• Non ci sono risultati.

Le scuole popolari di torre Poscolle fino al 1800

LE SCUOLE ANTICHE

9. Le scuole popolari di torre Poscolle fino al 1800

ammissioni scolari incarichi ai maestri

Nel 1747 Fedele Canciani 19 (1754?) 12 Dal 1754, dimesso nell’anno Alessandro Rota

27.11.1781 29 Biagio Doratti

6.12.1783 27 “””” 23.12.1786 23 “”””

2.6 L’ISTRUZIONE FEMMINILE E CARITATIVA

L’espressione del titolo è riferita agli insegnamenti connessi al leggere, scrivere e far di conto impartiti negli istituti cittadini sia alle donne di ogni condizione, sia ai figli e alle figlie dei ceti più emarginati: orfani, indigenti, ma anche fanciulle cosiddette “pericolanti” in un tempo in cui l’incuria o l’assenza di una famiglia e un comportamento moralmente non rigoroso potevano facilmente condannare una donna a un destino di strada.

Quello dell’istruzione odierna è un contesto rigidamente delimitato, sul piano formale, da aule, manuali, orari e docenti; su quello dei contenuti, invece, dilatato ai più vari ambiti quotidiani120. È dunque difficile, oggi, applicare questo termine a un tempo in cui, per la maggioranza della popolazione, esso esprimeva sul piano dei contenuti qualcosa di limitato a soddisfare esigenze eminentemente pratiche, e su quello formale, qualche breve parentesi incuneata tra ore fitte di occupazioni manuali. Si è anche giustamente rilevato che tra Settecento e Ottocento in molte comunità femminili la media delle educande era assai bassa in quanto l’istruzione, impartita solo da alcune religiose, era considerata un’occupazione secondaria rispetto a quelle amministrative e caritative121. In tutti i casi, d’istruzione si trattava: indissolubilmente connessa all’accoglienza e alla cura, non sempre e necessariamente collegata all’alfabeto, variamente intrecciata alla preghiera e al lavoro e come tale differenziata da quella impartita nei collegi delle future élites maschili, e nelle scuole municipali frequentate anche dai meno abbienti. Ce lo rivelano non solo i titoli di una corposa storiografia122, ma le stesse testimonianze dei contemporanei.

Il quadro degli istituti educativi udinesi sulla soglia del Regno d’Italia ci è dato a seguito della prima rilevazione statistica eseguita dal governo napoleonico nel luglio 1807 sull’intero dipartimento di Passariano123. Alla domanda “Quante case di educazione124 vi sono in questa comune?” l’anonimo estensore municipale ne cita tre: le scuole dei Barnabiti, il seminario, l’orfanatrofio detto Pia Casa della Carità, e vi aggiunge sei monasteri e due case secolari precisando che “s’occupano anche di questo oggetto” cioè di educazione. Subito dopo, indica Santa Chiara, Sant’Agostino, Santa Caterina, San Domenico, Santo Spirito, le case delle Dimesse, delle Zitelle e

120

Nell’introduzione al Rapporto sull’educazione per il XXI secolo, redatto nel 1996 da una commissione incaricata dall’Unesco, Jacques Delors formula il concetto di un’educazione “da continuare per tutta la vita”, atta a dare le competenze per affrontare i cambiamenti che investono il mondo del lavoro e consentire all’uomo di svolgere il proprio ruolo nella comunità. In Nell’educazione

un tesoro, a cura di J.DELORS, Roma 1977, p. 17.

121

E.PAGANO, L’istruzione femminile nella Lombardia austriaca e napoleonica (1750-1850). La diocesi di Como, l’area varesina, il

Mantovano, in L’istruzione in Italia tra Sette e Ottocento, II, 2007, p. 525.

122

Al par. 1.1, a proposito della riforma cattolica e delle sue conseguenze nello sviluppo delle istituzioni educative, si è citata una bibliografia di massima su monasteri, conventi e case di educazione di donne secolari. In questo e nel successivo paragrafo, oltre a riprendere alcuni studi di carattere generale, se ne indicheranno altri in ambito specificamente locale.

