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Per molti di noi la costruzione dell’Unione Europea è avvenuta nel corso della vita, per cui potrebbe valere l’assioma che “cittadini europei non si nasce, si diventa”.

Questa affermazione non è valida per le nuove generazioni, anche se il comune

“sentirsi” europei è ancora lontano dall’essere nel DNA dei cittadini europei, ma è ancora molto veritiera per moltissimi dei quasi 400 milioni di cittadini appartenenti all’insieme di Stati che compongono l’Europa.

Nel processo di costruzione dell’identità europea, di per sé difficile in quanto frutto della necessaria mediazione tra culture e identità statali e regionali profondamente diverse e spesso antitetiche, è indubitabile che un ruolo fondamentale spetti alla comunicazione, proprio perché la comunicazione non può limitarsi ad una semplice diffusione di informazioni: deve produrre senso, far comprendere, mettere in prospet-tiva le strategie, far percepire la connessione tra le azioni, disegnare scenari di coerenza tra i principi e le politiche comunitarie e le scelte locali, stimolare il dialogo, la parteci-pazione e l’orgoglio all’interno della comunità e tra le comunità.

Uno degli obiettivi virtuosi della comunicazione sociale ed istituzionale è la condi-visione dei territori concettuali, dei significati e delle informazioni necessarie per il po-tenziamento dei legami sociali. Con la comunicazione ci si può proporre di influenzare i comportamenti della gente o anche solo di evidenziare i passaggi comportamentali per il raggiungimento di un maggior benessere comune secondo una logica di condivisione degli interessi generali e collettivi.

Dunque, nel considerare la comunicazione istituzionale leva strategica di gover-no e di costruzione di valori e di obiettivi condivisi, l’Unione Europea e la Regione Piemonte si sono trovate assolutamente allineate nel valorizzare questa attività come determinante nell’affiancamento costante alle politiche di rafforzamento dello spirito europeo e nella diffusione delle opportunità, omogenee per tutti gli Stati, perseguibili con l’utilizzo dei Fondi Europei a valenza strutturale.

Mentre da un lato, quindi, si lavorava politicamente per determinare e rafforzare

“l’idea di Europa”, dall’altro la Commissione Europea, gli Stati membri e le Autorità di Gestione dei singoli programmi operativi regionali hanno lavorato per rafforzare il

“ruolo” degli attori, nella costruzione della cittadinanza europea, utilizzando proprio l’erogazione, l’impiego, la gestione e la comunicazione dei Fondi strutturali, in partico-lare del Fondo Sociale Europeo, quello tra i Fondi Strutturali maggiormente connesso con le “persone”.

E sono sempre le persone a fare, consolidare, animare le istituzioni e gli ambiti apparente astratti che le aggregano e le rappresentano.

Va detto che non trattiamo qui della comunicazione della cittadinanza europea nella dimensione “normativa”, quella sancita dall’art. 20 TFUE che dice che “è citta-dino dell’Unione chiunque abbia la cittadinanza di uno Stato membro”, riferendosi a quell’insieme dei diritti che sono riconosciuti alle persone che vivono nell’Unione Europea, anche codificati nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, e nemmeno dell’interconnessione tra democrazia e cittadinanza che il Trattato di Lisbo-na pone a base della democrazia rappresentativa europea rafforzando gli strumenti di democrazia partecipativa (art. 10 e 11 TUE).

Quello di cui il Piemonte si è fatto carico è la valorizzazione del concetto di cittadi-nanza intesa nella sua accezione più ampia di riconoscimento di se stessi, e perché no, della propria “regione” entro una grande “community” di cui si condividono diritti e doveri, opportunità e indirizzi, obiettivi di sviluppo e innovazione sociale.

Possiamo affermare con ragionevole certezza che fin dai primi Programmi Opera-tivi, la strategia regionale per la comunicazione del Fondo Sociale Europeo sia discesa in linea diretta da questa concezione, per altro condivisa, a livello di aspettativa e di indirizzo, dalla comunicazione dei POR da parte della Commissione, in perfetta coe-renza storica e culturale con il ruolo sociale ed economico che il Piemonte ha sempre esercitato come regione europea d’avanguardia.

Permeati dall’assunto che “nessuna comunicazione è efficace se non è credibilmente caricata di energie e valori”, come struttura specializzata dell’ente abbiamo interpre-tato questo compito con grande entusiasmo, partendo dal presupposto che occorreva portare l’“Europa” più vicino ai propri cittadini, consentendo al contempo agli stes-si cittadini di contribuire a partecipare attivamente alla costruzione dell’Europa e al rafforzamento “in itinere” della cittadinanza europea.

Uno dei primi strumenti è stato quello di associare, a metà degli anni ’90, al marchio della Regione Piemonte, massima espressione istituzionale, la dicitura “spirito europeo”, quale immediata assunzione di posizionamento rispetto all’allora appena nata Unione Europea.

Due concetti più di altri sono stati utilizzati nella comunicazione istituzionale della Regione Piemonte in ambito Fondo Sociale Europeo: quello di crescita e quello di futuro, a sottolineare il contributo fondamentale che l’intervento comunitario riveste per la crescita del territorio piemontese. Non dimentichiamo che si tratta di una restituzione “organizzata” di risorse con cui lo Stato Italiano contribuisce al Bilancio europeo e che “armonizzano” gli obiettivi di sviluppo di tutta la comunità secondo priorità strategiche.

Ecco quindi susseguirsi, nello sviluppo strategico della comunicazione della Regione Piemonte, claim come “crescere in Europa: la forza alle persone” (2006), “l’Europa sostiene i progetti del Piemonte: accendiamo lo sviluppo” (2007), “FSE per il futuro” (2011), “FSE: liberi di crescere” (2012), “con il Fondo Sociale Europeo il Piemonte sostiene il futuro dei giovani” (2013).

Per quanto riguarda lo specifico della Formazione in generale e della Formazione professionale in particolare, a questi elementi si sono associati di volta in volta: la sottolineatura dell’“importanza delle risorse umane nelle nuove sfide di competitività”,

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il valore della “formazione lungo tutto l’arco della vita”, l’abbinamento “cresce l’individuo cresce la società”, l’evocativo “diamo forma al futuro”, il pragmatico

“pari lavoro, pari futuro”.

Per concludere, vale la pena citare un programma transfrontaliero legato alla for-mazione e al lavoro che in questi anni è diventato un punto di riferimento internazio-nale per l’incontro domanda-offerta di lavoro. Si tratta del programma Italia-Francia

“IOLavoro”, promosso con il claim “travail sans frontieres”, come si vede in modo perfettamente coerente proprio con lo spirito della cittadinanza europea, che garantisce la libera circolazione dei lavoratori e favorisce l’integrazione tra i cittadini.

Come si può quindi evincere, il contributo della comunicazione istituzionale è stato indirizzato alla diffusione di una nuova cultura, positiva ed inclusiva, in cui l’essere cittadini europei ha assunto un valore fortemente legato allo sviluppo della comunità, sia a livello locale sia a livello internazionale, anticipando, per quanto riguarda il Piemonte, l’elemento cardine della nuova programmazione 2014-2020: quella “crescita”, nelle sue varianti di “inclusiva, sostenibile e intelligente” che sarà il leit motiv comu-nicativo per i prossimi sette anni. Non ci resta dunque che continuare a comunicare in quel solco concettuale che ci ha visto protagonisti fino ad ora.

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