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1.2 Le origini della politica industriale 22

1.2.2 Teoria dei fallimenti di mercato, le esternalità 30

1.2.2.1 Ronald Coase e il problema del costo sociale 39

L’articolo di Coase di cui si tratta in questo paragrafo è frutto, come riportato in una nota introduttiva dallo stesso autore, di uno studio sull’ economia politica del settore del broadcasting e si intitola The Problem of Social Cost (1960).

R. Coase è forse maggiormente noto per una pubblicazione del 1937, The Nature

of the Firm, dove l’autore aveva spiegato come i costi di transazione siano

estremamente rilevanti per capire l’organizzazione dei sistemi economici che influiscono sulla nascita delle imprese. In The Problem of Social Cost, Coase riflette invece sulle implicazioni delle transazioni economiche, andando ad analizzare il concetto di esternalità fornito da Pigou.

La posizione dell’autore è immediatamente ed esplicitamente negativa rispetto alla teoria dei costi sociali rappresentata in The Economics of Welfare (1920), di cui ne contesta l’incompletezza delle premesse teoriche e le implicazioni suggerite.

Secondo Coase il punto di vista generalmente adottato da Pigou, e dagli economisti che ne hanno seguito il pensiero, per cui in una situazione in cui si creano delle esternalità negative tra due soggetti è necessario capire quale sia il metodo più efficiente per bloccare il flusso negativo all’origine, è sbagliato. Infatti, a parere di Coase il problema delle esternalità è un problema reciproco; ossia cercando di ristabilire il vantaggio di una delle parti si crea inevitabilmente lo svantaggio dell’altra. Si tratta allora di decidere quale attività o categoria ha maggiore valore e quale siano le parti da proteggere:

“[...] it goes almost without saying that this problem has to be looked at in total and at the margin” (Coase 1960, p.2).

Il primo esempio che viene riportato è quello di un allevatore di bestiame e un agricoltore che si ritrovano a lavorare in due terreni confinanti. Nell’eventualità che gli animali dell’allevatore riportino dei danni al raccolto dell’agricoltore, secondo Coase l’imposizione di meccanismi di prezzo fa sì che si stabilisca un

accordo tra le parti per cui si raggiunge un’ allocazione delle risorse ottimale tra i due. Secondo Coase infatti, se l’allevatore è suscettibile a pagare una pena per il danno creato e il meccanismo dei prezzi funziona senza intoppi (smoothly), l’allevatore, prima di organizzare la produzione in modo da aumentare la quantità di bestiame posseduta, potrà fare un semplice calcolo dei costi associati all’investimento e decidere in maniera razionale una perfetta allocazione. Il costo dell’investimento e i costi associati all’indennizzo dei danni provocati da esso verranno pesati contro il valore della quantità aggiuntiva di carne prodotta e venduta sul mercato, e grazie al meccanismo di perfetta concorrenza che stabilisce il livello di prezzi e l’incontro tra domanda e offerta, l’allevatore deciderà per un’allocazione ottimale delle risorse.

Nel secondo esempio riportato, esiste un meccanismo dei prezzi funzionante ma il danno provocato da una delle parti non è direttamente imputabile a questa (Coase usa lo stesso esempio dell’allevatore e l’agricoltore considerando la possibilità che non si possa ricorrere all’indennizzo di un danno, tramite rivendicazione legale). La conclusione rispetto a questa possibilità è che, senza stabilire una limitazione iniziale dei diritti delle parti, non ci può essere alcuna transazione di mercato che sia in grado di trasferire e ricombinare i fattori della produzione in maniera ottimale senza frizioni, poiché il risultato finale sarà influenzato dalla presenza di costi di transazione. A tal proposito, Coase dice che è irreale pensare che non esistano costi implicati nelle transazioni di mercato; ci sono infatti i costi dovuti all’acquisizione di informazioni, alla gestione e al controllo dell’accordo tra le parti. Una forma di organizzazione alternativa a quella di mercato, come l’ impresa, può invece diminuire i costi associati alle transazioni, anche per quegli accordi che prevedono la generazione di esternalità negative; l’impresa emergerà dunque laddove i costi amministrativi sono inferiori ai costi di transazione e la gestione delle risorse interne riesce a creare l’assorbimento delle esternalità, insieme alla gestione efficiente delle risorse.

