storico-sociali in Occidente, Roma 2007, p. 196. Così Carlo Botta, nella Storia

d'Italia continuata da quella del Guicciardini sino al 1789, Parigi, 1832, VI, p. 335: “decretò Luigi, […] ogni scuola ugonotta fosse

proibita; i fanciulli fossero battezzati dai curati cattolici nelle parrocchie, ed i parenti obbligati a mandarvegli sotto pena di cinquecento lire…”.Sugli Ugonotti ancheH.J.GRAFF, op. cit., II, p. 85.

43

Si vedano l’anonimo Essai d'une école chrétienne, ou manière d'instruire chrétiennement les enfans dans les écoles, del 1724; il

Christianis Litterarum magistris de ratione discendi et docendi, auctore P. Josepho de Jouvancy, Paris 1692, riedito in J. DE

JOUVANCY, De la manière d'apprendre et d'enseigner, Paris 1892; il “Corso degli Studi” di Rollin, parzialmente tradotto nel ‘700 col

titolo L'opera istessa della maniera di insegnare e di studiare le Belle Lettere, in traduzione italiana, Padova, s.d. e nell’800 Del

govemo interiore delle scuole, Treviglio 1827. Le opere sono citate in C.PANCERA, La cultura educativa tra Sei e Settecento, in

Cultura nell’età delle Legazioni, Atti a cura di F.CAZZOLA E R.VARESE, Firenze 2005, pp. 49-70.

44

H.J.GRAFF, op. cit., II, pp. 89-92.

45

La Chiesa nell’epoca dell’assolutismo e dell’Illuminismo, a cura di H.JEDIN, Milano 1994, 7, pp. 22-24. A quell’esperienza Jacques de Batencour ispirò la Escole paroissiale, ou la manière de bien instruire les enfants dans les petites escoles par un prêtre

d'une Paroisse de Paris, Paris 1654, testo destinato alla scuola pilota e gratuita per i bambini poveri di Saint Nicolas.

46

La sua opera è stata tradotta in italiano nelle Opere complete di Jean-Baptiste de La Salle, Roma 1993-2005: in particolare si veda la Guida delle scuole cristiane, Roma 2000.

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Tra il 1686 e il 1790 gli indici di alfabetizzazione quasi raddoppiarono mentre sul piano dell’organizzazione dell’istruzione non si ebbero rivolgimenti significativi48. Intanto il Paese, divenuto centro di propagazione dell’Illuminismo, conosceva una serie di proposte in tema d’istruzione e dei suoi rapporti con l’ambiente sociale ed economico che però incontrarono le resistenze di università e Parlamenti, uniti nel difendere un sistema scolastico ch’era espressione dei ceti dominanti e non concepiva le ingerenze della stessa monarchia49.

Le università, a cominciare dalla Sorbona dominate dagli studi teologici più che da quelli di medicina e diritto come quelle della Penisola, erano infatti perlopiù frequentate da un clero che godeva delle rendite dei benefici ecclesiastici dei luoghi d’origine. Le scuole medio - superiori, in genere vicine alle sedi universitarie, erano quelle degli ordini insegnanti dove s’istruivano i maschi dei ceti medio - alti tra i 10 e i 18 anni. Soppressi tra il 1761 e il 1762 i Gesuiti - erano oltre un migliaio e reggevano 105 collegi - l’istruzione fu anche qui affidata ad altri ordini: Oratoriani e Benedettini per l’aristocrazia mentre Fratelli delle Scuole Cristiane, Salesiani, Lazzaristi, Fratelli delle Scuole pie si occupavano degli altri ceti50.

Intanto le nuove idee incominciavano a lasciare cospicue tracce sul terreno dell’educazione: sulle orme di John Locke e dell’empirismo inglese Condillac aveva gettato le basi del sensismo, sostenendo contro Cartesio l’inesistenza delle idee innate e il principio che esse ci vengono per mezzo della ragione e dei sensi. Per queste vie anche la pedagogia assumeva un atteggiamento pragmatico del tutto nuovo divenendo, nell’Émile di Rousseau, per la prima volta oggetto autonomo, svincolato dalla filosofia.

I philosophes, prefigurando sin dal Seicento una società nuova da edificare per mezzo della ragione svincolata dal trascendente e sostenuta dalle idee guida di libertà e di eguaglianza, conferirono all’educazione un ruolo rivoluzionario. Se infatti alla nascita l’individuo era concepito come tabula rasa, i cui contenuti morali e intellettuali sarebbero scaturiti dalle esperienze future, l’educazione ampliava i suoi poteri e confini sin quasi a sostituire la natura, modellando un’umanità conforme a modelli ottimistici, se non utopici51.

