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Emilia-Romagna

6.2. L’impiego dei fattori produttivi

7.1.1. Emilia-Romagna

La regione, secondo Unioncamere, presenta per il 2009 una grave contra-zione della producontra-zione dell’industria manifatturiera, -14,1%; la situacontra-zione del-la produzione regionale si presenta ancor più pesante di queldel-la manifestata dal Paese nel suo complesso, che è comunque costretto ad un risultato pari al -13,5% (tabella 7.1). La contrazione della produzione nazionale si è pure svi-luppata trimestre dopo trimestre trovando la sua massima intensità mediamen-te attorno al secondo; in finire d’anno tutti gli indicatori hanno mediamen- tendenzialmen-te mostrato una, anche se lenta, ben definita tendenzialmen-tendenza al recupero. Si è spesso affermato che la chiave di successo dell’industria si trovi nella sua evoluzione strutturale e risulta evidente che i momenti di difficoltà mettono tanto più in-tensamente alla prova le imprese quanto queste sono piccole. La tipologia di-mensionale che sembra avere meglio reagito alla crisi del 2009 è quella che impiega oltre 50 dipendenti; naturalmente, analizzando settore per settore, questa dimensione di soglia può subire correzioni sia al ribasso che al rialzo.

In Emilia-Romagna anche l’artigianato manifatturiero, molto rilevante e solitamente vivace, ha subito lo stesso tipo di variazioni a ribasso di cui ha ri-sentito l’industria, ma va evidenziato che essendo il commercio con l’estero la chiave di successo, o quanto meno di riduzione dei rischi, per poter prosperare, l’artigianato è certamente molto penalizzato; per ampliare i propri mercati di vendita occorrono strutture, conoscenze e disponibilità economiche che spesso il piccolo artigiano non è nelle condizioni di realizzare e sostenere.

Se passiamo ad analizzare l’andamento dell’industria alimentare regionale scopriamo che la fase di crescita parte nella seconda metà del 2005, prosegue senza brillare nel 2006 (+1,2%) si mantiene tal quale nel 2007 (+1,2%) anche se con andamento trimestrale altalenante; il passaggio del testimone al 2008 anticipa un certo rallentamento e l’anno si chiude con una crescita dello 0,8%.

La produzione nel corso del primo semestre 2009 continua a contrarsi con un picco negativo pari a -1,6%, l’andamento prosegue pur sempre con il segno meno per il secondo semestre anche se manifesta un graduale miglioramento e l’annata si conclude con un -1,1% (tabella 7.2).

Il dato relativo al grado di utilizzo degli impianti non è disponibile, ma es-sendo strettamente correlato con l’andamento della produzione industriale, possiamo stimare che dovrebbe, per l’intero Paese, anche se a fatica, superare la media del 70%, mentre per l’industria manifatturiera regionale dovrebbe ri-manere nettamente al di sopra di quel valore “soglia”.

La voce “fatturato” dell’industria manifatturiera nazionale presenta varia-zioni negative nel corso di tutto il 2008 e, con maggiore intensità, tutto il 2009, naturalmente in maniera del tutto correlata all’andamento della produzione; il

Tabella 7.1 - Evoluzione dei dati sulla congiuntura dell’Industria manifatturiera Produzione (var. %) Grado utilizzo impianti (rapporto %)

Fatturato (var. %) Fatturato export su fatturato totale (rapporto %)

Imprese esportatrici (rapporto %) Ordinativi (var. %) Esportazioni (var. %) Mesi di produzione assicurata dal portafoglio ordini (numero)

