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L’ALFABETIZZAZIONE EMERGENTE

4.3 Le diverse competenze: un costrutto multidimensionale

4.3.1 Funzione simbolica e consapevolezza notazionale

Concettualizzare l’alfabetizzazione come il processo di apprendimento di un nuovo sistema di rappresentazione, rende necessario approfondire il tema dei sistemi simbolici e del loro sviluppo, soffermandosi sul legame tra essi e le competenze di letto-scrittura.

I segni e i simboli ci permettono di esprimere rappresentazioni mentali, la loro padronanza è legata allo sviluppo della funzione simbolica. Il bambino incontra, apprende ed utilizza sistemi simbolici fin da quando è piccolo: ad esempio i gesti che i bambini producono già a partire dai nove mesi, possono essere considerati un primo utilizzo di un sistema simbolico. Troviamo in questo gruppo il gesto estensivo utilizzato per indicare, oppure i gesti deittici, attraverso cui il bambino esprime alcune sue intenzioni: ‘dammi’, ‘prendi’, ‘guarda’.

(Levorato, 2002). In seguito appaiono i gesti referenziali, che hanno un significato convenzionale e che vengono progressivamente decontestualizzati:

questo passaggio, che rappresenta la capacità di utilizzare gesti indipendentemente dal contesto, è alla base della successiva possibilità di utilizzare il linguaggio (ivi). Nel corso dello sviluppo appaiono poi altre notazioni simboliche, in cui un oggetto o un evento vengono rappresentati da un simbolo:

il gioco simbolico, in cui alcuni oggetti fungono da sostituti di altri, ed il disegno, in cui la rappresentazione grafica è utilizzata per riferire le esperienze o gli oggetti (Cisotto & gruppo RDL, 2009). Tutte queste pratiche sono fondate sul

‘principio di simbolizzazione’, ovvero ‘qualcosa sta al posto di qualcos’altro’, possono quindi essere considerate dei passaggi centrali verso la lingua scritta (ivi), in cui è presente una doppia simbolizzazione: i simboli scritti stanno per le parole dette, le quali si riferiscono ad oggetti reali. La scrittura non è l’unica forma di registrazione scritta che richiede un processo di simbolizzazione: ad esempio il bambino che registra attraverso simboli alcune informazioni in una tabella utilizza un sistema simbolico. Ciò che accomuna le diverse tipologie di registrazione scritta è che esse rimangono e non possono essere sostituite dall’oralità. All’interno di un processo di alfabetizzazione l’educatore che vuole far comprendere la funzione della letto-scrittura, è opportuno che permetta di affrontare anche forme di scrittura che non siano scrittura di testi, per poter

trasmettere il senso del sistema simbolico (Tornatore, 1991). “Imparare a scrivere dovrebbe significare imparare a servirsi di forme di registrazione grafiche adeguate all’intento” (ivi, p. 361). In classe è possibile per esempio registrare i giorni di sole e di pioggia, le presenze a scuola oppure i giochi preferiti dai bambini.

Le attività di registrazione scritta, il gioco simbolico e la comunicazione gestuale, sono abilità simboliche che necessitano della capacità di rappresentare, ovvero sapere utilizzare simboli per richiamare qualcosa che non è al momento percepibile (Bigozzi , Falaschi & Pinto, 2017).

Nel 2009 Pinto e collaboratori hanno revisionato il modello del 2003 riguardante l’alfabetizzazione emergente, individuando all’interno del costrutto tre fattori:

• consapevolezza fonologica - intendendo con essa la capacità di riflettere sul linguaggio, sulle sue unità e la possibilità di manipolarle;

• consapevolezza testuale - ovvero la capacità di costruire una rete di connessioni tra parole;

• consapevolezza notazionale - intesa come “la capacità di elaborare forme di scrittura simili all’ortografia convenzionale” (ivi, p. 10).

E’ possibile notare come quest’ultimo fattore sia un elemento di novità rispetto ai precedenti modelli. La consapevolezza notazionale richiama la natura simbolica del linguaggio scritto e si manifesta nei tentativi del bambino prescolare di elaborare forme di scrittura simili a quella convenzionale. Per sperimentare l’utilizzo della scrittura, è necessario che si sia sviluppata una sensibilità alla funzione dei segni all’interno del codice scritto e questa è in relazione con la consapevolezza notazionale. L’utilizzo dei segni di scrittura è possibile se il bambino ha la capacità di pensare in termini di rappresentazioni, ovvero se ha sviluppato la funzione simbolica (Piaget, 1972). Quest’ultima è precursore della consapevolezza notazionale, ovvero “la consapevolezza che il suono delle parole pronunciate può essere rappresentato su un foglio di carta, che questa rappresentazione è diversa dal disegno, che questa forma si chiama

‘scrittura’ e gli adulti la usano per molti diversi scopi” (Bigozzi et al. 2017,p.11). Il modello di Pinto e collaboratori (2017), ha evidenziato la predittività delle

variabili del modello: la consapevolezza notazionale predice la correttezza ortografica, la codifica e la decodifica alfabetica. La sensibilità per la funzione dei segni del codice scritto è necessaria per imparare a leggere e scrivere.