L’istruzione fu intesa anche come accumulo e divulgazione di nozioni - la Encyclopédie è di per sé un modello di trasmissione del sapere - pur se l’abuso della memoria, così come la pedissequa imitazione dei classici e le battiture, furono frequentemente condannati nella pubblicistica del

48

H.J.GRAFF, op. cit., II, p. 177. Per una storia documentata dell’alfabetizzazione dei Francesi dal XVI al XIX secolo, F. FURET,J. OZOUF, Lire et écrire. L’alphabétisation des Francais de Calvin à Jules Ferry, Parigi 1977, 2 voll.

49

E.BRAMBILLA, I licei e l’Université Imperiale: un confronto tra Italia e Francia, in Istituzioni e cultura in età napoleonica, a cura

di EAD.,C.CAPRA,A.SCOTTI, Milano 2008, p. 432.

50

Ivi,pp. 432-433.

51

tempo, mentre prendeva forma un progetto etico e politico cui si affidava il compito di trasformare l’uomo, attraverso la scuola, in buon cittadino52.

I fisiocratici furono, coi philosophes, tra i primi a sollecitare un’istruzione popolare diffusa e controllata dallo stato. Alle loro idee attinse Turgot nel 1775 nel presentare un piano coordinato dal Consiglio per la Pubblica Istruzione che prevedeva un maestro in ogni parrocchia e l’educazione superiore affidata ai collegi e alle università. Benché gran parte dei philosophes fosse anticlericale il modello restava ecclesiastico, dominato da un’istruzione basata sulla morale53.

La Rivoluzione francese rappresentò in campo scolastico un laboratorio di idee e una fonte d’ispirazione per i governi successivi, ma i suoi primi tentativi di riforma subirono le conseguenze di un continuo stato di guerra: inoltre essa non ebbe, né poté avere una positiva influenza su un’alfabetizzazione che “stava già crescendo prima che si verificassero gli eventi del 1789, e proseguì su questa strada. La Rivoluzione, e lo confermano praticamente tutti i dati di cui siamo in possesso, non sostituì nessuna delle istituzioni, delle strutture, delle opportunità indispensabili al sistema clericale, che pure essa si piccava di voler distruggere”54.

Nondimeno, solenni furono gli enunciati: la costituzione del 1791 promise “una istruzione pubblica, comune a tutti i cittadini, gratuita nelle parti d’insegnamento indispensabili a tutti gli uomini”55. Fu anche il tempo delle grandi proposte legislative. Charles Maurice de Talleyrand-Périgord, nel suo Rapporto sull’istruzione pubblica, presentato ma non discusso alla Costituente, scrisse in quell’anno che la Rivoluzione e la Costituzione non avrebbero avuto senso senza un’educazione popolare che favorisse l’uguaglianza, con una scuola inferiore gratuita ma non obbligatoria per rispettare la libertà individuale. Prevedeva un sistema scolastico diviso in Scuole Cantonali primarie con catechismo repubblicano, Distrettuali secondarie, Dipartimentali specialistiche e un Istituto Nazionale Universitario a Parigi.

Anche il Rapport sur l'organisation générale de l'instruction publique presentato nell’aprile 1792 all’Assemblea Nazionale dal Condorcet, rappresentò negli enunciati un balzo in avanti rispetto al

52 H.J.GRAFF, op. cit., II, pp. 138-139. Inoltre G.DALMASSO, Il potere del discorso, note sul concetto di educazione, in AA.VV. Il

corpo insegnante e la filosofia, Milano 1979, pp. 54-56.

53 Ivi, pp. 146-148.

54

Ivi, III, pp. 22-23. Sull’istruzione al tempo della Rivoluzione cfr. B.BACZKO, Une education pour la democratie. Textes et projects

de l'epoque revolutionnaire, Paris 1982; M.OZOUF, L'école de la France: essais sur la Révolution, l'utopie et l'enseignement, Paris 1984;R.R. PALMER, The improvement of humanity : education and the French Revolution, Princeton, c1985; C.PANCERA, La rivoluzione francese e l'istruzione per tutti - Dalla convocazione degli Stati Generali alla chiusura della Costituente, Fasano di

Puglia 1984; ID.,L'utopia pedagogica rivoluzionaria (1789-99), Prefazione di B.BACZKO, Roma 1985. F.H.MASSA-PAIRAULT, La

formazione del cittadino e la creazione dell’École Normale, Napoli 2003, documenta i vari progetti sull’educazione maturati in epoca

rivoluzionaria.

