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Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA)

Nel documento Il Diversity Management a Scuola (pagine 39-43)

CLASS UNDER OBSERVATION

3.2 Caso: uno sguardo alla scuola in Italia e la Scuola Secondaria M 1 L'organizzazione del sistema d’istruzione e l’obbligo scolastico

3.2.4 Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA)

I DSA “…si manifestano in presenza di capacità cognitive adeguate, in assenza di patologie neurologiche e di deficit sensoriali, ma possono costituire una limitazione importante per alcune attività della vita quotidiana” (Legge 8/10/2010, n. 170, c. 1, art.1). Gli alunni con tale certificazione25 iscritti

nell’a.s. 2016/2017 nella scuola italiana dalla primaria alla scuola secondaria di II°, complessivamente, erano 254.61426, pari al 2,9% del totale (Tavola 4).

24 http://www.miur.gov.it/documents/20182/991467/FOCUS_Alunni+con+DSA_a.s.+2016_2017_def.pdf/9af5872b-4404-

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25 I DSA, di solito, non siano diagnosticabili prima del terzo anno di scuola primaria. Talvolta, tuttavia, vi sono casi

riconosciuti già verso la fine del primo o del secondo anno della primaria o anche in età prescolare. In questi casi viene formulata un’ipotesi diagnostica del valore di una pre-diagnosi che in quanto tale prevede verifiche successive.

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Dalle rilevazioni effettuate risulta che nella scuola primaria la percentuale di alunni con DSA sul totale è di circa l’1,9%, nella scuola secondaria di I° è di circa il 5,4% e nella scuola secondaria di II° di circa il 4%. Il dato delle scuole dell’infanzia, 774 bambini/e corrispondente allo 0,05%, per quanto esiguo, è consigliabile considerarlo con le dovute cautele, poiché si tratta di pre-diagnosi.

Vi sono varie tipologie di DSA: la dislessia (relativo alla lettura), la discalculia (relativa al calcolo), la disgrafia (relativo alla scrittura), la disortografia (relativo alle regole di trasformazione dal linguaggio parlato allo scritto). Gli alunni/e con una certificazione attestante uno o più di questi disturbi (casi di comorbilità) sono riconosciuti e tutelati. Può esservi comorbilità anche tra i DSA e altri disturbi dello sviluppo, come: i disturbi del linguaggio, i disturbi della coordinazione motoria, i disturbi dell’attenzione e i disturbi emotivi e del comportamento. La diagnosi di DSA senza disabilità, non prevede l’assegnazione dell’insegnante di sostegno, in questi casi sono gli stessi insegnanti di classe che stabiliscono e operano con gli strumenti compensativi e le misure dispensative che indicano nel Piano Educativo Personalizzato (Legge 170/2010), che deve seguire le Linee Guida del 2011 (MIUR, 2011). Poiché in alcuni alunni possono coesistere più forme di DSA, il numero complessivo può non coincidere. Complessivamente sul territorio nazionale 139.620 alunni presentano disturbi di dislessia, 57.259 di disgrafia, 68.421 di disortografia e 62.877 di discalculia. Considerando insieme primaria, secondaria di I° e di II°, mediamente, il maggior numero di DSA nell’a.s. preso in considerazione era la dislessia col 42,5% delle certificazioni, a seguire c’era la disortografia con il 20,8%, la discalculia con il 19,3% e la disgrafia con il 17,4% delle certificazioni. Nei vari ordini di scuola:

- alla scuola primaria il 42,9% delle certificazioni di DSA riportavano un disturbo di dislessia, il 24,3% di disortografia, il 19,4% di disgrafia e il 13,4% di discalculia;

- alla scuola secondaria di I° il 39,7% delle certificazioni presentavano dislessia, il 22,8% disortografia, il 19,4% discalculia e il 18,1% disgrafia;

- alla scuola secondaria di II° il 45% delle certificazioni riportavano un disturbo di dislessia, il 22,1% di discalculia, il 17,2% di disortografia e il 15,7% di disgrafia (Tavola 5).

41 3.2.5 Gli alunni stranieri

I cittadini stranieri che vogliono studiare presso le istituzioni scolastiche italiane e/o nell’età dell’obbligo scolastico, possono iscriversi alla classe corrispondente all’età anagrafica. Fanno eccezione i casi in cui il collegio docenti deliberi diversamente, perché:

- l’ordinamento scolastico del paese dell’alunno determina l’iscrizione ad una classe inferiore o superiore rispetto a quella corrispondente all’età anagrafica;

- accertano livelli di competenze, abilità e preparazione diversi rispetto a quelli della classe dove devono essere inseriti;

- il corso di studi seguito nel paese di provenienza è diverso da quello nel quale intende iscriversi; - il titolo di studio in possesso dell'alunno è diverso.

Qualora, invece, gli studenti stranieri siano oltre l’età dell’obbligo scolastico, devono iscriversi presso le istituzioni scolastiche di istruzione secondaria superiore e il Consiglio di Classe dell’istituzione scolastica che dovrebbe accogliere l’alunno valuterà la richiesta ed eventualmente preparerà le verifiche integrative ritenute necessarie.