123

Gli esiti della statistica relativi a scuole, istituti di beneficenza e corporazioni religiose in ASMI, Studi, p.m., bb. 1170-1172 pubblicati in Il Friuli nel 1807,a cura diR.CORBELLINI.,L.CERNO,C.SAVA, Udine 1992, pp. 75-79.

124

Educazione e istruzione, termini che coprono campi semantici certo differenziati, ma anche in buona parte coincidenti nella pratica quotidiana rilevata in ogni epoca, compaiono frequentemente anche nei documenti udinesi di questo periodo come sinonimi.

delle Rosarie e il numero complessivo delle loro allieve: 116125. A una precedente domanda, se esistessero nel comune degli stabilimenti di beneficenza, aveva indicato le Zitelle e la Pia Casa della Carità già annoverati tra gli istituti di educazione, e della Pia Casa aveva aggiunto: “l’istitutore di questo stabilimento, ricovero d’orfani miserabili d’ambo li sessi, volle soccorrere quelli che in età infantile fossero privi dei genitori e rimasti alla discrezione della sorte”. Citava quindi, al solo titolo di stabilimenti di beneficenza, le Convertite e la commissaria Uccellis, e di quest’ultima precisava la specificità educativa: “per disposizione del fondatore annualmente soddisfa all’educazione di cinque donzelle nubili della comune fino a 25 anni e le dota al caso di collocamento”. Riguardo infine alle Convertite e alle Zitelle “la prima serve di ritiro e di educazione nel tempo stesso a quelle donne che nella debolezza del sesso fossero fatalmente indotte a traviare dal retto sentiero; la seconda al mantenimento gratuito e all’educazione di dodici donzelle povere che giunte alla seconda età vengono soccorse in caso di matrimonio con li fondi dello stabilimento”126.

Quanto ai monasteri, “È già detto che molti si prestano all’educazione e che perciò si possono chiamare case d’educazione. Le famiglie agiate della comune, e del di fuori, amano più affidare la prole a quel monastero per cui inclina la persuasione di quello, che ritenerla in casa; le fanciulle vengono ammaestrate alla religione, nel leggere e scrivere e in que’ feminei lavori che risguardano la rispettiva loro condizione”127. La fonte è oggi suffragata da studi i quali confermano che “La pratica di educare fanciulle in monastero in Europa iniziò nel Medioevo e perdurò per tutta l’età moderna” e nello specifico “l’uso di destinare giovani alla formazione presso i monasteri della città e del territorio, secondo una tipologia che si mantenne uniforme lungo il corso dei secoli, dall’epoca di poco anteriore al Concilio di Trento sino alla fine del Settecento”128. I monasteri divennero dunque i luoghi di educazione privilegiati dove le figlie dei ceti mercantili e aristocratici venivano collocate “in serbanza” per essere istruite in maniera consona al loro livello sociale prima che le loro famiglie scegliessero definitivamente in merito al loro destino: il matrimonio o la monacazione129.

C’è da dire che la percezione del ruolo educativo svolto da monasteri e case secolari si riconosce, in tempi non sospetti, persino in alcune voci isolate del nostro Ottocento come quelle del Tommaseo e, in ambito locale e con più precisi riferimenti, dell’udinese Camillo Giussani, giornalista e direttore di periodici friulani. Questi, passando in rassegna le opere pie che “concernono il soccorso alla infermità, all’infanzia, alla vecchiaja, alla miseria; quindi Spedali, Ricoveri, Monti pignoratizii,

125

Il Friuli nel 1807… cit., p. 77-78.

126

Ivi, p. 75

127

Ivi, pp. 77-78.

128

F.TERRACCIA, Gli educandati monastici della Diocesi di Milano nella seconda metà del XVIII secolo, in L’istruzione in Italia tra

Sette e Ottocento, II, 2007, p. 491, fa queste osservazioni in relazione all’area geografica e al periodo oggetti di studio. Sui monasteri

femminili, Storia delle donne in Occidente, II, Il Medioevo, a cura di C.KLAPISCH-ZUBER, Roma - Bari 20098

129

Case pegli infanti abbandonati e per gli orfanelli, Istituti elemosinieri” accenna alla “carità dell’istruzione” che accanto alla “carità del pane, è il pane dello spirito”130. Qui di seguito, gli istituti elencati nell’inchiesta del 1807, tra case di educazione e istituti di beneficenza con finalità educative (10).