55

« Il sera créé et organisé une Instruction publique, commune à tous les citoyens, gratuite à l’égard des parties d’enseignement indispensables pour tous les hommes et dont les établissements seront distribués graduellement, dans un rapport combiné avec la division du royaume », Constitution du 3 Septembre 1791, Titre premier, Dispositions fondamentales garanties par la Constitution.

passato56. La dichiarazione programmatica non parlava d’istruzione obbligatoria ma di “obbligo dovuto dalla società a tutti i cittadini”. La scuola veniva svincolata da ogni interesse ideologico o economico e, quale patrimonio comune, offerta a tutti, donne comprese57. Delle cinque memorie che corredano il piano colpiscono la fede nella verità, la fiducia nel progresso se perseguito per il bene comune, la convinzione che non vi sia “superiorità maggiore di quella che proviene dal proprio ingegno, autorità maggiore di quella che proviene dalla propria ragione, grandezza maggiore di quella che proviene dalle proprie azioni"58. Un tale concetto della dignità dell’uomo unito alla diffidenza verso ogni potere politico non poteva, in quegli anni, portare fortuna al marchese detestato da Robespierre: e l’anno dopo cadde vittima del Terrore.

Al periodo della Convenzione risalgono i primi decreti sulla scuola. Nel luglio 1793 Robespierre fece adottare il progetto Louis-Michel Lepeletier con un primo grado d’istruzione gratuito e obbligatorio di tre anni in cui si vietava l’insegnamento a preti, congregazioni religiose e a chiunque non prestasse il giuramento di fedeltà alla repubblica. L’8 agosto la Convenzione, accogliendo una proposta di Jacques-Louis David, soppresse anche le università e le accademie d’arte finanziate dalla nazione motivando il provvedimento con la loro avversione verso i giovani talenti e il servilismo verso i potenti59. Dalla Costituente sino alla Legislativa si ordinò anche la soppressione di tutti gli ordini regolari comprese, dal 18 agosto 1792, le congregazioni insegnanti60, ma pretendere di cancellare con un colpo di spugna la presenza diffusa delle istituzioni ecclesiastiche, alla base di un sistema scolastico fondato su migliaia di petites écoles, significò il collasso anche dell’istruzione popolare. Napoleone non ripeterà quegli errori, pur mantenendo saldo il principio che la scuola è cosa dello Stato.

Dopo la condanna dei Montagnardi fu varata il 17 novembre 1794 la legge di Joseph Lakanal61: veniva così sostituito il decreto Bouquier del 19 dicembre 1793, compiuta espressione del periodo rivoluzionario col suo triennio di scuola di base gratuita per tutti ma privo di un’organizzazione degli studi superiori. La nuova legge tornò allo spirito di Talleyrand e Condorcet stabilendo una scuola primaria ogni 1.000 abitanti e norme precise per l’abilitazione degli insegnanti, per la cui

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H.J.GRAFF, op. cit., II, p. 152-156. Su Jean-Antoine-Nicolas de Caritat, marchese di Condorcet ((Ribemont, 1743 – Bourg-la-Reine, 1794), protagonista della Rivoluzione Francese nelle file dei girondini, perseguitato per i suoi contrasti con Robespierre e morto in carcere nel 1794 in circostanze mai chiarite, K. M. Baker, Condorcet, in: F. Furet – M. Ozouf, Dizionario critico della

rivoluzione francese, traduzione italiana, Milano, Bompiani 1988, pp. 207-215, segnatamente p. 210.

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Su Jean-Antoine-Nicolas de Caritat, marchese di Condorcet (Ribemont, 1743 – Bourg-la-Reine, 1794), perseguitato per i suoi contrasti con Robespierre e morto in carcere in circostanze mai chiarite, K.M.BAKER, Condorcet, in F.FURET,M.OZOUF, Dizionario

critico della rivoluzione francese, traduzione italiana, Milano 1988, pp. 207-215, segnatamente p. 210.

58

La citazione è tratta dalle cinque Memorie sull’istruzione pubblica che anticiparono il più breve Rapport, edite nel 1791 e ora in

Elogio dell'istruzione pubblica, introduzione di M.BASCETTA, Roma 2002, p. 222, basato sulla prima traduzione italiana Le memorie

sull’istruzione pubblica, a cura di G.JACOVIELLO, Milano 1911.

59

L.PEPE, L’istruzione pubblica nel triennio repubblicano (1796-1799), in Il sogno di libertà e di progresso in Emilia negli anni

1796-97. Il primo tricolore e i presupposti dell’unità nazionale, a cura di S.LENZI, Modena 2003, p. 104.

