5.3 Esternalità della rete 179
5.3.3 Monopolio o competizione? 186
A seguito dell’analisi svolta fino a questo punto, la domanda che ci si pone è se la rete possa essere più efficientemente organizzata sotto la forma di monopolio, o se
98 Per sussidi incrociati si intende la fissazione di tariffe al di sotto del livello dei costi incrementali in un mercato e la copertura delle perdite che ne derivano con le entrate di cassa realizzate in un altro mercato. Dal “Glossario dei termini utilizzati nella regolazione dei servizi pubblici e infrastrutturali” Realizzato dalla Banca Mondiale (2005).
la concorrenza di mercato possa essere la forma più “giusta” per la produzione e distribuzione dei servizi. Si riporta un piccolo schema riassuntivo dei pro e contro relativi ai due assetti organizzativi, non pretendendo di essere esaustivi rispetto alle ragioni che possono spingere a preferire una delle soluzioni.
Tabella 2 pro e contro del monopolio e la concorrenza come sistemi di organizzazione del mercato di rete.
Monopolio Concorrenza
PRO
-Economie di scala e scopo -Sussidi incrociati
-Economie di coordinamento -Compatibilità delle infrastrutture -Servizio universale (in caso di monopolio pubblico o regolamentato) -Maggiore livello di innovazione -Capacità di differenziazione del servizio
-Distribuzione del surplus creato dalle esternalità tra le imprese e i consumatori
CONTRO
-Scarsa innovazione
-Perdita netta del surplus da parte dei consumatori
-Mercati incompleti (in caso di monopolio privato, non regolamentato)
-Barriere all’ingresso
-Possibili diseconomie di scala
-Diseconomie di coordinamento
-Presenza di esternalità non appropriabili
-Disincentivo all’investimento nelle zone marginali in assenza di sussidi
-Scarsa competitività di alcuni mercati
In un mercato dominato da un regime di monopolio, l’impresa che è incaricata di produrre il servizio per tutta la domanda potrà godere delle economie di scala fornite dalla struttura di rete. Si è visto precedentemente che non è del tutto facile stimare l’apporto delle economie di scala nella funzione di costo sostenuta da un’azienda, tuttavia esse esistono e se sfruttate possono portare a dei vantaggi di profittabilità per le imprese attive nel settore. Il monopolista, può sfruttare allo stesso modo le economie di scopo che gli permettono di differenziare il prodotto, sfruttando le stesse infrastrutture.
Un’azienda che detiene un vasto potere di mercato può appoggiarsi sullo sfruttamento di sussidi incrociati per operare il completamento della rete; ossia,
per finanziare l’espansione delle infrastrutture verso quelle parti della domanda che di per sé non sarebbero economicamente profittevoli, l’azienda sfrutta i profitti realizzati in altre parti della rete.
Un mercato in cui i servizi sono offerti da un unico soggetto saranno soggetti anche a delle economie di coordinamento. I consumatori avranno un punto di riferimento unico al quale riferirsi e l’operatore sarà in grado di gestire le informazioni disponibili in maniera centralizzata. Ciò comporta che le infrastrutture saranno sempre compatibili tra di loro, poiché l’operatore tenderà a servirsi delle stesse tecnologie e i consumatori possono aspirare ad ottenere una copertura del servizio universale. Per servizio universale, come anticipato in nota, si considera un livello di copertura minimo per tutti gli utenti presenti all’interno di uno stato nazionale. Questo ultimo aspetto può essere trainante delle scelte che vengono fatte a livello strategico dagli stati. Se l’obiettivo infatti è la copertura universale dei servizi di telecomunicazione e di Internet, può essere che uno stato prediliga un assetto organizzativo di monopolio pubblico o regolamentato per sfruttare le economie di scala e coordinare le operazioni di copertura della domanda su tutto il territorio nazionale. Faulhaebr e Hogendorn (2001) nella loro analisi di competitività del settore fanno emergere che in uno stato in cui il governo imponga un regime di copertura universale, tendenzialmente il mercato risulterà meno competitivo. Infatti, se i vincoli imposti dalla normativa ai produttori di servizi di banda larga sono di offrire un servizio di copertura minima per un’area geografica estesa, è probabile che gli ingenti costi di investimento iniziali disincentivino l’ingresso di nuovi entranti, riducendo di conseguenza il numero dei concorrenti.
