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LE SCUOLE ANTICHE

8. Scolari del seminario 1792 - 1794

anni esterni interni scuole basse

1792 428 (comprensivi delle scuole basse) 1793-94 455 110

1794 279

La disputa tra la municipalità che sosteneva le scuole barnabitiche, “pubbliche”, e il seminario ch’era accusato di usurparne il ruolo accogliendo chiunque a scopo di lucro106, si protrasse sino all’Ottocento107. Altri aspetti di non poco conto differenziavano le due istituzioni: la lunghezza dell’anno scolastico che al seminario iniziava nel mese di ottobre e terminava a luglio, dai Barnabiti durava da novembre a settembre, dando così allo studente che sceglieva il primo la libertà di frequentare per un anno scolastico con minor sacrificio e minor costo; il fatto che il seminario disponesse di rendite di vari benefici - che comunque non erano bastati a porlo al riparo da ogni disavventura - mentre i Barnabiti possedevano poco più degli edifici in cui si trovavano; infine, la convinzione diffusa che chi fosse entrato in Seminario avrebbe poi trovato maggior favore in Curia qualora avesse scelto di dedicarsi al sacerdozio108.

Scomparso Gradenigo, le trattative col successore Nicolò Angelo Sagredo (1788-1792) subirono un brusco arresto: questi affermò di non sentirsi affatto obbligato dalla convenzione stipulata da chi l’aveva preceduto e di voler proseguire sulla vecchia strada. Fu chiesto ai Riformatori dello Studio di Padova di pronunciarsi in merito, ma senza apprezzabili esiti e per anni valse il Nihil transeat del governo veneto che, rinnovato dal 1790 al 1793 per contrastare eventuali azioni della municipalità, garantì libertà al seminario di lasciare aperte a chiunque le porte delle sue scuole109. Sagredo fu poi trasferito a Torcello e gli subentrò Pietro Antonio Zorzi (1792-1803) che il 18 giugno 1793 firmò una nuova dichiarazione d’impegno con l’ambasciatore veneziano Pietro Pesaro, destinata a rimanere anch’essa lettera morta110. Pochi anni più tardi anche Zorzi tornò sui suoi passi nella lettera che il 12 dicembre 1800 indirizzò ai deputati cittadini, dove alle consuete ragioni dei predecessori - non vi erano leggi che esplicitamente vietassero ai seminari di accogliere esterni; quelli della terraferma li ammettevano senza subire reclami dalle pubbliche scuole - univa argomentazioni d’indiscutibile attualità, difendendo la libertà di scelta delle famiglie e approvando

106 L’ultima parte del già citato canone XVIII del Concilio lasciava largo spazio alle iniziative dell’autorità diocesana, prevedendo che qualora fosse sorta qualsiasi difficoltà tale da impedire o rendere difficile la nascita e conservazione del seminario il vescovo, gli incaricati alla soluzione del problema o il sinodo provinciale, “limitando anche o aumentando quanto sopra prescritto” avrebbero potuto assumere ogni provvedimento necessario e opportuno per il bene dell’istituto.

107

Vi si soffermano tra gli altri G. DABALÀ, op. cit.., p. 36; B.FORTE, Le scuole pubbliche in Udine… cit., p. 39; F.M.LOVISON, Le

scuole dei Barnabiti a Udine … cit.; R.CORBELLINI, La scuola di base tra la fine del Settecento e l'età napoleonica…, cit., p. 24.

108

ASUd ACU p.a., b. 134, fasc. II, doc. 30, lettera del 18 febbraio 1789 ai deputati della città in cui il Nunzio chiede di specificare in un foglio in quali punti si accordi il piano delle scuole pubbliche dei PP Barnabiti con quello delle scuole del Seminario. Sui beni dei Barnabiti, si veda al par. 2.3.

109

ASUd ACU p.a., b. 134, fasc. II, doc. 36, Informazione…, 17.6.1793, cit.

