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Sotto-tema: tempistica

Nel documento Il Diversity Management a Scuola (pagine 156-159)

PRO-AZIONE &

7.4.3 Sotto-tema: tempistica

Un progetto finalizzato all’inclusione delle diversità, che ambisce a migliorare le condizioni di vita di giovani con minori opportunità, come riporta il documento della Commissione Europea Direzione Generale Istruzione e Cultura (2014), non si può esaurire in un breve arco temporale. Figura Istituzionale Maltese: C’è bisogno di preparare il terreno È questo per tutto, anche

nell’accogliere i migranti...

Docente Irlandese: Quindi, sono solo piccoli passi per il momento, siamo agli inizi, ma stiamo

andando nella direzione giusta; arriveremo!

Dirigente italiana: ...perché il sapere trasmesso è come la pioggia sull’impermeabile, scivola.

Invece un sapere competente, un saper identitario, ha bisogno di avere dei tempi più lunghi e degli approfondimenti…

(…) io ho il progetto, io devo realizzare il progetto dell'istituto.... progetti per contrastare il

disagio, per l'inclusione per il successo educativo ecc. ne abbiamo fatti 5 con una gran fatica e è sempre lo stesso, di progetto cioè quello di... in varie forme... l'apertura delle scuole […] io non credo nei progetti taumaturgici. Credo in un lavoro lungo con delle … connotato (sic) delle caratteristiche molto precise che nel tempo porta risultati”.

(…) Due cose, una non fare più riforme sulla scuola (ride) … Che ci lasciassero in pace (ride)…

102 Fiorenza Turiano riporta nelle sue slide tre aggettivi per esprimere la natura frattale del curricolo d’istituto CURricolo VErticale: CUR.VE; CUrricolo ORIzzontale: CU.ORI; CURricolo TRAsversale: [email protected]. http://web.math.unifi.it/users/gfmt/convegno_13/materiali/GFMT2013_Turiano.pdf

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(…) questo è il mio undicesimo anno qui e normalmente i dirigenti scolastici in qualità di manager … dopo tre anni eh, e in tre anni non si costruisce nulla, si fa una gran fatica... Sì e no che semini qualcosa! Ma ci vuole... io credo che questo sia un lavoro da diesel no!? […] Non da scattista! […] L'educazione ha bisogno di tempi lunghi […] Per costruire qualcosa e quindi in questo periodo, che per fortuna mi hanno lasciato lungo, si è sedimentata una cultura che... è innanzitutto, noi la chiamiamo, non abbiamo inventato niente, ma è la pedagogia della lumaca, quindi la lentezza. È sempre un inno alla lentezza…

Dirigente maltese: ... penso che stiamo andando ad un ritmo molto veloce in confronto ad altri

paesi europei come l'Italia, ad esempio, a volte anche la Francia…. credo che, mentre ci stiamo aprendo e siamo relativamente aperti, offriamo delle opportunità, però temo che non siamo veramente preparati per gestirlo...

(…) ... eravamo una scuola secondaria per ragazze, anche le infrastrutture, l'edificio, le strutture erano destinate solo alle ragazze qui e la nuova riforma ci invitava a pensare in modo più ampio e a pensare ad altri bisogni creati dalla nuova riforma del co-ed, anche in termini di servizi igienici che dovevano essere a norma prima della riforma. (.…) ...il problema era il poco tempo... (…) non c’è stata una preparazione adeguata per gestire questo rapido cambiamento

(…) ...penso che nessuno di noi sia contrario alla diversità, la diversità è diventata parte della nostra vita ma, sapete, dobbiamo avere il giusto atteggiamento, la giusta preparazione, le giuste strutture per una transizione fluida, questo fa la differenza…

(…) Gli insegnanti si trovano con un contesto in continuo cambiamento in modo molto significativo, un contesto mutato in modo veloce, perciò dobbiamo avere una visione ma le condizioni devono essere cambiati a secondo della situazione (...) Gli dobbiamo dare tempo e offrire risorse e strutture adeguate…. dargli permessi speciali nell’orario per formarsi ed organizzarsi bene per poter dare il loro supporto a questi studenti.

