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La revisione del bilancio comunitario e il futuro della spesa agricola

2.1. Lo scenario comunitario

2.1.1. La revisione del bilancio comunitario e il futuro della spesa agricola

Nel 2009 quando ancora non erano definitivamente approvati i decreti at-tuativi previsti dalla verifica sullo stato di salute della PAC, già si era infiam-mato il discorso su cosa sarebbe avvenuto dal 2014.

La prima questione aperta nella discussione sul futuro della Politica agrico-la comunitaria è quante saranno le risorse a disposizione del mondo agricolo.

Il primo scenario su quanto verrà destinato al settore agricolo viene fatto sulla base dell’ipotesi, al momento maggiormente accreditata, che non saranno au-mentate le risorse complessive destinate all’Unione Europea, anche a causa del difficile contesto economico attuale.

Il Presidente della Commissione Europea Barroso, ha predisposto un pro-getto di comunicazione “Riformare il bilancio, cambiare l'Europa”, sulla base degli orientamenti politici che ha presentato per la sua ricandidatura alla guida dell’Esecutivo per i prossimi cinque anni, nel quale non da indicazioni sul vo-lume complessivo del budget (presupponendo che rimanga costante) ma iden-tifica i nuovi capitoli di spesa che dovranno essere finanziati mediante uno spostamento di risorse tra i settori appunto sia dalla politica agricola che da quella regionale. Le politiche che l’Unione Europea intende perseguire con maggiore decisione sono quella comune dell’ambiente, della ricerca e dell’innovazione, dell’immigrazione, la tutela dei consumatori, la politica este-ra, ma soprattutto dell’energia e del cambiamento climatico.

In base alle indicazioni che emergono dalle bozze del Documento di Barro-so si dice che le spese per la PAC dovrebbero rientrare nel capitolo “clima ed energia”, che tali spese dovrebbero essere “clima compatibili” e legate al con-seguimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra a livello nazionale. È evidente che la PAC perde la connotazione di “politica e-conomica” e viene perseguita l’impostazione già presente nel quadro finanzia-rio 2007-2013, in cui la PAC è inserita nel capitolo “Conservazione e gestione e delle risorse naturali”.

Nell’ambito di questa discussione, nel 2009, si sono levate molte voci a favo-re del mantenimento di una Politica agricola forte e a difesa del budget della PAC dal 2014, e spesso non orientate alla pura conservazione dell’impostazione e degli obiettivi della PAC stessa. In diverse occasioni hanno già dato un con-tribuito al dibattito la ex Commissaria europea la danese Fisher Boel, il Presi-dente della commissione Agricoltura del Parlamento europeo, Paolo de Castro,

il Ministro dell’Agricoltura e dell’Ambiente Elena Espinosa (nell’illustrare il semestre spagnolo della Presidenza UE) e, ultimo in ordine temporale il nuovo Commissario all’agricoltura Dacian Ciolos che nel suo discorso di insedia-mento afferma “ le sovvenzioni hanno un ruolo essenziale per la stabilità dei redditi, un meccanismo che va quindi mantenuto” e aggiunge che “l’obiettivo non è ridurre le sovvenzioni dirette, ma trovare equilibrio tra queste ultime e lo sviluppo rurale, legato in particolare alla tutela dell’ambiente”.

Vediamo quali sono le principali opzioni e proposte che sono emerse per una possibile e ulteriore riforma di quella che, forse sarà ancora la PAC dal 2014, e di cui nessuno mette in dubbio il ruolo avuto nel tempo, ma che a fati-ca regge l’impatto delle nuove istanze che pone e impone all’attenzione un mondo globalizzato.

L’ex Commissario Fisher Boel ha sostenuto che prima è necessario rifor-mulare un piano di sviluppo dell’agricoltura e solo dopo adattarvi un piano fi-nanziario, per aiutare il settore primario che sarà sempre più rilevante per l’economia internazionale del futuro. L’Unione Europea ha quindi bisogno della PAC dopo il 2013 ma sono necessari dei cambiamenti. Ci sarà quindi, sembra un approccio graduale e nessuna rivoluzione. Una delle misure che sembrano più scontate, al momento, sarà quella della regionalizzazione obbli-gatoria del pagamento unico e l’abolizione del metodo storico di calcolo.

