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4.4 Effetto del broadband sullo sviluppo 135

4.4.2. Effetti sul capitale umano 144

Si è discusso di come internet abbia la capacità di trasferire informazioni, dati e idee in maniera istantanea da una parte all’altra del mondo, mettendo in comunicazione un numero potenzialmente enorme di individui, per discutere e condividere gli stessi temi (si pensi alla massa critica raggiunta da Facebook che all’alba della sua capitalizzazione in borsa vanta oltre 850 milioni di abbonati; De Biase 2012).

Internet, oltre i benefici di coordinamento e la riduzione dei costi di transazione che aveva già portato la telefonia, aumenta la competizione tra aziende e individui e facilita l’introduzione di nuove pratiche di lavoro e attività imprenditoriali (Czernich et al. 2011).

La rete attraverso le sue proprietà ha la capacità di mettere al centro delle funzioni produttive il capitale umano, proprio perché la diffusione e l’utilizzo di Internet

hanno contribuito a trasformare progressivamente le nostre società in società basate sulla conoscenza.

Oggi è possibile affermare che il broadband e la rete hanno reso prioritario per le aziende l’utilizzo e l’accumulazione di capitale umano; la conoscenza e lo scambio di informazioni sono diventati elementi prioritari dello sviluppo economico. Inoltre la rete, abbassando i costi di investimento e di accesso a nuovi mercati crea la capacità per numerosi individui di realizzare attività individuali ad alto contenuto di conoscenza; permettendo quindi alla società di prosperare e far crescere i propri talenti.

Questa introduzione di carattere generale permette di inquadrare alcune delle prospettive dalle quali è possibile analizzare gli effetti della rete sul capitale umano. Fin qui, sono emersi per la maggior parte messaggi positivi rispetto alla capacità della rete di creare valore, crescita e ricchezza (non semplicemente in termini monetari, quanto piuttosto riferita ai contenuti); tuttavia con l’avanzamento tecnologico e la diffusione sempre più capillare della rete e delle sue funzioni, iniziano a sorgere alcuni interrogativi sulla natura del cambiamento che la rete porta in termini di quantità e qualità della conoscenza, sul rapporto che esiste tra i mezzi di telecomunicazione avanzata, e infine sul modo in cui la teoria economica dovrebbe cercare di leggere e valutare questa trasformazione.

Procedendo per punti, il primo interrogativo che la letteratura accademica (e non solo) oggi si trova a risolvere riguarda la qualità e il grado di appropriabilità della conoscenza che viene prodotta attraverso internet. Nell’era di internet la conoscenza dei gruppi sembra aver superato in termini di valore quella dei singoli individui. Ossia esistono molte manifestazioni nella rete per cui l’informazione anziché essere guidata nel suo processo di diffusione attraverso un canale gerarchico (editoriale) viene prodotta, modificata e condivisa da una pluralità di soggetti simultaneamente e senza vincoli di potere.

Wikipedia, la prima enciclopedia online completamente gratuita, segue perfettamente questo principio: essa infatti si è strutturata grazie alla partecipazione cooperativa di numerosi utenti che attraverso il loro contributo

anonimo hanno permesso lo sviluppo delle voci dell’enciclopedia, la correzione di eventuali inesattezze e l’aggiornamento continuo delle voci.

Su Wikipedia non esiste una commissione esaminatrice di ruolo che giudica la correttezza e validità delle informazioni, poiché tutti gli utenti possono essere investiti di questo ruolo su propria iniziativa. Ogni voce pubblicata su Wikipedia è quindi soggetta al giudizio di milioni di persone che oltre a poterne giudicare la correttezza sono attente all’imparzialità delle informazioni. In questo modo non esistono più verità assolute di natura individuale ma verità collettive che si basano sul controllo e la fiducia reciproche.

Weinberg (2009) afferma che la conoscenza oggi è un atto sociale (p.187), ossia il suo contenuto e la sua trasmissione prendono forma in maniera completamente de-gerarchizzata. Non esistono più consigli editoriali a cui viene attribuita la facoltà di decidere in maniera imprescindibile quali sono le informazioni importanti da diffondere e commentare, ma esiste una capacità dal basso di spingere e valorizzare potenzialmente ognuno dei contenuti che si offre alla rete. La conoscenza condivisa quindi, come la chiama Weinberg, elimina per certi versi il valore delle cose che gli individui sanno e tengono per sé, poiché tutto può essere condiviso e valorizzato dalla “saggezza della folla”76.

