PRO-AZIONE &
7.3.3 Sotto-tema: partecipazione attiva
Fare in modo che le diverse figure entrino tra loro in contatto è il prerequisito per la realizzazione della partecipazione attiva, che secondo l’opinione di molti studiosi è necessaria per la riuscita del processo inclusivo.
Figura istituzionale italiana: ...negli anni si fa sempre più difficoltà ad instaurare un rapporto
educativo. Non c'è collaborazione con le famiglie, in genere, ci sono casi eccezionali (…) L'alleanza educativa di sui si parla tanto, dai tempi di Rousseau è fondamentale e si fa fatica a costruirla, si fa veramente fatica a costruirla.
(…) L'intervento dell'associazionismo ti permette di capire delle dinamiche che senza di loro non potresti capire….
Figura istituzionale maltese: ...che tutti abbiano la possibilità di partecipare, quindi per me
l'inclusione equivale alla partecipazione. L'idea che... qualunque cosa faccio, ho e sono… io possa partecipare.…
(…) Ieri ero ad una conferenza e hanno detto che in una cittadina Tedesca, una piccola città doveva ricevere un certo numero di migranti. La maggior parte dei cittadini erano contrari, ma poiché era una cosa che non si poteva fermare perché stava già accadendo, il sindaco ha chiesto alla comunità di aiutarli a trovare un lavoro per aiutarli ad integrarsi, così diverse famiglie si sono assunte delle responsabilità. Quindi, c'erano... alcune persone li portavano in giro per fargli conoscere la città, i dintorni, per mostrargli dove sono le cose, i posti, ecc.; altri che avevano una certa esperienza nel tenere i conti, li hanno aiutati ad organizzare i loro conti bancari portandoli anche in banca ecc. Così la comunità è stata coinvolta…. Questo è anche un processo di apprendimento.
(…) Sfortunatamente, quando sono arrivate queste culture, abbiamo iniziato, a mettere le barriere perché ci potevano rendere diversi (…) paura di mandare i loro figli nel mondo reale perché sanno che dal momento in cui si apriranno saranno influenzati.
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Dirigente irlandese: … anche i genitori sono coinvolti, gli studenti sono qui per avere la migliore
educazione possibile, e questo avviene se si lavora insieme… tutte le scuole dovrebbero fare questo…
(…) Il nostro team lavora insieme; anche i genitori sono coinvolti, gli studenti sono qui per avere la migliore educazione possibile e questo avviene se si lavora insieme…. tutte le scuole dovrebbero fare questo.
(...) … Abbiamo aggiunto delle lezioni opzionali in modo da dargli una scelta più ampia rispetto
alle normali scuole secondarie e poi hanno il tempo di provarle e vedere cosa gli piace….
(...) ...Voglio che lo staff venga da me per dirmi: «Vogliamo partecipare!». In questo modo le cose riescono meglio. Quindi, scelgono loro un tema che gli piace. Quindi è lo staff che guida ed io li supporto, quindi il mio ruolo è di dare e sostenerli al loro lavoro…
(…) ... Gli studenti della sesta si occupano del primo anno, in arrivo nella nostra scuola, producono video per mostrare cosa si fa nell’aula del computer o durante l’ora di grafica tecnica... tecnologia o nella grafica tecnica. Hanno filmato se stessi mentre imparavano, passo dopo passo in modo da mostrare tutto il processo ai nuovi arrivati.
(…) penso che il progetto "Sento che appartengo" lascia effetti positivi nei bambini per gestire meglio il loro trasferimento alla scuola secondaria così abbiamo preso aspetti che abbiamo chiamato "programmi di appartenenza"… lo sai, tu appartieni alla scuola, fai parte della squadra, fai parte della squadra.
Dirigente italiana: ...È vero che la scuola da sola non ce la può fare (...) e contrastare i dis-valori è
faticosissimo. Soprattutto quando questa operazione viene condotta in solitudine, quindi senza avere collaborazione da parte di nessuno, ma soprattutto della famiglia...
(…) abbiamo progetti che riguardano la famiglia con un progetto che è “mamme a scuola” per imparare l'italiano alle donne straniere e vengono con i bambini piccoli se non possono lasciarli e abbiamo una sorta di baby-sitteraggio per queste mamme.
(...) … poi abbiamo fondato... finalmente sono riusciti dei genitori a fondare una Onlus di genitori che affianca il lavoro della scuola con un servizio di volontariato….
