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La pedagogia Montessori si inserisce nella cornice teorica dell’attivismo, con una particolare attenzione per “l’educazione della mano” (Montessori, 1948) e per la cura dei materiali, che vengono studiati e predisposti per essere il

canale principale per favorire lo sviluppo del bambino, permettendogli di effettuare esperienze dirette e di apprendere dai propri errori. Maria Montessori, prendendo spunto da Izard e Seguin, ha progettato materiali sensoriali studiati per favorire lo sviluppo del fanciullo, che miravano ad incentivare la scoperta e l’interesse. I materiali sono costruiti in modo da fornire al bambino un feedback:

egli può verificare in autonomia la correttezza del suo operato, senza dover chiedere il giudizio dell’insegnante. “Il controllo materiale dell’errore conduce il bambino ad accompagnare i suoi esercizi col ragionamento, la critica, con attenzione sempre più interessata all’esattezza.” (Montessori, 1948, p.116-117).

La proposta educativa di Maria Montessori si fonda sulla cura dell’ambiente, sull’utilizzo di materiale scientifico e sulla ridefinizione della figura dell’insegnante, oltre che sulla modifica dell’idea di infanzia (Gecchele, 2014). Il fondamento del suo progetto era la convinzione che i bambini dovessero essere messi nelle condizioni migliori per poter vivere il proprio ambiente in modo completo (ivi).

In linea con il pensiero delle scuole nuove, la pedagogia montessoriana non considera il bambino un vaso vuoto da riempire, ma un essere che ha in sé le potenzialità per svilupparsi, se trova adulti che predispongono un ambiente pronto ad accoglierlo. Il bambino è creatore di sé stesso, è il bambino stesso che comunica ciò di cui ha bisogno. Maria Montessori afferma che nel bambino esiste una predisposizione, “un’energia potenziale per costruire un mondo psichico” (Montessori, 1950, p.51). Il bambino ha in sé le potenzialità che determinano il suo sviluppo, una facoltà assorbente che procede secondo leggi di crescenza (Montessori, 1948), guidato da energie vitali che Montessori chiama nebule. Esistono dei periodi sensitivi nello sviluppo: periodi caratterizzati da un’accentuata sensibilità per l'acquisizione di particolari abilità o caratteri, una volta sviluppati la sensibilità sparisce (ivi). In questi periodi il bambino ha un impulso irresistibile per alcuni aspetti dell'ambiente, ha la capacità di osservare in modo vivace e minuzioso. Nel pensiero della pedagogista è possibile cogliere le influenze del pensiero teorico di Piaget, Bruner e Vygotskij: l’allievo è un soggetto attivo che costruisce le sue conoscenze, il suo sviluppo è determinato dalla sintonia tra lo stadio evolutivo in

cui si trova e l’ambiente che l’adulto riesce a creare per sostenerlo. Maria Montessori considera la mente del bambino una mente assorbente: l’adulto acquisisce le conoscenze con l'intelligenza, il bambino le assorbe, ciò che avviene nell'ambiente penetra nella mente e la forma (Montessori, 1948).

Questo processo avviene in modo inizialmente inconsapevole e passa a poco a poco alla coscienza. Il bambino non ricorda le cose che vede, ma queste formano la sua mente. Il compito di noi adulti non è quindi quello di insegnare in modo esplicito, ma quello di aiutare la mente del bambino in questo processo, fornendo stimoli ed ambienti adeguati. Sono questi concetti che richiamano la teoria pedagogica di Bruner, che vede l’insegnante come una guida, un supporto, un facilitatore dell’apprendimento, che lascia gli allievi agire in autonomia. In linea con il pensiero di Dewey, il bambino agisce mosso da spinte interiori che è necessario supportare; egli si adopera per elaborare le proprie funzioni e per svilupparsi: “ha uno scopo creativo di sé stesso” (Montessori, 1948, p.104). Questo è un elemento centrale nel proporre le attività, e nell'organizzare l'ambiente: dobbiamo lasciare che il bambino agisca senza chiedergli un risultato e senza dare una gratificazione esterna, senza cadere nella tentazione di sostituire queste sue motivazioni naturali con pressioni esterne. “Il bambino è lavoratore che lavorando cresce e che, a differenza dell'adulto, non segue la legge del minore sforzo, ma anzi consuma una quantità enorme di energia senza chiedere di essere dispensato” (Montessori, 1950). Questo approccio sostiene la motivazione interna del bambino, che agisce non per premi o gratificazioni, ma per una spinta interiore che, se lasciata libera, lo spinge verso il continuo sviluppo di sé.

