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Un’esperienza da ripetere

il vissuto delle esperienze

12.4. Un’esperienza da ripetere

In conclusione, abbiamo cercato di comprendere quale sia, al termine dell’esperienza di tirocinio all’estero, il bagaglio che l’allievo in formazione si porta a casa. In primis abbiamo chiesto ai partecipanti se è una esperienza che essi intendono ripetere e/o con-sigliare.

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Poiché nel 92,5% dei casi la risposta è affermativa, possiamo quindi dedurre che la quasi totalità del nostro campione sia soddisfatto di tale esperienza, al punto di volerla ripetere, spesso desiderando consigliarla addirittura in ogni caso, a prescindere dal progetto o dalla meta (Tab. 14).

Tab. 14 - Esperienza di formazione da consigliare

Consigli Frequenza %

sì, in ogni caso 75 70,5

sì, ma dipende dalle mete 18 17,1

non saprei, è una scelta personale 13 12,4

Total 106 100,0

Abbiamo quindi chiesto di specificare il motivo di tale indicazione, e la risposta, pressoché unanime, evidenzia come motivazione il fatto che sia un’esperienza di crescita prima di tutto personale e poi professionale. Risulta interessante leggere al proposito le espressioni spontanee degli intervistati (Tab. 15).

Tab. 15 - Per quale motivo consiglieresti questa esperienza?

Approfondisci le tue conoscenze sul mondo del lavoro e impari una lingua.

Confrontarsi con un ambiente diverso permette di autovalutarsi in maniera più oggettiva ed assoluta. Un ambiente diverso chiede qualità e competenze diverse!

Consiglierei di lavorare all’estero per imparare le lingue e per conoscere gente molto diversa, farsi un po’ di esperienze.

Consiglierei quest’esperienza perché ti fa crescere come persona, devi imparare a farcela da sola, non ci sono i genitori che posso aiutarti.

Consiglierei un’esperienza all’estero per ampliare le conoscenze sia lavorative che caratteriali personali.

Devono decidere i ragazzi o le persone coinvolte pensando molto attentamente se lo vogliono fare.

È un’esperienza nuova da provare anche perché ti apre le porte su molte cose, ad esempio il lavoro.

Il motivo è molto semplice, questa esperienza ti aiuta a razionarti con le persone di tutto il mondo, in poche parole ti apre la mente. Capisci la situazione di un altro Stato, capisci le difficoltà che ha un altro Stato, capisci gli effetti positivi di un altro Stato a differenza del tuo.

Questa esperienza a parere mio ti aiuta molto ad approcciarti con nuove persone e, diciamo la verità, quando si esce dal proprio Paese dove si abita, capisci come sono fatte in realtà le persone perché uscendo da lì ti senti libero, non ti senti oppresso, sei te stesso e nessuno ti condiziona.

Lo consiglierei perché è un’esperienza che segna la vita.

Lo consiglierei perché è una cosa irripetibile e ti aiuta a crescere.

Non è un esperienza facile e devi avere molta forza di volontà.

Penso che è una decisione che ognuno deve prendere per conto suo, senza sentire gli altri.

Ora che ho vissuto un’esperienza come questa e, a distanza di un anno, personalmente non so se ripeterei la scelta, non potrei stare meglio come qua, nel mio Paese, con la mia vita.

Per il valore formativo che può dare. Conoscere realtà differenti amplifica la conoscenza dei propri limiti.

Per imparare, perfezionare la lingua e per migliorare le proprie competenze.

Per incoraggiare a pensare in maniera meno italiana e più europea.

Per migliorare le conoscenze linguistiche e confrontarsi con una nuova cultura.

Per poter avere un’apertura mentale, per poter conoscere altri modi di vivere, per potersi confrontare con coetanei stranieri.

Per vedere nuovi modi di vita e lavoro.

Perché aiuta a crescere a 360 gradi.