(….) … Abbiamo fatto anche una banca del tempo, in cui abbiamo chiesto ai genitori se erano disponibili e che mestiere facevano, che lavoro oppure che hobby praticavano, in modo tale che chiunque poteva venire a dare un contributo, dalla pasta fresca al pittore, all’imbianchino, il contadino, il nonno con l’orto. Eh poi dopo, invece c’è quella fascia grigia, che non c’è. …
(….) ... Non mi ritengo colui che deve decidere per gli altri, dobbiamo decidere insieme a tutti. (…) … anche loro ci possono dare e ci danno dei sostegni, diciamo anche nella gestione della... della vita quotidiana, perché poi, cioè ci sono ragazzini meno fortunati per cui il semplice fatto di andare a mangiare una sera la pizza con i genitori dell'amico è una forma di... emancipazione. (…) …far partecipare i ragazzi alla cura e alla manutenzione della scuola significa poi evitare anche che le distruggano e quindi che le rispettino, e questo concetto di rispetto è per... verso i luoghi è verso le persone, verso le cose, verso se stessi. È un po' questo il progetto dell'istituto.
Dirigente maltese: Credo che anche durante l’intervallo, noi, nel Learning Zone, abbiamo tutte le
diverse culture, tutte in una stanza e tutti insieme a fare anche semplici attività. Non lo so, abbiamo fatto un'attività per .... abbiamo raccolto soldi facendo oggetti semplici e li abbiamo venduti durante la serata dei genitori e tutti gli studenti erano lì insieme, culture diverse. [...] Abbiamo
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lavorato tutti insieme. Sono riusciti a raccogliere i soldi insieme. Gli studenti si sono resi conto che abbiamo raggiunto questo lavorando tutti insieme.
Insegnante irlandese: ... abbiamo un programma a dicembre: una giornata dedicata alla diversità.
Non l'ho ancora pianificata bene! Ma penso che grosso modo sia l'idea di avere una sorta di presentazione e celebrazione di tutte le diverse culture e lingue che abbiamo nella scuola. Quindi, potrebbe essere una canzone, potrebbe essere una danza, potrebbe essere chissà; vorremmo invitare i genitori a portare il cibo tipico dei loro paesi, quindi avremmo diversità anche nel cibo. È un modo per riconoscere che c'è veramente un'enorme diversità nella nostra scuola e che deve essere celebrata e non ignorata o lasciata a casa, o fuori dalla porta della scuola; la vogliamo nella scuola.
(…) … siamo decisamente diversi rispetto alla maggior parte delle scuole perché noi di Educate Together abbiamo un ethos che regge sulla diversità, l’uguaglianza e la democratica. Quindi, abbiamo gli insegnanti, gli studenti e i genitori che hanno voce in capitolo su come la scuola gestisce la politica della scuola. Quindi, se abbiamo una nuova politica, per qualsiasi cosa gli studenti devono essere d'accordo, lo staff deve essere d'accordo, i genitori devono essere d'accordo, quindi c'è un'enorme consultazione. Siamo all’inizio, è in costruzione, e quindi abbiamo un comitato dei genitori; i genitori partecipano alla maggior parte degli eventi della scuola, per esempio, l’altra settimana abbiamo avuto una serata aperta ai genitori, dove i genitori si sono offerti volontari per fare escursioni, parlare con gli altri genitori, registrare la presenza degli studenti e le persone che arrivano, preparare il caffè... le cose di base. E poi, il comitato dei genitori che propone delle idee, ci piacerebbe fare questo e quest’altro, come possiamo farlo? Possiamo farlo? Gli insegnanti vengono coinvolti, gli studenti vengono coinvolti anche nella gestione della scuola. Abbiamo dedicato un giorno l’anno scorso, abbiamo dedicato due giorni, uno è stato un giorno di training pratico e i genitori sono stati invitati per l'intera giornata. Eravamo gruppi: insieme studenti, genitori, insegnanti, per fare questo tipo di pratica. Abbiamo anche avuto genitori per un giorno di lavoro sul codice di contatto, quindi sul comportamento da tenere a scuola, e di nuovo erano genitori con insegnanti...