Essa è inoltre risultata predittore di dislessia e disortografia: difficoltà nella competenza notazionale sono un segnale per una maggiore probabilità dello sviluppo di questi disturbi (Bigozzi et al, 2017). La consapevolezza notazionale è risultata connessa anche con la scrittura di numeri, questo ad indicare che è coinvolta nell’acquisizione dei vari sitemi di notazione: disegno, scrittura di numeri, notazione musicale, scrittura alfabetica e altri segni non convenzionali utilizzati per registrare in forma scritta (Pinto et al., 2017). I bambini apprendono diverse forme di rappresentazione già prima dell’istruzione formalizzata:

precocemente concettualizzano i segni scritti ed elaborano ipotesi, attraverso le quali procedono verso una maggiore padronanza delle forme strumentali e capacità di riflettere sul sistema stesso (ivi). Le concettualizzazioni sui sistemi rappresentazionali hanno inizio già a partire dal momento in cui il bambini si approcciano al disegno. Tra i 18 e i 24 mesi il bambino inizia a tracciare segni su fogli giungendo ad una tappa importante, la scoperta di poter lasciare una traccia. Verso i 3 anni compare l’intento rappresentativo, ovvero la consapevolezza che vi sia un legame tra i segni tracciati e l’immagine di un oggetto: il bambino interpreta i segni ed assegna loro un nome in base alla somiglianza con oggetti della realtà (Pinto et al., 2017). Con la maturazione della competenza notazionale, i bambini iniziano a rappresentare in modo intenzionale oggetti della realtà: vi è ora consapevolezza del potere della rappresentazione pittorica (ivi). Prima dei 4 anni i bambini non distinguono chiaramente tra disegno e scrittura, quindi ad esempio ritengono che si possa leggere qualcosa sia nelle figure che nel testo (Ferreiro & Teberosky, 1979). Nel periodo presillabico individuato da Ferreiro e Teberosky, avviene un importante scoperta per quanto riguarda lo sviluppo del ‘principio di simbolizzazione’, ovvero vengono distinti i segni che illustrano un’immagine da quelli destinati a scrivere una parola, questi ultimi non riproducono l’oggetto ma stanno per esso (Bigozzi et al, 2017). Inizialmente il bambino, differenzia le scritture stabilendo una relazione tra il numero dei segni componenti una parola e le caratteristiche

del referente: si tratta quindi di un rapporto diretto, che non passa per il linguaggio orale. Infine viene compresa la totale arbitrarietà del linguaggio scritto e i segni vengono associati ai suoni delle parole dette, passando dalla fase sillabica, per quella sillabica-alfabetica ed arrivando al livello alfabetico. Il bambino giunge così alla consapevolezza della funzione puramente simbolica della scrittura convenzionale (Pinto, Accorti Gamanossi & Camilloni, 2017).

La competenza notazionale è coinvolta nell’apprendimento di altri sistemi simbolici, tra cui quello numerico. Così come il processo di alfabetizzazione, anche lo sviluppo della competenza numerica, richiede una capacità di rappresentazione: il numero scritto sta al posto della quantità degli oggetti, della loro numerosità (ivi). Hiebert individua il fulcro della competenza matematica nella capacità di attribuire un significato completo ai simboli matematici (Hiebert et al., 1997). Il processo è analogo all’apprendimento della lingua scritta, alla base vi è sempre la comprensione che i segni possano veicolare significati astratti, simbolici e arbitrari, ovvero una competenza notazionale. Gli studi rivelano l’utilità di familiarizzare i bambini con diversi sistemi di trasposizione di significati in forma di segni: l’incontro con i sistemi di rappresentazione contribuisce alla conquista della corrispondenza tra suoni della lingua e loro codifica scritta (Pinto et al., 2017). Inoltre una buona competenza notazionale sostiene la capacità di dotare di senso le esperienze di decifrazione, permettendo di comprenderne le funzioni (ivi).

Lo sviluppo della competenza notazionale è dato dall’intreccio tra una propensione universale umana per apporre segni e l’apporto dell’ambiente: ogni figura adulta contribuisce alla trasmissione di codici simbolici, che pongono le basi della capacità di creare significati condivisi (Pinto et al., 2017). La consapevolezza notazionale si sviluppa sia attraverso l’osservazione di figure significative che usano sistemi simbolici, che per le sollecitazioni ad avviare pratiche di simbolizzazione (ivi). Il contesto educativo può quindi potenziare lo sviluppo di questa competenza valorizzando l’uso di materiale simbolico, come ha dimostrato il programma di potenziamento PASSI (Bigozzi et al., 2017).

All’interno del mio percorso in classe ho considerato la consapevolezza notazionale come una delle competenze da sostenere.