• Non ci sono risultati.

Esperienze di viaggi/studio in Europa

di Sandro Brignone

13.2. Esperienze di viaggi/studio in Europa

I formatori intervistati hanno partecipato a progetti di mobilità strutturati all’interno dell’ampio quadro del Programma d’azione comunitaria nel campo dell’apprendimento permanente, o Lifelong Learning Programme (LLP), che riunisce tutte le iniziative di cooperazione europea nell’ambito dell’istruzione e formazione negli anni 2007-2013117.

Tale Programma raggruppa le azioni concrete messe in atto dall’Unione Europea per realizzare gli obiettivi strategici di Lisbona (2000) e dal processo di Copenhagen avviato nel 2002 (Allulli, 2010), fino ad arrivare al lancio del Programma Istruzione e Formazione 2020 (sigla: ET2020) (ISFOL, 2012). Le iniziative non si rivolgono solamente a stu-denti e allievi, ma anche a insegnanti, formatori e a tutti coloro che, a vario titolo, sono coinvolti nel settore dell’istruzione e della formazione. L’obiettivo generale dichiarato è

“quello di promuovere all’interno della Comunità gli scambi, la cooperazione e la mobi-lità tra i sistemi di istruzione e formazione in modo che essi diventino un punto di rife-rimento di qualità a livello mondiale” (G.U.U.E. n. 327 del 24/11/2006, art. 1, co. 2).

In particolare, il programma LLP ha messo in opera quattro sotto-programmi118 che finanziano progetti rivolti ai diversi livelli di istruzione e formazione:

- Comenius, rivolto a tutte le persone coinvolte nell’istruzione pre-scolastica e scolastica (fino al termine degli studi secondari superiori);

- Leonardo da Vinci, destinato a tutte le persone coinvolte nell’istruzione e formazione professionale (non di terzo livello);

- Erasmus, indirizzato all’ambito dell’istruzione superiore (terzo livello);

- Grundtvig, che contiene iniziative per promuovere l’educazione degli adulti.

116 Tra gli operatori, 15 hanno conseguito lauree triennali, magistrali o quadriennali vecchio ordinamento. Da segnalare che qualche formatore (4 su 19) possiede titoli/studi ulteriori: una seconda laurea, un master univer-sitario o percorsi di specializzazione successivi.

117 Un formatore estende le sue testimonianze anche a esperienze di mobilità antecedenti a quel periodo. Nel caso specifico, i riferimenti alle prime iniziative risalgono già intorno alla metà degli anni Novanta. Per mag-giori informazioni sul Programma europeo LLP e sul successivo programma “Erasmus+” (programmazione 2014-2020) si può consultare il sito: http://www.programmallp.it/llp_home.php?id_cnt=1; o le pagine del Pro-gramma dell’Unione Europea per l’istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport all’indirizzo indice: http://

ec.europa.eu/programmes/erasmus-plus/index_it.htm, o ancora il sito italiano: http://www.erasmusplus.it/.

La quasi totalità dei formatori119 coinvolti nel questionario ha partecipato a una o più iniziative di mobilità transnazionale inserite all’interno delle tre misure previste dal programma Leonardo da Vinci, e, nello specifico, a:

- tirocini in impresa o in istituti di formazione per persone in formazione professionale iniziale (IVT)120;

- tirocini transnazionali in imprese o organismi di formazione per persone disponibili sul mercato del lavoro (PLM);

- mobilità per professionisti nell’ambito dell’istruzione e della formazione professionale (VETPRO).

I progetti realizzati hanno consentito a quanti operano nel settore della formazione professionale di muoversi, studiare e sperimentare nuove realtà lavorative entro i confini dello spazio europeo.

In particolare, le mete di destinazione dei viaggi/studio transnazionale hanno visto coinvolti i seguenti Stati: Spagna, Francia, Irlanda, Regno Unito, Belgio, Germania, Finlandia, Polonia, Romania, Turchia121.

In termini generali, gli effetti attesi dallo strumento della mobilità temporanea sono correlati alla qualità delle azioni di progettazione e la durata dell’esperienza all’estero (Vitali, 2011).