Occupazione dipendente (var. %) E.R. Italia E.R.Italia E.R.Italia E.R.Italia E.R.Italia E.R. Italia E.R.Italia E.R.Italia E.R.Italia 2003-1,6 -2,0 74,8 73,1 -1,9 -2,0 46,5 41,9 14,6 18,2 -2,1 -2,3 -0,3 -0,3 3,1 3,3 2,6 0,9 2004-0,5 -1,3 73,8 72,7 -0,4 -1,0 46,7 40,4 11,9 16,8 -0,5 -1,3 1,3 0,3 3,2 3,4 -7,5 -0,8 2005-0,9 -1,6 75,2 73,3 -0,5 -1,6 43,6 39,4 21,4 21,4 -0,8 -1,8 1,0 -0,3 3,2 3,4 0,8 0,8 20062,3 1,5 76,4 75,5 2,7 1,7 44,6 38,5 26,3 27,2 2,5 1,7 3,4 2,2 3,3 3,6 1,4 -0,2 I trim3,2 1,9 n.d. n.d. 3,8 2,0 38,6 37,0 33,5 28,5 3,5 0,9 5,2 3,4 3,5 4,5 6,0 0,3 II trim1,9 1,1 n.d. n.d. 2,1 0,6 41,8 39,9 24,2 22,0 2,1 0,9 3,2 3,2 3,6 3,8 3,3 1,6 III trim1,4 0,9 n.d. n.d. 1,1 0,8 45,3 46,6 27,5 19,5 0,6 0,5 3,4 2,6 4,2 3,5 -3,9 0,1 IV trim1,7 0,9 n.d. n.d. 1,8 1,0 38,3 41,4 21,8 24,1 2,2 1,4 2,3 3,1 3,7 3,7 4,1 -0,4 20072,1 1,2 n.d. n.d. 2,2 1,1 41,0 41,2 26,8 23,5 2,1 0,9 3,5 3,1 3,8 3,9 2,4 0,4 I trim0,3 -1,6 n.d. n.d. 0,7 -1,7 40,4 41,5 26,9 21,7 0,7 -1,6 2,3 2,4 3,6 3,6 -1,0 -1,3 II trim-0,0 -1,4 n.d. n.d. 0,7 -0,9 46,6 40,7 24,1 22,5 0,1 -1,8 2,4 0,7 3,8 3,6 -4,7 -1,5 III trim-2,2 -2,6 n.d. n.d. -1,4 -2,2 43,0 44,4 25,0 18,4 -2,6 -3,0 0,1 -0,3 4,0 3,0 1,5 0,0 IV trim-4,3 -6,4 n.d. n.d. -4,0 -5,3 37,2 43,7 24,8 19,2 -5,8 -7,2 0,2 -1,0 2,8 2,8 -4,9 -0,5 2008-1,5 -3,0 n.d. n.d. -1,0 -2,5 41,8 42,6 25,2 20,5 -1,9 -3,4 1,3 0,4 3,5 3,2 -2,3 -0,8 I trim-14,9 -15,5 n.d. n.d. -13,3 -14,7 42,3 43,6 24,4 27,2 -15,4 -15,8 -7,0 -5,7 1,8 3,3 2,4 -0,3 II trim-16,3 -16,0 n.d. n.d. -18,0 -14,1 37,0 40,1 32,3 29,6 -16,2 -15,2 -9,1 -12,3 1,8 2,3 2,4 -2,5 III trim-13,4 -12,9 n.d. n.d. -13,8 -13,4 41,3 40,3 23,0 28,2 -14,5 -13,5 -8,6 -9,2 1,8 2,3 -5,5 -5,9 IV trim-11,9 -9,7 n.d. n.d. -12,2 -10,2 41,8 42,9 29,6 24,6 -11,8 -10,1 -7,0 -8,1 1,9 2,4 -7,6 -2,0 2009-14,1 - 13,5 n.d. n.d. -14,3 -13,1 40,6 41,7 27,3 27,4 -14,4 -13,6 -7,9 -8,8 1,8 2,6 -2,1 -2,7 Fonte: Indagine congiunturale sull’industria in senso stretto - Centro Studi Unioncamere - Unioncamere Emilia-Romagna.