(…) ... Penso che il nostro consiglio studentesco abbia un grande ruolo da svolgere per il
programma extra-curricolare, avere un buon mix di studenti e tutti i tipi di sport, quindi dall’hockey al basket, dal calcio al calcio gaelico, atletica… abbiamo un club di cucina anche per gli studenti …
Insegnante Italiano: … addirittura una scuola di cucito per le mamme straniere, qui è stata fatta,
adesso mi è venuta in mente adesso. E quindi la percezione è ottima perché si è cercato di costruire dei cittadini italiani e questa missione qui è stata chiara da sempre. E questo si vive e si è sentito, cioè la nostra comunità di genitori è stata una comunità viva e partecipe e anche unita e anche al di là delle differenze razziali, o… Nessuno è stato lasciato solo, c’è stato uno sforzo grande
(…) ... si organizzano seminari incontri corsi per i genitori... dove vengono coinvolti anche i genitori…
(...) … noi abbiamo un’associazione di genitori di alunni della scuola che negli anni si è formata, si chiama “si può fare”. È un’associazione di genitori che sposa le nostre iniziative e organizza cose in più, tipo corsi di fotografia, feste. È un’associazione in appoggio alla scuola, dei genitori, e questi sono anche i più assidui nel frequentare le nostre iniziative formative.
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Staff irlandese: … Noi stiamo lavorando per avere una stanza dei genitori all'interno della nostra
scuola in cui i genitori possano venire tranquillamente, magari condurre da soli delle attività di gruppo, come succedeva nella mia precedente scuola, che era una scuola olandese. In questo modo avremmo il coinvolgimento, la partecipazione dei genitori che sono uno dei pilastri necessari e avremmo corsi per genitori e cose del genere.
(…) …. Come li coinvolgiamo? Bene, abbiamo un consiglio dei genitori, okay, abbiamo membri che si offrono volontari, ogni genitore una volta iscritto nella scuola fa parte dell'associazione dei genitori. Quindi, ogni volta che organizziamo un evento invitiamo i genitori a venire. Alla fine di ogni semestre li invitiamo a partecipare ad un'assemblea per mostrargli il lavoro svolto dagli studenti. È un percorso in atto! Come quest'anno, il consiglio dei genitori sta conducendo delle attività pratiche per degli studenti. L'anno scorso abbiamo avuto un giorno in cui abbiamo fatto formazione pratica ad insegnanti, studenti e genitori insieme. Questo li aiuta, così i genitori si sono seduti con i propri figli, mentre imparavano assieme agli insegnanti. Quindi stavamo tutti imparando insieme.
(2:15) Ma se ci fermiamo, se i genitori smettono di venire… invece se i genitori cominciassero a frequentare la scuola, sarebbe una cosa davvero grande. Dunque normalizzare anche questo: la presenza dei genitori nella scuola…
Staff Italiano: ”…noi abbiamo avuto per tanti anni ragazzi sordomuti, ma 4 o 5, ma noi parlavamo
tutti la lingua dei segni, tutti i docenti e tutti i bidelli. Abbiamo fatto tutti il corso perché poi un ragazzo deve poter interagire con tutti quanti noi...
(…) Noi c'abbiamo un'associazione dei genitori, gestita da genitori insegnanti e bidelli, che lavoriamo insieme. L'anno scorso... ma lavoriamo insieme non solo coi corsi che fanno qui dentro i genitori, che quello sarebbe il minimo. L'anno scorso, per esempio, le nonne del nostro quartiere hanno fatto grazie all'associazione il corso di gnocchi e pasta fatta in casa, dove eravamo: genitori insegnanti e allievi che facevamo tutte questa cosa insieme. Il resto della diversità cosa è un lavoro giornaliero sugli adulti.
Alunna italiana: sì viene dall'Albania e… e... noi cerchiamo... cioè perché cerchiamo perché
all'inizio faceva propr... perché non diceva niente, non parlava l'italiano, ci spiegavamo a gesti, con segni cercavamo di aiutarlo a capire quello che facevamo in classe, poi ad esempio i professori lo aiutano proprio, ad esempio gli fanno scrivere delle parole; una mia amica ad esempio (sic) nei lavori di arte aveva già finito un lavoro e... lei è andata lì ad aiutarlo, poi noi ci siamo uniti cercando di farglielo capire meglio ecco..(...) Cioè inizialmente è intervenuta l'insegnante perché sto ragazzino quand... da quando è arrivato fa, diciamo in biblioteca viene aiutato da altri professori, però noi anche cerchiamo di aiutarlo facendogli scoprire.. cioè… […] sì, poi ci siamo noi
(….) … io sono una specie di persona che certe volte vuole andare a fondo, spesso non sempre, ma un po' mi spaventa ma non in questo caso mi affascina.
