2. LA CORNICE GIURIDICA
3.2 L A DOMANDA DI INTRATTENIMENTI CULTURALI
empirica della cost disease: gli studi sul Teatro Regio di Torino; 3.6 Il finanziamento dei teatri in Italia dall’800 ad oggi; 3.7.1 L’attuale sistema di finanziamento pubblico italiano: i principi; 3.7.2 Le cifre; 3.7.3 Le questioni aperte; 3.8 Il finanziamento dei privati (rinvio).
3.1 Il settore teatrale
Il settore teatrale è compreso nel comparto artistico-culturale, costituito dall’insieme di organizzazioni private e pubbliche “che si occupano della produzione e distribuzione di beni e servizi di natura artistica e culturale”1: un gruppo ampio e variegato di istituti, caratterizzati da finalità e da logiche operative differenti, inseriti in contesti competitivi e sociali eterogenei e orientati all’erogazione di beni e servizi diversi.
Nel comparto artistico e culturale in senso lato rientrano, a seconda delle classificazioni, la discografia e la cinematografia, la radio e la televisione, i musei, le arti visuali (pittura e scultura), le esposizioni e i festival, le biblioteche, i parchi tematici; non ultimo rientra il teatro. In particolare, la produzione teatrale può essere compresa, a un livello di analisi di maggior dettaglio, all’interno del settore dello spettacolo, che raggruppa le organizzazioni “che soddisfano bisogni di svago attraverso la produzione e la distribuzione di eventi singoli o organizzati in strutture stabili”2.
Anche tale settore è articolato, comprendendo realtà aziendali caratterizzate da culture e tradizioni differenti, da modalità di produzione ed erogazione del prodotto variegate e
1 G. GUERZONI, “L’arte e la cultura”, in G. Costa, R.C.D. Nacamulli, Manuale di organizzazione aziendale, UTET, Torino, 1998.
2 DUBINI, (op. cit.).
da forme di consumo altrettanto variabili. Al suo interno si possono distinguere le organizzazioni in relazione alla sequenza delle fasi di produzione e di distribuzione del prodotto: da un lato vi sono le aziende in cui la produzione dello spettacolo non coincide con la sua distribuzione (per esempio produzioni televisive, cinematografiche, radiofoniche, ecc.), dall’altro si pongono le aziende caratterizzate dalla coincidenza tra la fase di produzione e di erogazione al pubblico (per esempio teatro, danza, festival, ecc.). In quest’ultimo caso si parla di produzioni dal vivo o performing arts.
Il settore teatrale è quindi un segmento del comparto artistico, che si caratterizza per la realizzazione e l’erogazione di differenti forme di spettacolo dal vivo. Le tipologie di prodotto teatrale sono riconducibili a questo schema3:
• Opera lirica
• Danza e balletto
• Concerti sinfonici e da camera
• Festival, rassegne, eventi
• Prosa
• Pantomima
• Teatro di ricerca e di sperimentazione
• Teatro ragazzi, burattini e marionette
• Letture poetiche
• Operetta, musical, cabaret
Pur nelle diversità tra le varie forme di prodotto, il settore nel suo complesso presenta caratteristiche distintive relativamente uniformi, tipiche di molti segmenti del comparto artistico e tali da rendere differenti, in molti profili strutturali e operativi, gli istituti in esso operanti rispetto alle imprese4. L’analisi organizzativa e gestionale di questi istituti sarà svolta nei capitoli successivi. Nei prossimi paragrafi invece affronteremo i problemi del settore teatrale attraverso gli strumenti dell’economia politica; ci
3 Lucio ARGANO, La gestione dei progetti di spettacolo. Elementi di project management culturale, Franco Angeli, Milano 1997.
4 Massimiliano NOVA, L’azienda teatro, Egea, Milano, 2002.
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soffermeremo in particolare sui temi relativi alla domanda di spettacoli teatrali e al finanziamento pubblico dei teatri, in stretta connessione con la problematica dei costi.
3.2 La domanda di intrattenimenti culturali
In questo paragrafo ci limiteremo a riassumere i risultati delle analisi microeconometriche della domanda espressa per alcune categorie di intrattenimenti culturali. Ci focalizzeremo in particolare sulla situazione dell’Italia5.
Dalle ricerche condotte sia sugli utilizzatori effettivi dei beni culturali (una minoranza della popolazione) che sui non-utilizzatori, emerge in primo luogo con nettezza l’influsso decisivo che le caratteristiche socio-demografiche fondamentali dell’individuo (sesso, età e condizione matrimoniale) esercitano sulla domanda di tutte le tipologie di intrattenimenti culturali. La variabile sesso suggerisce che la qualità di spettatrice favorisce, sia pure in misura limitata, la frequentazione di teatri e musei, mentre essere spettatori spiega una maggior presenza a concerti di musica classica e leggera. Assai rilevante è poi la misura in cui l’età incide, e per di più in modo differenziale a seconda delle specifiche categorie di rappresentazioni artistiche, sui consumi considerati. Al crescere dell’età aumenta decisamente l’assiduità nell’assistere a spettacoli teatrali, a concerti di musica classica e nel visitare musei e mostre, mentre diminuisce la frequentazione dei cinema. Questi risultati possono essere in parte giustificati richiamando ancora la rilevanza dei fenomeni di rafforzamento delle preferenze attraverso la frequentazione passata delle esperienze artistiche. È probabile che prosa, musica classica e visite museali siano forme di fruizione artistica relativamente più complesse rispetto a musica leggera e cinema e conseguentemente possano essere pienamente apprezzate solo dopo un’esperienza relativamente lunga di consumo passato. Da ultimo, la condizione matrimoniale dell’individuo pesa in modo statisticamente significativo (e dimensionalmente rilevante, soprattutto per il cinema)
5 Alberto ZANARDI, “La domanda di intrattenimenti culturali: un ‘analisi microeconometrica per l’Italia”, in SANTAGATA W. (a cura di), Economia dell’Arte, Utet, Torino, 1998.
