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L’ISTRUZIONE PRIMARIA E MEDIA

9. Maestri privati approvati nel 1807

Nome Insegnamenti domicilio

d. Valentino Modesti Leggere, scrivere, prime 3 operazioni San Cristoforo 1547 d. Antonio Zurico Leggere, scrivere, prime 3 operazioni Ospitale 94 d. Domenico Sovrano Grammatica latina Cappuccini 1303 d. Leonardo Saltarini La prima parte dell’Aritmetica del Soave Villalta 1108 d. Antonio Signorelli Leggere, scrivere. Elementi di lingua latina Poscolle 588

d. Angelo Nicoli Aritmetica Grazzano 121

d. Gio.Batta Ferigo Leggere, scrivere, 4 operazioni Bersaglio 1744 d. Paolo Sabbatini Grammatica della lingua latina Poscolle 628 d. Paolo Fantini Elementi della lingua latina Poscolle 628 d. Giovanni Marzona Elementi della lingua latina San Giacomo 811

Nel luglio 1808 Somenzari riferì anche al ministro dell’Interno, così come a Maggio aveva fatto col direttore di pubblica istruzione, il lavoro svolto nei tre gradi scolastici “il primo dei quali comprende le scuole normali, il secondo le scuole elementari e il terzo quelle del liceo”. Dopo aver trovato al suo arrivo l’istruzione “infinitamente trascurata”, egli si era scontrato col numero “eccedente” dei precettori e con il dato che “quasi ogn’uno aveva metodo particolare”. Aveva allora chiamato a Udine Chiap e l’aveva pregato d’istruire sul suo metodo i maestri, poi convocati e sottoposti al giudizio d’una commissione. A chi aveva ottenuto un giudizio positivo era stata data una patente; agli altri un certificato d’idoneità col quale in seguito avrebbero potuto ottenerla istruendosi presso Chiap o, per la scuola elementare, presso Tartagna. Per tutti aveva previsto ispezioni periodiche a cura delle autorità locali, e concludeva con le ottimistiche previsioni già citate nell’Introduzione di questa tesi: “Si avran sindaci che sappian leggere e scrivere, artigiani che sappian far note, guardie nazionali e soldati che siano sufficientemente istrutti e così finalmente verrà a procurarsi un conduttore di quei lumi sociali che ora quasi del tutto mancano a questo dipartimento”81.

80 Sui maestri privati nel 1800 si veda al par. 2.2.

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ASMi, Studi p.m., b. 400, lettera 7 luglio 1808, cit. in R.CORBELLINI, La scuola di base… cit., pp. 19-20, che sostanzialmente riprende alcuni luoghi di una lettera inviata, il 30 maggio 1808, al direttore di pubblica istruzione Moscati, in ASMi, Studi, b. 215. In quest’ultima, però, trovavano spazio anche alcune espressioni stima verso il collegio barnabita, un accenno al progetto di farne un collegio convitto annesso al liceo, una calcolo approssimato degli alunni allora iscritti al liceo. Quanto agli interventi descritti nella lettera, in ASUd ACU p.n., b. 321, si trova una circolare 11.4.1808 con cui il prefetto, date le istruzioni di Moscati il 25.10.1807, annuncia ai comuni del dipartimento che dal 1.5.1808 s’intendono soppresse le scuole comunali e abrogate le patenti già emesse. I precettori che le avevano conseguite avrebbero dovuto ottenerne di nuove da una commissione riunita nella sede del liceo al n. 1439 in casa Agricola, in Riva del Giardino, composta dal reggente del liceo e i professori di Belle lettere e di Analisi delle idee, allora Quirico Viviani e Giuseppe Zandonella. Gli aspiranti di Udine si sarebbero presentati entro fine aprile, quelli degli altri comuni entro metà maggio. Le patenti, gratuite e obbligatorie, andavano rinnovate ogni anno: motivo dichiarato, il persistere della carenza di “metodo uniforme” malgrado le istruzioni date ai maestri.

Complessivamente, avevano frequentato le scuole comunali superiori e inferiori in quell’anno scolastico 246 ragazzi, tra i 95 contati nelle scuole normali comunali e i 151 nell’istituto barnabita, dei quali una quarantina iscritti alla classe “infima” cioè di base. Alla cifra va aggiunto il centinaio d’iscritti alle scuole private autorizzate che dà in totale circa 350 scolari, esclusi gli iscritti presso i maestri non autorizzati, dei quali non possediamo dati per l’anno in questione: ma già si profila una robusta bipartizione della popolazione scolastica cittadina in due tipologie di scuola, pubblica e privata, che sarà confermata negli anni successivi.