Genitore irlandese: ... Inoltre, parlo con gli insegnanti della diversità qui o delle ONG…
Genitore italiano: ...poi nello specifico questa scuola sta facendo un progetto che si chiama
costruire relazioni che è volto a docenti alunni e genitori e... poi va be’ ci sono tutte le occasioni istituzionali quelle dei colloqui quelle dell'elezione dei rappresentanti […] può capitare anche che siano i genitori stessi ad avanzare delle proposte (sic) c'è questa iniziativa interessante ve la
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segnalo. E a volte, nei limiti, ovviamente delle possibilità che ha la scuola però, le proposte che vengono dai genitori vengono accolte sviluppate. A volte danno anche frutti negli anni successivi, per esempio adesso a scuola le classi terze faranno un incontro formativo sulle malattie sessualmente trasmissibili e quella è una cosa che è nata da un input dato da un genitore.
Genitore maltese: ... abbiamo creato un gruppo nella mia scuola, l’abbiamo chiamato “la diversità
vivente” ... in questo gruppo si promuovono le diverse culture, invitiamo persone di culture diverse, da gruppi diversi…. mostriamo i loro costumi, modi di fare, sulla salute mentale, a volte sarebbe…. invitiamo la comunità indiana, la comunità cinese, i miei studenti si sono davvero divertiti. Questo gruppo è stato riconosciuto anche dal Ministero della Pubblica Istruzione... è stato anche premiato, perché è piaciuto molto.
Le figure intervistate sostengono il bisogno della partecipazione attiva di tutti. Esse ritengono che la scuola ha bisogno di strutture (associazioni, aziende, istituzioni) e/o individui (genitori, parenti, figure istituzionali, ecc.) che partecipino alle diverse iniziative della scuola, per permetterne il miglioramento. Nella realtà scolastica irlandese (Educate Together School) sembra addirittura che genitori ed alunni partecipino a tutte le decisioni, anche a quelle relative alle attività didattiche da fare in classe. Buemi et al (2015) scrivono che la ‘partecipazione attiva delle diversità’ era definita “nuovo sangue” dai politici di Barcellona90. Per Bonuglia (2018) le organizzazioni per crescere
hanno bisogno di adoperarsi in modo da eliminare gli ostacoli che impediscono l’integrazione e la partecipazione attiva. Nelle scuole dove ci sono state le interviste si intraprendono varie iniziative con l’intento di coinvolgere studenti, staff e comunità. Sembra che le sedi delle tre scuole partecipanti si prestino come centri di aggregazione e di mediazione, in maniera occasionale a Malta, mentre in maniera stabile ad Ancona e in Irlanda. Queste scuole cercano di incoraggiare i genitori ad organizzarsi. La scuola italiana, ad esempio, sembra abbia spinto i genitori a costituirsi in un’associazione; all’Educate Together School, invece, iscrivendo i propri figli, in automatico si aderisce all’associazione dei genitori della scuola. La partecipazione di genitori, alunni, insegnanti e del personale scolastico, che tutti insieme decidono le attività scolastiche ed extra-scolastiche da svolgere, rievoca l’intreccio democrazia ed educazione, tema ad in inizio secolo discusso da Dewey (1916). Secondo questo studioso l’educazione è un processo di socializzazione e dunque ogni individuo non deve essere considerato come entità separata autonoma ma come individuo tra tutti gli altri individui.
Esperienze ad impronta pragmatica che partono dal basso (bottom-up) educano alla cittadinanza attiva91. Sangalli (2014) fa notare che la cittadinanza attiva in Germania è una materia scolastica obbligatoria; inoltre, spiega che l’interconnessione di diverse realtà è come se facesse sentire di appartenere alla stessa “città”, predispone l’individuo al dialogo aperto, al rispetto, alla fiducia, alla reciprocità e alla solidarietà. Nelle interviste delle dirigenti italiana e irlandese, ma anche dalle parole dell’alunna italiana, è chiaro come la richiesta, il prompt alla partecipazione attiva poi inneschi spontanei gesti di solidarietà. Coinvolgere ogni membro dell’organizzazione, creare un
90 Piani di azione stilati in seguito all’improvvisa esplosione demografica di fine anni ‘80.
91 La cittadinanza attiva è la capacità dei cittadini di organizzarsi e di compiere azioni politiche dagli effetti tangibili
per il bene comune, con modalità e strategie che danno loro e gli permettono di riconoscere potere e responsabilità (Moro, 2005).
