Capitolo 4. PERCORSO STORICO-LEGISLATIVO SCOLASTICO DELL’IRLANDA, DELL’ITALIA E DI MALTA
5.6 Gli strumenti e i metodi per la raccolta e l’analisi dei dat
5.6.2 L’intervista semi-strutturata
In fase iniziale i ricercatori dei diversi paesi hanno tenuto un mini focus group da cui sono emersi dubbi costruttivi che hanno permesso di capire: come arrivare alle strutture da coinvolgere? Come elaborare le interviste? Quale tipo di intervista utilizzare: strutturata, semi-strutturata o libera? Quali domande fare nelle interviste per indagare sul tema? Come ridurre l’effetto dell’osservatore (Holden, 2001)? Come consentire all’intervistato di sentirsi libero di esprimere tutto quello che desidera? Di quali strumenti avvalersi per registrare i dati ed eventualmente l’effetto dell’intervistatore? Come evitare la dispersione di dati complementari, che contribuirebbero a dar valore alla ricerca?
Le fasi preliminari all’intervista prevedevano la stipula – seppur ufficiosa (attraverso mail private) - del contratto di cooperazione. Ai dirigenti scolastici, oltre alle procedure da seguire, sono stati illustrati anche gli obiettivi e l’utilizzo delle interviste da fare alle persone che avevano individuato. Prima che venisse firmato il consenso per la privacy e l’autorizzazione all’effettuazione di riprese audiovisive, l’intervistatore, facendo molta attenzione al linguaggio che doveva essere facilmente comprensibile, forniva le informazioni necessarie alle persone individuate dal dirigente.
Ad esempio, il modo e il linguaggio utilizzato per spiegare agli studenti (minori col nulla-osta genitoriale) che dovevano firmare il modulo della privacy, era molto diverso dal modo e dal linguaggio utilizzato con i loro educatori.
Durante la maggior parte delle interviste erano presenti tutti e tre i ricercatori che facevano un lavoro di squadra. Ogni osservatore-intervistatore-ricercatore metteva in atto un ruolo specifico: c’era chi si occupava della videocamera, chi preparava e faceva firmare i moduli della privacy e chi si preparava per fare l’intervista. Tuttavia, la mansione che svolgevano non limitava l’osservazione e l’ascolto dell’intervista. Il clima che si creava in quei momenti non impediva di fare domande e/o richiedere approfondimenti su punti specifici. Come in fase preliminare, anche durante l’intervista, particolare attenzione era data al linguaggio costantemente adattato alla persona da intervistare. Si cercava in tutti i modi di rispettare l’altro e di farlo sentire a proprio agio. Creando un clima disteso si permetteva un’espressione più libera, più spontanea, più sincera: condizioni che favoriscono l’attendibilità dei dati. L’intervista è stata lo strumento principale del presente studio. La tipologia di ricerca ha fatto propendere verso un’intervista qualitativa, ossia, una forma di conversazione pianificata, la stessa che in ambito clinico si usa nella diagnostica. L’intervista qualitativa, essendo basata sull’interazione tra due o
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più persone, va al di là dello scambio spontaneo della conversazione quotidiana. Trattandosi di uno strumento professionale, l’intervista semi-strutturata permette di acquisire dati che consentono una maggiore conoscenza sul tema. In questo caso, l’ascolto interattivo tra intervistato e intervistatore (Kvale, 2007) ha fornito maggiori informazioni sulla diversità e sui modi per gestirla in ambito scolastico.
Tra le diverse interviste qualitative si è optato per l’intervista semi-strutturata perché le informazioni da ottenere riguardavano esperienze, percezioni e opinioni degli intervistati (Legewie, 2006). Dunque, c’era bisogno di uno strumento di indagine flessibile che consentisse di accogliere la narrazione dall’intervistato (Flick, 2008; 2009), ovviamente declinato in relazione al modello epistemologico di riferimento.
Le interviste eseguite avevano inizio sempre con una fase di apertura, durante la quale si poteva parlare di qualsiasi cosa: prevedevano una “comunicazione quotidiana casuale” o small talk. In questa fase in cui si parla di banalità, in realtà, si crea un’atmosfera favorevole all’intervista, poiché si riduce la tensione che intervistatore ed intervistato possono provare, allo stesso tempo possono emergere informazioni contestuali che pur prescindendo dal contenuto verbale, comunque, possono essere di utilità allo scopo scientifico. La fase successiva, quella di orientamento, prevedeva spiegazioni da dare all’intervistato sul tema della ricerca e sullo scopo e l'utilizzo dei dati raccolti. Al fine di acquisire il maggior numero di informazioni utili da questo strumento, oltre a tenere un atteggiamento flessibile e aperto, è opportuno seguire delle linee guida (Corbetta, 1999; Kanizsa, 1993):
a. le domande vanno formulate scandendo in maniera chiara le parole; b. è opportuno evitare più domande per volta;
c. si fa attenzione a non porre domande con risposte "si" o "no"; d. le domande devono essere brevi, chiare e dirette;
e. bisogna evitare termini ambigui o interpretabili;
f. si fa attenzione a non usare termini che possono veicolare significati morali;
g. le domande devono essere prive di riferimenti valoriali positivi o negativi, del tipo: “Non credi...?", "Potrebbe essere che...?"
Nello specifico, le domande formulate sono state circa una decina e sono state le seguenti: 1) Dal suo punto di vista, cosa significa Diversità (D)?
2) Chi può essere considerato Diverso (D)?
3) Nella (sua) scuola (comunità) ci sono persone/alunni D (di altre nazionalità; svantaggiati economicamente; provenienti da altre regioni; di altro gruppo etnico; disabili o con abilità particolari; di altre religioni; provenienti per esempio da case famiglia, riformatori, ecc; alunni con particolari certificazioni; particolarmente dotati)?
4) Cosa può comportare una persona D nella scuola?
5) Dal suo punto di vista come sono considerate le D (dagli altri, nel suo stato, nella sua città, nella sua scuola)?
6) Le è capitato di parlare di questioni relative a D? Se si, di quali in particolare?
7) Avete adottato misure/progetti per gestire le D in ambito scolastico? Se si, cortesemente potrebbe parlarmene? (A livello nazionale, comunale, scolastico, a breve, medio e lungo termine, per specifiche diversità, per le diversità in generale)
8) Dal suo punto di vista stanno dando risultati? Se “si”: quali? Se “no”: perché?
9) Dal suo punto di vista cosa si potrebbe fare a livello di (singola scuola, comunità, nazione) per migliorare la gestione delle diversità?
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10) Per piacere potrebbe indicarmi una scuola che abbracci le varie forme di D? (Domanda rivolta solamente alla figura istituzionale).
Coerentemente col paradigma costruttivista, ponendo tali domande, l’intervista diventava uno strumento per esplorare il modo in cui si percepisce il “mondo”, allo stesso tempo, rappresentava un modo per far emergere le reazioni a tali percezioni (Nardone, 1998): percezioni e reazioni autoriverberantesi che finiscono per alimentare aspettative e credenze.
L’intervista semi-strutturata, seppur lo strumento principe di questa ricerca, tuttavia non è stato il solo. Gli altri strumenti usati per la raccolta dati che verranno illustrati sono stati: l’osservazione, le annotazioni su di un diario da parte degli osservatori e la compilazione di un formulario da parte delle segreterie scolastiche.