110

BCU, F.P., ms. 860/A, Risultato dell’abboccamento dell’eccellentissimo signor Pietro Pesaro con monsignor Arcivescovo sopra

la varietà dell’offerta scolastica che, sosteneva, sarebbe andata anzitutto a vantaggio della città e anzi, se ostacolata, avrebbe causato la dispersione degli scolari nelle scuole extraurbane111:

“Sarebbe un mal fondato calcolo se si volesse dedurre esattamente l’aumento degli scolari alle pubbliche scuole a proporzione della minorazione di essi a quelle del Seminario, e dall’esclusivo privilegio ancora che si volesse a quelle attribuire; del quale però non v’è esempio, e che si opporrebbe alla massima salutare, che si moltiplichino più tosto li mezzi dell’istruzione, che siano idonei, e allo

scopo corrispondenti […] quanto ai cittadini per cui sono istituite pubbliche scuole, a parte che non è giusto costringere le famiglie in

un campo dove esse amano agire in piena libertà: si può ammettere che col tempo ne potessero le medesime provar del vantaggio: ma riguardo ai provinciali, della qual classe è assai maggiore il numero che concorre al seminario, per l’accettazione dei quali al seminario il Prelato ebbe sin dall’inizio molte richieste da parte dei rappresentanti della Patria, è probabile che qualora fosse ad essi chiuso il Seminario, gli stessi verrebbero a spargersi in molte scuole pubbliche che si trovano in vari luoghi della provincia, erette anche di fresco e sistemate con fondi e appannaggi sicuri […] e assai poco guadagno da tale novità trarrebbero le pubbliche scuole della città, ed essa per la minore affluenza degli scolari provinciali ne avrebbe uno svantaggio. […] per la indiscreta men ponderata soppressione delle molte e numerose basse scuole private, sparse per la città, che in complesso possono abbracciare più grande moltitudine di giovani studenti secolari che quelle del Seminario, verrebbe molto più a spopolarsi la città di scolaresca, che ad essa affluisce da tutta la provincia…”.

Si era ormai alla vigilia dell’invasione francese. Non va dimenticato che la sede dell’istituto fu stabilmente occupata dai soldati sin dal 1797, quando 110 tra chierici e loro insegnanti dovettero sgomberare l’edificio112. Com’è noto, la situazione restò invariata all’epoca della dominazione austriaca, e in più anche quel governo volle fare la sua parte nell’annosa contesa con le scuole pubbliche barnabite: nel 1804 un editto escludeva dalle scuole del seminario i “giovani non chierici e non convittori dello stesso” suscitando le proteste di molte famiglie soprattutto della Carnia. Il seminario, si scrisse, non poteva contenere tutti coloro che aspiravano a quegli studi, né tutti i genitori potevano sostenere la spesa del convitto. Non risultò tuttavia, dopo quel proclama, alcuna flessione di scolari113.

Di lì a poco l’Austria, sorda per anni alle reiterate suppliche dell’autorità arcivescovile di riavere indietro il proprio seminario, cadeva sconfitta sui campi di battaglia e lasciava Udine e la sua provincia al Regno d’Italia. Balenò allora la speranza effimera di una restituzione del maltolto da parte dei nuovi dominatori, ma gli eventi immediatamente successivi l’avrebbero spenta.

111

I deputati avevano inviato al Zorzi il 2.12.1800 copia del decreto 26.11.1800 con cui il Governo li invitava a richiamare l’arcivescovo sul dovere di rispettare quanto promesso nel 1772 a Gradenigo. ASUd ACU p.a., b. 134, fasc. II, doc. 50, Rimostranze

dell’arcivescovo ai Deputati per le restrizioni che si vorrebbero al Seminario per favorire i PP Barnabiti, 12.12.1800.

112

G.ELLERO…,op. cit., p. 218.