60

E.BRAMBILLA, I licei… cit., pp. 436-437.

61

formazione il 30 ottobre 1794 si era istituita la École Normale Supérieure e mesi prima, l’11 marzo, una Scuola dei Lavori Pubblici per formare gli ingegneri civili militari, ribattezzata École Polytechnique con legge 1 settembre 1795.

Il Direttorio segnò la vittoria dei moderati, espressione della borghesia commerciale e finanziaria: privilegiò dunque l’istruzione superiore a discapito della popolare. La legge del 25 ottobre 1795 di Pierre Claude François Daunou, pur confermando i compiti dello Stato, cancellò i principi dell'obbligo e della gratuità nell’istruzione già previsti nel decreto Bouquier ma fu anche la prima legge generale sull’istruzione pubblica. Disegnava una rete di 102 scuole centrali (i futuri licei), una per dipartimento, che riassorbirono parzialmente i collegi antichi, e alcune scuole speciali (écoles spéciales o grandes écoles) in sostituzione delle università e con funzione professionalizzante, recependo gli articoli della Costituzione dell’Anno III che accoglievano il progetto di Condorcet di un Institut National per garantire all’istruzione pubblica una guida indipendente dal potere politico, destinato a divenire un modello nella Penisola nel triennio repubblicano62.

Qui le prime enunciazioni di principio comparvero nella Costituzione bolognese del 1796 della Cispadana63, ma la questione fu più concretamente affrontata a Modena nel terzo Congresso Cispadano del 1797 dove si previde anche l’Istituto nazionale di stampo francese64. E proprio dall’Istituto Nazionale il 29 novembre di quell’anno nella Repubblica Ligure fu elaborata una proposta di legge per l’istruzione primaria gratuita che prevedeva scuole maschili e femminili triennali in ogni comune.

La Repubblica Cisalpina volle rafforzare un’istruzione primaria diffusa ovunque e per tutti65 che non fosse divisa, com’era allora, tra scuole normali per il popolo di matrice austriaca ed elementari dove si apprendeva il cosiddetto “latinetto” propedeutico all’istruzione superiore. Quei progetti furono anche avversati dai moderati che intendevano conciliare le riforme con gli istituti esistenti66. Nel 1798 la riorganizzazione dell’istruzione fu affidata dal Gran Consiglio della Cisalpina a una commissione che produsse il Piano generale d’istruzione pubblica, presentato il 24 luglio 1798 da

62

Art. 298 – « Il y a, pour toute la République, un institut national chargé de recueillir les découvertes, de perfectionner les arts et les sciences », Constitution du 5 Fructidor, an III, (22 Aout 1795), Déclaration des droits et des devoirs de l’homme et du citoyen. C.

DEBBASH et J.M.PONTIER, op. cit., pp. 60-96.

63 Costituzione di Bologna, 1796, Istruzione pubblica, Art. 220 “La pubblica istruzione è stata finora schiava di antichi pregiudizi, e sarebbe, quando si retenesse contraria al nuovo ordine di cose”. A.AQUARONE,M.D'ADDIO,G.NEGRI, Le Costituzioni italiane, Milano 1958, pp. 5-33

64

L.PEPE, op. cit., pp. 104-106. Costituzione della Repubblica Cispadana 1797, Titolo XIII, Istruzione pubblica, Art. 339 “La repubblica prende cura della istruzione de' suoi cittadini”, e articoli seguenti. In A.AQUARONE,M.D'ADDIO,G.NEGRI, op. cit., pp. 42-79 .

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La prima Costituzione della Repubblica Cisalpina (tit. II) subordinava l’esercizio del diritto di voto alla capacità di leggere e scrivere. Art. 13 “I soli cittadini cisalpini descritti nel registro civico a norma della legge, possono dar voto nelle assemblee primarie, ed esser chiamati alle funzioni stabilite dalla costituzione, e perciò sono denominati attivi… e Art. 18 – I giovani non possono essere iscritti sul registro civico, se non provano di saper leggere e scrivere, esercitare una professione meccanica, e fare l’esercizio militare…”. In A.AQUARONE,M.D'ADDIO,G.NEGRI, op. cit.