I contro di un assetto monopolista sono che in un mercato in cui non esistono concorrenti, l’unica impresa esistente non sarà di per sé incentivata ad innovare. In questo senso può verificarsi una perdita netta in termini di surplus che si somma all’eventualità in cui la copertura del servizio sia limitata in termini di penetrazione geografica a causa di una decisione arbitraria presa dall’operatore. Le barriere all’ingresso nel mercato potrebbero rivelarsi elevate anche per beni e servizi correlati al servizio di telecomunicazione. All’epoca del monopolio di AT&T ad esempio, l’azienda deteneva un monopolio anche rispetto alla
produzione delle apparecchiature di comunicazione poiché aveva depositato un brevetto che ne tutelava la tecnologia.
Infine in un mercato dominato dal monopolio, dato che la rete non è in grado di per sé di adattarsi istantaneamente alla richiesta di un volume maggiore di servizi, possono verificarsi diseconomie di scala date dalla saturazione di alcune aree della rete.
Attraverso la concorrenza dovrebbe essere possibile ottenere un maggiore livello di innovazione, poiché le imprese che competono per accaparrarsi un segmento maggiore della domanda saranno spinte ad innovare per produrre dei beni e servizi di qualità migliore. Con la stessa logica si creeranno maggiori opportunità di differenziazione dei servizi che creano anche un maggior beneficio per i consumatori finali. In un mercato dalle caratteristiche competitive inoltre, il surplus creato dalle esternalità e dagli effetti di spillover creati dalla rete sarà maggiormente ridistribuito tra tutti gli utenti globalmente connessi.
Rispetto ai contro di un sistema di mercato basato sulla concorrenza, si verificheranno con maggiore probabilità effetti negativi portati dal mancato coordinamento tra gli agenti. In questo caso è possibile che si creino delle incompatibilità di carattere tecnologico che sono in grado di influenzare negativamente i benefici tratti dalla domanda. Inoltre, alcune delle esternalità prodotte dalla rete (come gli effetti positivi sulla distribuzione della conoscenza) non potranno essere rese interne ed assorbite dalla struttura dei prezzi. In questo modo possono crearsi dei disincentivi agli investimenti e sarà più difficile garantire una copertura del servizio che abbia carattere universale. Tuttavia, come si è visto in figura 12, un intervento da parte delle amministrazioni pubbliche attraverso un meccanismo di sussidi può portare verso la risoluzione di questo tipo di inefficienze.
Nonostante questa serie di elementi critici, il mercato dei servizi di banda larga quasi in tutto il mondo è andato incontro ad una progressione di assetti organizzativi che lo hanno portato da una fase di monopolio alla libera concorrenza. Questi cambiamenti sono avvenuti nel corso degli anni e sulla base di una regolamentazione che privilegia la forma di libero mercato
all’amministrazione centralizzata (deregolamentazione). Sempre con riferimento a Curien e Gensollen (1995) che si sono occupati di analizzare il processo di trasformazione attraversato dalla compagnie telefoniche (e poi di servizi internet) all’interno del mercato americano, si riporta un semplice schema di questa evoluzione.