113

2.5 LE SCUOLE POPOLARI DI TORRE POSCOLLE

L’incremento degli aspiranti a un minimo di alfabetizzazione di base indusse il comune, oltre che ad affidare l’istruzione pubblica ai Barnabiti, ad aprire a metà del Settecento la prima scuola popolare mantenuta dall’erario nella torre inferiore del borgo di Poscolle. Qui una pubblica scuola era stata istituita sin dal 1647 e poi ripristinata nel 1762, per istruire “in religione, leggere, scrivere, aritmetica i soli fanciulli poveri”. È quanto riferì nel 1808 il podestà Antonini al prefetto, che gli chiedeva notizie sull’istruzione cittadina114. Stando alla citata relazione alla Regia Commissione Camerale del 5 maggio 1798 si doveva trattare in origine d’una scuola di abaco, estesa solo in seguito al leggere e allo scrivere per le necessità dei fanciulli del popolo secondo una tendenza atta a fronteggiare la crescente domanda d’istruzione, anche da parte della popolazione più indigente, che caratterizzò il periodo.

Nella seconda metà del Settecento quelle scuole erano mediamente frequentate da una trentina di bambini e aprivano annualmente, previo avviso alla popolazione tramite un pubblico banditore comunale115. Da una delibera del 12 novembre si ha notizia di un reverendo Fedele Canciani precettore di grammatica inferiore116; nel 1754 il Consiglio decretò il ripristino della “scuola pubblica di aritmetica e geometria” nella torre di Poscolle eleggendone provvisoriamente a maestro un contabile del comune, Alessandro Rota, che nello stesso anno rassegnò le proprie dimissioni per sopravvenuti impegni117. Nel 1781 vi furono ammessi gratuitamente 29 bambini per seguire la scuola di aritmetica di padre Biagio Doratti118. Dal 1790 v’insegnò, subentrato al defunto Doratti, Domenico Magrini mantenendo lo stipendio in uso di 60 ducati l’anno. Era un sacerdote di Udine, confessore dal 1786 nella chiesa metropolitana: nell’attestato del 1790 per l’assunzione nelle scuole comunali è definito “di singolare perizia nel conteggio avendo istruito due giovani mercanti” e “anche ben istruito nelle classi di grammatica” oltre che “poverissimo” dunque particolarmente bisognoso di sistemazione119. Lo ritroveremo intento a reggere quella scuola, in seguito chiamata “normale” e infine “elementare”, alle cui redini si mantenne per tutto il periodo napoleonico e oltre. Le esigue tracce che ci restano di questa scuola si possono riassumere nei seguenti dati (9):

114

ASUd ACU p.n., b. 321, lettera del 10.5.1808. Della scuola in torre Poscolle si ha notizia anche nel 1700: in BCU, ACA, Ann., t. XCVI, 23 marzo 1700, una delibera di spesa.

115

ASUd ACU p.a., b. 134, fasc. II, Editti sulle pubbliche scuole di Poscolle, nn. 15 dell’11.11.1766, e 16 del 13.11.1767, n. 18 del 16.11.1769, n. 25 del 18.11.1777.

116

BCU, Scuole Pubbliche, Catastico XI, t. LXXXII, il 12 novembre 1747 “presentazione e conferma del reverendo Fedele Canciani”.

117

BCU, Scuole Pubbliche, Catastico XI, t. LXXXIII, Decreto per ripristino della scuola pubblica di aritmetica e geometria sulla torre di Poscolle e viene eletto provvisionalmente il sig. Rota, ragionato del comune; ASUd ACU p.a., b. 134, fasc. II, doc. 6 Lettera di Rota del 7.1.1754.

118

BCU, F.P., ms. 860, fasc. I, lettera dei deputati del 27.11.1781 e unite le bolle d’iscrizione gratuita e ASUd ACU p.a., b. 134, fasc. II, doc. 27, elenco di 27 bambini ammessi a Poscolle il 6.12.1783 e doc. 28 elenco di 23 bambini del 23.12.1786

119

BCU, F.P., ms. 860, fasc. I, attestato del 9.4.1790 a firma del canonico Francesco Florio e ASUd ACU p.a., b. 134, fasc. II, doc. 32, atto della sua assunzione il 18.4.1790.