L’impatto sugli insegnanti e sui membri delle agenzie è solitamente rilevante, poiché gli operatori sono generalmente partecipativi nei progetti europei, sia che si tratti di progettare i percorsi, sia di partecipare a sessioni formative con altri docenti/tutor o di accompagnare i ragazzi nei tirocini (Cimo, 2013).

Dai racconti dei formatori affiorano elementi significativi sugli aspetti socio-peda-gogici insiti nelle iniziative di viaggio/studio in un Paese straniero: gli operatori descri-vono le esperienze vissute in prima persona, ma anche le percezioni raccolte dagli allievi durante gli stage all’estero.

13.2.1. Punti di forza e criticità riscontrati nei progetti

L’impatto su coloro che hanno partecipano ai progetti di mobilità transnazionale sembra essere significativo e rilevante lungo le diverse sezioni dei sottoprogrammi LLP a cui i formatori hanno aderito.

118 Ad essi si devono aggiungere Il programma trasversale volto, in termini generali, ad assicurare un maggiore co-ordinamento tra i diversi settori e l’azione Jean Monet, il cui scopo è quello di favorire la riflessione e il dibattito sull’integrazione europea. Cfr. la G.U.U.E. n. 327 del 24/11/2006.

119 Un formatore ha partecipato ad iniziative all’interno del sotto-programma Grundtvig; alcuni docenti/tutor hanno anche partecipato a iniziative di viaggi-studio promossi da enti o fondazioni private. Nel caso dei forma-tori intervistati, i periodi di permanenza all’estero variano mediamente da una a quattro settimane.

120 In questo caso, i tutor hanno accompagnato gli allievi durante l’esperienza di stage all’estero.

121 Paese riconosciuto come candidato all’Unione Europea da ormai diversi anni. La Turchia ha presentato do-manda di adesione nel 1987 ed è stata riconosciuta come Paese candidato nel 1999. L’UE ha avviato i negoziati di adesione con la Turchia nel 2005.

3

Dalle testimonianze, emergono fattori positivi sia per quanto riguarda le esperienze di formazione degli insegnanti-tutor, sia per i ragazzi che hanno accompagnato e affiancato lungo i tirocini. Di seguito, viene proposto un breve spaccato su quanto emerge dalle testimonianze, a partire proprio dai riscontri degli operatori nel ruolo di accompagnatori durante gli stage fuori dai confini nazionali.

Secondo le opinioni degli educatori, i risultati conseguiti dagli allievi a seguito di un’esperienza di viaggio-studio si collocano su almeno due dimensioni principali: in-nanzitutto quella educativa e formativa, rivolta alla crescita globale della persona, attra-verso il potenziale sviluppo di nuove competenze individuali, relazionali e di problem solving; e, in seconda battuta e in misura parzialmente minore, quella professionale, dello sviluppo delle competenze tecnico specifiche derivante dal confronto con realtà e prassi lavorative differenti.

Molti formatori sottolineano che andare a fare un’esperienza all’estero è arricchen-te dal punto di vista umano: incontrare nuove persone, […] affrontare nuove situazioni, conoscere altre culture, […] aiuta a conoscersi meglio […] e ad aprire la mente. Inoltre, contribuisce a far accrescere negli studenti la consapevolezza delle proprie capacità e ad aumentare la sicurezza in se stessi.

In riferimento all’apertura mentale, un tutor che ha accompagnato gli studenti in Spagna, afferma che anche quelli che erano i più timidi e più “chiusi”, che non erano mai stati all’estero, sono cambiati nel giro di un mese: anche loro hanno imparato a cavarsela maggiormente da soli, ad essere più indipendenti e a guardare la realtà in modo diverso. E sottolinea l’aspetto unico del progetto.