Grafico 12 Deregolamentazione del mecato. Elaborazione personale da Curien e Gensollen (1995)
Il grafico suddivide l’assetto del mercato in tre macro-aree che sonorispettivamente: il meccanismo di organizzazione, la dimensione del mercato e lo status giuridico degli operatori (ossia dei fornitori della rete). La freccia in basso indica che mentre ci si sposta da sinistra verso destra si va incontro a una maggiore deregolamentazione. Partendo dal meccanismo di organizzazione della rete, ogni impresa che si trova all’ingresso nel mercato va incontro ad una fase di pianificazione, ossia di osservazione e stima delle caratteristiche della domanda che possono influire sul dimensionamento del servizio. A questa fase di pianificazione può corrispondere, nell’area di dimensione del mercato, la presenza di monopolio. Durante la pianificazione infatti, in cui vanno valutati i diversi assetti e livelli di penetrazione della rete, può essere utile avere una dimensione di monopolio, per sfruttare le opportune economie di scala in fase di costruzione, avere una maggiore capacità di accentramento delle informazione e una più facile gestione di esse. Nella fase di pianificazione un monopolista può essere anche in grado di gestire il cambiamento tecnologico nella maniera più efficiente. Ossia, l’impresa può essere in grado di coordinare i vari consumatori, spingendoli a
servirsi delle stesse tecnologie; in questo modo si limitano le inefficienze che potrebbero derivare da un mancato utilizzo delle economie di coordinamento. Lo status giuridico degli operatori in questa fase può essere auspicalmente corrispondente a quello di amministrazione centralizzata e quindi ricadere sotto il controllo diretto statale. Nel caso che sia un’impresa privata a condurre questa fase dell’espansione della rete, come lo è stato nel caso degli Stati Uniti (AT&T aveva il monopolio sulla produzione e diffusione della rete pur non essendo di fatto un’impresa amministrata dallo stato), il surplus, che nel caso di un monopolio di stato può essere suddiviso tra produttore e consumatori, può essere completamente inglobato dall’impresa produttiva.
Nella fase successiva il mercato passa ad un assetto organizzativo di concorrenza regolamentata; nascono nuovi soggetti sul mercato e si va dunque incontro ad una fase di oligopolio. Curien e Gensollen (1995) attribuiscono come status giuridico più appropriato dei soggetti operanti in questo step quello dell’impresa pubblica. Attraverso questo assetto, i vari operatori saranno coordinati sotto un obiettivo comune e dunque saranno in grado di stabilire un ambiente competitivo che soddisfa i consumatori finali e di coprire quasi interamente la domanda attraverso il coordinamento degli investimenti. L’ultima fase, che corrisponde al massimo grado di deregolamentazione infine, è data dall’apertura definitiva del mercato alla libera concorrenza. Questa fase nel mercato statunitense è avvenuta intorno ai primi anni novanta e si è concretizzata in legge con il Telecommunication Act del 1996. La concorrenza allarga il mercato a più soggetti e imprese private che investono nelle aree ancora scoperte della domanda. Il Telecommunication Act, tra gli altri cambiamenti introdotti nel sistema di telecomunicazione, ha fatto si che parte delle infrastrutture esistenti fosse dismessa dai proprietari originari o offerta in concessione ad altri per permettere l’ingresso di nuovi operatori nel mercato99.
Concludendo, gli aspetti positivi e negativi dei due assetti organizzativi evidenziano che è difficile trovare un giusto bilanciamento tra concorrenza e
99 Nei paragrafi successivi quando si farà riferimento più nel dettaglio agli strumenti di policy e alla regolamentazione del mercato di rete, si vedranno anche i dettagli più specifici relativi al Telecommunication Act.
monopolio per ottimizzare l’efficienza in termini di copertura, tariffe, innovazione e coordinamento. Non si è intenzionati a trovare una risposta rispetto alla domanda su quale dei due assetti sia effettivamente migliore. Quello che rimane cruciale tuttavia per entrambe le soluzioni è la necessità di un controllo di governo, che intervenga nei casi di fallimento di mercato per organizzare il coordinamento della rete e trovare una soluzione.
Nonostante le numerose criticità legate al settore, è probabile che, come nello schema proposto da Curien e Gensollen (1995) nel grafico 12, la rete progredisca in una successione di step “naturali” verso uno stadio di maggiore apertura alla concorrenza in cui l’apporto dello stato consiste per la maggior parte in una funzione di regolamentazione.