66

Lorenzo Mascheroni67: il piano annunciava una scuola pubblica, laica, diffusa sul territorio comprendente scuole “primitive”, elementari biennali, gratuite, a spese dei Comuni, da istituirsi nelle parrocchie; “intermedie” in ogni dipartimento; e “centrali” nei capoluoghi di dipartimento; inoltre scuole militari e un Istituto nazionale a Bologna. Le università, definite scuole “di approvazione”, erano articolate nelle facoltà di matematica e fisica, medicina, legislazione, filologia e arti: soppressa la facoltà di teologia, e quella di matematica indirizzata alla formazione di ingegneri, agrimensori e architetti. Il piano, pur accogliendo in parte la legislazione rivoluzionaria francese, teneva conto delle riforme che avevano già rinnovato le antiche università della Penisola, e di istituti di ricerca come quello fondato nel 1711 a Bologna coi materiali donati dallo scienziato Luigi Ferdinando Marsili - del quale l’Istituto nazionale avrebbe raccolto l’eredità - che includeva l’Accademia d’arte detta Clementina per lo statuto approvato nel 1711 da Clemente XI; di accademie come la Virgiliana a Mantova e di matematica dei Quaranta a Verona. Il progetto più radicale del chimico e agronomo veneziano Vincenzo Dandolo mirava invece ad abolire le università e a sostituirle con “scuole centrali” di scienze e lettere per le professioni68, ma la fine della Cisalpina a seguito dell’invasione austro - russa (1799), e ancor prima le sue casse vuote, lasciarono irrealizzato ogni progetto69.

L’ultimo atto di quel riformismo scolastico si consumò con l’affossamento della proposta di legge del 18 novembre 1800 di Giuseppe Compagnoni70 che includeva il disegno finanziariamente utopico di una scuola elementare per ogni comune anche di 300 abitanti, la diffusione di scuole tecniche secondarie, l’abolizione del latino, una laicizzazione dalle sfumature deiste e scuole centrali dipartimentali in luogo delle università. La “uniformità” della pubblica istruzione elementare aveva poi trovato spazio nelle Disposizioni generali della costituzione di Lione71: ma siamo ormai alla vigilia della legge quadro del 4 settembre 180272.

67

Lorenzo Mascheroni (Bergamo 1750- Parigi 1800) sacerdote e insegnante nel seminario di Bergamo, sviluppò in seguito la passione per l'analisi matematica e per la fisica venendo coinvolto, a partire dal 1778, nel piano di rinnovamento dei programmi scolastici. Nel 1786 fu nominato professore di algebra e geometria all’Università di Pavia di cui divenne rettore tra il 1789 e il 1793. Nel 1797 fu eletto deputato della Repubblica Cisalpina e nel 1798 inviato a Parigi come membro della commissione incaricata di stabilire l’unità di misura del metro. Il 10 dicembre 1799, conclusi i lavori, non tornò in Italia, rioccupata la Lombardia dagli Austriaci. Morì a Parigi nel 1800.

68 E.BRAMBILLA, L’istruzione pubblica.. cit., p. 496; EAD., Il sistema scolastico… cit., p.73.

69

L.PEPE, op. cit., p. 107. inoltre G.GENOVESI, Storia della scuola in Italia dal Settecento a oggi, Laterza, 2004, pp.29-30, ed E.

BRAMBILLA, L’istruzione pubblica… cit., pp. 493-499.

70

Marco Giuseppe Compagnoni (Lugo di Romagna 1754 – Milano 1833), dopo aver esercitato una lunga attività pubblicistica divenne segretario generale della Repubblica Cispadana e poi deputato al Congresso di Reggio Emilia. Nel 1797 il governo cispadano gli affidò all'Università di Ferrara la cattedra di Diritto costituzionale. Durante la Cisalpina a Milano ricoprì varie cariche. Fuggito a Parigi a causa dell'invasione Austro-Russa e tornato a Milano dopo Marengo (1800), fu eletto promotore della pubblica istruzione e formulò il suo progetto. Sul suo ruolo nel dibattito sull’istruzione prima della legge del 1802 cfr. E. BRAMBILLA,

L’istruzione pubblica… cit., pp. 500-501.

71

Costituzione Della Repubblica Italiana, (1802-1805) 26 Gennaio 1802, Tit. XV, Disposizioni generali, art. 120 “Evvi in tutta la repubblica uniformità di pesi, di misure, di monete, di leggi criminali e civili, di catasto prediale, e di sistema di pubblica istruzione elementare”, in Raccolta di costituzioni italiane, vol. II, Torino 1852.

72

Il colpo di Stato del 18 brumaio (9 novembre 1799) aveva intanto affidato al Bonaparte i destini della Francia. Mantenendosi nel solco del Direttorio, egli venne tuttavia a patti con la Chiesa, cui significativamente riaffidò l'istruzione elementare dopo il Concordato per la Francia (15 luglio