La possibilità di un soggiorno prolungato in un mondo che è diverso dal proprio e, in molti casi, l’opportunità di alloggiare e di vivere, come ospiti, in altre famiglie, ha aiutato alcuni a rivedere il modo di gestire il proprio tempo […] e il modo di relazionarsi. Un formatore riferisce, in proposito, che alcuni ragazzi hanno dovuto imparare “come ci si comporta” in un contesto differente e han dovuto adattarsi. Secondo la sua testimonianza, specie le prime settimane han faticato un po’ ad abituarsi […], hanno dovuto “prendere le misure” ai diversi ambienti di vita e, talvolta, anche correggere certi atteggiamenti un po’

troppo “spavaldi”, come, ad esempio, il fatto di tenere [e non togliersi, come, in certi Stati, buon costume chiederebbe] il cappellino in testa quando si entra in un pub o in un locale, […] ma alla fine hanno capito come funzionano realtà differenti e si sono adeguati.

La dimensione transnazionale risulta essere utile, poi, anche dal punto di vista lavorativo, per la conoscenza di realtà occupazionali differenti da quelle italiane.

I formatori attestano che i ragazzi hanno avuto l’opportunità di fare un confronto tra le realtà produttive viste e sperimentate durante gli stage in Italia e le aziende presenti sul mercato del lavoro di un Paese estero. Gli allievi si sono trovati di fronte a mentalità, modi di lavorare e ritmi di lavoro, che sono differenti rispetto a quelli italiani e si sono dovuti adeguare. La testimonianza di un tutor riporta un esempio in tal senso:

Le allieve dei corsi per parrucchiere e le estetiste trovavano incredibile il fatto che, pur avendo poca esperienza pratica, le titolari dei saloni le mettessero già a lavorare direttamente con i clienti. In Italia non succede. […] Prima che ti mettano a lavorare sulle clienti, anche se fai lo stage, passa del tempo. Loro in Spagna venivano messe direttamente a contatto con le clienti. Arrivata una cliente, il titolare diceva loro “Bene, adesso fate la piega” […] e c’era

sempre la titolare presente che […] le seguiva. Questo alle ragazze è piaciuto moltissimo.

Le estetiste mi dicevano che in Italia loro lavoravano sempre su loro stesse e sulle compagne.

Lì ti fanno lavorare direttamente sulle clienti. [Sono state sorprese anche dalle] mance.

In Italia praticamente non esistono, mentre in Spagna sì e questo ha gratificato le ragazze.

Molti dei punti di forza espressi in queste testimonianze sembrano nascere proprio dal valore del confronto e dallo scambio di buone prassi:

vedere, toccare con mano, nonché riflettere su modelli e realtà differenti, aiuta ad allargare gli orizzonti del proprio modo di pensare e procedere. In questo senso, anche per i formatori stessi si è trattato di un momento unico e molto utile che ha permesso di “rimet-tere in gioco” un po’ di se stessi e di quanto si è appreso negli anni. Un docente racconta, al riguardo, il suo ruolo di mediatore tra diverse istanze:

Era la prima volta che accompagnavo i ragazzi all’estero con la scuola professionale.

Ero anche un po’…“spaventato”.[…] È stato interessante per me dal punto di vista della lingua, ma anche per il confronto con la situazione sociale e culturale diversa: […] il fatto di essere in famiglia, di stare con la gente del posto (eravamo sistemati in case, con famiglie diverse), pienamente immersi nella vita quotidiana, nelle abitudini alimentari122, nei ritmi, costumi, etc.. Ho imparato molto. […] anche per il contatto coi titolari delle aziende: par-lare con loro, confrontarmi. […] è stato anche un po’ più complesso per la lingua, fare da mediazione, capire i problemi dei ragazzi, etc.[…] Interessante anche gestire la parte della valutazione: […] capire che cosa mi dicevano i titolari, […] raccogliere i loro feed-back sui ragazzi e la loro preparazione, al di là della scheda di valutazione. […] Le aziende sono state molto disponibili123.

Stare all’estero per un certo periodo di tempo, inoltre, costituisce occasione per visitare realtà istituzionali nuove e per affrontare, da altri punti di vista, tematiche e questioni inerenti la formazione professionale. Molti operatori sottolineano il valore aggiunto dello scambio fra culture diverse:

I punti di forza risiedono nella possibilità offerta ai formatori, progettisti, addetti ai servizi per il lavoro e direttori di confrontarsi con realtà estere che rappresentano buone prassi nell’erogazione dei singoli servizi quali corsi di formazione, trasparenza delle certificazioni e delle qualifiche professionali, compresi gli aspetti gestionali. L’opportunità di scambio e di studio offerta consente di individuare possibili strumenti di armonizzazione dei sistemi formativi e di coordinamento di attività formative transnazionali supportate sia dal FSE, sia da altri programmi comunitari.

