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Sotto-tema: conoscenza-consapevolezza

Nel documento Il Diversity Management a Scuola (pagine 119-124)

PRO-AZIONE &

7.3.1 Sotto-tema: conoscenza-consapevolezza

Strategie che portano a conoscere e a prendere consapevolezza risultano essere i presupposti per approcciarsi adeguatamente al DM. Questo lo dichiarano in modo diverso le varie figure intervistate che, con il dialogo, la discussione e il confronto, apportano nei loro contesti scolastici maggiore consapevolezza e nuove conoscenze relative alla diversità e alla sua gestione.

Figura istituzionale italiana: ...Non so se sono state terminate e diffuse le buone pratiche, perché

purtroppo questo è un difetto della realtà italiana: manca la diffusione delle buone pratiche perché nelle altre scuole si lavora molto bene….

(...)…noi qui abbiamo uno staff regionale, in cui i partecipanti tutti i referenti delle provincie, io per AN e poi le colleghe di PU, di MC, di AP, ci riuniamo almeno una volta al mese e facciamo lo stato dell'arte. Ci confrontiamo sotto tutti i punti di vista per cercare di garantire il miglior sostegno possibile sotto tutti i punti di vista

Figura istituzionale maltese: ... tu giovane emigrato non sei musulmano come tua madre e tuo

padre, sei diverso, quindi, hai uno spazio in cui vieni e parli di te….

(...).. Le persone stanno parlando sempre di più e più apertamente di queste questioni. Cose che prima si tenevano più nascoste, sono sempre più discusse in pubblico.

Dirigente irlandese: ...L’assemblea è stata un buon modo per tutti per discutere le differenze, come

discutere della diversità [...]. Sì! È per ascoltare gli altri punti di vista…. Perché parli con persone che hanno credenze religiose molto forti e/o con altri studenti che non praticano una religione, anche con quelli contro le religioni. Non si sono limitati, hanno discusso, il docente che veniva dal Trinity College si limitava a porre delle domande. Lanciava degli spunti ed osservava cosa succedeva. Era seduto, sai, mettendo lì fuori qualcosa e vedendo cosa succedeva. In seguito, ha detto "Oh mio Dio, non avete genitori che si lamentano di questo". Sentivo che tutto ciò era molto positivo perché li faceva pensare e li faceva parlare.

(...) .... Non vogliamo che i nostri studenti si mettano seduti in fila, alzino le mani e rispondano alle loro stesse domande, noi insegnanti vogliamo stimolarli a confrontarsi…

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Dirigente italiana: Ma io ho la fortuna di... di partecipare per esempio a un tavolo... a un

osservatorio che è l'osservatorio per l'integrazione degli alunni stranieri nazionale e lì ci sono tanti colleghi e lì appunto delle varie realtà italiane, su questa materia, se ne parla sì certo.

Dirigente maltese: .... oggi, gli studenti, persino i genitori e i membri dello staff non temono più di

parlare, per esempio di orientamenti sessuali o di genere. Prima era improbabile ed impensabile che un membro dello staff dichiarasse pubblicamente il suo orientamento sessuale…

Insegnante italiano: … in una scuola che funziona c'è anche una trasmissione di competenze che

funziona molto. Cioè gli insegnanti del dipartimento di lettere si riuniscono una volta al mese e quindi queste queste... si scambiano queste tecniche”

Staff irlandese: ... quando o se dovesse emergere qualcosa, essa è una buona opportunità per

discutere delle differenze e dei problemi relativi alla diversità” (...) agli studenti offriamo di avere una prospettiva diversa delle cose, per renderli abili nel pensare ed analizzare diverse situazioni... (…) … gli consenti di parlare delle loro esperienze scolastiche e fare un confronto tra la scuola di dove vivevano in origine e la scuola qui, le differenze. È bello sentirli parlare di questo. (…) ...La giornata internazionale delle lingue di oggi ha permesso loro di parlare la loro lingua… di dar voce non solo alla loro lingua, ma anche alla loro cultura, al loro background... (…) C'è un esempio in questo libro. E questo è solo una cosa venuta fuori oggi durante la lezione. In questa storia si raccontava che si doveva condividere un bagno. Così gli studenti hanno cominciato a discutere questo fatto e gli dicevo: «Non è un grosso problema condividere un bagno, no!» …. Chi diceva, «in alcuni paesi c’è un bagno in tutto il quartiere» …è stato davvero bello per loro poter condividere le loro esperienza... portarli a pensare a queste condizioni assolutamente frustranti. Ma in questo modo arrivano a capire che non c’è solo la loro esperienza, ma che ci sono altri modi di vivere lì fuori.