Perché aiuta a crescere sotto ogni aspetto; dalla vita quotidiana a quella lavorativa.

Perché andando all’estero bisogna imparare a cavarsela da soli e si conoscono nuove persone che da certi aspetti sono diverse da noi.

Perché apre la mente, permette di conoscere altre usanze, aiuta ad aumentare la capacità di adattamento e lascia un ricordo indelebile (nonostante le difficoltà).

Perché credo che serva un po’ di stacco da tutto, per l’esperienza personale.

Perché è fondamentale, non solo dal punto di vista lavorativo, ma soprattutto da quello personale: vivere un’esperienza come questa aiuta a plasmare un lato di sé in un modo che è difficile fare attraverso altre circostanze; aiuta a crescere, a confrontarsi, a rafforzarsi e a conoscere un piccolo pezzo di mondo in più.

Perché è giusto prendere la cultura degli altri e arricchire la propria, il lavoro è un’esperienza importante che ti insegna a cavartela in ogni caso e le lingue sono importanti, senza la cono-scenza non si va da nessuna parte!

Perché è un’esperienza formativa importante; per conoscere nuove realtà; per avere opportu-nità che qui non ci sono più.

Perché è un’esperienza unica per confrontarsi con una cultura diversa dalla propria e per accrescere l’autostima e l’autonomia. È un’esperienza unica.

Perché è un’ottima esperienza per “darsi una svegliata” e per imparare molto di un altro Paese.

Perché impari una lingua nuova, fai nuove esperienze, vedi abitudini e modi di fare nuovi e ti diverti molto.

Perché in una sola esperienza hai la possibilità di acquisire i seguenti valori aggiunti: imparare una lingua, fare un’esperienza lavorativa, conoscere nuove persone, conoscere meglio se stessi, crescere mentalmente.

Perché nella vita, almeno una volta, bisogna provare il lavoro in un Paese che non è il proprio, per capire le varie differenze e metodi lavorativi dei diversi Paesi.

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Perché noto che tutte le persone che vivono intorno a me sono molto viziate, credo gli fareb-be fareb-bene ad aprire un po’ gli occhi.

Perché si possono conoscere nuove abitudini ed aumentare il bagaglio di conoscenza persona-le. Viaggiare è stupendo. È la cosa più bella perché il mondo è vario e troviamo tante cose che non si possono perdere alla vista.

Perché sono delle esperienze che ti cambiano, e penso che chiunque avesse la possibilità di partecipare non dovrebbe perderla.

Perché sono esperienze utili e interessanti che ti aiutano a capire se questo è il lavoro che vuoi veramente fare.

Perché ti danno la possibilità di imparare nuove lingue, migliorare il rapporto con le persone e imparare nuove tecniche del tuo mestiere.

Perché ti insegna a vivere, a relazionarti, a gestire un budget, a svegliarti e vedere una realtà diversa dalla nostra, e imparare ad adeguarsi.

Un’esperienza all’estero fortifica e aiuta ad adattarsi soprattutto noi italiani, che abbiamo un forte legame con la nostra famiglia, ci aiuta a capire che all’estero i giovani sono più indi-pendenti e capaci di pensare più in grande.

I ragazzi si sono dimostrati tanto entusiasti dell’esperienza svolta, a tale punto da spingersi a consigliare ai propri coetanei e colleghi di decidere di partecipare a progetti di mobilità europea, offrendo consigli su come affrontare l’esperienza a cui andranno incontro (Tab. 16).

Tab. 16 - Consigli per le future esperienze

Avere fiducia in se stessi ed essere ottimisti.

Cercare di apprendere il più possibile in tutte le sfaccettature.

Consiglierei di partire subito perché un’occasione del genere non capita tutti i giorni.

Di andare e pensare sempre positivo.

Di armarsi di pazienza e voglia di imparare e dare il meglio.

Di avere voglia di ambientarsi in un posto diverso dal nostro.