sulle scelte di consumo culturale: il matrimonio (condizione spesso correlata alla presenza di figli anche in giovane età) riduce significativamente, a parità di tutte le altre condizioni, la domanda di intrattenimenti culturali
Passando ai profili più strettamente economici, la posizione professionale dell’individuo cattura certamente un effetto reddito, che sembra in generale stimolare la frequentazione di spettacoli culturali, ma anche un effetto positivo di apprezzamento dell’arte correlato con il livello di istruzione. La condizione di dirigente e quella di libero professionista favoriscono fortemente il consumo di tutte le forme di intrattenimenti culturali qui considerate, e in misura particolare la frequenza ai concerti musicali. Chi è in cerca di prima o nuova occupazione mostra, insieme con gli operai e le casalinghe, gli scostamenti verso il basso di maggiore entità per gran parte delle categorie di intrattenimenti culturali. Gli imprenditori e, in misura minore, i commercianti e gli artigiani esprimono una forte domanda di musei e mostre, (che tuttavia nasconde probabilmente l’inclusione in questa categoria di manifestazioni di carattere non prettamente culturale come fiere commerciali specializzate) e si rivelano forti consumatori di spettacoli cinematografici, al contrario delle casalinghe. Infine, si confermano le aspettative circa le scelte degli studenti, la cui condizione favorisce la frequenza a musei e mostre.
Gli effetti dei prezzi risultano, quando significativi, generalmente esigui, confermando il risultato, evidenziato nella quasi totalità delle stime condotte su dati stranieri, di sostanziale rigidità della domanda delle varie categorie di intrattenimenti culturali rispetto ai prezzi di accesso.
L’esame dei prezzi incrociati evidenzia poi numerosi e talvolta rilevanti rapporti di complementarietà/sostituibilità tra i vari intrattenimenti culturali. La domanda di spettacoli teatrali è influenzata in modo statisticamente significativo e con segno positivo dal prezzo degli spettacoli cinematografici, da quello dei concerti di musica classica e dal costo di accesso a musei e mostre. La simmetria del rapporto di sostituzione tra teatro e cinema è poi confermata nella funzione di domanda degli spettacoli cinematografici dalla significatività del coefficiente positivo relativo al prezzo delle rappresentazioni teatrali. Sostituti risultano anche le frequentazioni di musei e
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mostre con gli spettacoli cinematografici, e di nuovo trova riscontro la condizione di simmetria degli effetti di sostituzione.
La caratteristica time-intensive degli intrattenimenti culturali è solo parzialmente confermata dai risultati delle stime. Da ultimo, non viene confermata l’idea che l’offerta induca la propria domanda: le variazioni sono pressoché irrilevanti.
L’analisi microeconometrica ha evidenziato tre caratteristiche fondamentali della domanda di intrattenimenti culturali. Innanzitutto la decisione se partecipare o meno ai consumi culturali dipende criticamente dal livello di istruzione, il quale può essere in qualche misura collegato al grado di frequentazione passata di forme di espressione a contenuto artistico-culturale. Il risultato ottenuto sembra dunque confermare il ruolo della formazione culturale generale e dei processi di learning by consuming nella scelta iniziale se accedere o meno alle varie forme di rappresentazione artistica. Tra coloro che hanno deciso di partecipare ai consumi culturali, le determinanti principali del livello di attivazione della domanda vanno poi ricercate per tutte le tipologie di intrattenimenti culturali più nelle caratteristiche socio-demografiche fondamentali dell’individuo (sesso, età e condizione matrimoniale) che nella sua posizione reddituale o nei prezzi di accesso alle rappresentazioni artistiche. Trova quindi ancora riscontro la rilevanza dei fenomeni di rafforzamento delle preferenze attraverso la frequentazione passata delle esperienze artistiche accanto al tradizionale risultato di relativa rigidità della domanda di consumi culturali rispetto al prezzo.
Quali considerazioni di politica culturale possono essere ricavate da questi risultati? Se l’obiettivo è quello dell’allargamento della platea dei fruitori di rappresentazioni artistiche, i risultati ottenuti indicano con chiarezza come la politica di sostegno dei consumi culturali debba inserirsi necessariamente in un disegno generale di crescita culturale del pubblico che sia capace, agendo sulle caratteristiche personali dei cittadini, di indebolire quelle barriere iniziali che impediscono a molte persone di avvicinarsi al consumo culturale. Meno efficaci appaiono invece le politiche finora adottate di sovvenzioni pubbliche riconosciute a produttori e distributori di prodotti culturali allo scopo di calmierare i prezzi dei biglietti. Al contrario, il risultato di inelasticità della domanda rispetto al reddito sembra indicare che ci siano ancora spazi per gli agenti
dell’offerta per incrementare i propri ricavi mediante una politica dei prezzi che, accanto ad alcuni possibili ulteriori incrementi, differenzi la gamma dei prezzi secondo, ad esempio, la rilevanza dello spettacolo.