I documenti che l’alunno deve presentare per accedere all’istituzione scolastica italiana sono: certificazione attestante gli anni di scolarità o/e titolo di studio legalizzato dall’Autorità diplomatica o consolare italiana in loco; dichiarazione di valore e traduzione in italiano della stessa e del titolo.

La presenza di studenti stranieri è un fenomeno recente per l’Italia, rispetto ai paesi europei con immigrazione di lunga data. Gli stranieri presenti nelle scuole di ogni ordine e grado in Italia, dai dati del MIUR del 31 agosto 2017, su i 7.037.030 studenti, risultavano essere 645.12027, il 9,2% della popolazione studentesca totale. Di essi 11.052 unità frequentavano le scuole paritarie.

Nel dettaglio, frequentavano la scuola primaria 294.619 studenti, il 4,2% degli studenti non italiani; nella scuola secondaria di I° gli iscritti erano 163.777, pari all’1,2%; infine, nella scuola secondaria di II° c’erano 186.724 studenti stranieri, ossia il 2,7%. In quest’ultimo ordine di scuola, la maggior parte, 69.661 degli studenti stranieri frequentava i tecnici, 65.709 i professionali e 51.354 i licei.

3.2.5.1 Gli studenti stranieri e la scelta della scuola secondaria di II°

La differenza sostanziale tra gli studenti italiani e quelli non italiani sembra essere nella votazione finale. Il 70% degli studenti stranieri nell’a.s. 2016/2017 aveva conseguito il diploma di secondaria di I° con una votazione pari a 6 o 7 decimi, mentre, il 53,5% degli studenti italiani ha superato l’esame con una votazione pari o superiore ad 8 decimi.

Tra gli studenti stranieri diplomati con la sufficienza, il 45,9% si era iscritto agli istituti professionali, il 39,7% agli istituti tecnici e il 14,5% ai licei. Al crescere della votazione, aumentava la percentuale di quanti si erano orientati verso i tecnici e i licei. Tra gli studenti promossi con 7, il 46,1% aveva optato per gli istituti tecnici e il 29,1% per un liceo. Come gli studenti italiani, anche gli studenti stranieri con ottimi voti, avevano scelto soprattutto i licei: di quelli promossi con la media dell’8, il 50,3% si era

27 La persona, seppur nata in Italia, conserva la sua cittadinanza di origine, ossia quella dei propri genitori. Si può essere cittadini italiani per nascita: se si hanno padre e madre italiani; se si nasce nel territorio italiano da genitori ignoti o apolidi (privi di cittadinanza); se si nasce da genitori stranieri e non si segue la cittadinanza dei genitori secondo la legge dello Stato al quale questi appartengono; se si nasce da ignoti in territorio italiano non in possesso di altra cittadinanza.

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iscritto ai licei, mentre di quelli promossi con la media del 10, più dell’85% si era iscritto allo stesso tipo di scuola. Agli istituti tecnici si era iscritto il 37,9% degli studenti stranieri promossi con la media dell’8, il 23, 9% di quelli promossi con la media del 9 e il 14% di quelli promossi con la media del 10.

3.2.5.2 Le nazionalità degli studenti stranieri e la distribuzione nelle diverse regioni d’Italia

Complessivamente si contano tra gli studenti stranieri oltre 200 nazionalità. Tuttavia, la grande maggioranza degli studenti proviene da un gruppo ristretto di paesi. Nell’a.s. 2015/2016 quasi il 70% degli studenti stranieri aveva una nazionalità riconducibile a 10 Paesi, la maggior parte erano della Romania, dell’Albania, del Marocco, della Tunisia (aree di emigrazione storica verso l’Italia). Nel periodo 2005/2006 – 2015/2016, in 10 anni si è rafforzata la presenza degli studenti di nazionalità Romena, passata dal 12,2% al 19,4% (+ 7 punti percentuali); invece, sono diminuiti gli studenti albanesi (da 16,2% a 13,6%), i marocchini (da 13,9% a 12,5%) e i tunisini (da 2,7% a 2,2%). Tra le nazionalità più frequenti ci sono anche alcuni paesi asiatici: tra questi i più numerosi sono senz’altro i cinesi passati dal 5,1% del 2005/2006 al 5,6% del 2015/2016; segue quella filippina passata dal 2,6% al 3,3%. Nel decennio preso in considerazione sono aumentati i cittadini di origine asiatica in Italia: l’India e il Pakistan sono stati i paesi col maggior numero di studenti, rispettivamente 25.000 e 19.000 unità. La distribuzione degli studenti con cittadinanza non italiana nelle scuole delle diverse regioni d’Italia riflette la ripartizione degli stranieri nelle diverse aree del paese e questa varia soprattutto in funzione del mercato del lavoro. Infatti, in Lombardia che conta il 15% degli studenti italiani, una delle regioni più grandi e più industrializzate d’Italia, nell’a.s. 2016/2017 – e probabilmente anche oggi - vi era il maggior numero di studenti stranieri (203.979, circa il 25% degli studenti stranieri presenti in Italia). Viceversa, in Campania, regione che contava il 12% degli studenti italiani ma con un alto tasso di disoccupazione e un reddito pro-capite tra i più bassi d’Italia, gli studenti stranieri erano solamente il 2,7% del totale. Dopo la Lombardia le altre regioni con il maggior numero di stranieri durante l’a.s. 2016/2017 erano: l'Emilia-Romagna con l’11,8%, il Veneto con l’11,3, il Lazio col 9,5%, il Piemonte col 9,3%. Rapportando studenti italiani e studenti stranieri, si osserva che la regione con il rapporto più alto era l’Emilia Romagna quasi il 16% degli studenti non aveva la cittadinanza italiana; seguiva la Lombardia col 14,5%, l’Umbria col 13,8%, la Toscana col 13,1%, il Veneto col 12,9%, il Piemonte col 12,9% e la Liguria col 12%. Il Lazio presentava dati interessanti, infatti, mentre nella graduatoria regionale rispetto alla presenza in valore assoluto si collocava al quarto posto con il 9,5%, quando si considera la l’incidenza degli studenti stranieri sulla corrispondente popolazione scolastica la regione arrivava a collocarsi all’undicesimo posto con il 9,3%.