4.3 IL 1808/1809

Nel piano di premi e incentivi allo studio che inviò al podestà nel settembre 1808, Chiap osservò che per trarre dagli scolari il massimo profitto non bastava il metodo normale: “l’onore e l’interesse sono i due principali moventi per cui gli uomini naturalmente si senton portati alle più ardue e laboriose imprese, così questi due mezzi varranno[…] anche co’ ragazzi. E benché l’avanzamento negli studi porti la gloria più soda, ciò non basta ai ragazzi che si sentono mossi più dalle cose che feriscono i sensi che da quelle che appagar debbono la ragione […] convien perciò adoperare con essi dei mezzi sensibili e materiali come premj, proposti e distribuiti così da destare in essi l’utile idea d’interesse e di onore a un tempo”82. Proponeva perciò, per una scuola normale che stimava capace di un centinaio di scolari, non più libri come nel luglio 180883 ma 24 medaglie d’argento divise in 4 primi premi, 8 secondi, 12 terzi da proporre ai ragazzi all’inizio dell’anno e da distribuire alla fine, con un elenco a stampa dei premiati. Ma oltre alla speranza dei premi “in tutto poi il corso dell’anno, […] i due banchi dell’onore e del disonore usati in questa scuola, unitamente alle tabelle mensili che ho dispensate anche nello scaduto anno con molto buon effetto […] saranno que’ mezzi che varranno a mantener sempre vivo il fervore e l’impegno negli scolari…”84.

La lettera si presta ad alcune considerazioni, a partire dal lessico usato che tradisce le suggestioni esercitate dal dibattito, vivo in quegli anni, su premi e castighi, motore da sempre dell’azione educativa: nel 1599 nella Ratio studiorum gesuita, che pur sconsigliava le punizioni corporali, entrambi erano stati classificati e divisi in categorie. La stessa Ratio prevedeva due esami pubblici l’anno, verso Pasqua e gli inizi di settembre, con corredo di cortei, cerimoniali, discorsi e medaglie. Riguardo alla pratica dei banchi dell’onore e del disonore, anche qui nulla di nuovo: nelle scuole austriache del Settecento die strafbank è il banco, spesso dipinto di nero, isolato dagli altri. Ai banchi solitamente si affiancavano due libri o elenchi in cui si trascrivevano i nomi dei monelli o dei … modelli, a seconda dei casi: come nei vicini domini austriaci85 o nel ginnasio di Rovereto, dove nel 1786 Soave aveva visitato la scuola capo normale propedeutica al ginnasio86: nei Doveri dell’uomo quei banchi ed elenchi ricompaiono87. Da tempo la pedagogia sconsigliava i castighi corporali e caldeggiava i premi: Locke aveva sottolineato l’importanza di risvegliare nel fanciullo il

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ASUd ACU p.n., b. 328, lettera 23.9.1808.

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ASUd ACU p.n., b. 324, allegato a lettera del podestà al prefetto del 9.7.1808.

84

ASUd ACU p.n., b. 328, lettera 23.9.1808, cit.

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D.DE ROSA, Libro di scorno, libro d’onore: la scuola elementare triestina durante l’amministrazione austriaca (1761 - 1918) Udine 1991.

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Banchi ed elenchi appaiono nelle Istruzioni di Giuseppe II del 29 gennaio 1783 per la disciplina dell’istituto normale per le scuole tedesche del regno di Boemia, cit. in F. DAL POZZO, Della felicità che gl'italiani possono e debono dal governo austriaco

procacciarsi, Parigi 1833, p. 53. Per il Ginnasio di Rovereto cfr. Q.ANTONELLI e R.FILOSI, I quaderni scolastici di casa Rosmini:

Rovereto, 1673-1847, in “Mélanges de l'Ecole française de Rome. Italie et Méditerranée”, a. 1997, vol. 109, p. 304.

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sentimento dell’onore e la pedagogia sensista - da Helvétius a Condillac - opponendosi a ogni metafisica riportava l’origine delle conoscenze non all’astratta ragione, ma proprio a quell’esperienza e a quei sensi cui l’abate accenna.

A proposito di sensi, vale la pena sottolineare come all’epoca fosse teorizzata e praticata, sull’onda di quelle teorie tanto in voga, quella multimedialità della comunicazione educativa che gli studiosi di pedagogia hanno osservato nella pratica scolastica sin dai tempi più antichi e che, data l’abbondanza e varietà dei mezzi, trionfa nei nostri. “È generalmente riconosciuto [come] la rappresentazione degli oggetti sia uno dei più efficaci mezzi al più pronto e felice sviluppo delle facoltà intellettuali; poiché fissando essi più fortemente l’attenzione, lasciano nella memoria del giovane studioso più profondamente scolpite le impressioni che dai medesimi oggetti derivano”. Così scrive ricollegandosi a Comenio, e rivelando più la sensibilità del pedagogista che l’ansia di guadagno del venditore, Giovanni Battista Scagliotti, nel 1811 editore di una raccolta di tavole incise di animali ma in età austriaca fondatore delle prime scuole per sordomuti a Torino. Scopo della pubblicazione - spiega Somenzari ad Antonini - è “istruire i fanciulli nella storia naturale e nella botanica, ad imprimere per via dei sensi nelle tenere lor menti idee esatte e nitide delle cose in generale; meritava, come in Germania ed in Francia, d’essere introdotto e diffuso anche nel nostro regno”88.