Ne deriva un approccio educativo in linea con le teorie degli psicologi sopra citati e con il pensiero di Dewey. “L'educazione non è ciò che il maestro dà, ma è un processo naturale che si svolge spontaneamente nell'individuo, compito del maestro è quello di preparare attività culturali in un ambiente adatto” (Montessori, 1948, p. 6).

L'idea montessoriana di educazione è in linea con le Indicazioni Nazionali, in cui gli insegnanti vengono descritti come facilitatori e mediatori del processo di apprendimento, che viene visto legato alla vita comune (MIUR, 2012). Per

promuovere un’”educazione dal di dentro” (Dewey, 1949, p. 3) è fondamentale non fornire risposte predeterminate, non cadere in un atteggiamento nozionistico, ma lasciare che i bambini sperimentino.

L’ambiente è centrale nel permette l'acquisizione e lo sviluppo naturale; è attraverso l'organizzazione di un ambiente adatto alla naturale manifestazione del bambino che l'adulto può supportarne lo sviluppo, poiché il bambino

‘assorbe’ tutto ciò che lo circonda (Montessori, 1948). L’ambiente deve essere a misura di bambino e dargli la possibilità di muoversi liberamente trovando stimoli per la sua crescita (Montessori, 1950). In questo modo il bambino può sviluppare una maggiore autonomia, non dovendo richiedere sempre l’appoggio dell’insegnante per soddisfare i suoi bisogni di conoscenza.

Maria Montessori sottolinea come all'interno di ciò che intendiamo come ambiente ci sia anche l'adulto o gli adulti di riferimento, per cui ogni loro azione rimane incisa nella mente del bambino. Seguendo Montessori, nell'educazione occorre che la personalità dell'adulto si faccia remissiva, seguendo la guida che il bambino stesso gli offre (ivi). Gli educatori dovrebbero avere le doti della pazienza e dell’umiltà e Maria Montessori li esorta ad esercitare una 'calma intellettuale’ quando si trovano di fronte ai bambini, cercando di mettere tra parentesi sé stessi per far emergere le loro idee, i loro ragionamenti, le loro inclinazioni. L’adulto non deve sostituirsi al bambino ma ne deve supportare l’autonomia. La capacità dell’adulto di mettersi da parte permette l’emergere di personalità in grado di gestirsi perché ‘la disciplina emerge dalla libertà’ (Montessori, 1950). “Il bambino è uno scopritore” (Montessori, 1950, p.

131), quindi se lo lasciamo libero di agire all'interno di un ambiente in cui può trovare adeguati stimoli, troverà quelli più adatti al proprio essere e li utilizzerà per realizzare sé stesso, procedendo verso il cammino della conoscenza e dello sviluppo (ivi).

All’interno di un ambiente idoneo, il bambino deve avere la possibilità di muoversi liberamente, per permettere il suo armonioso sviluppo è necessario garantirgli la libertà di scelta; si tratta di uno dei principi cruciali poiché permette al bambino di poter seguire il suo percorso, assorbendo maggiori informazioni.

“Il bambino è la più grande e confortante meraviglia della natura, non […] un

recipiente vuoto da riempire con la nostra saggezza, ma è costruttore della sua intelligenza,[…] lavora infaticabilmente con gioia e felicità, secondo un preciso programma, alla costruzione di quella meraviglia della natura che è l’uomo.” (Montessori, 1948, p.2).

L’importanza data alla scoperta e all’esplorazione si sintonizza perfettamente con le Indicazioni Nazionali, che evidenziano come a quest'età l'apprendimento avvenga attraverso l'azione, l'esplorazione ed il contatto con gli oggetti (MIUR, 2012). Nel pensiero montessoriano la mano è organo centrale,

“L’educazione della mano è particolarmente importante, perché la mano è lo strumento espressivo dell’umana intelligenza: essa è l’organo della mente.” (Montessori, 1950, p.108).