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linguaggio condiviso, assegnare ad ognuno compiti importanti realizzabili in un arco di tempo adeguato, per Baiguini (2018) sono ambiti di indirizzo strategici da presidiare.
Noe, Hollenbeck, Gerhart, Wright (!953; 2013) ritengono che un piano strategico efficace di un sistema organizzativo all’avanguardia debba prevedere condivisione, partecipazione e riconoscimenti. Un piano di lavoro ben architettato, in cui si pone attenzione al linguaggio, alla relazione e alla tecnica, che da Nardone e Salvini (2018) sono indicati come i pilastri del cambiamento, oltre a far crescere l’organizzazione consente di affrontare e risolvere situazioni difficili. Vezzali e Giovannini (2012) sostengono che il contatto dovrebbe essere la strategia di base per l’inclusione e l’apertura alla diversità. Al contrario, la chiusura, la paura del mondo reale, il rifiuto del diverso, per la figura istituzionale maltese dipendono dalla costruzione di barriere, rendono temibile ogni cambiamento. Non avendo scambio cresce la paura. Per Nardone (2014), l’evitamento che all’inizio dà la sensazione di esser salvi, se reiterato complica la situazione e fa espandere le paure. Invece, riuscendo ad andare oltre le proprie paure come accade nella studentessa italiana che viene affascinata scoprendo le diversità, «si diventa saggi» per dirla con le parole di Bertrand Russel. I bambini che superano le paure, come scrivono Vaccarelli (2017 e Meringolo et al (2016), diventano resilienti, ossia, più più forti e capaci di opporsi alle pressioni dell’ambiente. La soluzione è nell’affrontare ciò che si teme. L’Action-research di cui parla parla Lewin (1944), l’imparare facendo su cui si basa il lavoro di Nardone e Portelli (2015), sono modalità per un cambiamento efficace. In questo senso creando occasioni che favoriscono la partecipazione si può imparare a non aver paura e a gestire l’altro. Dunque si buttano le basi per delle sane relazioni con se stessi, con gli altri e con il mondo. Le organizzazioni attente al benessere delle persone, per usare le parole di Zaccarelli (2017), sono quelle che passano da un sistema a ‘piramide’ ad un sistema a ‘cerchio’: sono organizzazioni con uno stile di comunicazione-relazione democratico: il pattern previsto nell’ethos dell’Educate Together School, lo stesso che sembra si cerchi di definire e consolidare anche nelle altre due scuole. Un modello che per Zaccarelli grazie agli scambi tra mondo esterno ed interno, produce energia nell’organizzazione e nelle persone, produce conoscenza condivisa. Nel cerchio la persona è al centro, questo fa sentire accolti, ascoltati, compresi; dà un senso di identità e di appartenenza al gruppo; fa espletare il proprio ruolo coscienziosamente. Si chiarisce il valore del rispetto dell’altro e delle regole. Zaccarelli sostiene che sentirsi parte attiva del cambiamento favorisce a dare il meglio di se stessi e incita a raggiungere lo scopo comune. Partecipazione attiva e senso di appartenenza, perciò, diventano rispettivamente azione e obiettivo strategici.
Con la progettazione di attività, con strumenti come magliette e gadget le scuole partecipanti riescono ad instillare in chi opera e negli studenti un senso di appartenenza alla propria scuola, li fanno sentire attori nel processo di inclusione. Questo spiega il perché di fronte al nuovo, al diverso, ancora una volta come dice l’alunna italiana, non c’è paura ma da esso si è “affascinati”. Gli alunni sono portati all’inclusione anche grazie a delle attività-gioco (clan, squadre di calcio, equipe teatrale, ecc), come vedremo in seguito. In questo modo, come sostiene Merton (1949), i modelli di comportamento dei gruppi di riferimento dipenderanno non solo dai tipi di personalità e dallo status sociale spiegati dalla teoria dei costrutti di Kelly (2004), ma anche dal contesto. In sintesi con questo modo di fare, in queste realtà cambiano gli individui (studenti e altri) e il sistema scuola nella sua interezza.
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Rachele (2017) sostiene che il DM è convincente ed efficace se chi lo pratica è in grado di accettare senza paura le imperfezioni, quelle proprie innanzitutto. La paura della diversità, il timore che possa allontanare il raggiungimento degli obiettivi, il considerarla come un fenomeno passeggero, sono fattori che secondo numerosi studi escludono la possibilità che ci possa essere un approccio al DM