Tabella 7.2 - Evoluzione dei dati sulla congiuntura dell’Industria alimentare e delle bevande dell’Emilia-Romagna Produzione (var. %) Grado utilizzo impianti (rapporto %)

Fatturato (var. %) Fatturato export su fatturato totale (rapporto %)

Imprese e- sportatrici (rapporto %)Ordinativi (var. %)Esportazioni (var. %) Mesi di pro- duzione assi- curata dal portafoglio ordini Andamento dei prezzi mercato interno (var. %)

Andamento dei prezzi mercati esteri (var. %) 2003 0,2 72,9 0,1 17,3 8,4 0,2 2,2 3,0 2004 -0,7 72,4 -1,3 28,2 6,4 -1,2 0,9 4,3 2005 -0,4 74,1 -0,8 21,7 14,2 -1,0 0,2 3,5 2006 1,2 76,2 1,2 22,7 19,8 1,3 2,0 3,1 I trim 1,1 nd 2,5 14,9 26,6 0,1 3,5 2,6 1,7 1,6 II trim0,9 nd 1,6 16,1 34,6 1,2 1,8 3,1 1,9 1,3 III trim 2,7 nd 2,1 25,4 27,7 2,6 3,6 4,3 1,9 1,8 IV trim0,1 nd 0,6 17,0 11,1 1,1 3,0 3,3 2,5 1,8 2007 1,2 nd 1,7 18,4 25,0 1,3 3,0 3,3 2,0 1,6 I trim 0,1 nd 1,4 21,4 21,6 0,2 1,9 3,8 0,6 1,0 II trim1,5 nd 1,8 19,4 27,0 1,2 3,1 3,0 1,0 1,7 III trim 0,4 nd 0,1 20,0 26,1 0,2 4,5 1,9 0,9 0,5 IV trim1,4 nd 1,7 10,5 18,1 0,9 2,1 2,1 2,4 0,9 2008 0,8 nd 1,3 17,8 23,2 0,6 2,9 2,7 1,2 1,0 I trim -1,4 nd -1,6 19,6 14,1 -2,0 -1,5 1,4 0,2 -0,2 II trim-1,6 nd -2,8 19,2 25,8 -1,5 1,0 1,9 -0,1 0,4 III trim -0,9 nd 0,2 15,4 14,1 -0,3 -0,4 1,6 -0,6 0,8 IV trim-0,5 nd -2,6 24,9 17,1 -2,4 -1,4 1,4 -0,6 0,6 2009 -1,1 nd -1,7 19,8 17,8 -1,5 -0,5 1,6 -0,3 0,4 Fonte: Indagine congiunturale sull’industria in senso stretto - Centro Studi Unioncamere - Unioncamere Emilia-Romagna.

decremento medio del 2008 (-2,5%) si è quintuplicato a fine 2009 (-13,1%).

L’andamento del fatturato dell’industria alimentare regionale, partendo dal -1,0% realizzato nel 2008 e quindi sensibilmente migliore del corrispondente nazionale, ha sofferto una variazione negativa superiore al 14%.

La quota di fatturato che le imprese manifatturiere nazionali realizzano all’estero vive una sostanziale tenuta, dopo i buoni risultati del 2007 e 2008 (42,6%), diminuendo di poco e attestandosi al 41,7%. La sostanziale stabilità della quota di fatturato realizzata all’estero sul totale del fatturato aziendale implica una notevole contrazione in termini assoluti.

La quota regionale di export diminuisce nel 2007, resta sostanzialmente stabile nel 2008 e realizza una contrazione della medesima dimensione di quella realizzata a livello nazionale, passando da 41,8% a 41,6%; ormai sem-bra annullato il tradizionale vantaggio di 4-6 punti percentuali che l’Emilia-Romagna aveva mediamente su quella nazionale.

La parte di fatturato realizzata all’estero dalle imprese emiliano-romagnole che operano nell’alimentare è cresciuta sensibilmente nel 2004 (28,7%), nel 2006 valeva poco meno del 23%, per scendere ulteriormente nel 2007 al 18,4% e ancora nel 2008 al 17,8%; nel corso del 2009, soprattutto nel finire d’anno (24,9%), risale a sfiorare mediamente il 20%.

Il numero di imprese a livello nazionale che si affacciano sui mercati esteri è andato tendenzialmente crescendo a partire dal 2004 fino al 2006 (20,5%), anche se con andamento caratterizzato da notevoli fluttuazioni; potremmo af-fermare che il fenomeno è spiegabile con la trasformazione dell’occasionalità degli episodi di esportazione in situazioni strutturali, anche perché se nelle due annate successive la quota si è ridotta di circa 7 punti percentuali, nel corso del 2009 ha recuperato completamente vedendo coinvolte il 27,4% delle imprese.