[Ho avuto] l’opportunità di visitare realtà istituzionali che si occupano di pari opportunità in Spagna. Abbiamo incontrato i sindacati, un’azienda che ci ha presentato le sue iniziative in rapporto alle pari opportunità.

122 Alcuni formatori parlano di qualche “difficoltà” di adattamento al cibo.

123 Nelle risposte, diversi formatori elogiano la disponibilità delle aziende e, soprattutto, delle agenzie formative part-ner all’estero.

3

Abbiamo anche visitato due associazioni: il Centro Culturale Islamico e il Valencia Acoge, un’associazione laica che dà assistenza legale e di mediazione linguistica agli immigrati.

[…] Inoltre, abbiamo visitato il Centro municipale della donna […]

La settimana di scambio ha favorito la comprensione dei differenti sistemi giuridici e sociali che caratterizzano i due paesi. […]

Un valore aggiunto, sicuramente, è stato quello di conoscere come le pari opportunità sono state sviluppate in un paese che è “più avanti” da un punto di vista normativo rispetto all’Italia.

Un altro valore aggiunto è stata la possibilità di scambio all’interno del gruppo. Eramo 10 operatori di agenzie formative piemontesi. C’è stato un bel confronto fra realtà lavorative sui temi delle pari opportunità.

È stato arricchente per gli accompagnatori perché hanno avuto la possibilità di andare a vedere come si opera in una situazione scolastica nuova. […]

Nel corso degli anni […] ho sempre portato l’“accompagnatore tecnico” con noi, […] ossia gli insegnanti professionali di laboratorio. […] in questo modo c’è stato un confronto tra chi ha “le mani in pasta”. […] l’insegnante “parla la stessa lingua” con i titolari delle aziende […] ed è utile […] sia per i docenti […] sia per gli allievi in stage.

[È stato] interessante anche per lo cambio di culture: ad esempio ci sono stati una serie di scambi impressionanti dal punto di vista delle ricette dei dolci polacchi… noi abbiamo ottenuto molte ricette da loro e, viceversa, i nostri studenti di arte bianca hanno portato nel Paese ospitante un sacco di ricette (non sapevano cos’erano i grissini, stavano iniziando a fare i panettoni e ci hanno chiesto molti consigli). Hanno proposto a quattro dei nostri allievi se volevano andare d’estate a lavorare da loro.

Per quanto riguarda le difficoltà e gli elementi di criticità che i formatori hanno ri-scontrato durante la progettazione e lo svolgimento delle esperienze transnazionali, alcuni aspetti risultano essere ricorrenti nelle testimonianze. In termini generali, si evidenziano alcuni nodi problematici ascrivibili alla diversa lingua del Paese estero, all’organizzazione e al coordinamento del viaggio-studio e a questioni di ordine economico.

Problemi di comunicazione legati alla conoscenza della lingua straniera emergono sia da parte di alcuni docenti, sia da parte dei ragazzi.

Le testimonianze dei formatori riportate di seguito riflettono alcune sfaccettature di tale questione e, non di meno, accennano anche all’impegno profuso e ad alcune strategie adottate per affrontarle.

Io non avevo mai parlato spagnolo. Quando ho saputo che la destinazione era la Spagna, mi sono messa a studiarlo. Ho studiato tutti i giorni, la sera, quando tornavo a casa dal lavoro.

Da ottobre fino a febbraio. Ho studiato la grammatica, guardavo i film, i programmi in lingua. […] Però avevo paura che quando fossi arrivata in Spagna, non avrei capito che cosa mi diceva la gente quando mi parlava. […] Un conto è studiare sui libri, le parole e la grammatica, un conto è la vita reale vissuta in un posto e riuscire ad esprimersi. Il problema è stato mio, come formatore, ma lo è stato anche per i ragazzi. A scuola studiano inglese e non conoscono lo spagnolo.