… Penso che la conoscenza dia potere. Più conoscenza hai di una cultura e forse meno ti senti minacciato! Penso che sia davvero importante. Suppongo che l’opportunità data dal mischiarsi con altre culture aiuti in questo…

(…) Penso che la conoscenza dia potere. Più conoscenza hai di una cultura e forse meno ti senti minacciato! Penso che sia davvero importante. Suppongo che l’opportunità data dal mischiarsi con altre culture aiuti in questo…

(...) quando o se dovesse emergere qualcosa, essa è una buona opportunità per discutere delle differenze e dei problemi relativi alla diversità” (...) agli studenti offriamo di avere una prospettiva diversa delle cose, per renderli abili nel pensare ed analizzare diverse situazioni... (…) … gli consenti di parlare delle loro esperienze scolastiche e fare un confronto tra la scuola di dove vivevano in origine e la scuola qui, le differenze. È bello sentirli parlare di questo. (…)

Staff italiano: … noi c'abbiamo uno sportello della psicologa da anni che paghiamo... un botto. Ed

è una persona che è a disposizione dei ragazzi, degli insegnanti e dei genitori. I ragazzi in autonomia prendono appuntamento, da soli...

(durante le interviste alla studentessa) abbiamo avuto un insegnante lo sappiamo che era un omosessuale abbiamo conosciuto anche il compagno nel percorso (sic) e quindi…. Te non l'hai conosciuto? È andato via l'anno... E allora chi era? C'eravate voi quando c'era S.F.? Però lo conoscevate di nome?... Volevate tutti S.F. e se ne parlava bene di questo professore? ... Okay. E noi avevamo fatto un percorso con i genitori e con i ragazzi perché questo professore aveva un

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compagno e non ci sono stati mai problemi. Quando c'è stato per esempio... una mamma qui che ha subìto.. noi abbiamo fatto un flash-mob per... per la violenza contro le donne, tutta la scuola M. fuori ha fatto un flash-mob con le scarpe rosse, tutti quanti però…

Staff maltese: … Ho cercato di farli capire che provengono da due culture diverse, che hanno

bisogno di aiutarsi a vicenda, i maltesi hanno bisogno di aiutare gli italiani a capire la nostra cultura ma anche a noi a capire la loro cultura…. per esempio, qualcosa mi viene in mente, abbiamo parlato come gli italiani sono famosi per la loro moda …

(…) … ma ti ascolto, io sono abituata a questo e tu sei abituato a quest’altra cosa, ma io accetto quello che fai e tu accetti ciò che faccio…. e in questo modo possiamo vivere in armonia... (…) Ho cercato di farli capire che provengono da due culture diverse, che hanno bisogno di aiutarsi a vicenda, i maltesi hanno bisogno di aiutare gli italiani a capire la nostra cultura ma anche a noi a capire la loro cultura…. per esempio, qualcosa mi viene in mente, abbiamo parlato come gli italiani sono famosi per la loro moda …

Alunna irlandese: … parlando di esperienze e di ricordi. I loro ricordi sono molto diversi dai

nostri, quindi possiamo discutere molto più ampiamente, possiamo sviluppare le nostre nuove idee insieme, e questo aiuta. (…) Sì, ogni venerdì ci mettiamo in 4 gruppi…. ci piace stare insieme in gruppi e parlare tra noi, condividere cosa abbiamo fatto durante la settimana ed altro... (…) ... Bene, discutiamo su cosa possiamo fare per migliorare e esprimiamo quello che pensiamo. Discutiamo anche quello che abbiamo sbagliato... discutiamo anche di cosa accade, anche cose brutte, e vedo che tutte le classi partecipano

(…) Penso che avere i nostri insegnanti come leader del gruppo aiuti a condividere con loro anche aspetti personali della vita, riesci ad esprimerti meglio, ti senti che appartieni al gruppo e che potresti dire tutto al tuo insegnante….

(...)... vogliamo che la nostra scuola sia come una scuola che ascolta, una scuola dove uno si senta il benvenuto, la nostra scuola ci dà l’opportunità di dare voce ed esprimere i nostri pensieri. (…) ... qui, discutiamo e ti aiutano a capire e poi ti lasciano fare da solo…

Genitore irlandese: “Sì, sì. Un'altra cosa è che la discussione potrebbe portare anche ad una

crescita, soprattutto nelle case islamiche, per realizzare che è importante discutere e potersi confrontare anche sul come vestirsi, se continuare a portare veli….