Di cercare di non pensare troppo a come sono diversi da noi ma di imparare cose nuove anche se diverse

Di essere sicuri di sé e di non avere paura di confrontare delle nuove esperienze.

Di essere sicuri di se stessi, ma non arroganti.

Di fare molto attenzione a non scambiarla per una vacanza e di sfruttare bene l’occasione per poi in un futuro rimanere lì.

Di godersi al massimo questa esperienza e che, anche se si troverà di fronte a qualche difficol-tà, di non abbattersi, perché in qualche modo si trova sempre una soluzione!

Di liberare la propria mente da ogni pensiero e partire pronto ad assorbire quanto di più buono c’è nel mondo.

Di non aver paura, di non chiudersi in casa. Di respirare ed iniziare a vivere.

Di non aver paura dell’ignoto, perché alcune volte bisogna anche buttarsi non sapendo cosa ti aspetterà.

Di non partire con pregiudizi e con la voglia di limitarsi a puro svago.

Di non pensare al tempo e alla distanza, ma di vivere ogni attimo.

Di partire con dei risparmi. Di avere umiltà e spirito di adattamento. Di scardinare con piacere le vecchie abitudini, far posto a nuove amicizie. Di evitare gli italiani se non si vuole finire a parlare italiano tutto il tempo. Di non lasciarsi influenzare dal-lo scetticismo di parenti/amici. Di pianificare con attenzione verso cosa indirizzare il proprio impegno.

Di partire e lanciarsi senza paure o dubbi e di sfruttare al massimo tale esperienza sotto tutti gli aspetti possibili.

Fare attenzione alle associazioni coinvolte, far attenzione che i fondi destinati al beneficiario vengano veramente spesi nel suo interesse e gestiti con cura e passione.

Prepararsi, perché il rientro in Italia potrebbe essere più difficile che la permanenza all’estero.

Non essere influenzato in nessun modo dagli altri, ma decidere sempre con la propria testa e godersi ogni giorno cercando di portare con sé tutti gli insegna-menti che può ricavarne.

Non farsi condizionare dai legami che ci circondano, perché sono occasioni rare che non si ripetono spesso, e si vivrebbe male l’esperienza.

Partire pieni di energia, propensi ad assorbire tutto quello che quest’esperienza porterà con sé, essere aperti alla conoscenza nel senso più ampio del termine, essere preparati a mettere nel proprio bagaglio personale tutto quello che arriverà, sia nel bene che nel male.

Provateci, non rimanete chiusi in hotel, uscite e comunicate con le persone.

Ragazzi, partecipate a questi progetti perché vi faranno crescere e vi faranno capi-re tante di quelle cose che non pensate.

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Da queste parole emerge un grado di maturazione degli allievi, che dimostrano di aver percepito e fatte proprie le potenzialità di crescita offerte da tali progetti: aprire la mente e vivere pienamente l’esperienza.

In conclusione, abbiamo infine chiesto se dopo tale esperienza ci sia la volontà per i partecipanti di cercare lavoro fuori dall’Italia. Emerge una fotografia attuale, in linea con le problematiche di disoccupazione connesse con la crisi economica di questi anni (Tab. 17).

Tab. 17 - Volontà di cercare lavoro fuori dall’Italia al termine dell’esperienza

Volontà ricerca lavoro Frequenza %

sì, sicuramente 65 60,9

sì, ma se possibile preferirei

rimanere in Italia 32 30,5

non saprei 7 6,7

no 2 1,9

Total 106 100,0

La maggioranza degli intervistati dichiara di voler cercare sicuramente un lavoro all’estero (60,9%); il 30,5%, però, sottolinea che preferirebbe rimanere in Italia. Tale dato conferma l’impressione positiva che al termine del percorso di tirocinio e di lavoro il ragazzo ha acquisito, denotando però anche una punta di amara consapevolezza rispetto alle reali opportunità loro offerte sul territorio di origine.