3.2.5.3 Studenti stranieri con disabilità

Gli alunni stranieri presenti nelle scuole italiane con un certificato attestante una disabilità sono il 12,5% del totale della popolazione studentesca con una disabilità. Sono stati calcolati 31.800 studenti stranieri con una disabilità, il 3,5% del totale degli alunni stranieri inseriti nelle scuole italiane di ogni ordine e grado. Dato che risulta essere piuttosto elevato se confrontato con la percentuale del 2,8% degli alunni italiani con disabilità.

43 3.2.6 I Bisogni Educativi Speciali (BES)

Ogni alunno ha i propri bisogni educativi, tuttavia, ve ne sono alcuni che richiedono un’attenzione speciale, sono i BES. Tra di essi oltre agli studenti con disabilità, rientrano anche studenti aventi uno svantaggio socioeconomico, linguistico, culturale, i DSA e/o i disturbi evolutivi specifici.

Per gli alunni con tali bisogni, il Ministero indica che i consigli di classe devono prevedere e stilare un Percorso Didattico Personalizzato (PDP), secondo i principi enunciati dalla Legge 53/2003 artt.1 e 2 (C.M. n. 8/2013 strumenti d’intervento per alunni con BES), dal D.P.R. 275/99 artt. 8 e 9, D.L. n. 59/2004 art. 11 (Circolare n. 20/2011 Prot. n. 1483: validità dell’a.s. per la valutazione degli studenti). Secondo la C.M. n. 8/2013 “ogni alunno, con continuità o per determinati periodi, può manifestare BES: o per motivi fisici, biologici, fisiologici o anche per motivi psicologici, sociali, rispetto ai quali è necessario che le scuole offrano adeguata e personalizzata risposta”.

Per quanto concerne le condizioni temporali, i BES possono essere permanenti e temporanei. Quando i disagi non sono diagnosticabili clinicamente, come spesso accade con quelli a carattere permanente, ma sono momentanei poiché determinati da particolari contingenze della vita dello studente e/o della famiglia (condizioni economiche, culturali, sociali), rilevarli diventa più complicato. È il singolo docente o i docenti che possono rendersi conto di eventuali alunni che non raggiungono i risultati minimi non per uno scarso impegno, ma perché vivono particolari problematiche e quindi con temporanei BES. Anche in questi casi il Consiglio di Classe dovrà redigere un PDP che preveda obiettivi minimi (le nozioni base da possedere a fine a.s.), strumenti compensativi, misure compensative e forme di verifica e valutazione adeguate. Ciò in conformità alla C.M. 8/2013, che recita: “il PDP non può più essere inteso come mera esplicitazione di strumenti compensativi e dispensativi […] è bensì lo strumento in cui si potranno, per esempio, includere progettazioni didattico-educative calibrate sui livelli minimi attesi per le competenze in uscita.”

Nel 2006 l’Europa aveva definito quali devono essere le competenze di base necessarie ad ogni studente prima che entri nella vita adulta. Tra di esse, piuttosto che le nozioni, vi rientrano quelle capacità acquisibili durante il corso di studi ma spendibili nella vita in generale: la conoscenza di un’altra lingua europea oltre alla propria; conoscenze e competenze matematico-scientifiche, tecnologiche e di educazione civica; competenze linguistico-comunicative e relazionali; abilità nel riconoscere se stessi, i propri interessi, di intraprendere attività, di orientarsi con rispetto verso tutti e in maniera civile nel proprio contesto sociale.

Nel documento Il Diversity Management a Scuola (pagine 39-43)