(…) ... Inoltre, parlo con gli insegnanti della diversità qui o delle ONG. Per esempio… fornisco conoscenze su alcuni paesi africani cercando di eliminare lo stereotipo dell’Africa come paese dove muoiono di fame, ecc, parlo dell’Uganda, del Gambia

(…) Al centro africano io condivido la mia esperienza, il mio ruolo, sono esperto nello sviluppo educativo. Vado a formare insegnanti nelle scuole ed università. Gli parlo di intercultura ed integrazione. La diversità è qualcosa di cui ho sempre parlato e poi a volte anche con la polizia e le guardie, facciamo incontri sulla diversità e quello che comporta. Dal modo in cui gestiscono, mi fa pensare che non conoscono il background culturale delle persone, e per questo che parlo con loro di queste cose…

Genitore maltese: ... Il più delle volte i bambini sono felici di parlarne sì, perché... andiamo su

Google, dove chiedo a loro di mostrarci il loro paese d'origine o il paese del loro padre o della loro madre e iniziano a discutere. E quando gli altri studenti vedono che l’insegnante mostra interesse, si interessano anche loro perché l'insegnante dà di più della sola conoscenza e del contenuto. Aiuto

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gli studenti con il mio atteggiamento. Quando vedono l'atteggiamento positivo, gli altri bambini iniziano a mostrare interesse e anche a porre delle domande.

(…) … Penso che possono essere d'aiuto anche l’attività speciali in cui gli studenti possano presentarsi e parlare del loro paese o della loro cultura…

Una canzone del gruppo Sud Sound System86 (1996) diceva «è l’ignoranza che crea l’intolleranza…

è l’ignoranza che crea la violenza». Oggi non è un mistero «… che la conoscenza dia potere. Più conoscenza hai di una cultura e forse meno ti senti minacciato!», la figura dello staff irlandese con queste parole è molto chiara su questo punto.

Gli intervistati sembrano dare una certa importanza alle attività d’ascolto e al confronto. Per il dirigente irlandese «… L’assemblea è stata un buon modo per tutti per discutere le differenze, come discutere della diversità [...]. Sì! È per ascoltare gli altri punti di vista…». La figura dello staff della scuola irlandese riconosce di ‘sapere di non sapere’ (il paradosso socratico), riconosce che l'ignoranza da intendersi come consapevolezza di non conoscenza definitiva, può generare il desiderio di conoscere. Il genitore irlandese, che per questioni professionali si occupa del tema della diversità, dichiara: «... fornisco conoscenze su alcuni paesi africani cercando di eliminare lo stereotipo dell’Africa come paese dove muoiono di fame, ecc, parlo dell’Uganda, del Gambia...». Quindi, come sostiene Carlotto (2017), aumentare il livello di consapevolezza crea menti aperte e riduce l’ignoranza.

Budano, (2012) parlando di ciò che ha vissuto in prima persona racconta che la difficoltà può trasformarsi in un’occasione. Dal punto di vista di questa mamma scrittrice la consapevolezza rende capaci di percepire la diversità come possibilità per un nuovo futuro. Per il genitore irlandese, infatti: «… la discussione potrebbe portare anche ad una crescita, soprattutto nelle case islamiche, per realizzare che è importante discutere e potersi confrontare anche sul come vestirsi, se continuare a portare veli…»

Asch (1968), come riferisce l’alunna irlandese, sostiene che la consapevolezza dell’altro ci fa rendere conto della nostra specificità e di quanto siamo diversi gli uni dagli altri. Per Prandstraller (2014) scoprire l’altro, ma anche approfondire le proprie radici culturali, aiuta ad includere l’altro e ad abbattere le barriere mentali. Il supporto della famiglia e dell’organizzazione di cui si fa parte, la formazione che prepara al cambiamento, secondo Prandstraller rendono meglio affrontabili i cambiamenti richiesti a chi si accinge a relazionarsi con ‘l’altro’. Vari studiosi che si occupano di gestione delle diversità (Arioli, Mazza, 2014; Hubbard, 2015) ritengono che tale formazione costituisce il Diversity Audit: la verifica delle procedure attuate per la diversità, porta a riconoscere e continuare ad attuare quello che aiuta il DM. Soffermarsi per discutere e riflettere sulle differenze, sui problemi relativi alla diversità, aiuta a formare una cultura nuova che può introdurre e supportare il DM. Come riporta il membro dello staff irlandese: «...è una buona opportunità per discutere delle differenze e dei problemi relativi alla diversità (...) Agli studenti offriamo di avere una prospettiva diversa delle cose per renderli abili nel pensare ed analizzare le diverse situazioni... (….) gli consenti di parlare delle loro esperienze scolastiche e fare un confronto tra la scuola di

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dove vivevano in origine e la scuola qui, le differenze nel gestire la diversità. È bello sentirli parlare di questo».