Il Ministro dell’Agricoltura e dell’Ambiente, Elena Espinosa, sostiene che il semestre di presidenza spagnola dell’Unione Europea vedrà il mondo agri-colo al centro dell’agenda politica, perché l’agricoltura è un settore strategico per l’UE e si deve assicurare un futuro sostenibile al settore primario, nell’ottica della nuova tappa della PAC “Scenar 2020-II (Orizzonte 2020)”, documento del dicembre 2009. La PAC, sostiene la Espinosa, è stata il motore dell’integrazione economica e ha evitato scelte agricole nazionali e regionali che si sarebbero rivelate infruttuose. Il Ministro sostiene che le priorità della PAC del futuro, e quelle che perseguirà nel semestre di presidenza spagnola, saranno la competitività dell’agricoltura e dell’industria agro-alimentare euro-pee e insistere sulla promozione di prodotti europei nei Paesi terzi e sostenere la reciprocità del modello di produzione europeo (in materia di sicurezza, qua-lità e benessere degli animali) nei confronti delle importazioni provenienti da Paesi al di fuori dell’UE. La posizione è contraria alla rinazionalizzazione del-la PAC e sostiene il mantenimento di una PAC forte a sufficienza per un’adeguata gestione del territorio, la garanzia per l’attività agricola, la costru-zione di una rete di sicurezza per attenuare la volatilità dei prezzi e che possa offrire stabilità a produttori e consumatori. Ancora una PAC strettamente con-nessa con i cambiamenti climatici (se si istituisse in tal senso un terzo pilastro le risorse dovranno avere origine esterna all’attuale budget della PAC),

sicu-rezza alimentare, biodiversità, ambiente rurale e gestione dell’acqua. Secondo il Ministro, a seconda degli esiti dei processi di negoziazione per il bilancio comunitario, le linee essenziali da perseguire sarebbero: mantenere gli aiuti annuali per sostenere i redditi agricoli e realizzare una programmazione plu-riannuale centrata sullo sviluppo della competitività del settore agro-alimentare.

Il nuovo Commissario all’Agricoltura e allo Sviluppo Rurale, Dacian Cio-los, vuole lanciare un dibattito sul futuro della PAC oltre il 2013 nella prima-vera del 2010, per arrivare con le proposte definitive a metà del 2011. Il dibat-tito si dovrà focalizzare sui temi che dovranno entrare a pieno dibat-titolo nell’agenda della politica agricola e di sviluppo rurale:

 misure relative alla sufficienza alimentare compatibile con l’incremento della popolazione mondiale;

 assicurare un una buona gestione della terra del territorio dell’UE, l’80% del quale è coltivato o a foresta.

 aiutare la Commissione Europea nell’affrontare il problema del cam-biamento climatico: le aziende agricole dovranno ridurre le emissioni come pure adattarsi al cambiamento climatico (potrebbe essere istituito a tal fine un terzo pilastro).

 supportare uno sviluppo equilibrato nelle zone rurali dove vive più del 50% della popolazione dell’UE.

La Commissione Europea indica, per la futura PAC, alcuni importanti indi-rizzi generali ma che hanno una direzione ben precisa. La PAC dovrà stimola-re gli agricoltori ad essestimola-re sempstimola-re più orientati al mercato. Inoltstimola-re la Politica agricola dovrà fornire una rete di sicurezza agli agricoltori in modo che mo-mentanee crisi di mercato non producano danni di lungo termine alle produ-zioni agricole di base. Infine, la PAC dovrà aiutare la modernizzazione delle aziende per produrre beni pubblici, tali da mantenere attrattivi le aree paesag-gistiche coltivate, contribuire a mantenere il patrimonio culturale delle regioni e proteggere l’ambiente.

Difficile in questa fase storica porsi su posizioni puramente difensive dello status quo di qualunque ambito si tratti: si può difendere il budget destinato all’agricoltura, ma è necessario proporre contestualmente una visione innova-trice sia in termini di strumenti che di obiettivi, per una politica “settoriale”

che era nata con contorni precisi e definiti in un’epoca dove l’attività agricola aveva svantaggi macroscopici rispetto agli altri settori, ma, di cui attualmente è difficile definirne i confini, in termini di ricadute ambientali e sociali e inter-relazioni con gli altri settori di attività economica e con la filiera agro-alimentare stessa.

Il mondo di cui fa parte l’agricoltura è complesso e una politica puramente settoriale e basata su aiuti (per lo più storici e legati al passato) rischia oltre a non essere compresa di non avere gli effetti desiderati, per i vincoli e le varia-bili di cui non si può tenere conto con il meccanismo attuale. Infatti ragionan-do e impostanragionan-do le politiche in questo senso, certamente nate in periodi in cui la logica settoriale aveva una sua giustificazione, rischiamo solo di contrappor-re politiche settoriali, con la loro attenzione all’efficienza economica e alla competitività e alla sicurezza alimentare, alla necessità, all’opposto, di produr-re beni pubblici e di attivaprodur-re lo sviluppo con politiche territoriali. Una visione quindi che vede su versanti opposti politiche che, non possono di fatto essere contrapposte, ma che traggono forza e senso di esistere l’una dall’altra.

Lanciamo un’ipotesi di lavoro: perché non integrare definitivamente la PAC all’interno delle Politiche regionali? In parte, questo è già ampiamente spe-rimentato con lo sviluppo rurale, già in sintonia con i temi dell’addizionalità e del cofinanziamento, ma potrebbe essere ampliato a tutta la PAC pensando ad una politica per la “filiera agro-alimentare” riconoscendone la valenza sistemi-ca e potendo così intervenire sui settori a monte e a valle della produzione a-gricola in una logica integrata.