4. LA NOSTRA RICERCA
4.2 L’ AMBIENTE TEATRALE LIGURE
4.1 Presentazione della ricerca
Lo scopo di questa ricerca è mettere a fuoco gli aspetti critici della gestione dei teatri, da un punto di vista organizzativo, fornendo un contributo allo studio della fenomenologia delle performing arts con gli strumenti del management. Data la complessità della realtà studiata, gli studi di management dovrebbero dare il loro apporto in un’ottica di divisione del lavoro con le altre scienze – dall’estetica all’epistemologia, dalla critica d’arte alla psicologia – accettando come fondamentale la molteplicità dei punti di vista e il contributo di ciascuna branca del sapere alla comprensione delle dinamiche del fenomeno oggetto di ricerca.1
L’obiettivo dichiarato di questa ricerca è favorire un processo di fertilizzazione incrociata tra il campo del management e quello delle arti dal vivo. In primo luogo, gli studi di management possono offrire teorie e concetti utili per comprendere l’attuale realtà delle organizzazioni studiate (analisi positiva o interpretativa). Possono fornire, poi, anche suggerimenti su come superare le criticità e modelli alternativi di organizzazione dei processi (analisi normativa o prescrittiva). Infine, ed è ciò che appassiona maggiormente, possono trarre nuovi spunti e idee proprio dalle realtà analizzate. Non a caso a volte, nel corso della nostra ricerca, sarà la stessa Letteratura con la “L” maiuscola a fornirci dei preziosi insight sulla realtà dei fenomeni analizzati.
Vedremo come il teatro non possa essere visto solo come oggetto di studio del management, ma sia una vera e propria fonte inesauribile di metafore e modelli per gli studiosi.
1 Luigi Maria SICCA, Organizzare l’arte, Etas, Milano, 2000.
Affronteremo un’analisi organizzativa il più possibile esauriente, seguendo le quattro variabili classiche degli studi di organizzazione: struttura, potere, cultura e ambiente.
Consapevoli dell’importanza del lavoro sui singoli progetti/spettacoli, al di là della struttura burocratica, affronteremo successivamente le problematiche gestionali. Un capitolo riguarderà le questioni legate al marketing; anche se nessun teatro ha una struttura interna dedicata, le tematiche del marketing sono centrali nella vita di queste organizzazioni, e non da oggi, ma già dalla secolare tradizione impresariale. Il capitolo successivo tratterà la figura del manager dell’arte, non solo perché si tratta di un tema chiave negli studi sulle performing arts, ma anche per evitare un’eccessiva spersonalizzazione del discorso col conseguente rischio di reificare le organizzazioni, che sono fatte di uomini. In conclusione, cercheremo di capire quale potrebbe essere il ruolo del teatro in un’economia della conoscenza. Essendo tutti i temi interconnessi, saranno inevitabili delle sovrapposizioni, come quando il discorso sui possibili aumenti di efficienza, collocato tra le problematiche gestionali, ricadrà inevitabilmente sul Morbo di Baumol, o come quando la discussione sulle problematiche ambientali riprenderà il discorso sull’ambiente teatrale genovese, già discusso nella presentazione del campione indagato. Un solo argomento non sarà toccato dalla nostra ricerca: la questione del finanziamento pubblico. Troppo spesso i problemi delle arti sono ridotti all’apporto finanziario del settore pubblico.2 Per questo abbiamo circoscritto questo tema al capitolo sull’analisi economica.
Nella scelta del campione di indagine si è partiti dall’idea di concentrarsi su quelle realtà del teatro di prosa – più semplici e numerose rispetto a quelle di lirica – che unissero l’attività di produzione e di distribuzione. Si è deciso poi di focalizzarsi sul solo ambiente genovese, data la scarsa qualità delle organizzazioni operanti in Liguria al di fuori del capoluogo. Abbiamo individuato così un campione abbastanza omogeneo, costituito dai tre stabili genovesi, Teatro di Genova, Teatro della Tosse e Teatro dell’Archivolto. La ricerca ha avuto luogo tramite interviste in profondità, sulla base di
2 Succede così anche nel dibattito sulle arti nel Regno Unito e in Irlanda, vedi FITZGIBBON M., KELLY A., (eds.), From Maestro to Manager: Critical Issues in Arts and Culture Management, Oak Tree Press, Dublin, 1997.
L A N O S T R A R I C E R C A
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una traccia di quaranta domande, ai responsabili dell’organizzazione (direttori generali od organizzativi, a seconda degli assetti interni).
4.2 L’ambiente teatrale ligure
La regione ligure offre ben poco fuori da Genova: è sempre mancata infatti, a differenza di alcune altre regioni, una coerente politica culturale regionale, per non parlare d un circuito regionale o di un teatro stabile regionale. Se desolante è la situazione della Liguria, ben diversa è quella di Genova. La realtà e molto ricca e vivace, probabilmente la più stimolante dopo Milano e Roma. La risposta del pubblico è tra le più alte. In particolare, per quanto riguarda i livelli di spesa, i dati SIAE sulla prosa del 1998 collocano Genova ai vertici con 16.068 lire, molto distante solo da Milano con 30.310 lire, mentre Roma era a 17.215 lire, Napoli a 16.287, Torino a 11.433 e Palermo a 6.432. Sempre riferiti al 1998, i dati ISTAT sulla popolazione con più di 5 anni ci dicono che il 19,4% degli abitanti della Liguria va a teatro, contro il 26,3% del Trentino Alto Adige (trainato dalla provincia di Bolzano con il 34,3%), il 19,7% del Lazio, e il 19,3% sia per la Lombardia che per il Friuli Venezia Giulia (i livelli più bassi, 8%, si hanno invece in Molise e Calabria).3
Considerando le singole realtà presenti, si può dire che a Genova vi è stato una vera e propria rivoluzione dell’offerta teatrale negli anni ’90. Vi è stata, infatti, l’apertura del Teatro della Corte (probabilmente il primo teatro di prosa italiano costruito completamente ex novo dopo la fine del secondo conflitto mondiale), diventato il fulcro dell’attività del Teatro Stabile di Genova. La Tosse ha trovato una nuova casa nel complesso di Sant’Agostino, la prima multisala teatrale italiana, in un contesto unico come quello del centro storico genovese. Ha finalmente riaperto anche il Teatro Carlo Felice, sede dell’omonima fondazione lirica, restituendo una dimora all’altezza per il teatro musicale a Genova. È nata una nuova realtà privata, il Politeama Genovese, nell’omonima sala prima usata dallo Stabile, e questo ha notevolmente cambiato il
3 Andrea PORCHEDDU, Giro d’Italia, dalla platea al grande schermo, www.ilsole24ore.com, 2000.
quadro dell’offerta teatrale e le strategie degli attori già presenti (come vedremo).
Infine, il Teatro dell’Archivolto ha fatto riaprire per la sua attività il Teatro Modena, storica sala di Sampierdarena, che ora gestisce insieme al nuovo spazio attiguo della Sala Mercato.
Andiamo ora ad analizzare le singole realtà, su cui abbiamo focalizzato la nostra indagine, partendo dalla più antica, il Teatro Stabile di Genova, passando poi alle più recenti realtà cooperative, il Teatro della Tosse e il Teatro dell’Archivolto.4