Tuttavia, secondo Coase, l’azienda non è l’unica soluzione a questo problema: nel caso dell’emissione nociva di inquinamento da parte di un’ industria ad esempio, è impossibile radunare sotto un’unica impresa tutti i soggetti colpiti da questo disagio. La soluzione alternativa proposta da Coase è l’intervento di governo

attraverso un’azione di regolamentazione; esso può ad esempio scegliere che certi stabilimenti siano confinati in alcune aree della città perché si creino dei quartieri industriali.

Il governo è secondo Coase:

“[...] a super-firm (but of a very special kind) since it is able to influence the use of factors of production by administrative decision” (p. 17).

La posizione di privilegio espressa dalle capacità amministrative e potenzialità coercitive del governo può essere tuttavia inficiata dalla presenza di costi di transazione, dalle scelte di un’amministrazione potenzialmente fallimentare, dalla pressione politica esercitata da gruppi d’interesse e dall’assenza di controlli rispetto alla qualità e competitività del lavoro svolto all’interno del governo. Coase propone quindi come ultima soluzione quella di non agire affatto per risolvere il problema associato alla cattiva allocazione delle risorse, dato che ogni soluzione fino ad ora proposta provocherà dei costi.

La soluzione del problema sta nello scegliere il più appropriato dei social

arrangements per ridurre i costi associati a gestire una determinata attività; quindi

secondo Coase, soluzioni di policy che possono essere considerate soddisfacenti sono quelle in cui tutti questi fattori vengono considerati, ed imprese, stato e mercato gestiscono insieme il problema delle esternalità. Coase aggiunge, dopo una lunga sezione di esempi dove argomenta la sua tesi, che le situazioni a cui gli economisti sono soliti attribuire la necessità dell’intervento correttivo del governo, sono spesso loro stesse situazioni frutto dell’eccessivo intervento del governo. Mettendo in discussione la posizione di Pigou, Coase fa un’analisi degli elementi che devono essere presi in considerazione prima di applicare una qualsiasi decisione rispetto all’introduzione di incentivi o limitazioni nel meccanismo di mercato. Coase sostiene che gli esempi e sillogismi utilizzati da Pigou sono a volte superficiali, perché nel suggerire la correzione di un meccanismo fallimentare non vengono considerati i potenziali riflessi che tali correzioni possono generare in sfere collaterali. Coase riporta un esempio che risulta efficace nello spiegare la sua posizione: un motociclista si avvicina ad un incrocio e si ferma perche il semaforo è rosso. Tuttavia, non ci sono altre macchine che attraversano l’incrocio e se il motociclista avesse ignorato il

segnale, non sarebbe accaduto alcun incidente; il prodotto totale in questo caso sarebbe stato maggiore perché il motociclista sarebbe arrivato prima alla sua destinazione. Coase si chiede perché il motociclista si sia dunque fermato ed individua nell’ esistenza di una multa il meccanismo che regola l’allocazione delle risorse, che in questo caso sembra essere sub-ottimale (la rimozione della multa avrebbe portato ad aumentare il profitto individuale del motociclista). Tuttavia Coase suggerisce come questo esempio dimostri che in alcuni casi la rimozione di un limite o l’utilizzo di un incentivo possono portare alla realizzazione di danni anche molto più gravi (immaginiamo cosa succederebbe se non esistessero affatto i limiti imposti dal codice stradale).

Concludendo, la versione dei costi sociali proposta da Coase, che in un certo senso amplifica i fondamenti della teoria pigouviana, mette in luce alcune caratteristiche dinamiche del problema delle esternalità e della loro regolamentazione: se si considera infatti il sistema economico come un sistema di relazioni di natura reciproca, ci si accorge di come la risoluzione nel breve termine di un problema, nel lungo termine può crearne degli altri. Nella gestione di esternalità quindi dovrebbe essere rilevante scoprire quelle posizioni dominanti, all’interno della gerarchia delle relazioni (come quelle assunte dal governo in fase di regolamentazione), che permettono di ricostruire un flusso efficiente delle risorse ai fini del benessere sociale.