(...) La gestione dei cambiamenti deve essere graduale, non è necessario un cambiamento totale, ma devono esserci piccoli cambiamenti.

Staff Italiano: ... i cambiamenti hanno bisogno di tempo e di spazio... piccoli, piccoli passaggi. Il

primo passaggio è come dicevo delle commissioni, per dirti, noi con le commissioni abbiamo anche il personale di segreteria...

… Quindi progetti per forza triennali mai annuali. ... il nostro modo di lavorare è per progetto, il

progetto entra nella didattica quotidiana e sono tutti progetti storici che portiamo avanti da minimo 3-6 anni.

Genitore Irlandese: … questa è la realtà che stiamo vivendo. Come le donne che hanno assunto

ruoli importanti nello sviluppo ... La diversità è qualcosa che deve essere gestita, ma penso che ci voglia del tempo. Tutti questi cambiamenti hanno bisogno di tempo affinché le persone veramente li riconoscano ...

Con la filosofia del New Public Management adottata nei paesi europei, Paletta e Vidoni (2006) sostengono che i dirigenti o manager hanno acquisito molta più autonomia decisionale e responsabilità. Gli autori riportano che il ridimensionato del ruolo dello stato, che usa il sistema di finanziamento e valutazione per cercare di creare valore pubblico, fa assumere un carattere più imprenditoriale alle scuole. Esse con l’autonomia cercheranno di fornire risposte più puntuali agli

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utenti, ne cureranno i loro bisogni e tenderanno a garantire maggiore equità ed efficienza operativa. La transizione verso una maggiore autonomia103 delle scuole pubbliche dei diversi paesi d’Europa iniziata già dagli anni ‘60 sta inducendo i paesi membri ad uniformare le politiche scolastiche (Eurydice, 2009). L’autonomia scolastica è un processo che non si può esaurire nel breve tempo. Essa prevede e contiene vari temi tra cui l’inclusione, che presuppone un’efficace gestione delle diversità realizzabile attraverso un’adeguata preparazione. Un tale passaggio, quindi, sta richiedendo modifiche e riforme relative anche relativamente alla gestione delle diversità.

Il tipo di intervento, i tempi necessari per un cambiamento organizzativo, come osserva Fornari (2013) variano soprattutto in funzione delle dimensioni dell’organizzazione. Pertanto, le scuole essendo strutture complesse popolate da numerose figure, solo raramente riescono ad attuare cambiamenti in breve tempo.

Nel documento in cui la Provincia di Bolzano (Fornari, 2013) pubblica le buone prassi e le linee guida individuate per attuare il DM, così come sostengono gli intervistati, s’afferma che l’inclusione di giovani e delle loro comunità presuppone un cammino fatto di varie fasi, di tanti piccoli passi, di “tasselli” che si aggiungono l’uno all’altro. Dunque, come indica Fornari (2013) non si può trascurare l’impatto a medio-lungo termine nell’attuazione del DM, soprattutto se le dimensioni dell’organizzazione sono medio-grandi. Della stessa opinione è Okçu (2014) che percepisce la diversità non come una minaccia ma come potenziale fonte di ricchezza, se si ha la pazienza di permettere al processo di far maturare i risultati per cui è stato messo in atto.

In sintesi «la gestione dei cambiamenti deve essere graduale, non è necessario un cambiamento totale, ma devono esserci piccoli cambiamenti». Il cambiamento graduale, per la dirigente maltese, così come scrivono Nardone e Milanese (2018) è un cambiamento lento, poiché nel tempo va a costruire un nuovo equilibrio dopo aver rotto i precedenti schemi rigidi.