Le imprese manifatturiere emiliano-romagnole attive nell’export hanno mantenuto la posizione conquistata negli anni manifestando una leggera ridu-zione nel corso del 2008, ma reagendo con immediatezza alla situaridu-zione di cri-si, raggiungendo il 27,3% nel 2009; nel secondo trimestre ben il 32,3% ha cer-cato nuove opportunità sui mercati esteri. Già da ora dovremo attenderci che la strategia di presenza sui mercati esteri, strutturalmente assestata sul quarto del totale delle imprese, aumenterà in modo rilevante e permanente. Volendo ri-cercare un aspetto positivo nella “crisi”, ma che è stato proprio di tutte quelle passate e più o meno forti, lo troviamo nella reazione che hanno avuto le no-stre imprese aprendosi alla ricerca di mercati più ampi.

Il numero di imprese alimentari regionali che operano sui mercati interna-zionali ha raggiunto nel 2007 un quarto del totale mostrando una situazione del tutto rinnovata rispetto alla minor propensione all’esportazione che da sempre connotava il comparto, ma nel 2008 ha subito la medesima

congiuntu-ra negativa vissuta dal manifatturiero regionale, e nel corso del 2009 è sceso ai livelli del 2005/06, al di sotto del 18%.

Gli ordinativi manifatturieri complessivi, al pari del fatturato e della produ-zione, globalmente in diminuzione sia a livello regionale (-14,4%) che nazio-nale (-13,6%), mostrano variazioni quasi perfettamente sovrapponibili anche se per la prima volta, nel confronto tra Regione e Paese, la situazione meno favorevole è quella regionale. L’industria alimentare regionale chiude il 2009 con un decremento pari al -1,5% degli ordinativi.

Se osserviamo cosa accade a carico delle esportazioni, l’Emilia-Romagna manifesta nel periodo 2004 prima metà del 2008 una costante tendenza all’incremento, anche se sempre più flebile, e l’annata si chiude con un incre-mento complessivo pari all’1,3%. Infine, l’andaincre-mento del 2009, pure a fronte del sensibile aumento di aziende esportatrici sopra evidenziato, vede contrarsi le esportazioni del 7,9%. Le manifatturiere nazionali chiudono il 2008 con un decremento ancora più elevato di quello regionale, -8,8%; anche se con inten-sità non comparabili, questa flessione era già iniziata a metà del 2008. Le e-sportazioni di prodotti alimentari dell’Emilia-Romagna seguono negli anni una linea di tendenza positiva e caratterizzata da una ben definita stagionalità; il 2007 e il 2008 restituiscono risultati sostanzialmente di analogo livello (+2,9-3,0%) mentre il 2009 chiude con un -0,5%, risultato di tre trimestri negativi e uno, il secondo, positivo.

Il numero di mesi di produzione che il portafoglio ordini è in grado di assi-curare all’industria manifatturiera, regionale o nazionale, è compreso tra 1,8 e 2,6; nel 2009 la Regione praticamente dimezza i tempi mentre l’industria na-zionale flette di un quinto circa. Nell’ industria alimentare emiliano-romagnola la contrazione della produzione assicurata, passando da 2,7 a 1,6, si riduce di due quinti.

Secondo i dati Istat, l’occupazione nella Regione è cresciuta ininterrotta-mente dal 2002 al 2008 per un complessivo incremento di 126.000 nuovi posti di lavoro; contemporaneamente si è verificata una crescita di nuova forza lavo-ro pari a 113.000 unità. Il risultato finale ha visto diminuire i disoccupati totali di 13.000 unità modificando il tasso di disoccupazione da 4,3% a 3,4%;

l’industria nel suo insieme ha contribuito a questo risultato per il 27,6%.

Anche in questo caso la crisi ha prodotto, nel corso del 2009, un calo dell’occupazione con la perdita di 57.000 posti di lavoro a fronte di una dimi-nuzione della forza lavoro complessiva di 12.000 unità; da questo è derivato un incremento netto di 45.000 disoccupati. Il tasso di disoccupazione è salito al 5,7% e a questo risultato l’industria ha contribuito per il 26,5%.