Nell’ottobre la Direzione di pubblica istruzione approvò il piano per le normali ed elementari proposto dal consiglio comunale89 mentre il prefetto sollecitava la municipalità a retribuire adeguatamente Chiap, che “già da un anno […] si è consacrato all’istruzione della gioventù ed ha con ciò acquistato dei diritti alla pubblica riconoscenza”90. Egli ebbe tuttavia una somma più bassa, L. 564,20 annue ricevute a dicembre91 rispetto alle 634 previste a luglio dal podestà: altre L. 922,85 di spesa furono approvate per l’allestimento della sua scuola e di quella di Magrini, che continuò a insegnare nella torre Poscolle mentre fu disposto il trasferimento degli scolari di Chiap in una sala del collegio barnabita, come proposto da Tartagna. Le scuole riaprirono il 9 dicembre, quella di

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ASUd ACU p.n., b. 99, 1811, Così l’8 ottobre 1811 il prefetto al podestà illustra, tra le tante nuove iniziative editoriali che gli spetta divulgare, anche quella di Scagliotti: una collezione di tavole di “animali, vegetabili, minerali ed altri oggetti d’antichità, d’arti e di scienze” in 600 tavole divise in 50 fascicoli di 12 ciascuno destinati a essere raccolti in 7 tomi, 5 dei quali dedicati ai regni della natura e gli altri 2 a vari altri temi inerenti l’età antica e moderna.

89 ASMi, Studi, p.m., b. 215, fasc. 1, in lettera 14 settembre 1808 il direttore generale dell’amministrazione dei comuni Benedetto Bono (Belgirate, Novara 1765 - Milano 1811) invia al direttore di pubblica istruzione “il piano riguardante le scuole normali ed elementari che dal consiglio comunale di Udine si propongono di stabilire, le prime sotto l’abate Chiap le seconde sotto i Barnabiti” e lo sottopone al suo giudizio; 23 settembre 1808, nuova lettera della direzione dei comuni in cui si afferma il favore dell’ente, già avuto il parere favorevole della direzione di pubblica istruzione. In ASUd ACU p.n., b. 328, l’11 e il 22.10.1808 il prefetto annuncia al podestà l’approvazione del piano studi comunale da parte del governo e lo autorizza a disporre il pagamento agli insegnanti e le altre spese; il podestà il 22.10.1808 risponde e allega le disposizioni al ragionato (ragioneria) comunale.

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ASUd ACU p.n., b. 314, lettera del prefetto al podestà il 13.11.1807, cit. In b. 327, altre lettere del prefetto al podestà del 17.9.1808 e 4.10.1808 in cui lo sollecita a pagare il maestro che sin dal novembre 1807 aveva chiesto un compenso alla Direzione di pubblica istruzione, fino al settembre 1808 mai saldato dal comune; ivi, lettera al prefetto del 29.9.1808 con cui Chiap si dice impossibilitato a lasciare Forni in assenza di un onorario adeguato.

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Chiap ancora in casa Colloredo nell’attesa del riatto del nuovo locale previsto a metà mese92. Nell’avviso comunale a firma del podestà, del quale possediamo solo una minuta, si ritrovano i consueti incitamenti alle famiglie a iscrivervi i figli, con toni assai simili a quelli usati dal prefetto nel gennaio passato. Non vi si accenna però alle rette adottate l’anno prima ma solo alla gratuità dell’iscrizione per i fanciulli del comune senza accenni alle condizioni economiche e l’obbligo, per l’ingresso a scuola, di una patente del podestà ritirabile nella segreteria municipale93

Nel dicembre, il prefetto su richiesta della Direzione generale inviò al podestà una tabella da inviare compilata alla prefettura ogni tre mesi in cui si chiedevano numero e nomi degli scolari, nome del padre, età, patria, “scuola cui sono iscritti” cioè quali materie apprendevano. Il podestà la trasmise ai due maestri che da dicembre inviarono i dati94 da esse veniamo a conoscere l’età media degli scolari, tra i 6 e i 13 anni, che nella scuola di Magrini erano tutti di Udine e in quella di Chiap, con qualche scolaro di 17 e 18 anni, provenivano anche da fuori città95. Si riassumono, qui di seguito, gli iscritti alle scuole nel 1808/1809. Ne emerge un incremento degli scolari ma si nota anche il carattere saltuario della frequenza, com’era d’uso a quei tempi96 (10):