Mantenere la stessa rotta per un lungo tempo senza vedere nell’immediato i risultati desiderati può arrecare una dispersione di energie e ridurre le speranze. Allora, è opportuno un progetto di cambiamento focalizzato, sostenuto e condiviso (Favero…). La dirigente italiana confessa: «io ho il progetto, io devo realizzare il progetto dell'istituto.... progetti per contrastare il disagio, per l'inclusione per il successo educativo ecc. ne abbiamo fatti 5 con una gran fatica e è sempre lo stesso, di progetto cioè quello di... in varie forme... l'apertura delle scuole […] io non credo nei progetti taumaturgici. Credo in un lavoro lungo con delle … connotato (sic) delle caratteristiche molto precise che nel tempo porta risultati».

In tutte e tre le scuole gli operatori e/o tutti gli stakeloders insieme costruiscono un piano d’azione. I cambiamenti che sopraggiungono da questi interventi per la figura dello staff italiano hanno bisogno di tempo (da tre a sei anni) e di spazi (scuola sempre aperta), di piccoli passaggi da prevedere e pubblicare nel Piano Triennale dell’Offerta Formativa (PTOF).

Un piano d’azione efficace necessita di essere rigoroso ma non rigido, eventualmente dev’essere modificabile in funzione delle variazioni della situazione, come dice la dirigente maltese. In più, come osserva la figura istituzionale maltese, per compiere integralmente un piano d’azione «c’è bisogno di una preparazione del terreno», nel senso che gli operatori che lo devono attuare necessitano di competenze, di capacità e se necessario di adeguata formazione.

103 Autonomia scolastica introdotta in Italia con la Legge 537/1993 e ripresa con la Legge n. 59/1997, attuata con regolamento n. 275/1999 dal 2000. In Europa vedere:

159 7.5 Tema: Competenze

Tabella 8. Tema competenze, sotto-temi, parole chiave e ed estratti significativi

Tema Sotto-Temi Parole chiave/ codici L’estratto più significativo

COMPETENZE Capacità cambiare/mento, comunicare/zione, in/capacità, in/esperienza, conoscere/nza, relazione/arsi, flessibilità, leadership

Dirigente Irlandese: La stessa

libertà che voglio dare al mio staff, questo è quello che voglio… Quindi sto guidando, sto supportando il mio staff in questa direzione. Il mio ruolo è quello di sostenere il loro lavoro, di guidarli.

Formazione Corsi formazione insegnanti, bisogni speciali, trasmissione/ acquisire competenze, sapere, tecniche, pratica/are.

Figura Istituzionale Irlandese: Ci

sono corsi di formazione che danno competenze pratiche in particolare ai project manager, ai dirigenti e per gli insegnanti, in particolare modo per gli insegnanti delle nostre scuole primarie.

Col termine “competenza” possiamo intendere l’utilizzazione delle conoscenze acquisite per risolvere situazioni nuove e/o problematiche104. L’Isfol (1997, p. 70) definisce competenza «… il patrimonio complessivo di risorse di un individuo nel momento in cui affronta una prestazione lavorativa o il suo percorso professionale. È costituita da un insieme strutturato di conoscenze, abilità e risorse personali. Tra gli elementi costitutivi della competenza, alcuni hanno a che fare con la natura del lavoro e si possono quindi individuare analizzando compiti e attività svolte; altri invece (ad es. motivazione, capacità di comunicazione, capacità di problem solving) hanno a che fare con caratteristiche “personali” del soggetto-lavoratore che si mettono in gioco quando un soggetto si attiva nei contesti operativi». Più di recente Giammona, Egman, Ziino Colanino, Cappello, Lombardo, Marchese (2011) indicano come competente la persona di cui si valorizza quello che ha fatto, indipendentemente da come l’ha imparato, se attraverso percorsi formativi formali, informali e/o esperienze di vita.

Nel documento Il Diversity Management a Scuola (pagine 156-159)