A tal proposito, un articolo pubblicato su Forbes il 25 aprile 2012, apre la discussione sulle prospettive che le società contemporanee dovrebbero adottare per la formazione del capitale umano. In particolare, l’articolo testimonia quanto accade attualmente nel mondo della formazione negli Stati Uniti e propone una visione nuova, più adatta a valorizzare gli individui all’interno delle società. Erica Swallow, una giornalista che si occupa principalmente di nuove tecnologie rifacendosi ad uno studio di Tony Wagner del centro di Harvard per l’innovazione nel sistema scolastico, sostiene che il modo in cui oggi vengono valutati gli studenti negli Stati Uniti sia diventato anacronistico rispetto all’evoluzione dei tempi. Secondo Wagner77, le scuole americane che tutt’ora educano i ragazzi ad

apprendere nozioni mnemonicamente, stanno sbagliando, poiché queste                                                                                                                

76 Weinber si rifà ad un libro di James Surowiecki, The wisdom of Crowds: Why the Many are

Smarter Than the Few and How Collective Wisdom Shapes Business, Economies, Societies and Nations, Doubleday, New York 2004.

77 Le informazioni riportate si rifanno alla Penny Conference tenutasi a Skillshare il 20 aprile 2012.

dovrebbero concentrarsi piuttosto sul cercare di sviluppare le capacità imprenditoriali e motivazionali dei giovani individui. La conoscenza oggi è infatti dovunque, cambia costantemente e cresce ad una velocità esponenziale. Secondo Wagner, essa è come l’aria, o l’acqua e può essere considerata come un prodotto. Non ci sarebbe quindi nessun vantaggio competitivo nel sapere più di una persona che ci siede accanto, poiché al mondo non importa più quello che si sa ma in che modo viene utilizzata questa conoscenza.

A quest’ultimo argomento si ricollega una problematica non indifferente della capacità della rete di trasformare il mondo, le professioni e le catene del valore. Ci si riferisce al fatto che la rete, accompagnata dal cambiamento tecnologico che ha invaso la maggior parte degli strumenti di produzione che hanno a che fare con l’arte e i contenuti, abbassando le barriere di ingresso a questi mercati, ha fatto sì che il valore attribuito a prestazioni professionali una volta rare, abbia subito un decadimento fortissimo che ha portato a dei disequilibri sul mercato del lavoro. Il caso del giornalismo e delle sfide portate dal crowd-sourcing evidenziano come la “saggezza della folla” sostituendosi alla voce del singolo trasforma l’informazione in una risorsa più consona al pluralismo.

L’altro punto su cui vale la pena riflettere per quanto riguarda gli effetti della rete sulla formazione e valorizzazione del capitale umano nella contemporaneità, è collegato alla capacità dell’informazione e conoscenza scambiate sulla rete di essere sufficientemente sofisticate per riprodurre fedelmente la realtà.

Il segnale attraverso cui si ricevono e si trasmettono i messaggi su internet è infatti un segnale binario, 0-1. Nonostante, questi codici di trasmissione si ritrasformino sugli schermi dei pc in scrittura, immagini e suoni, c'è chi sostiene che la semplificazione binaria usata dal protocollo della rete in qualche modo influisca negativamente sulla trasmissione e diffusione della conoscenza e della complessità (U. Galimberti 2009, p.233). Secondo Galimberti infatti,

“[..] i mezzi di comunicazione, se ci mettono in contatto non con il mondo, ma con la sua rappresentazione, se ci consegnano una presenza senza respiro spazio-temporale perché rattrappita dalla simultaneità e nella puntualità dell’istante, se modificano il nostro modo di fare esperienza, avvicinandoci il lontano e allontanandoci il vicino, se ci familiarizzano

l’estraneo e ci forniscono i codici virtuali per l’interpretazione del mondo reale, i mezzi di comunicazione ci codificano e producono delle modificazioni nell’uomo indipendentemente dall’uso che se ne fa” (p.233). Secondo Galimberti quindi la tecnologia di internet contribuirebbe ad appiattire le individualità, a rendere collettivo il modo in cui si riceve e si assorbe la percezione del mondo. Questo filosofo contemporaneo, rifacendosi a Gunter Anders78, sostiene che Internet anziché promuovere la comunicazione la riduce

all’inessenziale; ossia, sostiene che grazie ad Internet, oggi, dalla parte di chi parla e di chi ascolta, “[...] non c’è, come un tempo, una diversa esperienza del mondo”, infatti “[...] sempre più identico è il mondo messo a disposizione dai media, così come sempre più identiche sono le parole messe a disposizione per descriverlo” (p.228).

