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Sotto-tema: norma non eccezione

Nel documento Il Diversity Management a Scuola (pagine 115-118)

Capitolo 7. ANALISI DEI RISULTATI E DISCUSSIONE

7.2.6 Sotto-tema: norma non eccezione

Figure diverse dei tre diversi contesti hanno riferito di percepire la diversità non come un’eccezione ma come la regola. Intendere la diversità non come un’eccezione ma come regola è un concetto significativo e, talvolta, nelle interviste è esplicato anche in maniera molto chiara.

Figura istituzionale italiana: per me la diversità non è ciò di cui io mi sto occupando. Per me la

diversità è ciò che non è simile, né uguale. E quindi, è ciò che rende l'essere umano unico e irripetibile. Cioè l'essere umano in quanto tale è per fortuna diverso. Quindi per me la diversità è un grande valore, indipendentemente dalle nostre condizioni, dal nostro modo di essere, di presentarci e di fare, perciò la diversità è ciò che appartiene all'essere umano in quanto tale… (02:16) ...detto questo, è chiaro che da un punto di vista più propriamente, come dire, concettuale, la diversità, faccio fatica a dare una definizione. La diversità è l'altro...

(…) non esiste il ragazzo che non abbia una problematica perché i ragazzi sono diversi e gli adulti sono diversi.

Figura istituzionale maltese: ...possiamo dire prima di tutto, che ad un certo livello ognuno è

diverso, quindi, anche se rientri nella definizione della norma, siamo ancora molto diversi e questo è il problema. Ad esempio, con la selezione, nel momento in cui selezioniamo le persone insieme lavoriamo per stare insieme, perché rientrano in una norma, pensiamo che siano uguali e li trattiamo allo stesso modo. Beh, in realtà, sono diversi l'uno dall'altro... quindi c'è una diversità tra gli individui a causa di cose diverse, dovuta alla cultura, per le origini familiari, per le esperienze, a causa di molte altre cose che rendono [sic] noi diversi, punto primo ... poi ci sono diversità che sono più pronunciate, diversità fisiche, maschio e femmina, diversità di colore, diversità di abilità e disabilità quindi ci sono quelle diversità che fanno parte, una parte integrante di noi

(….) ...la diversità è praticamente il mondo, voglio dire, stiamo vivendo in un ambiente diverso, quindi la diversità non è qualcosa fuori dalla norma. La diversità è la norma, quindi quando parliamo di diversità in realtà stiamo parlando della norma. La norma non è essere tutti uguali.

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Siamo tutti diversi, quindi, per me la diversità è la norma. Quando proviamo a normalizzare, stiamo andando contro la norma perché la normalizzazione è problematica

Dirigente italiano: …la diversità presuppone una normalità quindi è... è la normalità che

bisognerebbe indagare per poi andare a vedere se effettivamente c'è una diversità.. Ergo esistono delle differenze di genere, esistono delle differenze del colore della pelle però poi dopo è, ehm, è la società che rende, che fa sì che esistano delle, ehm, delle diversità e non delle differenze. Cioè il famoso diverso da chi, no? Se io non ho... se io ho un paradigma rigido della normalità tutto diventa diversità…

(…).... un ragazzo in tre mesi può cambiare, perché sono in crescita, in evoluzione e perché possono cambiare le dinamiche familiari di quel ragazzo, ma anche il fatto molto più semplice che un ragazzo può crescere

(…) Eh in questa scuola c'è di tutto. C'è la vignetta che va adesso di moda a proposito dello Ius Soli che dice: un adulto chiede a un bambino «nella tua scuola ci sono bambini stranieri?» e il bambino ci pensa un po' e fa «nella mia scuola ci sono solo bambini»

Staff irlandese: per me, si tratta di abbracciare le tue differenze. Penso che quando pensiamo alla

diversità, probabilmente pensiamo a una cosa culturale o a una razza, all'etnia, ma penso che qualsiasi gruppo di persone sia diverso, sia che si tratti delle stesse aree o no, sta abbracciando quelle differenze

Alunna irlandese: Sì, e penso che nessuno nella nostra scuola è razzista o tutti abbiamo imparato a

essere amici o sai, ma come, la mia migliore amica, è per metà Caspian perché è una razza diversa da me, alla fine della giornata, come ho detto che siamo tutti scheletri... È solo la tua personalità e questo (sic) è davvero importante per me, perché sai che tutti sono diversi e rispettiamo questo… (….) Beh, non penso che, non penso che non ci sia un aspetto positivo o negativo, ma solo che siamo diversi ed è solo quello che siamo, ma solo perché potrei essere diverso da (sic), in realtà siamo diversi, ma questo non significa che non mi piacerà.