Nella dichiarazione della I (A.A.V.V., 1997, p. 157) e la IV Conferenza Europea delle Scuole che Promuovono Salute (Barbera et al., 2013)87 si riporta: «Tutti i bambini e i giovani hanno il diritto, e dovrebbero avere l’opportunità, di essere educati in una scuola che promuove la salute». La scuola italiana, da quello che dice la vicepreside (staff italiano), sembra aver compreso molto bene il valore di questa dichiarazione, infatti, si avvale di una psicologa. Nel quotidiano, però, come spiegano diversi intervistati, sono i membri interni a compiere gli interventi più importanti, a volte in maniera programmata, altre in funzione delle contingenze che possono verificarsi internamente all’organizzazione. Per Sergiovanni (2003) i leader educativi, ruolo che in classe viene svolto dagli insegnanti, devono essere guide autorevoli in grado di accompagnare verso la consapevolezza, il cambiamento, la valorizzazione del singolo studente e verso l’acquisizione della nuova cultura. Come Sergiovanni, in più, anche le persone intervistate sostengono che le realtà scolastiche di cui fanno parte puntano a creare al loro interno una comunità che apprende, che promuove il beneficio comune, che si prende cura, che include e che fa ricerca per trovare soluzioni ai problemi si incontrano quotidianamente.

Il ruolo della guida di cui parla l’alunna irlandese facendo riferimento ai suoi insegnanti, se messo in atto secondo la modalità espressa dal genitore maltese che è un insegnante, come afferma Parmigiani (2018) si realizza quando la guida cede la sua funzione, rendendo così la persona guidata sempre più autonoma e capace. Quindi, in classe la funzione della guida pur restando elevata gradualmente deve diminuire, lasciando sempre più spazio ai pari. In questo modo, gli studenti possono acquisire confidenza e riuscire a fare di più, e forse meglio di quello che farebbero con la guida. Gnemmi e Ottolini (2014) sostengono che la guida dando fiducia permette l’espressione dei giovani che educa e incentiva il rapporto tra pari, di cui parlano ad inizio secolo Vigotskjy (1938) e Dewey (1916; 1936).

Lo scambio di informazione tra pari, come riferiscono l’alunna e la dirigente irlandese, avviene tra gli studenti, ma può esserci a tutti i livelli: per l’insegnante italiano «in una scuola che funziona c'è anche una trasmissione di competenze che funziona molto. Cioè gli insegnanti del dipartimento di lettere si riuniscono una volta al mese e quindi queste queste... si scambiano queste tecniche»; la figura istituzionale italiana: «… abbiamo uno staff regionale, in cui i partecipanti tutti i referenti delle provincie, io per AN e poi le colleghe di PU, di MC, di AP, ci riuniamo almeno una volta al mese e facciamo lo stato dell'arte. Ci confrontiamo sotto tutti i punti di vista per cercare di garantire il miglior sostegno possibile sotto tutti i punti di vista».

King (2002) osserva che spiegare a qualcun altro permette il trasferimento dell’informazione, aiuta a riflettere e a chiarirsi, e consente una maggiore elaborazione delle informazioni. Konert (2014) fa notare che l’apprendimento peer-to-peer oggi è una modalità molto usata in rete. Sempre più spesso, infatti, sulle piattaforme delle social communities i partecipanti con il loro contributo

87 http://www.schools-for-health.eu/uploads/files/Italian_Odense%20statement--Equity_Education_Health-- Dichiarazione%20di%20Odense.pdf

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aumentano le conoscenze di tutti, il livello di consapevolezza e la possibilità di riconoscere eventuali errori.

Durante la formazione, a prescindere dal suo fine e dalle modalità di svolgimento, la diade formatore-formando dà luogo ad un dialogo, che per Mincione (2015) è l’elemento chiave per quel processo interculturale di cui parla il genitore irlandese. Per Giusti (2017) l’intercultura abbatte le barriere, sconfigge la violenza e - come riportano Ampola e Corchia (2010) nel testo Dialogo su Jürgen Habermas: le trasformazioni della modernità - costruisce ponti tra i «campi del sapere» e permette di comprendere quelle che sono le trasformazioni sociali in atto, inclusa la diversità. Mincione parla di spazi in cui possa esserci interscambio e comunicazione tra le diverse culture. Dal suo punto di vista l’apertura e il dialogo tra le differenze rendono consapevoli e si contrappongono alla discriminazione, che per De Toni e Kožar-Rosulnik (2013), così come per lo staff maltese e per il genitore irlandese, può essere fortemente interconnessa a stereotipi, pregiudizi e paure. Il dialogo, come sostiene Mincione (2015) predispone a quell’apertura e comprensione di cui sembra parlare lo staff maltese quando dice: «...Non ti cambierò o tu non mi cambierai...», diventa lo strumento che permette di toccare argomenti fino a non molto tempo fa considerati tabù, poiché, come insegna Jessica Alexander (2018) non esistono argomenti tabù: ogni argomento a ogni età può essere affrontato se trattato adeguatamente.

Nel documento Il Diversity Management a Scuola (pagine 119-124)