Seguendo questo filone di pensiero, Internet non è realmente in grado di farci condividere un’esperienza comune, poiché attraverso la rete si realizza solamente il consumo in comune. Per Galimberti, quello che si scambia attraverso Internet è comunque una visione personale del mondo che non diventa mai realmente condivisa. Gli utenti connessi alla rete sono un insieme di “eremiti di massa” che dall’alto del loro eremo, non rinunciano al mondo, ma cercano di non perdere neanche un pezzo della sua rappresentazione (p.230).

Questa visione solipsistica di Internet è stata a lungo discussa e condivisa, in continuità con la critica negativa che viene fatta agli effetti di altri mezzi di comunicazione di massa, come la televisione (Putnam, 2000).

In tempi più recenti, tuttavia, forse anche grazie alla dimostrata capacità delle tecnologie di telecomunicazione di creare aggregazione e movimenti sociali (celebre è l’esempio delle cosiddette “primavere arabe” , dove le popolazioni di Libia, Egitto, Algeria e altri paesi del Nord-Africa hanno utilizzato Twitter come principale mezzo di coinvolgimento e mobilitazione degli individui per organizzare le proteste), la visione di Internet come mezzo di isolamento è stata fortemente ridimensionata. L’articolo di Claude Fisher, citato nei paragrafi precedenti, presenta infatti una realtà digitale profondamente diversa in cui                                                                                                                

l’isolamento provocato dall’utilizzo dei mezzi di telecomunicazione non significa per forza solitudine. La rete anzi crea una realtà virtuale in cui gli scambi tra individui seppur non fisicamente identificabili, rimangono reali.

Un altro processo di trasformazione radicale avviato da Internet nell’organizzazione della conoscenza e del capitale umano è quello che riguarda i mezzi di classificazione. Questo nuovo modo di classificare le cose e le informazioni viene decritto da David Weinber nel suo libro “Elogio del Disordine” (2009). Secondo l’autore, grazie ad Internet si è formato un ordine di catalogazione del terzo tipo che permette una fruizione più diretta e personale delle informazioni. Questo ordine consiste nella capacità di catalogare le informazioni non più chiudendole in cartelle divise, ma di organizzare una serie di metadati che, descrivendoci in maniera sintetica il contenuto dell’informazione, l’associano a diverse categorie contemporaneamente79.

La rete si basa essenzialmente sulla funzionalità dei browser, ossia i motori di ricerca che permettono di organizzare i termini di un’ indagine effettuata attraverso la rete. Browser deriva dal verbo browsing che letteralmente significa curiosare. Quindi la rete permette di curiosare tra milioni di pagine web per trovare associazioni tra informazioni e documenti che neanche a livello intuitivo una mente umana sarebbe in grado di fare.

Con questo processo sono direttamente in relazione la capacità e la tecnica di catalogare le informazioni: se infatti, prima di internet, eravamo abituati a raccogliere gli oggetti, le informazioni o i documenti sotto categorie corrispondenti ad etichette più o meno univoche, la rete oggi ci permette di “taggare” ogni singolo dato, informazione ed oggetto, sotto più categorie. Permettendo ai bit che rappresentano questi oggetti di rimanere sospesi, attaccati a                                                                                                                

79 Weinberg usa l’esempio degli archivi fotografici: in un ordine del primo tipo le persone ripongono le fotografie all’interno di un luogo fisico definito, ad esempio una scatola. Dalla scatola non è possibile recuperare una fotografia direttamente, ma sarà necessario guardarne una ad una fino ad incontrare quella oggetto di interesse. Nell’ordine di secondo tipo invece le fotografie vengono numerate e organizzate per mezzo di un catalogo; sarà possibile sapere dunque, solo analizzando la lista quante e quali foto sono disponibili nell’archivio. L’ordine del terzo tipo, che è quello di cui parla più nello specifico Weinberg, consiste nella possibilità di recuperare una delle qualsiasi foto dell’archivio grazie alla descrizione del suo contenuto. In internet infatti ogni immagine, documento e contenuto è catalogato per mezzo di parole chiave che permettono alle persone di selezionare le informazioni e recuperare i documenti in una maniera molto più veloce ed efficiente.

delle foglie di catalogazione che appartengono allo stesso e a più alberi contemporaneamente (per una argomentazione più estesa di questo tema si veda Weinberg, capitoli 1-6). Anche secondo questo paradigma cambia l’ordine della conoscenza a cui la società era abituata e per questo cambiano le possibilità di organizzare le informazioni e di creare innovazione. La componente di capitale umano di un sistema economico è sempre direttamente coinvolta nel processo di trasformazione che caratterizza il rapporto tra economia e nuovi media nell’era della conoscenza.