(…) Penso che tutti siamo diversi. Potrebbe essere il luogo da cui vieni, la tua nazionalità (musica), il tuo linguaggio, potrebbe essere la differenza politica, la differenza culturale, la differenza religiosa. Penso che ci sia una vasta gamma di differenze

(…) Bene, penso che siamo tutti qualcuno.

(...) aprire gli occhi e vedere come le persone vivono in modo diverso nei diversi paesi e strutture.

Alunna italiana: Se siamo tutti diversi, però diciamo che allo stesso tempo uguali. Per esempio a

scuola cioè non ci sono diff... differenze, tra me e Valentina non ci sono delle differenze, nel senso, uno siccome non sa fare una cosa non si può dire che è meno bravo

Il riconoscersi diversi per degli aspetti come l'età, il genere, l'etnia, per il proprio patrimonio innato e/o per il ruolo, le esperienze, il reddito, le capacità, la provenienza geografica, la religione ecc., insomma per quegli elementi acquisibili e modificabili, è ciò che porta a comprendere che ognuno è diverso dall’altro, che la diversità è la norma e non un’eccezione, come sostengono molti degli intervistati. Lo dice chiaramente la figura Istituzionale Maltese «La diversità è la norma, quindi quando parliamo di diversità in realtà stiamo parlando della norma. La norma non è essere tutti uguali. Siamo tutti diversi, quindi, per me la diversità è la norma. Quando proviamo a normalizzare,

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stiamo andando contro la norma perché la normalizzazione è problematica» Anche nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo viene spiegato che tutti gli uomini nascono liberi ed uguali in dignità e diritti, pur essendo diversi per definizione. Richard Lewontin (1995), spiega questo concetto, utilizzando un calcolo comparativo degli esseri umani e, in un’iperbolica affermazione, dice: «se in seguito ad un cataclisma, sopravvivessero solo gli africani neri, la specie umana conserverebbe il 93% della sua diversità genetica totale, anche se la specie umana avrebbe la carnagione un po' più scura». Ciononostante, come sostengono Kreitner e Kiniki (2013), essa è percepita come rappresentante della moltitudine delle differenze individuali, per chi pone enfasi sui fattori di differenza piuttosto che sulle somiglianze. Idowu (2008) dichiara che la diversità esiste quando qualcuno riconosce ciò che lo distingue dall’altro. In realtà, tutti questi studiosi sono concordi nel ritenere che essere diversi è essere uguali. Le due proposizioni in matematica per la legge della contrapposizione possiamo negarle e invertirne l'implicazione, ma in ogni caso si otterrà sempre una legge valida, saranno coincidenti. Infatti, la diversità di cultura, di carattere, di gusti, di attitudini e di ingegno è l’espressione evidente del nostro essere uguali. Pertanto, per convivere più che lo sforzo di condividere i nostri valori, che solo in rari casi possono coincidere, meglio sarebbe costruire insieme dei valori diversi: per convivere, condividere e vivere insieme nonostante e grazie alle nostre diversità.

Il bisogno di acquisire politiche di diversity nelle organizzazioni contemporanee sembra soddisfi quasi esclusivamente uno solo dei fattori caratterizzanti il DM: quello statistico-demografico. Alessandrini (2010), invece, ne individua tre; oltre a quello già citato, ricorda il fattore normativo e quello economico-organizzativo. Dal punto di vista dello studioso il fattore statistico-demografico prevale sugli altri due a causa della globalizzazione che ha fatto registrare un aumento dei flussi migratori un po' in tutti i paesi occidentali, cosicché oggi sono sempre di più le persone di diversa cultura, nazionalità, etnia e provenienti da ambienti socio-culturali che interagiscono tra loro. Questa tendenza, perciò, secondo Dike (2013) è destinata a crescere. Quindi, la diversità che fino a qualche tempo fa era considerata un’eccezione, d’ora in poi, sempre più diverrà la norma.

Nell’approcciarsi al DM è necessario un cambiamento di percezione rispetto alla diversità che potrebbe essere valorizzata e resa una risorsa per l’individuo e per il sistema. La ristrutturazione percettiva, o “cambiare i nostri occhi” per usare la metafora di Watzlawick (Ray, Nardone, 2007), può avvenire tramite esperienze casuali o programmate, oppure, attraverso «eventi casualmente pianificati», ossia eventi casuali per i destinatari ma pianificati dall’agente di cambiamento (insegnante, dirigente, ecc).

118 7.3 Tema: Pro-azione e strategie

Tabella 6. Tema pro-azione e strategie, sotto-temi, parole chiave e ed estratti significativi

Tema Sotto-Temi Parole chiave/ codici L’estratto più significativo

PRO-AZIONE

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